Un articolo su La Stampa oggi fa l’identikit delle badanti piemontesi. Il 75% ha il diploma o la laurea. Un po’ più che quarantenni, lontane dalle famiglie d’origine. Nei loro paesi queste donne facevano le operaie, le disoccupate, le impiegate, le insegnanti, le dirigenti e lavoratrici autonome. Molte sono sposate. Molte sono separate, divorziate o vedove, alcune sono single. Molte non possono fruire di ferie, molte sono costrette a versarsi i propri contributi per avere il permesso di soggiorno, più della metà lavora giorno e notte senza avere una propria stanza. Dormono con l’anziano assistito o in una branda nel corridoio.
Questi sono gli elementi di ufficialità. Non vi sono contenuti certamente i ricatti e i soprusi che queste donne sono costrette a subire. Le umiliazioni e la burocrazia che rappresenta una violenza istituzionale quotidiana. Sono donne che passano attraverso la selezione delle buone e delle cattive, tutte in fila, in una grande camerata, nude, spogliate di tutti i ricordi, le loro cose, la loro identità, la loro storia. A loro non si riconosce nulla se non il fatto di avere un corpo spesso abusato e comunque arrangiato in qualunque sgabuzzino, dopo una doccia e l’imposizione di regole perchè le schiave puzzano di povertà e bisogna disinfettarle e rivestirle con il grembiulino bianco prima di metterle al servizio dei ricchi.
A nessuno viene in mente di stabilire regole per la sicurezza sul lavoro di queste donne. Regole che prevengano malattie di ogni genere. Gli immigrati che lavorano e hanno una casa sono costretti a dimostrare di avere una metratura della propria casa in affitto adeguata alle norme in vigore. Le straniere che vanno ad assistere i vecchi italiani invece dormono in branda nei corridoi o dentro scomodi sgabuzzini.
Sono creature offese, come i medici ebrei costretti dal nazismo a diventare ciabattini. L’espropriazione dei ruoli, il mancato riconoscimento delle competenze è la dimostrazione di una miopia umana ed economica che va ben oltre lo sfruttamento delle donne.
E’ il chiaro segno della selezione su base etnica di fronte a tutto. E’ il chiaro segno del mantenimento in vita di una casta che deve regnare su tutto.
Quali vantaggi ne ricavi la donna italiana da questo non si sa. In qualche caso è sollevata dal ruolo di cura a discapito di un’altra donna. In qualche caso deve comunque fare fronte al ruolo assegnato e deve tornare a casa dal genitore anziano rischiando anche la vita.
Le donne italiane che chiudono gli occhi per delegare i compiti che lo Stato ci impone ad altre donne, condannandole a restare lontane dai propri affetti e mai riconosciute per le loro competenze e per le loro qualità, sono complici.
Gli uomini non ci vogliono emancipate e questo lo sappiamo. Le donne che per la propria emancipazione (illusoria sul piano culturale) non favoriscono la emancipazione di altre donne, non sono meno responsabili dello scempio che stanno realizzando i razzisti di ogni specie.
La stessa indagine sulle badanti piemontesi dice infatti che molte badanti "denunciano malattie psicosomatiche, squilibri del comportamento e vere e proprie malattie psichiatriche".
Non è certo difficile da immaginare che le donne costrette a ruoli così degradanti, inserite in dinamiche familiari spesso miserabili e meschine, pagate il minimo e trattate male possano diventare tristi, insoddisfatte, depresse. I nostri corpi sono la chiave di tutto, rendono visibile anche quello che noi stesse non vediamo. Se stiamo male è il nostro corpo a urlare in ogni modo possibile.
Abbiamo a che fare con schiave senza diritti che vengono tenute buone con la minaccia della deportazione per sei lunghi mesi dentro i Cie o vengono ricattate in mille altri modi affinchè restino a mantenere in vita un welfare che alle donne non permette mai di esistere davvero.
Questa è l’italia, un paese bastardo che bara e si nasconde e che usa le donne laureate per pulire il culo a vecchi rincoglioniti.
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La badante, la cameriera e spesso la baby sitter a tempo pieno ad un certo punto non sono più percepite come “dipendenti” né come “prestatrici di un servizio”, diventano una proprietà, si crea quella strana dinamica per la quale chi ti paga comincia ad abusare di te solo perchè lo può fare, non solo i grandi abusi anche quelli piccoli, come limitare le ore libere, sforare sempre con l’orario, chiederti di fare cose in più, è insofferente quando ti deve pagare, perchè sembra uno spreco pagare per qualcosa che “condividi” (la casa, i figli), è lo stesso tipo di rivendicazione del lavoro in famiglia delle casalinghe, solo che tu non fai parte della famiglia, tu non condividi proprio niente, stai li a prestare un servizio.
(il reCaptcha diventa sempre più inquietante..come fa a sapere che sono napoletana? mi dice of chamorra!!!)