di iO nOn pOrtO il reggisenO
a tutte voi, più Civo.
Tua madre, alla tua età, sapeva fare più cose di te. –
In che senso, nonna? –
Aveva altre priorità. Ora voi studiate fino a trent’anni e state a casa dei genitori. Invece tua mamma si stava per sposare alla tua età. –
Ecco un dialogo tra mia nonna e me. Mia nonna è una donna giovane, solo che è rimasta sempre chiusa in casa. Le sue vittorie sono state: un paio di occhiali da sole, e un corso in piscina. Lei ha passato tutta la vita a lavorare come una matta, a curare i figli, e poi i nipoti. Per lei prima di tutto viene la cura del suo corpo, cosa che sa un po’ di rivendicazione di sé, ma secondo me nessuno l’ha capito.
Spesso cercano di rinchiudermi nella gabbia delle storie d’amore. Sono certa che molte delle mie storie d’amore non è che siano finite male a causa loro, è che però quando sentivo di avvicinarmi un poco al modello di coppia da loro sbandierato, io scappavo.
Il loro modello di coppia è quello che poi altre donne della mia famiglia, anzi, donne-bambine, hanno adottato.
Mia cugina ha vissuto per moltissimi anni con i genitori, un fratello e una sorella: un giorno (ignoro come l’abbiano scoperto) la madre di questa mia cugina scopre che il marito ha un’altra… famiglia. Da un’altra parte. Una vera e propria doppia vita.
Ignoro anche qui se la causa di quello che vi sto per raccontare è che si è scoperto che persona fosse il padre oppure semplicemente doveva andare così. Insomma, il punto è che è come se la madre, scoprendo l’altra famiglia, avesse aperto il vaso di Pandora: il figlio maggiore si sposa con una ragazza di sedici anni, mentre lui ne aveva quasi trenta.
Mia cugina rimane incinta di un ragazzo, che poi va all’estero a lavorare, lasciandola da sola con una bambina. Mia cugina ha meno di vent’anni.
Lei, forse perchè non ha potuto aspirare a niente di meglio, rivendica la sua maternità come un punto di arrivo per tutte le donne, motivo, a parte il fatto che è una donna sessista e razzista, per cui abbiamo discusso e non ci parliamo più.
In seguito, altri miei cugini con molti più anni delle loro fidanzate, che invece erano ancora minorenni, si sono sposati e hanno subito avuto dei figli o delle figlie. Ora, non pretendo di essere oggettiva: ci sono invischiata fino al collo in un gioco di odio-amore tipico delle dinamiche familiari, ma la cose in comune a questi piccoli tratti familiari è il luogo: la provincia del nord, di confine tra la zona altamente industrializzata e la campagna più fitta.
Penso che sia estremamente indicativo che in quelle zone, dove il tasso di scolarizzazione è bassissimo (se si arriva alla terza media è un bel traguardo, se si raggiunge il diploma si è miracolati, se ci si laurea invece non si ha voglia di lavorare) si veda il matrimonio o comunque la costruzione di un nucleo famigliare come unica maniera per uscire da una vita senza senso.
Lo studio non ha importanza.
Il lavoro non c’è, e se c’è però non è quello da carriera, ma è solitamente un impiego al nero.
Le donne, lì, non hanno molta indipendenza, non hanno una macchina per raggiungere altre città, e se ce l’hanno non ci vanno per paura che succeda loro qualcosa.
Io queste situazioni le vedo da fuori, e mi chiedo se veramente ci siano poi così tante differenze tra le nostre spose o madri bambine e le “altre”, quelle del mondo musulmano.
Io vi ho raccontato questa storia, e l’ho filtrata nel mio cuore, dove c’è tanta rabbia per loro che non hanno avuto altre possibilità, e io che le ho avute. Ci sono state tante lacrime, tanta tristezza, e anche un po’ di invidia, a volte, (sapendo che non aveva senso) per queste ragazze che hanno l’appoggio di una comunità e io che spesso sento di non averla, e che mi manca. Una mancanza autolesionista, ma mentirei se vi dicessi che ogni mattina quando mi alzo per andare all’università o per studiare, mi sento totalmente bene. Non mi ci sento, perchè essere libere costa sofferenza. E ora, per camminare a testa alta, mi ci vuole solamente tanta speranza e tanta fede in quel qualcosa che ancora non vedo, ma che so che un giorno ci sarà.
Cara Vivi, quello che scrivi tu sull’obbligatorietà dell’università e sulle donne che si sposano sennò se zitella, è l’altra faccia della medaglia. Questo post in realtà, non lo nascondo, l’ho scritto in un momento in cui ero stanca di non avere nessuno accanto. O meglio, ce l’avevo una persona, una persona che mi ha sempre incoraggiata, poi mi sono guardata meglio intorno e ne ho viste più di una. La cosa che mi ha sempre lasciata senza parole è la domanda “Quand’è che ti sposi, allora?”, roba che io vivo in un mio equilibrio da molto poco, non ho un lavoro attualmente, e se ce l’ho è sempre al nero o precario..
Grazie per l’incoraggiamento, vivi, sono contenta che tu abbia commentato e che mi abbia raccontato tutte queste cose del tuo paese… confrontandoci, alla fine, non si vede che non siamo poi così lontane come realtà culturali!
A presto.
Cavolo la tua famiglia è l’opposto della mia!!! Io e le mie sorelle siamo state “costrette” (ma abbiamo accettato anche volentieri l’iscrizione all’università) perchè una ragazza che non è istruita non è “vista bene” nella famiglia di mio padre, dove prima di chiederti come và la vita ti chiedono quanto ti manca per laurearti. E’ un incubo, te lo assicuro… abbiamo una pressione psicologica allucinante, ma questa è un’altra storia. Per la questione del matrimonio credo che oltre alla zone ci sia un pensiero comune in tutti gli italiani/e, cioè che farsi una famiglia è indispensabile per realizzarsi (alla donna tocca pure fare figli/e). Ti posso raccontare per es di una ragazza che ho conosciuto all’uni e che era appena ventenne e già programmava il suo matrimonio non appena laureata alla triennale.. è una cosa allucinante per me!!! Forse parlo così perchè il matrimonio lo considero negativamente, qualcosa che se farò sarà per un grande ed immenso amore, se no solo convivenza XD però ti posso assicurare che la questione che descrivi è molto diffusa anche dalle mie parti (campania) e anche tra ragazze che sono istruite… quindi per questo credo che la cultura centri parecchio. Inoltre potrei anche farti esempi di donne che si sono sposate con uomini che non amano perchè erano arrivate ad una certa età (più di 37-38 anni) dove “devi farlo se no resterai zitella”… e le vedi camminare fiere perchè hanno una famiglia ma poi ci parli e capisci che di felice non c’è niente. E’ deprimente. Pensare che se non dovessi sposarmi sarei considerata una fallita è una cosa che mi deprime e allo stesso tempo mi convince a non sposarmi, perchè nessuno, neanche la disperazione, può avere la meglio sulla mia vita. Forse non sarò felice lo stesso, non lo sò, però per il momento penso che fare le cose perchè sei “obbligata” non è la scelta migliore. Quindi cammina a testa alta e sì fiera delle tue decisioni perchè sono tue e tue soltanto, poi quello che sarà sarà (spero e ti auguro il meglio) ma l’importante è che tutto ciò che sarà lo avrai voluto tu, o anche tu.
un abbraccio fortissimo