Analizziamo un articolo del Corriere a proposito del prete arrestato per atti di pedofilia su una ragazzina di 11 anni. Lo mettiamo a confronto con un articolo de L’espresso a proposito di un’altra accusa di stupro nei confronti di un medico su una sua paziente. Poi rimettiamo tutto a confronto con una recensione del documentario Sex crime and the Vatican. Infine citiamo alcuni concetti che i maschilisti, teorici della depenalizzazione dello stupro, espongono quando parlano di "falsi abusi".
Non c’è dato sapere ovviamente cosa sia successo e cosa no. Ci interessa semplicemente analizzare concetti che vengono correntemente usati dentro e fuori le aule dei tribunali per smentire donne e bambine quando denunciano uno stupro. Donne e bambine che sono sempre, decisamente, considerate bugiarde, suggestionabili, manipolate da terzi per vendetta o esse stesse vendicative.
Il corriere dice a proposito del prete arrestato che la Diocesi dichiara dei pm che avrebbero creduto a quelle che loro hanno deciso essere le "fantasie" di una ragazzina. La comunità cattolica è con lui e si prepara ad una veglia in preghiera. Il gip però ha rifiutato di scarcerarlo e allora è intervenuto l’Avvenire ad accusare pesantemente i magistrati.
Il processo si deve ancora fare ma fuori è iniziata la battaglia mediatica. Prima mossa dunque è quella di compromettere la credibilità della vittima. Di lei la Curia dice che potrebbe essersi inventata tutto. Nonostante la procura abbia fatto un mese e mezzo di indagini prima di procedere all’arresto, non come si fa con i romeni che si acchiappano il minuto dopo che viene denunciato uno stupro, la Curia lamenta che la procura non ha ascoltato chi avesse conoscenza della "crescita spirituale del sacerdote".
Dichiarano perciò, con grande uplomb, che la ragazzina proverrebbe da un contesto familiare "noto e difficile" e dopo aver detto di lei che è nè più e nè meno che una bugiarda da psichiatrizzare dichiarano di pregare cristianamente per il prete e "per il disagio della minore".
Il sindaco della cittadina (del pdl ovvero del partito dell’amore) insiste anch’esso sul concetto che "tutto si basa sulle parole di una bambina facilmente suggestionabile" e auspica che "per sbattere un sacerdote in carcere (…) ci vorrebbe qualcosa di più".
L’opinione certamente stride con chi sostiene che per sbattere in galera un romeno, per esempio, basterebbe anche "qualcosa di meno". In ogni caso sottolineiamo la vicinanza di questo sindaco, come già fu per quello di montalto di castro (del pd), ad una persona accusata di violenza invece che alla ragazzina che quella violenza dice di averla subita.
Tra fiaccolate e preghiere del paese il sindaco ci fa sapere che intitolerà strade a vittime di "ingiustizie" immaginando forse che la testimonianza di una ragazzina che denuncia una violenza possa essere paragonabile a quella di un pentito che la destra sostiene essere manipolabile. Manca solo che dicano che la ragazzina sia pagata dai comunisti per fare un danno alla chiesa ed è fatta.
Dicevamo di queste analogie rintracciate in un vecchio articolo dell’espresso
a proposito di una accusa per stupro commesso da un medico ai danni di
una paziente. Anche in quel caso si infierì abbondantemente sulle
condizioni psicologiche della denunciante e si disse che era parecchio
suggestionabile (pazza, pazza, pazza).
La recensione del documentario Sex Crime and the Vatican sostiene invece come d’altronde vari siti che parlano di lotta alla pedofilia, che i minori possono subire abusi proprio in virtù della loro suggestionabilità, dove la fragilità diventa un modo per chi commette abusi di ritenere che la violenza possa essere attuata senza conseguenze.
Infine i concetti dei maschilisti che teorizzano i falsi abusi:
Ritengono che le donne o le bambine non dicano mai la verità. Sostengono che le bambine siano suggestionabili e che inventino accuse stimolate da adulti. Sostengono anch’essi che per accusare un uomo di violenza sia necessario qualcos’altro a parte la testimonianza della vittima. La sola testimonianza per loro non è sufficiente.
Così: immaginate una violenza che si svolge in un contesto privato dove le uniche persone presenti siete voi e i vostri violentatori. I vostri stupratori sanno che in caso di denuncia è la vostra parola contro la loro e in quel caso tutto si misura sul piano della credibilità personale.
La vostra vita viene fatta a pezzi, voi siete sotto processo, loro no. Voi dovrete dimostrare di essere state stuprate mentre loro si godranno lo spettacolo e applaudiranno alla fine quando saranno premiati con una assoluzione.
Questo accade in molti casi. Tranne, forse, e giusto perchè siamo in un tempo razzista, quando denunciate uno stupro commesso da uno straniero. In quel caso la vostra parola vale oro. Nessuno metterà in dubbio la vostra testimonianza e di lui si dirà che è un mostro, che sia vero oppure no.
In entrambi i casi, donne e bambine sono usate, mai realmente credute, mai realmente al traguardo di un nuovo momento in cui poter finalmente far valere i propri diritti e poter rivendicare la dignità di denunciare chi ci stupra sapendo che la nostra parola vale sempre perchè chi ci stupra non dirà mai la verità, perchè chi ci stupra negherà sempre per sottrarsi alle sue responsabilità.
—>>>foto da riotclitshave