Skip to content


Storia di K


Abbiamo ricevuto questo racconto da una ragazza che così ha voluto mettere a frutto una esperienza che vorrebbe fosse utile anche ad altre. La ringraziamo e ve la porgiamo con l’augurio che tutte noi si possa avere la stessa prontezza, capacità di reagire a tutte le cose brutte che possono accadere. Buona lettura.

Storia di K.

Prime ore del 2010…

Botti e spumante, musica e colori, festeggiamenti e baci, li ho lasciati alle spalle…
Ah, fedele bicicletta… ti ho lasciata a casa… stasera cammino per tornare all’ovile… il taxi è troppo caro per le mie tasche… e i mezzi pubblici latitano…

Provo a prendere un bus in Piazza Castello, vado verso la pensilina, incrocio lo sguardo di un ragazzo interessante… carino…
Guardo i cartelli degli annunci provvisori, circondata dai ricordi fumanti di una festa appena passata… sono all’incirca le 3.30…
Gruppetti di ragazzi e ragazze barcollano sparsi nella piazza, le luci delle auto, risate e botti lontani… la festa è ancora viva… altrove…
Vedo l’uomo, forse cileno, ciaciottino con i baffi seduto sulla panchina in attesa, scambiamo due parole, capisco che è inutile aspettare un bus, "Auguri!", e riparto a piedi… incrocio di nuovo lo sguardo del ragazzo interessante di prima che ricambia ammiccante… cariiinoo… gli sorrido e… – mannaggiamme, avrei potuto anche parlare..! –  mi dirigo camminando verso Via Garibaldi per arrivare in Piazza Statuto.

Via Garibaldi è ancora abbastanza viva nonostante l’ora, incontro gruppetti di amici e ne supero altri, a volte una coppia, a volte turisti… Cammino e penso che bella è Torino… mi piace proprio durante le feste natalizie… luci, addobbi, le vetrine sfavillanti dei negozi…
Il cappottino lungo è piacevolmente caldo, gli stivaletti decisamente comodi, il cappello è ok… sai che c’è?
Ci voleva una bella passeggiata in solitaria per Torino! Mi piace iniziare così il Nuovo Anno!
Studio la mia camminata, porto l’attenzione al peso, a come lo distribuisco, cerco di assumere la postura più corretta e stabilisco un ritmo cadenzato…
Supero due ragazzi biondi, ventenni, eleganti ed inglesi…
All’incrocio con Corso Palestro vedo una signora vestita a festa che scende da un’auto, è un po’ stralunata.. sarà l’alcool… o i suoi 70 anni…! eh!he! Ci incrociamo, la saluto, "Auguri!", e passo oltre.

Attraversando Piazza Statuto, la desolazione mi coglie un po’ alla sprovvista… non c’è nessuno… sento movimenti sotto i portici dall’altra parte della piazza… voci lontane… continuo a camminare, il ritmo è costante, e vedo che nel centro della piazza, dove hanno ricavato la nuova area verde con le panchine, gruppi di giovani e meno giovani continuano o si riprendono dai bagordi…
Penso se sia il caso di prendere un taxi… intanto attraverso la piazza e mi dirigo verso l’unico taxi che vedo da lontano… ma quello, manco volesse farmi un dispetto, parte e se ne va… e così decido di continuare la mia passeggiata dirigendomi verso Corso Francia, destinazione Piazza Rivoli.


Piazza Statuto è anni che è invasa dai lavori, cambiano viabilità intorno al cantiere, ma il cantiere, c’è sempre.
Attraversare Piazza Statuto è un’impresa, sia che tu sia in macchina, in bicicletta, o a piedi…
All’incrocio di Corso Inghilterra e Corso Francia c’è una macchina ferma al semaforo, sento all’interno la musica tamarra ad alto volume, è verde per me, io attraverso, loro gridano, forse ce l’hanno con me… non m’interessa, non capisco, lancio uno sguardo e passo oltre… cheppalle… continuo a camminare.

Costeggio il lato sinistro di Corso Francia, ogni tanto incontro qualcuno… beh, è Capodanno, se non si fa festa oggi!
Sono all’incirca le 3.50 e medito sul fatto che avere una metropolitana a disposizione e decidere di tenerla chiusa a Capodanno, mi sembra una cazzata… mi chiedo se anche a Parigi è così…

All’incrocio con Via Principi d’Acaja attraverso Corso Francia e raggiungo la pensilina dell’autobus, chissà, magari son fortunata… passano alcune macchine, i carabinieri, altre macchine, mando un sms per richiedere gli orari degli autobus e intanto s’avvicina un ragazzo col cappuccio che si siede alla panchina. Non è italiano, forse tunisino, o marocchino… come mi dirà più tardi lui.
Intanto arriva la risposta, il primo autobus utile è alle 4.22… posso stare ferma quasi mezz’ora ad aspettare qui??? No, vado a piedi.
Chiedo al ragazzo che numero stesse aspettando e gli comunico che il 65 passa dopo le 5… Il ragazzo è strano…. non mi piace… saluto, "Auguri!", e riprendo la mia demarche.
Dopo un po’ mi accorgo che il ragazzo ha deciso di farsela a piedi come me, è poco lontano da me e cammina nella mia stessa direzione… oppure… mi sta seguendo…?
Porca miseria… non c’è un’anima viva… e questo qui, forse, mi sta seguendo…
La camminata è costante, ma il ritmo è cambiato…
Mi lascia tranquillizzare… tanto che incrocio una doppia coppia di borghesi sulla sessantina, sorrido, e passo oltre…   che scema!!!

Risale l’ansia, lo sento ostile, sento che s’avvicina, ad un certo punto mi giro, lo sorprendo, ma, di questo particolare, me ne accorgerò poi dopo rileggendo gli eventi col senno di poi… gli parlo.

Anche tu hai deciso di fartela a piedi, eggià, dove vai, lui> lavori? sei italiana? complimenti… solite storie… ma è nervoso, non mi guarda negli occhi, mi cinge le spalle con un braccio, lo faccio allontanare… alzo la voce… smette… e riprende a parlare…
Sto analizzando la situazione, cosa posso fare…
Stiamo camminando affiancati con un ritmo cadenzato e veloce, quando arriviamo all’ultima traversa prima di Piazza Bernini, mi afferra per un braccio e la spalla e mi strattona trascinandomi nella via, mi strappa la manica del cappottino, partono le cuciture… il rumore delle cuciture che si rompono fa effetto in una situazione di questo tipo… soprattutto quando il cappottino è il tuo e ci sei dentro tu… "Ti do i soldi, stai calmo"…
"Dammi tutto quello che hai"… e continua a mettermi le mani addosso… mi rendo conto che mi sta spingendo sempre di più all’interno della via, penso al peggio… a quel punto una rabbia ed un’energia improvvisa esplodono dalla mia pancia, inizio a urlargli contro di smetterla di toccarmi e lo spintono pesantemente verso Corso Francia, in modo da riacquistare un po’ di terreno verso il corso principale… sto gridando! "Continuo a urlare e faccio uscire tutti e tu finisci dentro!" Si allontana, ma mi sembra che l’ultimo spintone non gli sia piaciuto… lo tengo lontano piazzandogli la mia mano sinistra sul petto e gli dico che gli sto dando i soldi, cerco i soldi… lo controllo, lui guarda intorno… cazz…ho quasi 100 euro… ‘fanculo! Prendo il pezzo più grosso che ho, 50 euro, glielo do, stronzo, rimetto via il portafogli, lui prende i soldi, li guarda e dice che sono pochi… 50 euro…. 50 EURO???
SONO POCHI?????!!!! Alché ricomincio ad urlare, gliene dico di ogni, stronzo, che per me sono tanti invece! Pezzo di merda! Che non ho preso il taxi perché son senza soldi! Urlo! Vorrei ammazzarlo di botte…!
Non capisco come, mi sto allontanando, e lui pure, gli sto ancora urlando dietro, urla qualcosa anche lui…
Sono stata rapinata… e m’ha pure scucito il cappottino… ‘sto stronzo…

Sono in Piazza Bernini, attraverso Corso Francia allontanandomi dal luogo del crimine… tiro un sospiro di sollievo…
Mi dirigo verso il furgone del Lurido che staziona da sempre lì in piazza… penso al taxi… c’è gente… i primi che incrocio sono un gruppo misto di ragazze e ragazzi, alcuni di loro visibilmente sfatti, è Capodanno, sta arrivando un taxi, è il loro, ne deve arrivare un altro, ci mettiamo un po’ a capirci, confusione, uno di loro mi chiede se ho la bamba… "No, non ce l’ho la bamba.", alla fine chiedo al tassista di chiamarmi un altro taxi…
Sono incazzata nera.

Arriva il mio taxi, salgo, smadonno un po’ con il tassista raccontandogli quello che mi è appena capitato intanto che percorre gli ultimi 600 metri che mi separavano da casa…
La corsa mi costa 10 euro, visto che non mi sono fatta derubare del tutto e ho ancora dei soldi per pagarlo… stronzo pure lui…! "Auguri!"

Pochi minuti dopo le 4.00 sono in casa mia.
Alleggerita di 60 euro e appesantita da una brutta sensazione…
Non male come inizio d’anno…

Appoggio la borsa sul tavolo, la apro e ringrazio, non so nemmeno io chi, forse me stessa, di averci tolto, prima di uscire, i 1200 euro che non ero riuscita a depositare il giorno prima…
Controllo il contenuto della borsa e mi rendo conto che avevo con me anche la macchina fotografica, oltre ai due cellulari e ai soldi…
E’ andata bene… i due cellulari non ne fanno uno buono, ma sono utili, spendo meno avendo due operatori…
E io… come sto?
Non sento dolore da nessuna parte, non c’è dolore fisico… menomale…
Sono incazzata nera… l’adrenalina è ancora alta, le mani mi tremano un po’…
E’ andata bene…
Mi chiedo se avrei potuto fare di meglio dopo più di dieci anni di aikido… certo che avrei potuto far di meglio, la lezione è proprio questa: imparare dai propri errori.
1 Gennaio 2010, una grande Lezione di Vita. Grazie.

—>>>Illustrazione di Claudio Cerri

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Precarietà, Storie violente.


3 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. fikasicula says

    K :)*
    grazie a te!

    un grande abbraccio da tutte noi

  2. K says

    Grazie

  3. ichias says

    bella storia, in qualche modo.
    raccontata con una giusta e sana incazzatura.
    uno spunto per riflettere sulle tante e inutili chiacchiare sulla sicurezza che giustificherebbero ronde e pitbull e che poi non si accompagnano ad una gestione sensata dei trasporti cittadini.