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I diritti dei vasi

di Feminoska

“Donna, partorirai con dolore”, disse un giorno un dio padre
misogino alla sua primogenita troppo curiosa… D’altra parte  sembra proprio che il primo dei suoi
figli, l’insipido compagno di lei che tanto ligio ai suoi doveri filiali non si
era fino a quel momento dimostrato, abbia preso alla lettera, ed anche a suo
modo elaborato, questa
dichiarazione d’intenti. Anzi, andando e moltiplicandosi, quella povera crista
di eva e delle sue figlie si videro caricate non solo di figli, ma anche e
soprattutto di veti e divieti … cosa avranno visto e vissuto quelle prime, coraggiose donne lo possiamo
solo immaginare: sappiamo però che, dopo un breve, misterioso e spesso discusso
periodo di gloria – quando pare venissero considerate dee per il fatto di dare
alla luce un altro essere vivente
– scoperto l’inganno della falsa partenogenesi, sono state sistematicamente
calpestate, umiliate, schiacciate.

Il loro status, già traballante dalla stessa creazione, è scivolato
inesorabilmente in basso, giungendo ad identificarle infine in vasi,
contenitori dell’umanità futura: come i vasi a volte gradevoli, a volte
graziosi e decorativi, ma soprattutto preziosi per il loro contenuto. Spesso
solo per quello, restituendo alla storia un immagine femminile deprecabile.

Questa immagine della donna ci perseguita da millenni: la
donna passiva, la donna subalterna, la donna fragile, la donna instabile, la
donna bugiarda, la donna puttana… potremmo continuare all’infinito in questa
galleria di ritratti distorti. Soprattutto le donne, tutte, apprezzate solo nella propria capacità
di generare discendenza. Ed oggi, ancora oggi, di fronte ai tentativi delle
donne di riappropriarsi di se stesse, dei propri diritti, della propria
identità, individualità, del proprio corpo (mai più solo ricettacolo delle
altrui voglie o bersaglio delle altrui frustrazioni) ecco che sempre qualcuno
si fa avanti a ricordare i diritti altrui o a giustificare i più folli ed
efferati gesti, e si dimentica di noi, di queste giare di carne e – qualcuno si
ostina a dire, ma pare non provato – pensieri, emozioni, sensazioni e
aspirazioni.

Schiere di uomini e di fameliche, esaltate gregarie prive di
pensiero autonomo – le cui gonadi probabilmente hanno subito una mutazione
permanente che le ha fatte migrare dall’interno del ventre fino a giungere tra
le gambe – si ergono a novelli
padreterni, ad eredi e custodi di verità rivelate da illustri sconosciuti – se
mai veramente esistiti – e in poche parole LEGIFERANO, STRAPARLANO, BUROCRATIZZANO
e, per dirla con parole povere OSTACOLANO la piena autonomia e il pieno godimento dei diritti delle donne, di
tutte le donne.

Per essere contrari all’aborto, son fin troppo silenziosi
sui metodi anticoncezionali e sull’educazione sessuale: ah, si, dimenticavo,
andiamo e moltiplichiamoci, del resto viviamo su un pianeta in continua
espansione territoriale e di risorse, come dimostra lo stato attuale delle
cose! Loro però si moltiplicano con parsimonia, grazia divina per l’alta
missione?

Burocrati ipocriti e laidi, dall’ignoranza abissale e
dall’incoerenza inarrivabile, malati di onnipotenza e totalmente incapaci di
mettersi in discussione, stringono in pugno le nostre vite. Questa è la realtà,
questo succede a demandare ad altri – e quali altri – il nostro destino, senza
farci in prima persona artefici delle nostre esistenze. Eterni bambini e
bambine, che non fanno che accettare caramelle da sconosciuti davvero
pericolosi… sconosciuti che elargiscono zuccherini ripieni di veleno e
retorica, che sembra ammorbare persino l’aria che respiriamo. E i bambini e le
bambine che siamo rimaste si sentono impotenti, e credono sempre meno alle
proprie capacità e possibilità, e aspettano sempre più un messia che mai verrà.

Essere artefici delle nostre vite, sorelle, è l’unica
strada. Si parte dal privato, certo, ma senza il pubblico è una vittoria di
Pirro.

Bisogna imparare a stare insieme, a fidarsi l’una
dell’altra, essere sempre calate nella realtà, in questa realtà terribile. E’
necessario includere nella lotta anche gli uomini nostri alleati – e ce ne
sono, lo vediamo intorno a noi – perché senza un reale cambiamento di tutte e
tutti siamo destinate a fallire.

Bisogna scendere nelle strade, parlare, scrivere, utilizzare
tutti i mezzi possibili per rinsaldare questa rete, la NOSTRA RETE DI
SALVATAGGIO, trasformare i bisbigli in grida, e le grida in esultanza!

GIU’ LE MANI DAL NOSTRO CORPO, GIU’ LE MANI DALLE NOSTRE
VITE!

Ripensiamo a quello che esiste secondo i nostri più grandi
desideri, non è mai troppo tardi per cominciare: la nostra lotta se ben
combattuta darà le armi ad altre dopo di noi …

Abbattiamo la vergogna e i divieti: ripartiamo da noi, dalle
nostre esperienze, le lotte, gli aborti, il sesso, le botte! Smettiamo di
guardare gli altri giocare con le nostre vite, diamo loro del filo – e che
filo!  – da torcere!

Perché noi valiamo, ma non per il nostro utero né per il
nostro fottuto mascara!

—>>>E di oggi, sui diritti
dei vasi in pericolo: l’articolo sull’attacco alla 194

—>>>Per l’immagine grazie della segnalazione di Fastidio

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.