Skip to content


Fai quello che ti piace

C’è una ragazza che ci scrive per raccontarci una storia che si ripete da sempre. Lei e pochi/e altri/e infiammano il dibattito, organizzano assemblee, sono entusiasti/e della lotta e decidono che è arrivato il giorno di proporre una occupazione. Occupare una scuola è una tappa quasi obbligata per tante persone. Chi non lo fa all’età giusta generalmente lo vedi gravitare nelle occupazioni altrui da trentenne a dispensare consigli ai sedicenni. Personaggi tristi con vite assai irrisolte.

La nostra amica occupa ed è consapevole dei rischi perchè le hanno detto che c’è l’interruzione al pubblico servizio, e poi hanno la responsabilità dell’istituto e c’è che se qualcuno fa qualcosa dovrà rispondere anche di atti di vandalismo e altre piccole cose che però si assume volentieri giacchè a farlo sono tutti assieme.

L’occupazione funziona e lei porta avanti le istanze degli studenti. Servono tante cose e più di tutto serve la possibilità di poter avere voce in capitolo sulle decisioni che li riguardano. Vogliono essere soggetti attivi nella costruzione del loro futuro. Non vogliono essere numeri insignificanti da segnare sul registro di classe.

Nel corso dell’occupazione però la ragazza vede che il gruppo si sfilaccia. C’è chi viene beccato a parlottare con l’insegnante, non quello che ha suggerito di occupare ma quell’altro che si dice contrario e invece è sempre lì nei dintorni. Poi c’è quello che si lascia consigliare dal genitore che arriva con tanto di scorta di vigili urbani a stabilire che quel figlio è solo una vittima degli eventi. I responsabili dell’occupazione in realtà sono altri. Infine c’è quello più agguerrito di tutti che "mai e poi mai bisogna arrendersi" e che a guardarlo sembra un dio come solo i leader possono apparire. 

Arriva il giorno in cui il preside si presenta con i carabinieri. Solo due, senza esagerare. Con loro c’è un fabbro e riescono a forzare il lucchetto del cancello. Il tizio assai agguerrito avvisa gli altri e poi fa una cosa apparentemente senza senso. Passa la chiave del lucchetto alla nostra amica e le dice di consegnarla se gliela chiedono. Lei è assai ingenua, pensa che le lotte sono una cosa bella e che il gruppo è unito, "insieme nella lotta" e tutte quelle cazzate che si dicono in queste occasioni.

I carabinieri le ordinano di consegnare le chiavi e lei lo fa perchè non ha altra scelta. L’attimo dopo deve consegnare i documenti per essere identificata e gli sbirri le dicono che c’è un problema. Lei è maggiorenne, anche se sono da qualche giorno, e non importa se ha gli esami di maturità. Intanto si becca un paio di denunce e viene schedata come la responsabile dell’occupazione. Nel frattempo il sobillatore continua a parlottare con il professore e poi si mette a parlare anche con il preside e la ragazza capisce di essere stata usata ed è in quel preciso momento che i suoi ideali crollano miseramente.

Nei giorni successivi il sobillatore passa il tempo a fare il ruffiano. La sua vena rivoluzionaria finisce in un baleno. E’ un leccaculo dal futuro già segnato. Figlio di papà, con un lavoro che lo attende. In classe risponde agli insegnanti con battutine compiacenti e ci tiene a mettersi in evidenza.

La nostra amica invece è una persona senza ambiguità. Figlia di gente comune, il suo destino è precario da sempre e sta crescendo con grandi speranze per il futuro, immaginando di poter costruire tutto quello che vuole confidando solo sulle proprie possibilità. Una idealista, una che crede nell’utopia dei rapporti sinceri, che pensa di poter confidare nella solidarietà degli altri e che sacrifica volentieri il proprio tempo e la propria energia per una causa comune.

La maturità è un fatto importante e lei è comunque sicura di poterla superare. Invece la bocciano perchè alcune persone sono vendicative mentre altre, il sobillatore, i suoi amici e le sue amiche, vanno avanti e passano l’anno.

La nostra amica perciò ci dice di non credere alle battaglie collettive. Non ha alcuna fiducia nelle persone e ha imparato sulla propria pelle che gli altri usano gli idealisti e le idealiste, quelle persone senza secondi fini che credono in quello che fanno.

Lei ci dice che tante persone invece vivono il motto "armiamoci e battetetevi". Le è successo ancora nel lavoro, in tante occasioni, perchè lei in fondo spera, anche se ha imparato la lezione, che le persone possano essere diverse, che ci sia qualcun@ con un pizzico di coraggio. Invece trova persone uguali, vigliacche, ipocrite, attente innanzitutto a tenere in piedi relazioni di convenienza, rapporti utili al loro obiettivo. Tutte persone che nella vita vanno avanti, di quelle che non si chiedono come mai tu hai rinunciato a tre notti di sonno per occuparti di loro e poi candidamente ti dicono che quando serve a te loro non possono esserti utili perchè in fondo "a te chi te lo fa fare di cacciarti sempre in situazioni del genere"? Come osi tu metterle in difficoltà e in condizione di dover decidere se dare una mano a te o se continuare a fare tutto quello che devono fare per se stesse?

Quello che resta addosso in questi casi è il bisogno di poter contare su qualcun@ di vero e allora la nostra amica parla degli affetti, la sua famiglia, le sue sorelle, la madre, il padre, un paio di cugini, gente che sta con lei senza se e senza ma, gente che ci puoi litigare tutti i giorni ma quando è il momento piantano tutto e sono da te a sostenerti e a farti sentire tutto il loro affetto. Gente che allora capisci davvero qual è il senso di parole come "solidarietà". E poi c’è sua madre che le dice sempre che lei non è come gli altri perchè gli altri sono furbi e invece lei è buona, di una bontà fiduciosa che la sovraespone a qualunque rischio. Ingenua come fosse eternamente vergine in relazioni che richiedono pelo sullo stomaco e tanta capacità di difendersi.

Sua madre non ha un elevato grado di istruzione eppure quello che dice ha sempre un gran fondo di verità: "gli altri vanno avanti e per loro tu rinunci a costruire cose per te stessa". Allora la nostra amica pensa che davvero non ne valga la pena. Che non c’è nulla che possa cambiare se alla base di tutto ci sono relazioni così viziate. Che in fondo farebbe bene a pensare a se stessa senza lasciarsi tentare dalle richieste altrui.

Che si facessero il culo come se lo è fatto lei, che pensassero da soli a se stessi, che evitassero di chiedere a lei di perdere le proprie giornate per fare cose che sono utili a loro, che imparassero a dare valore alle persone e smettessero di usarle. 

La nostra amica è partita per un lungo viaggio. Ha seguito il consiglio di sua madre e ha smesso di perdere tempo e si è detta che forse riuscire ad aiutare se stessa sarebbe stato un buon modo per aiutare anche altre.

Nel gergo della militanza questo si chiama "rientrare", "deriva individualistica" (senza considerare gli/le individualisti/e, nel senso peggiore del termine, che restano tali sfruttando la collettività) e altre parole del genere. Nel gergo degli esseri umani si chiama "ma chi me lo fa fare" e si traduce in una reazione necessaria. "Cercatevi un’altra sciocca perchè quella che era a vostra disposizione ha dato le dimissioni". 

La nostra amica ci ha scritto una lunga mail per chiederci un consiglio. Vuole sapere come facciamo a continuare, dove troviamo l’energia. Vuole sapere se ha preso la decisione giusta.

E noi pensiamo proprio di si. Quando le cause comuni diventano un peso, una responsabilità che grava solo su di te, un dovere, un lavoro non retribuito, una fatica che sottrae tempo ed energia alla esigenza sana di crescere e soddisfare le proprie esigenze e le proprie curiosità allora è bene staccare.

C’è chi lo fa per ricaricare le batterie e chi per ripiegare su cose che possono dare maggiori gratificazioni. Quel che è certo è che prima o poi bisogna arrivare alla conclusione che sei tu che determini la tua vita. Se gli altri continuano a metterti in mano la chiave dell’istituto scolastico per affibbiarti la responsabilità delle lotte tu puoi dire "no, grazie" o puoi prenderla se ne hai voglia. Dipenderà da te. Dipenderà dalla tua passione, dal modo in cui tu vivi le tue mille vite, perchè come nell’amore già sai che qualcun@ ti deluderà ma ami lo stesso perchè l’amore ti fa stare bene. Così è per le passioni ideali, sai già che incontrerai tanti esseri umani, persone con grandi limiti, sai tutto di loro, prevedi quando e come ti chiederanno di fare qualcosa o quando e come ti abbandoneranno ad affrontare le conseguenze di scelte comuni da sola. Lo sai già e puoi decidere di farlo oppure no perchè sai di essere solo un minuscolo pezzo di qualcosa che si costruisce nel tempo, provando e riprovando, sperimentando ancora e ancora, finchè se ne ha l’energia.

Puoi fare coincidere la costruzione di te, della tua crescita, con quello che fai oppure puoi cercare altrove stando ben attenta a non trasformare le tue consapevolezze in presunzione. Puoi partecipare all’egoismo di qualcun@ guardando oltre il suo ego. Ci sono quelli che usano le tue lotte per ricavare una posizione per se stessi e tu puoi immaginare che il loro egocentrismo e il loro egoismo possono essere veicolo per la realizzazione di un ideale comune. Sii utile a te stess@ e alle tue idee. Molla le situazioni in cui tu non determini una virgola perchè in quelle situazioni rischi di essere fagocitata. Non cambierai nulla. Sei tu che rischi di essere "cambiata". Basta che tu sia sicura di quello che vuoi e di quello che sei. Basta che tu sia sicura di non poter essere qualcosa di diverso da ciò che sei.

Tutte le persone hanno dei limiti e li hai anche tu. Non c’è nessun vantaggio dall’essere compiaciuti della cattiveria altrui e della propria bontà. Essere buoni non è una cosa che ci fa arrivare in paradiso. Non ci sono medaglie, non c’è niente di niente. C’è solo che bisogna stare bene con se stessi e che si può essere stronzi in tanti modi. Sono stronzi/e quelli/e che ti mettono le chiavi del lucchetto in mano e puoi esserlo anche tu che continui a fartelo consegnare per chissà quale ragione.

Non sei peggiore o migliore di loro. Sei solo tu e sei responsabile della tua vita. Decidi cosa fare e fallo. Qualunque cosa farai noi saremo con te.

Ps: Noi facciamo solo quello che ci piace e che condividiamo. Non abbiamo voglia di assumerci responsabilità per cose che non ci riguardano. Questa è spesso la scelta più difficile, perchè in presenza di individui/e che chiedono solo aggregazioni fideistiche, di convenienza, per timore di restare soli/e, si rischia una discreta solitudine sociale, ma tant’è… 

Posted in Fem/Activism, Pensatoio, Scritti critici.


One Response

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. giorgia.ts says

    amiche…imparare a dire no è una delle azioni più costruttive che possiamo portare avanti nel nostro quotidiano; è difficile ma è liberatorio e utile a noi stesse. perchè ci obbliga a lavorare sui nostri lati oscuri. i lati oscuri non vanno soffocati ma ascoltati.
    grazie amica delle chiavi per avere condiviso la tua storia.