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Quando le donne sono vittime di violenza istituzionale

Quando parliamo di violenza alle donne bisogna ampliare l’arco delle possibilità. Una donna può essere ferita mortalmente in mille modi.

Per esempio: a Budrio c’è una famiglia il cui padre ha perso lavoro. Non riescono a pagare l’affitto e subiscono lo sfratto. La figlia maggiore dopo aver fatto il giro di tutti gli enti benefici si reca dal sindaco per chiedere un alloggio popolare. Il sindaco le risponde di no, che non c’è l’alloggio e che ci vuole tempo. Ma una famiglia in condizioni di bisogno, di quelle che secondo il governo berlusconi dovrebbero affrontare la crisi con ottimismo ma che hanno proprio nulla per cui sentirsi ottimisti, non ha tempo.

Parliamo oltretutto di una famiglia di persone provenienti dal Marocco. Secondo le nuove leggi perso lo status di lavorato uno straniero, e con lui tutta la sua famiglia, perde lo status di "regolare" e diventa clandestino. La prospettiva per questa famiglia era dunque il rientro in una terra dove non hanno niente, nessuna possibilità di vivere. La figlia maggiore, sentito il rifiuto del sindaco, si è lanciata dal balcone del comune restando viva per miracolo. C’ha rimesso qualche costola e se l’è cavata con una frattura al bacino. La sua famiglia è stata divisa per metà in un alloggio d’emergenza reperito dal comune e l’altra metà presso conoscenti.

Come è possibile che si debba assistere a questi gesti estremi delle donne che continuano a combattere tra l’indifferenza generale senza che si faccia qualcosa?

Ecco: questa sarebbe una ottima materia di lotta per le donne. Perchè la violenza che le donne subiscono non è solo fisica da parte di un solo soggetto. C’è la violenza istituzionale che sta portando tante donne alla disperazione tra sfratti, licenziamenti, disoccupazione, una burocrazia che annienta le persone fregandosene di chi ha bisogno per schierarsi sempre dalla parte dei ricchi. C’è la violenza delle violenze, quella che è responsabile della diffusione di una cultura che vuole le donne soltanto addette ai ruoli di cura, mogli e madri, etero, dipendenti dagli uomini, schiave e se straniere soltanto badanti. Si chiama fascismo e non pronunciarlo diventa una pesante omissione. 

Tante donne stanno combattendo battaglie invisibili, censurate dai media perennemente occupati dagli scandali relativi i comportamenti privati di questo o di quell’altro personaggio pubblico. Sono donne alle quali hanno tolto qualunque diritto, spesso in condizione di ricattabilità come quella che ha accusato il suo carceriere di violenza e quelle che subiscono abusi dentro i centri di identificazione ed espulsione. Nel frattempo c’è chi chiede aiuto. E per chiedere aiuto è perfino costretta a lanciarsi nel vuoto rischiando di morire. 

Tante donne sono disposte a scendere in piazza perchè in italia c’è un premier sessista. Quante sono le donne che vorranno scendere in piazza per difendere le loro simili da questo violento stato di oppressione? 

—>>>da Hardcore Judas 

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


One Response

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  1. leila says

    Qualche sera fa, mentre rientravo a casa in auto da una serata passata in compagnia di una mia amica, sono sta fermata dai carabinieri. non mi impressiono facilmentei, ma ritrovarmi sola in piena notte su una strada isolata con tre uomini armati… si, questo mi ha impaurito. sarò, sciocca ma mi sentivo in trappola, nel malagurato caso avessero voluto prendersi gioco di me. (mentre due, controllavano i miei documenti) ho iniziato a parlare con quello rimasto a sorvegliarmi. parlavo della notte, del tempo, del lavoro… (per cercare di tenermi lontano dei brutti pensieri) il carabiniere infastidito delle mie chiacchiere mi risponde che nn devo preoccuparmi se nn avevo fatto nulla. a cio io rispondo seccatamente che non mi preoccupo di me, ma per me… cosi giro lo sguardo e me ne rimango in silenzio, pensando:”ma che stronzo”. allora inizia lui a farmi domade, tipo: dove abito, cosa ho fatto, con chi ero stata… alle mie risposte (date per soggezione) egli aggiunge una frase giudicando la mia serata, reputandola tranquilla. alché io allibisco, non ho parole. poi mi riconsegnano i documenti e mi danno la buona notte. il senso che ho provato è stato fra lo schifo, il fastidio e la paura, ma queste sono le persone che ci dovrebbero proteggere? ma se si sono poste nei miei confronti come se io a monte avessi commesso qualcosa visto l’ora tarda. e io li a dovermi difendere in silenzio. forse sono prevenuta… ma mi sono sentita vittima di abuso di potere. con stima leila