Skip to content


Crocifissioni preventive a cura delle forze dell’ordine

Un commento che Leila lascia sulla pagina nella quale abbiamo parlato di violenza istituzionale. Racconta una vicenda emblematica che sicuramente in un modo o nell’altro ci ha viste un po’ tutte protagoniste.

A chi non è successo di essere fermata a tarda ora dal carabiniere o dal poliziotto di turno che giudicava il tuo abbigliamento, approfittava della sua posizione per chiederti indirizzo e numero telefonico, si lasciava andare in preconcetti a proposito delle tue compagnie e delle tue abitudini?

A chi non è successo di sentirsi giudicata dal gendarme che vedendoti in giro la notte si sentiva in diritto di sospettare che tu fossi una poco di buono, che avevi qualcosa da nascondere, che certamente ti saresti meritata qualunque cosa fosse successa?

Noi vi proponiamo il breve intervento di Leila. Diteci se vi è capitato lo stesso. Chi sorveglia i nostri sorveglianti? Come si fa a difendersi da questa crocifissione preventiva?

Grazie Leila per averci regalato questo spunto. 

Qualche sera fa, mentre rientravo a casa in auto da una serata passata in compagnia di una mia amica, sono sta fermata dai carabinieri. Non mi impressiono facilmente, ma ritrovarmi sola in piena notte su una strada isolata con tre uomini armati… si, questo mi ha impaurito. Sarò, sciocca ma mi sentivo in trappola, nel malagurato caso avessero voluto prendersi gioco di me. (mentre due, controllavano i miei documenti) Ho iniziato a parlare con quello rimasto a sorvegliarmi. Parlavo della notte, del tempo, del lavoro… (per cercare di tenermi lontano dei brutti pensieri) il carabiniere infastidito delle mie chiacchiere mi risponde che non devo preoccuparmi se non avevo fatto nulla.

A cio io rispondo seccatamente che non mi preoccupo di me, ma per me… cosi giro lo sguardo e me ne rimango in silenzio, pensando: "ma che stronzo". Allora inizia lui a farmi domade, tipo: dove abito, cosa ho fatto, con chi ero stata… alle mie risposte (date per soggezione) egli aggiunge una frase giudicando la mia serata, reputandola tranquilla. Alché io allibisco, non ho parole. Poi mi riconsegnano i documenti e mi danno la buona notte.

Il senso che ho provato è stato fra lo schifo, il fastidio e la paura. Ma queste sono le persone che ci dovrebbero proteggere? Ma se si sono poste nei miei confronti come se io a monte avessi commesso qualcosa visto l’ora tarda… e io li a dovermi difendere in silenzio. Forse sono prevenuta… ma mi sono sentita vittima di abuso di potere.

Con stima leila

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Effe says

    d-K, anni fa uscivo spesso con una mia amica dominicana (nera), che risiede regolarmente in Italia già da una decina d’anni. Una ragazza dall’aspetto normalissimo, neanche tanto bella, vestita sempre in maniera sobria, niente di eclatante. Avresti potuto scambiarla più facilmente per uno scaricatore di porto piuttosto che per una puttana. E neanche io assomiglio a Nicole Kidman. Però ogni volta che ci fermavamo per più di mezzo minuto sul ciglio della strada (per scambiare quattro chiacchiere o per accendere una sigaretta), puntualmente si fermava una pattuglia a chiederci i documenti! Se facevo la stessa cosa con qualsiasi altra amica, non ci cagava nessuno, ma con lei si fermava sempre una macchina dei carabinieri: “dove andate, cosa fate, perchè siete qui?” coronato da un “forza, fuori i documenti!” che sembrava più una minaccia che una richiesta. E anche qui la solita storia: “Sei regolare tu?”…
    NB: tutto questo accadeva nel “civilisssimisssimo” nord-est. Come a dire, la latitudine influisce assai poco su certe mentalità del cazzo…

  2. d-K says

    Sperando di non andare OT vorrei aggiungere qualche esperienza visto che a Manuzza mancano e, come dice Leila, gli stronzi che mancano a qualcun* se li sarà beccati qualcunaltr*:

    Mia sorella, la mia compagna e alcune mie amiche m’hanno raccontato che non di rado accade che qualche membro delle forze dell’ordine cerchi di abbordarle così, chiedendo perché se ne vanno in giro tutte sole (magari sono in 4, in auto), che è pericoloso, che se vogliono ci pensano loro a scortarle, che qualcuno potrebbe pensare a male vedendole in giro fino a tardi, ecc. Mi sembra la riproposizione del solito copione…

    Qualche anno fa, poi, mi trovavo in auto con alcune amiche, una di queste era spagnola ma di origine mozambicana (e nera), ci fermarono i carabinieri e, visto che ero al volante, mi chiesero immediatamente i documenti dandomi per tutto il tempo dei controlli del “LEI”. Notarono, però, la mia amica seduta al centro del sedile posteriore e, picchiettando contro il vetro, le fecero: “TU! Sei regolare? Dammi i documenti!” Lei cominciò subito a cercarli (aggiungendo in spagnolo: “Certo che sono regolare, tutti i mesi, per sei giorni” :-D), io, intanto, dissi al carabiniere che in quanto cittadina spagnola era ovviamente regolare. Per tutta risposta lui mi guardò con supponenza e chiosò: “Sì, vabbe’, vedremo… Vedremo…”. Dopo aver controllato i documenti di tutti, averci chiesto da dove venivamo, dove andavamo, per fare cosa, domandandole più di una volta perché era in Italia e quando sarebbe ripartita, ci lasciarono andare. Ci vollero più di 20 minuti per un controllo che, solitamente, si sbriga in 5.

    La nostra amica spagnola ci rivelò, poi, che appena visti i carabinieri sapeva già che fare poiché anche in Spagna le accadeva spesso di essere fermata e che le venisse chiesto, ancor prima di vedere i documenti, se fosse o meno regolare. Le forze dell’ordine, evidentemente, le addestrano ovunque allo stesso modo.

  3. leila says

    Se è vero come dice Carmen Consoli che: “ad ogni rinuncia corrisponde una contropartita, considerevole…” evidentemente tutti gli stronzi che non incontra una li incontra un’altra! 🙂

    Grazie a voi per aver accolto il mio commento. Una vostra assidua lettrice.

    Leila

  4. anita says

    Erano le due di notte (a Palermo) e tornavamo in macchina quattro donne dopo una riunione. Ad un posto di blocco, veniamo fermate e, prima ancora, di chiedere i documenti di rito, il carabienere esordì: “ma che ci fanno quatro donne sole, a quest’ora di notte?”
    Come sole? se siamo in quattro… rispose una mia amica. Tanto bastò per farci passare quasi tutta la notte, a chiederci e richiederci documenti, informazioni (“lei perché tiene due portafogli nella borsa?…) tra strada e centrale…
    Solo per un pelo non finimmo denunciate.

  5. fikasicula says

    @Manuzza

    🙂
    sei stata fortunata. io a palermo ci abito e facendo le stesse cose che hai fatto tu o rientrando in macchina a casa di notte mi è capitato un bel po’ di volte. capitava spesso a me o alle mie amiche che i poliziotti ci fermavano apposta per attaccare bottone con la scusa del controllo documento…

  6. Manuzza says

    Mi sembra un caso che non si può affatto generalizzare. Ho abitato tantissimi anni a Palermo dove ero solita gironzolare per il centro storico la notte, sola in bicicletta o a piedi con amiche. Ma non mi è MAI accaduto nulla del genere né le mie amiche mi hanno raccontato storie simili.
    Non so chi abbia incontrato Leila, probabilmente un imbecille…
    Ma mi pare un po’ tendenzioso domandare più volte “a chi non è successo…”, “a chi non è successo…”. Bhè, a me non è successo!