di iO nOn pOrtO il reggisenO
Scrivo per parlarvi di quanto non mi sia piaciuto il libro “non ti muovere” della mazzantini e soprattutto dei motivi per cui vi consiglio di leggerlo e di criticarlo un po’ di più.
Questo libro uscito nel 2001 che inizialmente non ha avuto poi così tanto successo, è in seguito diventato una sorta di must delle novità in libreria.
La trama è molto semplice: un giorno Angela, la figlia di Timoteo, ha un incidente col motorino. Si rompe la testa, e il padre, siccome è chirurgo decide di operarla. Tra la vita e la morte della figlia, l’autrice sposta il punto di vista sulla vita sentimentale del padre, divisa per un periodo tra l’amante e la moglie.
Quello che ha fatto scoppiare, letteralmente il “caso mazzantini”, credo sia lo stile con il quale viene raccontata la vicenda. Uno stile esagerato, pieno, travolgente: la prima volta che lessi il libro ne rimasi completamente estasiata. Poi lo rilessi, prestando più attenzione alla storia vera e propria. Al modo in cui la mazzantini racconta le protagoniste: perché nonostante il protagonista sia Timoteo, la sua vita è raccontata usando le donne.
La figlia, Angela, è il pretesto grazie al quale fermarsi a ragionare sulla propria vita, la moglie, più che moglie, è uno status sociale vivente, vecchio stereotipo dei giorni nostri: è bellissima, è madre, ha una carriera splendida, non va d’accordo con la figlia, insomma, tutto nella norma. E poi c’è l’amante, attraverso la quale il protagonista scopre di vivere in un mondo d’alta borghesia che non gli appartiene.
Al di là dello stile molto passionale, e che ad una prima occhiata può distrarre dal vero contenuto del libro, ci si trova davanti all’esaltazione del maschilismo: le donne vengono usate per raccontare l’uomo, ne sono lo specchio. Ruotano attorno al suo universo, hanno un preciso scopo: la figlia, come ho già detto, dà la possibilità al padre di ripercorrere questo particolare periodo della sua vita, la moglie rappresenta una realtà che non gli piace, realtà che consta di una casa in città e una al mare, una buona posizione sociale che non vuole abbandonare e molti altri beni materiali. Ma è l’amante, Italia, ad avermi letteralmente lasciata a bocca aperta: la mazzantini la usa come una sorta di secchio in cui questo maschio frustrato scarica lo schifo di se stesso.
Lei viene dipinta come una cui in fondo piace questo ruolo di donna del fine settimana o del dopo lavoro. Il sesso che la mazzantini racconta è brutale, e quando Italia cerca di ribellarsi al suo ruolo, l’autrice la rimette al suo posto. Italia è emarginata dalla società, brutta e povera (dimenticavo… è pure un po’ analfabeta), e quando rimarrà incinta, morirà proprio a causa di un aborto.
La mazzantini nasconde dietro al suo stile delle questioni molto serie: il corpo delle donne. L’aborto. La vita. La morte.E nel suo libro da quindici euro tutto viene semplificato in un universo fallocentrico, le situazioni più complicate si risolvono in esso.
Aggiungo, poi, che il film non ha fatto nient’altro se non accentuare ancor di più il carattere maschilista della storia, perché le immagini sono molto più chiare ed esemplificatrici delle parole. E allora ho pensato: perché?Perché Margaret Mazzantini ha voluto raccontare una storia così socialmente brutta, schierandosi sempre in qualche modo dalla parte del maschio frustrato? Perché ho come la sensazione che abbia voluto parlare di qualcosa ma che abbia fallito miseramente? Perché poi, in realtà, il messaggio percepito è la cosa importante: e il messaggio che è arrivato a me è che il maschio è frustrato, e che tu femmina non puoi fare niente, perché o sei porta, se sei l’amante, o muro, se sei la moglie, o pretesto, se sei la figlia.
E soprattutto ho capito che quei ruoli sono gli stessi che milioni di altre donne vivono, con una differenza: il cinema e la letteratura ti rendono unica e irripetibile, brutta, bella, viva, morta, muta o parlante che tu sia, anche se rappresenti l’ultima delle straccione. La realtà, invece, no.
Sono assolutamente d’accordo con l’autrice del pezzo: non solo il libro è palesemente fallocentrico, ma giustifica anche uno stupro. Inoltre, proprio come evidenzia Sera, pur per intenti opposti ai miei, il protagonista alla fine sceglie Italia e non la moglie, non perché la ami, dubito che una persona del genere possa amare, ma perché Italia non ha pretese, è solo, poveretta, un enorme secchio a suo uso personale, uno specchio in cui lui si guarda illudendosi di essere un grande uomo, ma in realtà è solo un vampiro emotivo, incapace veramente di sentire qualcuno che non sia se stesso.
Nell’impostazione dei personaggi, a mio parere: ho trovato un trait d’union molto forte tra la questione del corpo delle donne e questo libro. Cioè, voglio dire che questi corpi nel libro “servono” a raccontare il maschio. E’ come se di per sé non abbiano autonomia. Mi rendo conto che la letteratura certe cose se le può permettere perchè è letteratura, ma dal mio punto di vista la mazzantini ha accuratamente scelto di voler raccontare una storia usando delle donne. e perchè? ci sono mille modi di raccontare la stessa storia, per esempio raccontarla e contestarla, ma lei non l’ha fatto. per esempio posso raccontarti di una mia amiche che viene violentata, ma di certo non partirò da quando il violentatore da piccolo veniva picchiato dal padre. parto dal fatto che una donna viene violentata e poi magari spiego cosa accadde in un remoto passato al maschio.
nel libro invece si parte dall’insoddisfazione del maschio, giustificando in qualche modo la sua brutalità nei confronti di Italia, l’ipocrisia nei confronti della moglie, l’assenza nei confronti della figlia.
Ecco, io ho spostato il mio punto di vista.
non sono assolutamente d’accordo con te.
il libro mi è molto piaciuto, anche se trovo lo stile talvolta troppo crudo e doloroso. tuttavia il buono in margaret mazzantini è proprio questo: la sua onestà e schiettezza. lei non ha voluto concentrare la sua attenzione sulla storia di donne emancipate, libere. ha voluto raccontare per prima cosa la storia di un uomo, partendo dall’esperienza dolorosa dell’incidente della figlia, e ripercorrendo così la storia d’amore con Italia, una donna brutta, ignorante, povera,e che nonostante questo è più amata della moglie bella ricca e realizzata.
certo, c’è l’episodio dello stupro; c’è un uomo vigliacco che non sa scegliere; c’è l’episodio dell’aborto e la solitudine di Italia; c’è un amore nascosto al mondo; ma c’è anche la scelta finale di timoteo di lasciare il suo mondo di apparenza e falsità per inseguire il suo amore.
non è che si debbano scrivere solo libri in cui le donne sono protagoniste al 100%. e poi parlare di maschilismo è assurdo francamente! dove sarebbe il maskilismo?!