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Appunti femministi: vedere, sentire, comunicare per non subire mai

Norma de Bartolo su Dazebao ci parla della pillola dei "due giorni dopo". Non in italia, non illudetevi. Una rivoluzione, a pensarci bene, che se arrivasse sul nostro mercato ci darebbe il tempo di superare barriere di ostruzionismi e obiettori rimanendo comunque in tempo utile per poter decidere se essere madri oppure no. In italia, lo sappiamo, ogni minimo diritto che ci darebbe modo di autodeterminare le nostre scelte, di avere controllo sulla nostra sessualità e sui nostri corpi diventa motivo di diffidenza e sfiducia, persino di aggressione da parte di chi sostiene che le donne – non essendo in grado di intendere e volere – comunque non possono essere lasciate "libere" di toccare la medicina che può farci la bua. Come bimbe senza cervello, secondo le bande di movimentisti pro-life, autoritari e spesso fascisti dichiarati, noi non sapremmo gestire queste "opportunità". Ogni affermazione ci ferisce, ci offende: se la lasciano circolare sul mercato poi noi ne approfittiamo, poi diventa un gioco, poi sterminiamo milioni di innocenti spermatozoi e allora la roccella arriva in loro aiuto e se necessario li inserisce direttamente in vagina per impedire che muoiano.

Da noi le cose stanno un po’ di cacchetta. Attualmente ci dicono che la ru486, pillola abortiva diversa dalla pillola del giorno dopo (contraccettivo d’emergenza), può essere utilizzata ma per riuscire a toccarla con mano bisogna penare, attraversare la via crucis, l’inferno stesso e poi trovarsi di fronte la faccia della roccella e di tutti coloro che hanno messo in piedi la commissione di indagine che indaga sul perchè loro alla fine ci diranno che quella pillola lì proprio non la vedremo neanche con il binocolo.

Per avere una sessualità tranquilla e priva di conseguenze che ci coinvolgono sul piano fisico, morale e materiale, ci toccherà aspettare la vecchiaia e poi prenotarci per l’ospizio israeliano dove si fanno le orge. Io mi prenoto fin d’ora. 

Eugenio ci segnala un articolo senza capo ne coda: qual è la notizia? Boh! A noi piacerebbe sapere come mai si trascura di descrivere il fatto e di citare gli arrestati che immaginiamo siano responsabili di un giro di prostituzione minorile non da poco. Si accenna ad un illustre ginecologo e poi però si insiste sulle prostitute quasi come fossero loro le accusate, senza spiegarci che sono vittime, che c’erano adulti a gestire la cosa e che ‘sti vecchi maiali hanno escogitato un sistema degno dei ragazzini delle medie che ricattano le coetanee con la faccenda dei video hard su youtube. Se c’è chi ne sa di più per favore ce lo dica.

Il Cnr ha fatto una indagine ed è emerso che i "giovani" sono sessisti e disinformati. Oibo’, proprio non ce lo aspettavamo, vero? Curiose di sapere quanto ha speso il cnr per ottenere un risultato che avrebbe potuto realizzare sbirciando gli spazi web che gli adolescenti riempiono di castronerie. Cosa fondamentale è che attraverso il web si capisce anche quali siano gli adulti di riferimento di questi giovani. Affermazioni come "Le donne vanno un po’ forzate altrimenti non si sbloccherebbero" sono comunque da incorniciare e conservare a futura memoria. Ma chi è stato il genio che ha elaborato una domanda del genere? Ma bastava dirlo che eravate a corto di stimoli e vi si aiutava. Abbiamo un questionario (delle donne arraggiate) pronto per tutti voi. Il verbo forzare unito al verbo sbloccare poi pare riferito ad una porta incastrata, una portiera dell’auto che non cede, una vite che non si inserisce. Che tipo di oggetto saremmo noi donne per l’esattezza? 

Speriamo che qualcun* abbia spiegato a questi ragazzi che le ragazze non vanno "sbloccate" con forzature di nessun tipo e che le forzature in questione si chiamano "stupro".

Una ragazza italiana è stata stuprata su un treno in francia. Il rilievo dato alla notizia suggerisce che la ragazza non sarebbe stata in pericolo nella sua terra d’origine. Ed effettivamente noi possiamo rivendicare un primato assoluto: fino ad ora le donne sono state stuprate ovunque meno che sul treno… forse. 

"Devi essere solo mia" urlava l’ennesimo femminicida che ha ucciso una donna perchè immaginava che lei non volesse più avere a che fare con lui. Siamo a Lucca, il territorio in cui si fanno ordinanze anti-kebab, e la notizia viene data sottolineando con cura l’origine meridionale dell’uomo. Se non è un rom o un nero deve per forza essere un meridionale. Poco importa se solo in questi ultimi mesi si contano decine e decine di donne assassinate da uomini italiani proprio nell’italia del nord.

Quando si ha a che fare con l’assassino meridionale vediamo che la stampa scioglie il laccio della scusante depressiva e adopera la spiegazione della gelosia. Ovvio che per quel giornalismo la gelosia passionale, il possesso agevolato dalla cultura sessista del nostro paese, sia un accessorio emotivo tipico dei soggetti con coppola, lupara e marranzano o in questo caso con mandolino e abito da pulcinella. La notizia comunque non occupa neanche le terzultime pagine. Povere striscie di descrizione di un fatto di cronaca geograficamente connotato che non viene contestualizzato nè si immagina di inserirlo in un discorso privo di retorica e propaganda di regime che davvero individui soluzioni. Le donne continuano a morire e chi dovrebbe fare qualcosa si gratta comodamente l’ombelico.

Infine una storia di paese. Roba siciliana. Una ragazza incinta che sopporta le botte perchè non ha alternativa e che alla fine si trascina in ospedale completamente sfinita e massacrata. Le è andata bene perchè c’è chi per le botte ha abortito. Così come c’è chi ne è morta. La storia della ragazza che si salva per un pelo avviene nell’agrigentino e ci ricorda tanto un’altra storia che vi abbiamo già raccontato e che riguarda una di noi.

Noi speriamo che questa ragazza non debba patire mai più, che sia accolta, aiutata a costruirsi una vita alternativa giacchè la denuncia non risolve nulla se poi lei – per mancanza di casa e reddito – sarà costretta a tornare a vivere con l’uomo che la massacra. Donne così sono in costante situazione d’emergenza. Stavolta ne è uscita viva, la prossima volta potrebbe non farcela. Se qualcun@ ha contatti con quel luogo, San Biagio Platani, se c’è un centro antiviolenza che se ne vuole occupare, vi preghiamo di non lasciarla sola. Salvatele la vita, ve lo chiediamo per favore. Grazie!

—>>>L’immagine è una foto straordinaria per tre donne straordinarie, che ringraziamo tantissimo: è il non vedo, non sento, non parlo. In sicilia è parte della mentalità comune. Le donne sono quelle che più di chiunque altro ne subiscono le conseguenze. L’omertà e la complicità nella violenza maschile contro le donne sono gravi quanto la violenza stessa. Perciò è utile condividere qualunque informazione che ci riguardi. Perciò è utile che tra di noi vi sia uno scambio di consapevolezze e di saperi perchè sono quelli che ci salvano la vita.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.