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Siamo tutte Sanaa (evviva il patriarcato degli altri!)

Dalle Dumbles

SIAMO TUTTE SANAA

[Evviva il patriarcato degli altri!]

Siamo tutte Sanaa perché tutte potremmo essere vittime di qualche uomo che ci ritiene di sua proprietà; che per questo ci uccide, per questo ci violenta, per questo ci insulta, per questo usa la nostra immagine e ci tratta come oggetti, per questo ci offende.

Nei soli mesi di luglio e agosto, dalla cronaca di questo paese abbiamo contato 30 femminicidi; una donna uccisa ogni due giorni. Generalmente donne uccise per mano dei rispettivi mariti, semplicemente perché come lo sciagurato padre di Sanaa non volevano che la “loro” donna trasgredisse la loro volontà, o, ancora più sciagurati, decisi al suicidio non hanno saputo morire senza trascinarsi dietro anche il resto della famiglia; che la “loro” donna non gli sopravvivesse; che quell’estremo atto fosse il certificato unico di proprietà esclusiva, inconfutabile, eterna. Succede spesso; è successo da poco anche in Friuli.

Nessuno si è scomposto.

Oggi, dopo l’efferato assassinio di Sanaa per mano del padre, apprendiamo che tutte le gerarchie del potere: Governo, Regione e Provincia si costituiranno parte civile.

Dal locale Messaggero Veneto rimbombano i proclami morali di Ferdinando Camon e scintillano le spade di fuoco degli arcangeli della Santa Padania.

Tutte le anime belle che non abbiamo mai sentito prodursi nemmeno in flebili guaiti per le tante donne uccise dai coltelli, mazze e martelli nel caldo cuore della famiglia cristiana dove ogni buon credente può praticare una shaarìa tutta sua. Non un fiato per le donne di altra nazionalità uccise da uomini di pura razza italiana. Silenzio di tomba. 

Diteci: perché? 

Perché l’assassino è un marocchino. Punto. Morale ad personam. Dimmi chi sei e ti dirò come ti giudico. 
I conti tornano. Tornano i conti con il G8 contro la violenza sulle donne che si è da poco concluso a Roma in coda e a margine di quello più famoso nonché inutile de l’Aquila.

La ministra di un governo che si sta distinguendo -grazie alle battute idiote del suo premier- per il massimo disprezzo nei confronti delle donne, si è fatta il restyling attraverso questa iniziativa voluta dal dicastero che potremmo chiamare delle “Papi Opportunità”.

Barbara Spinelli ne fa una lucida cronaca intitolata appunto: “Carfagna contro patriarcato degli altri”.
Quello delle mutilazioni genitali femminili, quello che copre le donne col burqa, quello che ha armato la mano del padre di Sanaa … ma soprattutto quello che permette di nascondere e ignorare il patriarcato di casa nostra.

Chiamiamo patriarcato il silenzio intorno ai femminicidi di cui abbiamo detto, gli stupri, le violenze, le molestie e le ancor più odiose insinuazioni sulla moralità delle donne quando ne sono vittime; chiamiamo patriarcato tutta la subcultura di oggettificazione della donna che per prime le televisioni del premier elargiscono a reti unificate; tutta la pubblicità sessista che pervade le nostre vite a goduria della volgarità maschile senza che alcun moralista alla Camon si inalberi e chiamiamo miserabile patriarcato l’ennesima operazione che vedrà la libertà di scelta delle donne usata come moneta di scambio nella ricucitura dello strappo tra la santa madre chiesa e il governo dei papiminkia. Il silenzio del vaticano sulle fornicazioni in cambio di appoggi all’obiezione di coscienza su pillola del giorno dopo, blocco della RU486, di più restrizioni possibili all’aborto, …poi ci sarà il testamento biologico e così via. 

Intanto, mentre aspettiamo di vedere l’applicazione della legge sullo stalking ci godiamo sentenze come quella che stabilisce che alla donna cui un’operazione chirurgica sbagliata impedì di poter avere rapporti sessuali, è stato riconosciuto un risarcimento da assegnare al marito. Cioè: il danno lo ha subito lei, ma ad essere risarcito è lui! Che ne dite?

Oggi, nel roboare di una classe politica la cui sottointesa espressione razzista ammorba ogni giudizio sulla tragedia di Montereale Valcellina; aspettando le prossime costituzioni di parte civile per le prossime donne di qualsiasi nazionalità uccise per mano di uomini di qualsiasi nazionalità, anche italiani, il nostro pensiero e il nostro cuore vanno a Sanaa, una di noi, vittima di un uomo che non la voleva lasciare libera, come Adriana, come A.D.M. (nemmeno il nome ci hanno messo), come Tatiana, come Hemine, come Mariagrazia, come …. 

Dumbles – 17 settembre 2009

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


One Response

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Continuing the Discussion

  1. Quotidianità di un libertario linked to this post on Settembre 20, 2009

    Le femministe terzomondiste hanno deliberatamente appaltato in esclusiva alla Santaché la battaglia contro l’oppressione della donna rivendicata dagli islamici.