Skip to content


Ru486: si preparano punizioni “esemplari”

http://media.panorama.it/media/foto/2007/12/06/482f01c92dec6_normal.jpg

Avete letto della discussione che riguarda la RU486 e le reazioni successive alla decisione dell’aifa. Reazioni che secondo la Aspesi denotano la "volontà di punire".

Al Ministero, come previsto le provano tutte per rendere vana qualunque
decisione, per fare ostruzionismo, ritardare ancora e rendere più
difficile l’uso di quella pillola.

Leggo su repubblica di oggi a proposito delle regole che sacconi e
la roccella stanno preparando per riaggiustare la applicazione della
194, compreso l’uso della ru486:

"Punto primo, ricorso alla Ru486 solo a condizione che l’espulsione
dell’embrione coincida col ricovero obbligatorio
. Punto secondo,
subordinare l’utilizzo della pillola alle sole donne che superano una
sorta di test socio-psicologico, sulla scia del questionario adoperato
in Francia, dove l’aborto chimico è datato 1988. Il test consentirebbe
di vietare la pillola per
le categorie considerate più a rischio: le
donne che non hanno conoscenze linguistiche adeguate (straniere da poco
in Italia), chi risiede ad oltre un’ora da un ospedale, chi non ha
un’alta tolleranza al dolore
, le donne sole o prive di assistenza,
quelle prive di un’auto
. È una bozza, un’ipotesi in cantiere che
tuttavia – sanno bene al ministero – non potrà essere imposta, semmai
pilotata attraverso protocolli di intesa con le Regioni."

A proposito della pillola su altra fonte leggo:

Il mifepristone, correntemente denominato RU486, è un antiprogestinico
di sintesi utilizzato come farmaco per indurre l’interruzione della
gravidanza entro i primi 49 giorni di amenorrea (in alcuni paesi fino a
63); il farmaco, che si assume per via orale, è commercializzato in
Francia con il nome Mifégyne e negli Stati Uniti col nome di Mifeprex.
Attualmente
la RU486 è in uso in tutti i Paesi della Comunità Europea, ad eccezione
di Italia (in cui la RU486 è attualmente in fase di sperimentazione
soltanto in alcune regioni) e Irlanda.
Rispetto al tradizionale metodo dell’aborto per aspirazione, la RU-486 presenta una serie di vantaggi:
non richiede invervento chirurgico e anestesia;
non
comporta i rischi
legati alle complicazioni possibili dell’intervento
chirurgico
(rottura dell’utero, lacerazioni del collo dell’utero,
emorragie
ecc.);
può essere utilizzata nelle prime settimane di
gravidanza, mentre l’aspirazione viene eseguita generalmente dopo la 7°
settimana (interrompendo lo sviluppo dell’embrione in una fase
precedente si ottiene il duplice risultato di interrompere la
gravidanza in un momento in cui lo statuto di persona è difficilmente
sostenibile e di ridurre le complicazioni per la donna).

La politica del ministero sacconi con la collaborazione della roccella, come nel caso englaro, volge verso un accanimento terapeutico. Una persecuzione alle persone, alle donne. Le regole che vogliono inserire di fatto impediscono l’uso della pillola:

l’espulsione dell’embrione per quello che ne so non può essere prevista. Chiedetelo alle donne che hanno abortito spontaneamente. Semplicemente accade e subordinare l’uso della pillola al ricovero DURANTE l’espulsione (non dopo, ma esigono che accada proprio lì) significa ricoverare le donne per giorni, quindi niente day hospital, quindi passaggio più lungo ed estenuante rispetto all’aborto chirurgico per il quale è previsto un solo giorno di ricovero, oppure significa avere la palla di vetro e stare con la valigia pronta e il motore della macchina acceso, con un altissimo livello di stress, per soddisfare le morbose elaborazioni della signora roccella & company.

il test socio – psicologico è un modo per fare ulteriori pressioni alle donne. Un ricatto. Una umiliazione nelle umiliazioni. Un modo per dire che le donne sono "irresponsabili e incoscienti" a priori, perciò necessitano di un test che certifichi che sono in grado di intendere e volere. Un modo per dire che le donne hanno bisogno sempre di tutori e mai e poi mai si può lasciarle a gestire il proprio corpo autonomamente. Un modo per gestire le nostre vite e le NOSTRE scelte. Un modo per offenderci. Già la legge 194 richiede un passaggio in consultorio e un colloquio obbligatorio con una persona che ascolterà le ragioni della scelta delle donne. Quello cui si riferisce la Roccella invece è simile al ricatto che fanno i volontari del movimento della vita quando mettono piede in un consultorio. Ricattano le pazienti, insistono affinchè cambino idea, continuano a terrorizzarle parlando loro di anime perdute e delle "conseguenze psicologiche che subiranno dopo". 

istituire l’obbligo di un test con la intenzione di vietare l’uso della pillola ad alcune categorie è già un abuso specie se tra queste categorie vi sono donne considerate a rischio solo perchè non dispongono di "qualifiche" che la signora roccella esige. Per la roccella evidentemente essere straniere è "un rischio" (non si capisce perchè a parte che per le leggi liberticide e razzista del governo di centro destra rispetto alle quali la roccella non si oppone). Per la roccella evidentemente il documento dovrebbe essere scritto solo in italiano, così come il consenso informato, senza l’uso di nessuna mediazione culturale che agevoli l’accesso ai servizi – garantito costituzionalmente – anche alle donne straniere. Le altre categorie a rischio sono appunto quelle subordinate alle idee malsane diffuse dal ministero. Sarebbe un impedimento all’uso della pillola il non vivere esattamente a due passi, se non dentro l’ospedale. L’essere single – per quelle classificate in quanto "donne sole o prive di assistenza" – è di sicuro un impedimento. Quale impedimento più grande per la morale della roccella & company dell’essere così puttanamente "sola", sessualmente attiva e per di più intenzionata ad abortire. L’inferno, mie care, vi tocca l’inferno. Il possesso dell’auto poi sarebbe la chicca tra le chicche. Perchè non stabilire allora anche la marca. Siamo in epoca di privatizzazione, deregulation e tagli alla spesa sociale quindi perchè non usare questa occasione per farsi sponsorizzare dalla fiat per esempio. Si può dire che tutte le donne che non sono munite di auto fiat non potranno accedere alla pillola. Ovvero: come discriminare le donne sulla base del loro portafoglio. Se puoi permetterti solo una bicicletta niente pillola. La pillola solo per le ricche "amiche" del premier tra un utilizzo e un altro.

Poi c’e’ la storia della soglia di sopportazione del dolore che meriterebbe un capitolo a se. Qui ci limitiamo a dire che le donne sopportano il dolore da sempre. Che l’aborto chirurgico è doloroso.  Più doloroso. Un aborto chirurgico si fa dilatando la bocca dell’utero. Ti infilano qualcosa dentro.Ti fanno male. Una espulsione spontanea non causa altrettanto dolore. Causa contrazioni, dolorose certo ma non quanto un aborto chirurgico. Causa dolori successivi per il riassestamento dell’utero ma non quanti ne causano le pillole che ti prescrivono dopo un aborto chirurgico per farti restringere la bocca dell’utero che non si è dilatata naturalmente. Come se ti prendessero a martellate dentro. Ha mai abortito la Roccella? Se il suo santo utero non ha mai provato i dolori di cui parliamo allora dovrebbe tacere e smetterla di raccontare favole per ubbidire, prona, ai desideri dei suoi padri e padroni ecclesiastici. L’aborto clandestino è mortale, quello chirurgico e assistito è dolorosissimo, quello a seguito della pillola è meno invasivo e doloroso. Le proposte del ministero sacconi/roccella/clero mirano semplicemente a punirci con una cludeltà e una ferocia senza pari. L’inquisizione del 2009 che richiede di imporre le regole di un credo anche alle persone che non lo sposano e che vogliono vivere in uno stato laico avendo garanzia di fruire di diritti che ogni stato laico dovrebbe fornire.

Queste le "idee" originali che dal ministero dell’accanimento sui corpi vengono diffuse. Ne attendiamo altre, pronte a commentarle e ad opporci ad esse. Altrettanto ridicole e medioevali.

Noi ne suggeriamo una: scrivere ad esempio che tutto ciò non è vincolante per chi non è cattolico. Se scelta di fede deve essere almeno sia applicata la costituzione. Io non sono cattolica e dunque non seguo le regole della chiesa e della roccella.

Per finire da Infoaut prendiamo il documento delle compagne dell’askatasuna e del collettivo femminista rossefuoco, tutto da leggere:

Noi… e il nostro corpo…
 
una breve riflessione dopo l’introduzione della RU486 in Italia.

Il corpo femminile ha una propria storia, una storia che è storia soprattutto di una differenza, quella che ogni fatto e ogni avvenimento che quel corpo attraversano mette sempre, fatalmente, in primo piano. I nostri corpi sono corpi "femminili", la cui subordinazione sociale, culturale, economica e fisica è passata storicamente, almeno fino ai primi del ‘900, come giustificazione e spiegazione di una debolezza de facto che pareva appartenere all’ordine naturale delle cose.
Gravidanza, parto, menopausa e aborto sono gli eventi della vita delle donne che più profondamente ne hanno simbolicamente segnato, e volutamente motivato, una condizione secolare e terribile di inferiorità, fino a quando le donne stesse non hanno totalmente sovvertito quest’ordine simbolico e fisico di riferimento sia partendo dalla consapevolezza di una autonomia personale quale quella da sempre riconosciuta al maschile sia "approfittando" delle enormi trasformazioni che l’intera società occidentale ha conosciuto negli ultimi decenni, almeno a cominciare dal secondo dopoguerra, in tema di ampliamento delle conoscenze, di accesso alle tecnologie, di miglioramento della qualità della vita e di progressi in ambito medico e sanitario.

Non è affatto casuale che nei primi collettivi femministi degli anni 60 fosse praticata, come momento politico vero e proprio, la cosiddetta auto visita e che la conoscenza del proprio corpo, della propria sessualità e femminilità, costituissero passaggi fondamentali verso una presa di coscienza reale di sé, delle proprie potenzialità e della propria forza.
Il discorso sulla salute si poneva come nodo centrale di ogni riflessione successiva, nella convinzione che "partire da sé" avesse proprio il significato, e il valore, del dover partire da un corpo di donna.
Poter dire di no ad un rapporto sessuale imposto dal "dovere coniugale", poter pianificare la maternità, potersi occupare dei figli perché desiderati, voluti e amati o, anche, poter decidere di non diventare madre, interrompendo una gravidanza o vivendo liberamente la sessualità svincolandola finalmente dalla procreazione…tutto ciò ha rappresentato per le donne una vera rivoluzione, soprattutto perché le donne hanno voluto che ad essa si unisse una cosciente messa in discussione radicale non solo dei propri ruoli sociali, culturali ed economici, ma anche del proprio rapporto con la salute, con la medicina e naturalmente con i medici.

Una "relazione" mai facile quella tra la donna, il suo corpo e il medico, soprattutto una relazione che non può essere neutra: il movimento delle donne ha costruito anche, e specialmente, un nuovo rapporto medico/paziente basato sulla cultura, sulla conoscenza, sul grado di sensibilità di entrambi e sulla imprescindibile domanda di informazione della paziente.
"Le donne vogliono che la loro salute sia libera da mistificazioni!"…
… così si esprimevano nella loro introduzione le curatrici dell’Enciclopedia delle Donne, del 1993, e continuavano:

    "non vogliamo più assistere ad un atteggiamento di docile sottomissione alle indicazioni degli esperti, medici inclusi. Le donne vogliono riappropriarsi del loro corpo e vogliono decidere in prima persona su tutto ciò che riguarda la loro salute. I medici sono consiglieri responsabili, a volte abili detective e specialisti. Ma è la donna che decide"…

Il rapporto delle donne (e degli uomini, naturalmente) con la salute e la medicina è stato, è e sarà sempre influenzato dai progressi della ricerca medica, dell’alta tecnologia e soprattutto dagli interessi economici e scientifici delle grandi case farmaceutiche: la disponibilità di un farmaco abortivo, comunemente noto come RU486, in alternativa all’aborto chirurgico dovrebbe forse essere letta, politicamente, non come una conquista da celebrare tout court ma come una ulteriore possibilità di scegliere e decidere in piena autonomia e consapevolmente, possibilità che da oggi, 31 luglio 2009, è attuabile anche in Italia.
Molte donne in Europa, utilizzano la pillola RU486, si tratta di circa il 30% del totale delle interruzioni di gravidanza e, quando interrogate in occasione di studi di settore, in particolare relativi alla Francia e alla Gran Bretagna, tra i principali motivi della loro scelta non hanno certo indicato la facilità che il Vaticano tanto sottolinea e paventa, e su questo terreno becero rifiutiamo qualsiasi confronto, quanto piuttosto la minor invasività fisica e psicologica, e gli elementi indicati in negativo erano proprio quelli che, giocoforza, caratterizzano l’intervento chirurgico.

La RU486 permette, come sappiamo, di poter decidere di interrompere una gravidanza anche senza anestesia totale, senza un’operazione chirurgica, senza un’eccessiva ospedalizzazione e, naturalmente lo pretendiamo, in totale sicurezza e affidabilità nonché in strutture pubbliche e secondo trasparenza e rigore.
Vogliamo donne informate e consapevoli anche con la RU486, e non ostaggio, come sempre più spesso abbiamo denunciato per quanto riguarda l’applicazione della legge 194, di medici frettolosi, di burocrazia infinita e punitiva, di tempi dilatati ad arte, di chiarimenti e spiegazioni dati col contagocce e di comportamenti e modi sfacciatamente di condanna fin dentro la sala operatoria.
E sì… vogliamo anche che sia tutto un po’ meno doloroso e non perché abortire risulti più facile, ma perché, che sia per diventare madri o per non diventarlo, non accettiamo più che il dolore attraversi il nostro corpo di donna per pagare tutte un peccato che ci rifiutiamo di riconoscere come tale: Eva rappresenta il coraggio, la curiosità, l’accesso alla conoscenza e al futuro, la libertà di scegliere, conoscere, ribellarsi…
e che ci scomunichino pure tutte!

Le compagne del Centro Sociale Askatasuna
Collettivo femminista Rossefuoco

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


13 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Luna says

    Lucha, a mio avviso hai perfettamente ragione, è quella la chiave, è quello di cui hanno paura. La perdita del controllo.

  2. HCE says

    lo spunto di lucha mi sembra ragionevole. e lo si può estendere anche su un altro aspetto: quanto “vale”, in termini di rimborso delle prestazioni, un aborto farmacologico rispetto ad uno chirurgico?

    ad occhio e croce, e forse considerando anche che sperabilmente l’obbligo di restare in ospedale fino ad espulsione avvenuta verrà sistematicamente rifiutato, gli ospedali, non praticando operazioni chiurgiche, incasseranno anche meno rimborsi per ciascun aborto.

    però qui sarebbe utile che qualcuno faccia i conti in tasca agli ospedali con in numeri giusti.

    non è che per caso è anche questo che disturba???

  3. Luna De Bartolo says

    La battaglia è solo iniziata, questa pillola, che è sicurissima (lo dicono i dati, ho letto e ascoltato anche tantissime testimonianza di donne in Belgio, dove abito, francesi, svizzere: gli effetti sono crampi, a volte vomito, mal di testa e perdita abbondante di sangue, né più né meno che una mestruazione più abbondante ed un po’ più dolorosa) deve essere sempre più diffusa, insieme alla contraccezione ed alla pillola del giorno dopo. Hanno troppa paura che possiamo appropriarci dell’aborto, libere da tramiti. Continueranno a tentare di mettere paletti su paletti, ma il fiume, a mio avviso, è destinato a rompere gli argini. Questa pillola ci renderà al contrario molto più responsabili del NOSTRO corpo!
    Ti lascio un articolo che ho scritto ieri, mi fa piacere se lo leggi! Sono ancora giovane, ti leggo sempre e contribuisci moltissimo alla mia formazione 🙂
    Un abbraccio grande e, comunque, questa è una grande vittoria.
    http://www.dazebao.org/…giustizia&Itemid=292

  4. lucha says

    ho letto questo e l’altro e un po’ di commenti in giro, e condivido le posizioni di chi osserva che buona parte dell’opposizione ecclesiastica a questa pratica medica è sintetizzabile in «se abortisci hai da soffrire perché stai peccando» (la volontà di punire).

    vorrei aggiungere a tutto ciò quel che stato detto una mia piccola analisi, che più o meno mi sembra ci sia sullo sfondo, ma che non ho visto bene esplicitata. lo faccio qui perché so che è un ambiente ricettivo 🙂 e se dico stronzate qualcuno me lo farà osservare.

    io penso che la RU486 cambi radicalmente non solo il “costo” che paga una donna ad affrontare un aborto (emotivo, psicologico, fisico, temporale), ma anche il “costo” per le strutture ospedaliere. mi spiego.

    un aborto chirurgico è un’operazione, un intervento. richiede medici, infermieri, anestesisti. sale operatorie. strumentazione. basta inceppare un piccolo ingranaggio di questo meccanismo per metterlo in crisi: basta un anestesista obiettore, e se ne deve cercare un altro, sennò non si può procedere.

    Se questa è la pratica con cui si svolgono le interruzioni di gravidanza, mettere in crisi, rallentare, o semplicemente fare pressione sul sistema avendo a disposizione un buon numero (diciamo la maggioranza, recenti stime dicono siano il 70%) di obiettori. Considerando poi i casi delle strutture in cui i non obiettori sono così pochi che si ritrovano a dover effettuare un numero esorbitante (rispetto alle loro capacità o aspettative) di interventi di questo tipo, che (ma io non sono un medico né qualcosa di simile, questa cosa l’ho sentita raccontare e mi sembra plausibile) non è né gratificante (sia livello personale-umano che professionale), né permette di “fare carriera”.

    Con l’aborto farmacologico è un’altra storia, almeno (ripeto, non sono un medico) mi pare di aver capito dalle reazioni scomposte dei talebani italioti. Un numero molto minore di medici può “gestire” un numero molto superiore di interruzioni di gravidanza. So che è un discorso di un sapore vagamente fordista, è brutto e non voglio paragonare una donna che decide di interrompere la gravidanza ad un’auto in catena di montaggio, ma gli ospedali sono anche questo. Prescrivere una pillola, avere un infermiere che controlli lo stato di salute, un day hospital, pochi giorni al massimo, sono molto meno onerosi (in termini di tempo, ma anche di psicologia dei medici) per la struttura ospedaliera. operare un’interruzione al giorno deve essere pesante, se fatta per via chirurgica. credo che lo sia molto meno per via farmacologica.

    insomma, non è solo un problema di “soffrire più o meno”, ma anche di allentare la morsa del controllo che “l’obiezione di coscienza” ha permesso alla chiesa in quest’ambito da quando c’è la 194.

  5. Marco says

    Mentre i nostri militari si trovano in Afghanistan a combattere i talebani non ci accorgiamo che i veri talebani si trovano in vaticano e come al solito manipolano la politica italiana per conservare il potere. L’opposizione alla Ru486 è indegna di un paese civile, moderno e democratico.

  6. GM says

    @ fikasicula
    Te la girerò volentieri, ma ci vorrà ancora un bel po’ di tempo.

    Dimenticavo che a carico dei medici fondamentalisti è ipotizzabile anche il reato di interruzione di un servizio di pubblica necessita’.

  7. Fabio Pari says

    Penso che l’aborto debba essere un soluzione da adottare solo quando strettamente necessaria, una decisione da prendere alla luce di attente riflessioni, assolutamente soggettive, sullo stato della propria vita e della propria salute.

    Valutazione soggettiva = Libertà personale.

    Tradotto: la possibilità va data,sta poi al singolo decidere in base alla propria morale.
    Chi è il Vaticano (o il Governo) per privare di questa possibilità migliaia di donne che, purtroppo, non hanno scelta?

    Libertà vuol dire possibilità di scelta. Nessuna istituzione ne religione obbliga una donna contraria all’aborto ad abortire, perché la Chiesa e i suoi militanti si sentono il diritto di sottrarre il libero arbitrio a chi non la pensa come loro?

    http://fabiopari.blogspot.com/

  8. fikasicula says

    @GM

    è stato totalitario senza dubbio. i corpi sono di stato in ognio provvedimento. dall’obbligo della nutrizione artificiale, alla discussione che vorrebbe il tso per le ragazze malate di anoressia a molti altri esempi.

    non siamo persone: siamo incubatrici da trattare come fossimo pazze. devono obbligarci a fare quello che vogliono. tutto ciò è disumano.

    appena scrivi la cosa sull’obiezione di coscienza me la giri?

    @mario

    tutto ciò come dice GM è da stato totalitario. lo abbiamo sempre detto. già si intravedevano le intenzioni agli esordi. non può che peggiorare.

  9. Mario says

    Al solito sono schifato. Non è un Paese normale, proprio no… Anch’io ho parlato della cosa, ma mi sa che sono rimasto un po’ indietro. Hai completamente ragione: le proposte della signora Roccella mfanno pensare alla necessità di tutelare queste povere donne che da sole non sono in grado di fare delle scelte. Lo stesso dicasi, comunque, di tutti i cittadini, sempre più “aiutati” a pensare dallo Stato. 🙁

  10. GM says

    La valutazione socio-psicologica – sicuramente ad opera di luogotenenti fidati – è roba da stato totalitario.
    Bisogna controbattere, sto scrivendo una cosa sull’obiezione di coscienza che include anche la critica a quella falsamente definita tale nella legge 194/1978,
    Ripartiamo dall’abolizione della legittimità del rifiuto da parte medici e personale sanitario di interrompere una gravidanza, facciamolo rientrare nel giusto alveo della fattispecie di reato di rifiuto di atti d’ufficio.
    I medici “obiettori” sono criminali, a prescindere dalla loro frequente abitudine di farsi pagare privatamente per aborti clandestini anche oltre il termine.

  11. Scarabocchia says

    Condivido tutto, leggo per la prima volta queste meravigliose idee della Roccella e mi è venuta la nausea. Sembra che dietro ci sia questo ragionamento “ok, ora c’è la Ru486, ma attente, dobbiamo per forza porre delle condizioni, in modo che non sembri che siete libere”.
    Tutte le regole poi, come scrivi tu, hanno un sottosuolo discriminante. E se sei single, e se non hai l’auto, e se non parli bene italiano.
    In qualche modo devono rompere, far sentire che sono loro a decidere, o, che se puoi scegliere, puoi farlo solo se passi gli ostacoli che hanno scelto per renderti le cose più difficili.

  12. fikasicula says

    @anonimo
    un test psicologico mira a promuoverti all’uso della pillola sulla base della tua salute mentale. partendo dal presupposto che tu sia certamente disturbata, questa è la premessa.

    e se per giustificare la spesa sanitaria devo emettere un certificato di sanità mentale di chiunque allora perchè non si fa lo stesso quando tu val all’asl per farti togliere un molare dal dentista?

  13. anonimo meridionale says

    mm… un accordo con le regione significa che la Ru486 non si potrà prendere nel Sud ad esclusione della Puglia(almeno finchè non defenestrano Vendola..cioè tra un anno).

    escludere le donne sole e quelle che hanno problemi di lingua significa escludere proprio le categorie che forse avrebbero più bisogno della Ru486 .
    un vergognoso controsenso.

    invece al colloquio io sono d’accordo. in Italia non esiste l’aborto libero non fosse altro perchè se vuoi usufruire delle strutture statali (cioè del denaro pubblico, compreso il cittadino cattolico) devi giustificare il costo.