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Non possiamo stare a guardare

Francesco Viviano di Repubblica continua a occuparsi di Lampedusa, di sbarchi degli stranieri e ora anche di respingimenti. Ci racconta
di queste persone che vengono rispedite indietro senza pietà. Quello
che li aspetta è un futuro fatto di torture, violenze, stupri,
sfruttamento. Tutto gentilmente offerto dai lager libici che lo stesso
governo italiano ha finanziato e continua a finanziare attraverso un
contributo di miliardi che sono stati dati a risarcimento della Libia per antiche offese subite in cambio di più gas, più petrolio, più qualsiasi cosa.
Un baratto. Per il governo italiano si tratta di affari. I soldi
pubblici dati per pagare aguzzini e stupratori in cambio di qualche
grammo di fonte di energia e della salvaguardia della razza. Vite umane
in cambio di niente.

Le trattative con
la libia sono state portate avanti dal governo in varie legislature.
Sin dal 2004 con il governo berlusconi, poi con prodi, e infine la
sigla finale all’accordo quasi a fine 2008 con l’attuale governo di
centro destra.

In questi giorni il ministro Maroni ha esplicitato la politica dei respingimenti. Dopo la tristissima vicenda della Pinar,
lasciata al largo per giorni con un cadavere di donna incinta avvolta
in un sacco in mezzo ai vivi, il governo ha preferito dare ordine ai
militari italiani affinchè recuperassero uomini, donne e bambini dalle
barche di fortuna con le quali erano riusciti a sfuggire ad un viaggio
infernale, per poi riportarli da dove erano venuti. I marinai si vergognano di quello che hanno fatto. Dicono però che hanno dovuto "eseguire gli ordini".

La stessa cosa dicevano i nazisti (it’s my job, è il mio lavoro, diceva Eichmann – dal libro "Noi figli di Eichmann" di Gunther Anders).
Anche le camicie nere eseguivano gli ordini. Eppure tutti riuscivano a
tornare a casa e a guardare negli occhi mogli e figli, accontentandosi
della esaltazione che del loro ruolo veniva fatta dal governo nazista,
fanaticamente tranquillizzati dall’idea che compivano un dovere
necessario per la difesa della patria e delle proprie famiglie.

Anche loro
vedevano gli sguardi delle persone che venivano condotte nei campi di
concentramento o in quelli di sterminio e sapevano che non si trattava
di esseri minacciosi. Come poteva un bambino essere pericoloso per i
tedeschi o per gli italiani? Come potevano una donna ed un uomo
stremati, ridotti alla fame, rappresentare un rischio mentre i loro
occhi imploravano pietà?

I governi comandano
e i militari eseguono. Perciò il lavoro del militare è quello più
brutto che si possa fare. Perchè si avvale della sospensione del
giudizio mentre si commettono crimini inenarrabili. Perchè i soldati
offrono a se stessi una giustificazione, si rifugiano sempre dietro la
solita e vecchia scusa: dobbiamo eseguire gli ordini. Di fatto sono gli
esecutori materiali di delitti che altrimenti dovrebbero compiere gli
stessi governanti che li ordinano.

Il problema
di "eseguire gli ordini" è però anche più diffuso di quanto non si
creda e non solo per i militari. Gli ordini spesso stanno nel
trasgredire regole di onestà, trasparenza e diritto in nome delle
convenienze e delle opportunità. Chi esegue gli ordini viene premiato
in genere con prestigio e gratifiche economiche e molti sanno che farlo
vuol dire tacere sull’oggetto di quell’esecuzione. Nel caso degli
stranieri si tratta di un vero e proprio massacro di anime.

E’ un sistema di
ampie complicità a partire da chi celebra questo sterminio nel silenzio
o nell’esaltazione delle politiche del governo. Da chi non fa
informazione, da chi sa e tuttavia si volta dall’altra parte, da chi si
dice ipocritamente cristiano e poi dimentica il valore della
solidarietà. Complici. Si nascondono dietro termini quali "finto
buonismo", "responsabilità di governo", "legalità". Dove la legalità è
caratterizzata da leggi fatte da un governo disumano. Leggi che
puniscono chi ospita, cura, educa gli stranieri. Leggi razziali che
premiano la delazione, che tendono all’apartheid, che giudicano uno
straniero in quanto straniero e vorrebbero impedirgli di accedere ai
servizi che sono dovuti ad ogni cittadino del mondo. Dove la
disobbedienza, di civili, militari, donne, uomini e bambini, diventa
l’unica scelta di buon senso.

Maroni, uno dei mandanti, dormirà
tranquillo anche sapendo di aver mandato a morire, verso torture e
stupri, centinaia di persone. I militari dormiranno tranquilli
cullandosi nella peggiore delle bugie: "non potevamo fare
diversamente". Gli italiani dormono tranquilli perchè di mestiere
evidentemente sanno solo odiare e coltivano l’egoismo come fosse una
cosa irrinunciabile. Dormono tranquilli perchè qualcuno ha detto loro
che lo straniero è pericoloso, gli toglie il lavoro, il pane di bocca,
le donne, tutto. Stranieri che sarebbe giusto sacrificare sull’altare
di un capitalismo in agonia che mette le vite le une contro le altre in
cambio del benessere per pochi magnate e di una disoccupazione
consolata da capriespiatori in vite umane. Poveri sterminati da altri
poveri che tuttavia continuano ad adorare i propri re senza mai
pretendere che restituiscano loro un po’ di ricchiezza rubata.

Dormiranno tutti.
Resteremo svegli* in pochi. Anzi noi non dormiremo più perchè l’italia
è un paese razzista, governato da gente razzista e la pietà è morta.

Vi invito a vedere alcuni brani del documentario "Come un uomo sulla terra" che potete trovare QUI.
Sono cinque spezzoni: il viaggio nel deserto, la violenza sulle donne,
meglio impiccarsi che sopravvivere, tra politica e container, venduti e
rivenduti anche cinque volte. Questo è quello che succede agli esseri
umani che Maroni ha rispedito indietro come se si fosse trattato di
merce scaduta.

Bisogna fare qualcosa. Non potete stare a guardare. Non possiamo stare a guardare.

Un appello e l’invito per un presidio a Roma:

Solidarietà con le recluse e i reclusi di PONTE GALERIA! Ponte Galeria, Roma. Tunisina si impicca al CIE.
Un altro omicidio di stato. Nella notte tra il 6 e il 7 maggio 2009 nel
Cie di Ponte Galeria è morta Mabruka Mamouni, detenuta tunisina, 44
anni. Residente in Italia da 30 anni, è stata arrestata due settimane
fa mentre era in fila per rinnovare il permesso di soggiorno. Le hanno
comunicato che sarebbe stata espulsa e si è uccisa. Da quel momento i
detenuti e le detenute di Ponte Galeria stanno dando vita ad uno
sciopero della fame per protestare contro questa morte, contro le
condizioni disumane di detenzione, contro i maltrattamenti, contro i
rimpatri, contro l’esistenza dei CIE. Sabato 9 maggio, ore 15.00 appuntamento alla Metro Piramide
in solidarietà con le lotte dei reclusi e le recluse nel CIE di Ponte
Galeria come in tutti gli altri lager d’Italia Chiudere i CIE subito
Nessuna gabbia, Nessuna frontiera!

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


2 Responses

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  1. fikasicula says

    vincenza puoi “rubare” tutto lo spazio che vuoi 🙂
    hai perfettamente ragione per quello che dici.
    una delle prime cose che ho pubblicato su questo blog era la politica del ventennio mussoliniano sulle donne.

    avessi materiale da condividere sulla italia fascista neocoloniale lo farei ma i miei riferimenti storici, che comunque trovo calzanti in termini di interpretazione della reiterazione del fenomeno, inteso come analisi delle condizioni che determinano il fascismo, il nazional socialismo, sono più orientati alla definizione del paragone con il nazional socialismo soprattutto per le mie letture sulle origini del totalitarismo di hannah arendt.

    credo che n. abbia pubblicato un libro sul passato neocoloniale fascista. le ho scritto per sapere se lo avrebbe condiviso (anche via web) ma non ho ricevuto risposta.

    se tu hai più cognizione di quel periodo dal punto di vista italiano sarò ben felice di veicolare i tuoi scritti.

  2. v. says

    Sono in sintonia con quanto scrivi, ho rinviato anche a te nel mio ultimo post, perchè davvero non possiamo (più) stare a guardare, bisogna mobilitarsi e soprattutto bisogna farlo anche fuori dal web. Questo è un punto cruciale, che non mi stancherò mai di ripetere: ad es. le detenute in sciopero della fame nei Cie non hanno accesso ad internet e non possono “sentire” la solidarietà espressa qui, ma possono sentirla quando la urliamo fuori dai muri delle loro celle …
    Ed è importante che la sentano! Come è importante che tutt* sentano la nostra rabbia, tutt* coloro che con un silenzio complice avvallano questa Italia neocoloniale …
    E qui arriviamo ad un’altro problema, ad una cosa che ti sembrerà forse un’inezia,ma secondo me è fondamentale
    Continuo a chiedermi il perchè dei continui riferimenti (sia chiaro, non mi riferisco esclusivamente a te, è modalità diffusa e comune) al razzismo nazifascista o all’aparthaid sudafricano o al segregazionismo statunitense all’epoca di Rosa Parks per denunciare le leggi razziste del governo, e mai (o quasi mai) si ricordano le leggi dell’Italia fascista nelle colonie … questo passato è completamente rimosso, questo ci impedisce di vedere i nessi e anche le specificità di quello che sta accadendo …
    Questa situazione non nasce dal nulla, e non possiamo combatterla efficacemente non non ci facciamo (anche) carico di questa storia, che è in un modo o nell’altro “la nostra”.
    E’ scritta nel nostro “dna” (politico, non biologico) …
    spero di non averti rubato troppo spazio