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Pubblicità sessiste e postpornografia

Va mostrata per farvi capire che vogliamo dire. La scena è chiara. C’e’ una donna che viene presa da dietro, da sotto, da sopra, e che nel frattempo fa un pompino a qualcuno. I fruitori del corpo della fanciulla la usano anche come poggiatoio per la birretta che tra un orgasmo e una penetrazione sorseggiano allegramente. La scritta dice "Share one with a friend". Dividine una con gli amici. Si riferisce alla birra? Sottotraccia, ma mica tanto, anche alla donna. L’equazione è dunque birra=donna. Il "consiglio per l’acquisto" non viene trasmesso in italia ma tra i commenti su youtube c’e’ ovviamente chi ne auspica la trasmissione.

Di pubblicità che fanno veramente schifo ce ne sono tante. Ne portavamo ad esempio giusto una qualche giorno fa. Quella della Relish per la quale si lamentano le donne e anche gli uomini del Brasile, le loro autorità, si lamentano molto. Non per le donne, no. Perchè si darebbe una immagine sbagliata dei poliziotti brasiliani dove il video e le foto sarebbero state ricavate. Tale notizia viene direttamente da repubblica. 

Ci viene il sospetto che si voglia utilizzare per qualche oscuro motivo anche questa storia, dato che è troppa grazia che un quotidiano si interessi a noi e stigmatizzi la lamentela delle autorità brasiliane senza "contatorno". Non c’entrerà mica la storia di Battisti, vero? Perchè noi siamo d’accordo con Malvino: vogliamo Delfo Zorzi nelle nostre patrie galere.

In ogni caso il problema è il sessismo in pubblicità, nella cultura, ovunque. La questione viene affrontata in più modi. C’e’ chi chiede censura, chi costruisce osservatori, chi fa advertising, situazionismo, chi fa azioni di guerrilla marketing. Purchè se ne parli. A noi, lo ripetiamo, la censura non piace. Tutto il resto si. Possibilmente confrontandoci sugli obiettivi.

Importante è comunque ricordare che questo genere di pubblicità si distinguono dalla "pornografia" – in questo caso con un riferimento fetish alla forniphilia – per come viene abitualmente considerata solo per il fatto che i gesti sono accennati, gli organi sessuali non si vedono e il messaggio gioca d’ambiguità piuttosto che in chiave diretta.

Così come il porno, rivisitato dalle donne, può essere un nostro strumento di rivendicazione e
liberazione sessuale, in risposta ad un tradizionalismo moralista e
sessista che lo vede come strumento di mercificazione femminile ed
esclusivo appannaggio maschile (grazie della citazione Cla’ 😀), da qui il pornofemminismo o la postpornografia, anche la pubblicità potrebbe essere un mezzo attraverso il quale dire che quello che mostrano piace agli uomini. A noi forse piacerebbe altro. Continuare a vedere immagini la cui fruizione è maschile di fatto ci esclude la possibilità di sentirci parte attiva persino come spettatrici.

Insomma: sono immagini noiose, ripetitive, che servono giusto perchè gli uomini possano farsi delle gran seghe. Personalmente penso che fare da poggia-birra sia quanto di meno eccitante possa esserci. Stare sbracata tra tre uomini con ogni foro occupato da un pene mi pare altrettanto noioso e in ogni caso anche faticosissimo. E se una cosa non piace e non è condivisa siamo all’uso di un corpo. Se non è consensuale siamo anche all’abuso. Il passo dall’eiaculazione multipla con birretta inclusa allo stupro è veramente facile. Il messaggio che arriva all’adolescente che vede queste immagini di sicuro non è chiaro. Manca quantomeno la scritta: DEVE ESSERE CONSENSUALE ALTRIMENTI NON SE NE FA NIENTE! 

Volete vedere scene erotiche al femminile? Lars Von Trier con la sua Zentropa Productions ha prodotto alcuni film della regista danese: Knud Vesterskov. Constance, Pink Prison, e il più recente All about Anna. Forse così vi farete un’idea di come una forma di comunicazione come il porno si può decostruire e riproporre in altra veste. Forse dovremmo cominciare a dedicarci anche alle pubblicità, da artefici, autrici, attrici e non da fruitrici o sagome porta-oggetti.

http://fastidio.noblogs.org/gallery/80/2771-2.jpg

—>>>Leggi il pezzo di fastidio: Voglio una donna modello Ikea, ovvero: sulla forniphilia

 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Sensi, Vedere.


11 Responses

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  1. PingusX says

    Guardate a che livello si arriva in italia……
    non commento che e troppo….va be….
    assocciare noi del Open source, con la mentalita, di questo spot e assurdo, chi usa Free software lo fa con consapevolezza, e rispetto di tutti, e non come lo spot che usa la figura femminile, anche se la donna e conseziente, il free software e una mentalita, e non si puo scambiarla per dell cose cosi….come chi si compra il mac, per fare il figo con le tipe, o altro la mentalita, open non si compra lo volete capire……ohhh.

    http://glinformatici.blogspot.com/…ensource.html

  2. Johnny7 says

    Ma qui si sbarella completamente
    E se quella donna fosse semplicemente una a cui piace che l’amore si faccia in 3?
    se sono costrette a soddisfarli allora si chiama stupro, che arguzia.
    E come si chiama quando devono soddisfare il loro principe, che non è poi così azzurro, ma non hanno il coraggio di lasciare, perchè magari le va sputtana per mezza città?
    Stupro o idiozia?
    Ps.(per quelle donne) La prossima volta, prima di tirarvela fino alle ginocchia, pensateci

  3. fikasicula says

    fabiuccio, cuore di mamma:

    se le donne scelgono liberamente di soddisfare uomini nulla da dire. se sono costrette a soddisfarli allora si chiama stupro.

    per il resto sei anche parecchio fuori tempo. la critica alle femministe sul diritto maschile al sesso (esproprio sessuale) perchè essere operaio schiavo del capitale era più grave che essere donne sottomesse da chiunque rimane comunque una grandissima boiata.

    poi:nessuno ha detto che gli uomini che muoiono sul posto di lavoro non siano vittime di una violenza gravissima.
    metti a paragone le due cose? vuoi dire che le donne non dovrebbero lamentarsi se sono stuprate e ammazzate tutti i giorni perchè gli uomini sono vittime sul lavoro?

    cosa sarebbe? una versione operaista della misoginia vecchio stampo???

    per il resto fabio ripeto niente insulti. i commenti sono ben accetti ma gli insulti non siamo pagate per tollerarli. i tuoi commenti insultanti spariranno come fossero neve al sole…
    ciao ciao 😛

  4. Fabio says

    Hai scritto:
    “d’accordo con cla
    Per par condicio beccatevi sti spot cocacola, in cui c’è l’uomo oggetto, anche se qui è minore la cosa rispetto allo spot della birra :)”

    Certo che è minore. Senza dubbio è più vergognoso mostrare una donna che dispone liberamente del proprio corpo (per fare che? soddisfare degli uomini, ORRORE!!) che non un uomo, a torso nudo, in un contesto sociale (quello delle morti sul lavoro) in cui non è che un numero sacrificabile all’altare delle statistiche, insignificante, e quella (parziale) nudità lo rende ancora più insignificante.
    Peggio delle femministe? I femministi.

  5. lauramomo says

    per LAmeduck

    Perché sostieni che il confine tra sesso di gruppo (o gang bang che sia) e stupro di gruppo sia molto labile? é come dire che il confine tra sesso e stupro é molto labile (di gruppo o meno). Il confine é invece definito: erano tutti daccordo (due, tre, cinque che fossero) nel farlo, oppure no? Credo sia necessario fare attenzione, si rischia in questo modo di attribuire alle donne una sorta di repulsione al sesso (non dico che sia un errore tuo, sia chiaro: solo un rischio a livello mediatico che si corre) che puó andare facilmente ad inserirsi nella dialettica, machista, di uomoassatanato contro donnachenonsaquantolepiace. Altro rischio, poi, quello di passare per bacchettone. Il sesso e anche il sesso di gruppo sono cosa buona in sé, credo sia il caso di dirlo un pochino di piú, la liberazione sessuale va vissuta possibilmente appieno, ognuno con i percorsi che ritiene opportuni. Infatti lo stupro non fa parte della categoria “sesso” ma si trova annoverato tra le forme di violenza. Credo che il percorso suggerito da Fikasicula nel post, su una costruzione femminile della pornografia e delle fantasie erotiche, sia appena cominciato (so giá che Sexy Shock, e altri, hanno giá fatto tanto) e possa portare molto alla battaglia antisessista. Personalmente non ritengo noioso (un po’ faticoso forse si..) fare sesso con piú uomini, ma é opinione personale che in ogni caso non ha niente a che vedere con la schiena poggia-birra di cui sopra. Daccordissimo con la riflessione di Claudio riguardo alla pornografia pubblicitaria, che ritengo, come voi, enormemente responsabile della cultura sessista (oltre che eterocentrica). Comunque, non é la tetta, non é la schiena e non é la coscia, nemmeno la scena di sesso a mio avviso: come dice Claudio, il problema é il messaggio.

  6. Johnny7 says

    d’accordo con cla
    Per par condicio beccatevi sti spot cocacola, in cui c’è l’uomo oggetto, anche se qui è minore la cosa rispetto allo spot della birra 🙂

    http://it.youtube.com/watch?v=MpizkWEmg1g
    http://it.youtube.com/watch?v=TdrE1VMxzoE

  7. Claudio says

    Beh, sì, chiaro, era quello che intendevo io e su cui si è trovata d’accordo anche l’autrice del blog.
    Il macro fattore discriminante è naturalmente la consensualità della donna, naturalmente, lo abbiamo ampiamente sottolineato. Sui film o nella vita reale, se ad una ragazza piace essere protagonista di una gang bang, se ha questa fantasia e vuole togliersela, nel momento in cui è lei a decidere in piena coscienza dove, come e con chi e porre limiti o regole (anche nell’eventuale assenza di regole), divenendo dunque soggetto sessuale e non mero oggetto, ha tutto il diritto di farlo. Molto spesso non accade, ma quella minoranza di casi di donne che amano farlo con più uomini contemporaneamente ed operano una libera scelta, non meritano per questo di venir bollate con etichette che loro stesse non si riconoscono, da ninfomane a donna-oggetto.
    Sulla pubblicità, poi, mi sono (ci siamo) già espresso(i) con tutto il male possibile.

  8. lameduck says

    x Claudio

    A proposito. Ok, siamo d’accordo, il web è pieno di filmati dove ragazzotte ben disposte si fanno innaffiare da intere squadre di rugby. Però non dimentichiamo che il confine tra gang bang e stupro di gruppo è molto labile. Basta solo che lei non voglia. E molto spesso, lei non lo vuole. Questo nella realtà.
    Bisognerebbe sempre tenere separate fantasia e realtà, non come fanno in pubblicità. La vita non è mai un film porno.

  9. fikasicula says

    integrata con l’equazione 🙂
    era poco chiaro. hai ragione

  10. fikasicula says

    sono d’accordissimo cla’ 🙂
    infatti il “faticoso” è personale. a me farebbe fatica 😀
    per il resto offende proprio perchè la donna o la birra sono la stessa cosa e poi è noioso…

    ma la pubblicità è tutta pornografia. sono d’accordo. assolutamente.

  11. Claudio says

    Mi sento decisamente onorato *_*

    E già che ci sono, butto là pure un intervento in tema con l’articolo. Il maschilismo di questa pubblicità non è tanto secondo me nell’atto della gang bang in sé, quanto nell’ovvia schiena femminile usata come poggia birra e soprattutto nella didascalia finale. “Dividila con un amico o due”, la birra e la donna. Dunque la donna come una bottiglia di birra ancor più che come tavolino, il che è pure peggio.
    Se la didascalia fosse stata: “Three is better than one”, senza birra sulla schiena, ma con tre birre intorno, una per ogni uomo, il senso sarebbe stato tutt’altro.
    Il punto è: stare sbracata tra tre uomini con ogni foro occupato, faticoso che sia o meno, ad una donna può anche piacere e dunque ha tutto il diritto di farlo se è una sua piena scelta consapevole. Anche quello sarebbe un moto di liberazione sessuale e rivendicazione delle proprie fantasie erotiche.
    Il problema si pone quando appunto sbracata ci si trova su una pubblicità in cui viene mostrata sottomessa al pari di una Guinness.
    Auspico “Pink prison” in prima serata su Rai Uno e mai più pubblicità del genere. E non solo: mai più pubblicità tout court. La pubblicità è pornografica in sé, anche e specialmente quando mostra la famiglia felice del Mulino Bianco.