La Palestina muore, bomba dopo bomba. Un bambino dopo l’altro. In italia si passa il tempo a farsi seghe e ditalini mistici. La guerra è "mancanza", l’ho già detto, ed è evidente che oltre alla incapacità di certi fascisti antisemiti di ritirarsi in buon ordine nel girone degli inopportuni, manca in generale un tot di buon gusto. Quello che dovrebbe obbligare tutt* a smettere di speculare, fare campagna elettorale, usare avverbi e parole prudenti, dire scempiaggini senza fine.
Si perde tempo a spaccare il capello in quattro sul perchè e il percome questa guerra sia iniziata. Su chi deve deporre per primo le armi. Dai prima tu. No, prima tu. Dai su, smetti di giocare al cow boy ammazza bambini degli indiani cattivi. E dillo chiaro che vuoi ogni centimetro della mia terra. No, davvero, smetti tu di farmi il prurito con i tuoi missili giocattolo. Hai ucciso ben "6" dei miei soldati.
C’e’ chi, a milano, metro alla mano, si è messo a misurare l’ampiezza di un sagrato per verificare che non vi fossero usurpatori della religione cristiana a pregare allah. E per fortuna c’e’ anche chi senza aver bisogno di un metro ha evidenziato l’apposito spazio alla maniera della polizia scientifica e ha dimostrato che perfino a colpo d’occhio è possibile notare che chi perde tempo a riempire le pagine dei giornali con questa storia fa uso di droghe veramente pesanti e deve essere votato al dio dei puffi.
C’e’ un tale poi che in tutto questo casino globale ha trovato il tempo di scrivere svariate inutili parole per offendere i blog: il succo del discorso? I blog sanno comunicare sprecando meno battute. Abbiamo altro di cui occuparci noi. Non stiamo a inventarci non-notizie per portare a casa la pagnotta. Non stiamo a spulciare facebook per scrivere a pagamento immaginando che facebook sia il mondo e che tutto inizi e finisca lì. Noi, questa massa informe di gente che scrive in spazi definiti "sciatti e precari", non siamo iscritti all’accademia della crusca e non apparteniamo ad una casta. E smettetela di odiarci perchè noi possiamo scrivere quello che pensiamo e voi no. Non è colpa nostra se la nostra esistenza vi fa apparire più inutilmente servi di quello che siete.
Senza spazi liberi non potremmo colmare il fragoroso silenzio della classe intellettuale media italiana. Non lo diciamo noi. Lo dicono in parecchi. Quelli di Historia Magistra hanno scritto persino un appello nel quale ricordano come furono bravi i nostri ceti colti a chinarsi, proni, dinanzi alla celebrazione dello stato israeliano in quella che fu la nostra fiera del libro torinese. Qualche suggerimento di lettura buono anche per loro: questo pezzo pubblicato su Carmilla Online e quest’altro che purtroppo sta su facebook ma vale la pena leggerlo perchè sintetizza in maniera perfetta cos’e’ Hamas e che ci fa nel posto in cui è.
Poi c’e’ chi comunica di cose da fare. Raccolte fondi, boicottaggi, appelli da firmare, presìdi, manifestazioni. Ed è quello che al momento ci interessa. Abbiamo due documenti da proporre. Il primo a cura del collettivo universitario autonomo di Palermo e il secondo a cura della comunità palestinese in Toscana. Entrambi propongono una manifestazione, ore 17.00 – 10 gennaio Piazza Politeama a Palermo e ore 16.00 – 10 gennaio Piazza san Marco a Firenze. Buona lettura.
>>>^^^<<<
Un’ennesima iniziativa pubblica nella città di Palermo si sta
organizzando per sabato 10 gennaio in solidarietà con la
Palestina, contro il massacro sionista sul popolo palestinese che
resiste e che lotta. Il lancio dell’offensiva militare terrestre da
parte israeliana impone a tutte le forze impegnate di cercare di fermare
il genocidio in corso a Gaza, il prezzo che sta pagando il popolo
palestinese è già alto e rischia di diventarlo ancora di più.
In tutte
le guerre le popolazioni civili hanno potuto allontanarsi dalle zone di
guerra ma questo a Gaza non è consentito, donne, bambini, anziani sono
costretti a rimanere chiusi a Gaza senza via di scampo. Proprio per
questo dobbiamo fare sentire il nostro più totale appoggio e una
solidarietà attiva ad un popolo che da decenni viene martoriato dagli
israeliani, mettendo in atto una vera e propria carneficina.
A Palermo sono stati già due i presidi di solidarietà con il popolo
palestinese, e dopo la grande partecipazione e sensibilizzazione della
cittadinanza sabato 10 gennaio partirà un corteo cittadino, un’
ulteriore mobilitazione contro il genocidio in corso contro i
palestinesi a Gaza sia contro le consolidate complicità politiche,
istituzionali e comunicative in Italia con Israele.
CON LA PALESTINA CHE RESISTE!
Manifestazione sabato 10 Gennaio ore 17.00
concentramento da Piazza Politeama
>>>^^^<<<
Comunicato stampa della Comunità Palestinese
Toscana
Stop
al genocidio di Gaza, sabato 10 a Firenze
Manifestazione regionale
alle ore 16.00 da Piazza San Marco
Una manifestazione regionale per fermare il
genocidio di Gaza. La organizza la Comunità Palestinese Toscana per sabato 10
gennaio. Si terrà a Firenze a partire dalle ore 16.00 con ritrovo e partenza in
Piazza San Marco.
L’appello alla partecipazione, lanciato dalla
Comunità palestinese, ricorda come il mondo intero stia assistendo attonito e
addolorato allo scempio dei bombardamenti sulla popolazione civile di Gaza e
chiede a gran voce che il governo italiano intervenga direttamente presso
Israele e nelle sedi internazionali opportune per chiedere l’immediata
cessazione delle azioni militari criminali in corso contro la popolazione
palestinese, in particolare nel territorio di Gaza.
———
Ecco il testo integrale dell’appello
Ancora una volta la barbarie
sionista si scatena violenta e omicida sul popolo palestinese.
Quello che sta avvenendo in queste ore a Gaza è
l’ulteriore conferma che il governo israeliano non ha in mente altro progetto
che la distruzione fisica del popolo palestinese, applicando il peggior metodo
terroristico, cioè quello dell’aggressione della popolazione civile con
l’intento di espellerla definitivamente dalla propria terra o di ridurla ad una
condizione di totale asservimento, quasi fosse in schiavitù.
A nessun Paese al mondo sarebbe permesso fare
quello è consentito ad Israele: assediare, strangolare un’intera regione della
Palestina, affamare la sua popolazione, impedirle di ricevere cure adeguate, di
lavorare e studiare; massacrandola come sta facendo proprio in questi giorni;
reprimendola senza interruzione alcuna da oltre sessant’anni, approfittando di
ogni minima inevitabile reazione alla violenza subita.
Subito dopo le prime elezioni democratiche,
Israele si scontrò con la reale espressione della volontà del popolo e con la
sua incrollabile decisione di difendere i propri diritti storici legati alla
sovranità inalienabile sulla propria terra.
Subito venne imposto l’embargo nei confronti del
legittimo governo costituitosi e, con il consenso internazionale, si sviluppò il
tentativo di strangolare sul nascere la volontà del popolo palestinese, cercando
di annullare quell’inizio di democrazia che non avrebbe avuto bisogno di
bombardamenti per poter essere implementata.
Da quel momento, la chiusura della striscia
divenne sempre più ermetica e feroce, nel tentativo di soffocare nella fame e
nella disperazione sia la volontà popolare che ogni speranza di giustizia.
Quando nel giugno scorso con la mediazione
egiziana il movimento di resistenza di Gaza accettò una tregua unilaterale di
sei mesi, le condizioni fissate erano state chiare: non ci sarebbero più state
azioni ostili nei confronti del territorio israeliano in cambio della riapertura
di Gaza, della sospensione dei bombardamenti e delle azioni "mirate" contro
singoli esponenti palestinesi.
Tali condizioni non vennero però rispettate: nei
sei mesi successivi all’inizio della tregua fino al 19 dicembre scorso vennero
assassinati 49 palestinesi (41 erano civili disarmati, sette erano minorenni,
due anziani). Alla Striscia venne imposta una chiusura totale, venne a mancare
di tutto, dall’energia elettrica alla farina e, fatto ancor più grave, persino
l’acqua potabile.
In tali condizioni il movimento di resistenza
annunciò l’ impossibilità di prorogare una tregua che era stata osservata solo
dalla parte palestinese e ripresero azioni, più che altro "dimostrative", contro
il sud di Israele.
L’intervento militare israeliano, dopo aver
rovesciato artificiosamente le responsabilità sulla interruzione della tregua,
fu di disumana violenza.
Al momento, il numero dei palestinesi uccisi è di
oltre 600, con oltre 3000 feriti, molti dei quali non hanno alcuna possibilità
di sopravvivenza, mentre Israele sostiene impunemente che "l’offensiva
continuerà".
La Comunità Palestinese in Toscana sta assistendo
attonita e addolorata a tanto scempio e chiede a gran voce che il governo
italiano intervenga direttamente presso Israele e nelle sedi internazionali
opportune per chiedere l’immediata cessazione delle azioni militari criminali in
corso contro la popolazione palestinese, in particolare nel territorio di Gaza.
Comunità Palestinese in Toscana