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Punti di vista

Lui

Oggi l’ho chiamata dieci volte. Mi manca troppo. Non riesco a credere che sia finita. L’amo più della mia vita. Per lei metto sotto i piedi la dignità, l’orgoglio. Ma è così egoista. Non mi vuole concedere neppure un minuto per permettermi di dirle quello che provo per lei. Soltanto un minuto per riabbracciarla ancora.

Non la capisco. Abbiamo discusso un’ora appena e lei ha detto che era tutto chiaro. Ma io non ho capito niente. Ho provato a insistere. Le ho mandato dei fiori. Un biglietto d’auguri per le feste con l’immagine di un gatto. Lei va matta per i gatti. L’ho trovato nell’immondizia. Strappato in mille pezzi. I petali dei fiori erano strappati uno ad uno.

Quando penso alla nostra vita insieme mi sembra tutto bellissimo. Certo, c’erano degli alti e bassi. Succede in tutte le coppie. Non si può mica essere perfetti. Ma per lei c’era sempre qualcosa che non andava. Come quella volta che volevo abbracciarla stretta mentre eravamo in giro con i suoi amici. Era infastidita. Io mi sono arrabbiato e le ho detto che volevo tornare a casa. Lei mi ha detto di andare. Da solo. Allora l’ho aspettata sotto il suo portone per fare pace e lei è tornata alle tre di notte. L’aveva accompagnata uno della compagnia e per salutarla le ha dato un bacio. Sulla guancia.

Sono sicuro che lei si sia fatta baciare perché sapeva che ero lì. Per farmi ingelosire e darmi una lezione. Ed è stata proprio brava a farmi credere di non sapere niente. Aveva una faccia sorpresa e poi anche rassegnata. Continuava a ripetere che era stanca e che voleva andare a letto. Ho provato a convincerla che avrei potuto farla stare meglio. La conosco bene e sono sicuro che avrei saputo come alleviare la sua stanchezza. Le ho proposto un massaggio. Lei mi ha sbattuto la porta in faccia. Di sicuro faceva l’offesa perché l’avevo lasciata sola per tutta la sera.

Qualche giorno fa mi ha detto che non poteva continuare così. Che voleva stare un po’ da sola. Che aveva preso una decisione e che io non volevo ascoltarla. Le ho detto che si sbagliava. Io ero sempre attento ad ogni sua parola. Ho suggerito una cena e poi un bel film, al caldo, l’uno tra le braccia dell’altra. Tutto si sarebbe rimesso a posto. Ho provato a baciarla, a toccarla come piaceva a lei. Mi ha detto che non ne aveva voglia. Mi ha addirittura accusato di violenza. Allora mi sono sentito davvero offeso e ho provato a farle capire che si sbagliava. Che mi sembrava ingiusto dover aspettare sempre di fare l’amore quando era lei ad averne voglia. Io non contavo niente.



“Vedi?
– mi diceva lei – anche tu allora sei d’accordo. Noi due non stiamo bene insieme. Bisogna finirla.” Così provavo a dire che per me ogni problema poteva essere superato e non c’era nulla che potesse impedirmi di amarla. Se lei non voleva venire a letto con me per un po’, pazienza. Ne avrei fatto a meno. Ma non potevo fare a meno di sapere che lei comunque voleva stare con me e non con qualcun altro.

Le ho scritto una lettera per dirle tutto quello che provavo e ho aspettato sotto casa sua per consegnargliela. Non l’ha voluta e mi ha chiesto di non farmi più vedere. Allora l’ho ricopiata in file e l’ho spedita via mail. Così sarebbe stata costretta a leggerla. L’ho mandata con richiesta di conferma della lettura. Quella conferma non arrivava mai e allora ho cominciato a mandarle la stessa mail ogni giorno. Sono poche righe di amore sincero. Non può non leggerle. Non le costa niente.

Lei mi ha fatto chiamare da un avvocato. Vuole denunciarmi per molestie. Io davvero non capisco il perché. Darei la mia vita per lei. Non le ho mai torto un capello. Ho sempre fatto tutto quello che ha voluto. Se vuole che io le stia lontano deve dirmelo in faccia. Deve permettermi di abbracciarla un ultima volta. La chiamo ancora.

“L’utente ha cambiato numero!”
– ed è una voce metallica a rispondermi.

Se c’e’ una cosa che mi irrita e quando qualcuna si nega quando la cerco al telefono.

Lei

Oggi mi ha chiamata almeno dieci volte. Non ne posso più. Eppure gli ho detto chiaro e tondo che è finita. Il suo problema è che non mi ascolta mai. È un egoista. Pensa solo a se stesso. Pretende di impormi la sua presenza anche se io non voglio più avere a che fare con lui. Potevamo restare amici ma è impossibile. Con lui non si può fare. È assillante, morboso, mi sta facendo impazzire.

Non lo capisco. Abbiamo discusso tantissimo e gli ho detto ogni cosa. In modo comprensibile. Per tutta risposta mi ha mandato dei fiori con un ridicolo biglietto di auguri e una dedica da adolescente. Neppure avesse quindici anni. Mi ha fatto venire una rabbia enorme. Ho strappato i petali di quei fiori uno ad uno e ho fatto a pezzi anche il biglietto. Da non credere, ma lui è andato a rovistare nella mia immondizia e ha recuperato tutti i petali e tutti i pezzetti del biglietto. Li ha rincollati. Me li ha fatti trovare dietro la porta di casa. La mia vicina si è spaventata perché la vista dei gambi spogli con i petali ammassati e il biglietto appiccicaticcio attaccato alla porta era abbastanza macabra. In più la vicina mi ha detto di aver sentito qualcuno per tutta la sera aggeggiare con qualcosa nella serratura. Aveva l’impressione che fosse un ladro. Poi ha guardato dallo spioncino e ha visto lui. Ha pensato che avesse dimenticato le chiavi ed è tornata a guardare la televisione. Quando io sono tornata ho trovato decine di cicche di sigarette sul pianerottolo. Era stato lì per ore. Ha provato ad entrare in casa mia. Ho avuto paura.

Quando penso alla nostra vita insieme mi sembra tutto un delirio. Non capisco come ho fatto a resistere tanto. Eppure gli ho voluto bene. Lui era sempre oppressivo, ossessivo, geloso. Come quella volta che eravamo in giro con dei miei amici e pur di distogliere la mia attenzione da un amico con il quale stavo parlando mi si è letteralmente buttato addosso. Ha cominciato a toccarmi facendomi sentire in grandissimo imbarazzo. Gli ho detto di smettere e lui si è persino arrabbiato. Mi ha ordinato di tornare a casa e gli ho detto che se ne aveva voglia poteva tornarci da solo. Io ho continuato a vivermi la mia serata con i miei amici e uno di loro alla fine mi ha accompagnata. È stato davvero carino. Ha ascoltato per tutta la sera dei miei problemi di coppia e per salutarmi mi ha abbracciato e dato un bacio sulla guancia. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo meno sola.

Quando sono andata verso la porta d’ingresso del palazzo l’ho visto lì. Mi aspettava da ore. Il mio amico era già andato via e non facevo più in tempo a chiamare nessuno. Ho avuto la tentazione di scappare ma poi ha vinto la rabbia. Lui non poteva impedirmi di tornare in casa mia. Era lui ad essere fuori posto e non io. L’ho affrontato con rassegnazione e ho provato a dirgli che ero tanto stanca e per liquidarmelo in fretta gli ho detto con calma che avevo molto sonno e gli ho sbattuto la porta in faccia. Ho sentito la sua presenza ancora per un ora almeno. Poi dei passi verso una macchina. Una portiera chiusa e il motore avviato. Infine si allontanava.

Qualche giorno fa gli ho detto che non poteva continuare così. Che volevo stare un po’ da sola. Che avevo preso una decisione e che lui non voleva ascoltarmi. Mi ha detto che mi sbagliavo. Che lui era attento ad ogni mia parola e poi, come se niente fosse, giusto per dimostrare l’esatto contrario di quello che aveva appena detto, mi ha proposto una cena e un film sul divano con contorno di pomiciata. Secondo lui era quello il modo per rimettere le cose a posto e per dimostrarmi le sue buone intenzioni mi ha messo una mano tra le cosce, una su un seno e ha provato a baciarmi. Ho provato a dire che non ne avevo voglia. Che doveva smetterla. Ma lui continuava e più mi divincolavo più lui stringeva la presa. Ho cominciato ad urlare e l’ho accusato di violenza. Da non crederci ma lui ha fatto la faccia offesa e ha continuato ad insistere in modo patetico per farmi capire che le sue erano davvero ottime intenzioni. Che io mi sbagliavo. Ha addirittura cominciato a rinfacciarmi che per fare l’amore lui aveva sempre “dovuto” aspettare il mio consenso. Ha precisato che questo significava che per me lui non contava niente. Come se per me fosse un obbligo dover fare sesso con lui quando ne aveva voglia. Come se dovessi fargli un favore per dimostrargli il mio amore. Come se io non contassi niente.

Stanca di tutta la discussione avevo finito per dirgli che proprio il fatto che lui non viveva bene la sua vita sessuale con me era una ragione in più per finirla. Ma quello ha cominciato a guardarmi come se finalmente avesse trovato una via d’uscita. Come dire che se volevo lasciarlo per fare un piacere a lui allora davvero non ce n’era motivo. “Grazie tante – mi ha risposto – davvero dolce da parte tua ma ogni problema può essere superato e non c’e’ niente che possa impedirmi di amarti”. Mi è sembrata una minaccia e ha continuato mostrandosi comprensivo e concedendomi che avrebbe rispettato la mia esigenza e gli andava anche bene non venire a letto con me per un po’ purchè io non andassi a letto con nessun altro. Roba da pazzi.

Mi ha scritto una lettera per attirare ancora una volta l’attenzione su di se’ e mi ha aspettato sotto casa per consegnarmela. Non l’ho voluta e gli ho chiesto di non farsi più vedere. Allora l’ha ricopiata in file e l’ha spedita via mail. Così sarei stata costretta a leggerla. L’ha mandata con richiesta di conferma di lettura, il bastardo. Non ho mai confermato un bel niente e l’ho cancellata senza neanche leggerla. Dopo un po’ ho cominciato a ricevere quella stessa identica mail tutti i giorni. L’oggetto era in maiuscolo e ordinava “LEGGILA. NON TI COSTA NIENTE”. Non aveva chiaro il prezzo che avrei dovuto pagare solo per aver letto quelle parole egocentriche.

L’ho fatto chiamare dal mio avvocato. Lo voglio denunciare per molestie. Lui mi ha fatto sapere che se voglio che mi stia lontano devo dirglielo in faccia. Vuole abbracciarmi un ultima volta. Ho paura. Non ho altra scelta. Devo andarmene. Lascio casa, lavoro, tutto. Comincio cambiando il mio numero telefonico…

Dopo l’ufficio mi avvio verso la mia macchina. Lo trovo ad aspettarmi. Ha una faccia scura. Urla come un ossesso che non dovevo cambiare numero. Mi costringe a entrare dentro l’auto e mi tiene stretta per il collo. Tira fuori un coltello. Minaccia di uccidersi lì davanti a me. Provo ad impedirglielo. Gli dico che non ha senso. Che troverà un’altra e si rifarà una vita. Mi risponde che vuole solo me.

Lui mi strappa la carne, una, due, tre, quattro volte. Mi finisce il respiro. Arriva un’onda di sangue che schizza dalla sua faccia. Voleva morire lacerandosi le narici. Se non fossi in fin di vita giuro che riderei a crepapelle.

Quando arriva l’ambulanza lui è in preda ad una crisi isterica. Io riesco solo a dire un vaffanculo.

L’infermiere mi dice che non è grave. E io gli credo. Si. Ho davvero bisogno di credergli…

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Ps:
“Solo” tre episodi di violenza da segnalare per oggi: una bambina di dodici anni molestata a piazza armerina (enna – sicilia) da un giovane siculo appassionato a tal punto da infilarsi negli androni dei palazzi per seguire le sue prede; una moglie che ha avuto la brutta idea di voler lasciare il marito e che per questo è stata – come spesso avviene – accoltellata davanti alla figlia (per fortuna è viva); un signore che non si è rassegnato alla fine della storia con l’ex moglie e spara al suo nuovo compagno che si sarebbe salvato solo perché il pistolero avrebbe finito i proiettili. Mi piacerebbe sapere se la pistola era regolarmente denunciata e se l’uomo aveva un regolare porto d’armi…

—>>>foto da Riotclitshave

Posted in Corpi, Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali.