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Valentina, stuprata: il carcere non aiuterà i miei stupratori

Indignarsi per Carmela, ragazzina di tredici anni che a Taranto è stata uccisa dalle conseguenze di uno stupro e dalle istituzioni, fare conoscere la sua storia.

Ricordare anche Valentina.

Viveva a Milano, Valentina. Aveva 22 anni, studiava medicina e aveva un
fidanzato che amava. Una sera di giugno del 2002, mentre Valentina e il
suo ragazzo amoreggiavano in auto in un parcheggio, due ragazzi
assalgono la coppia, massacrano di botte il ragazzo e violentano a
turno la ragazza, mente un terzo complice fa da palo.

Dopo la violenza subita Valentina lasciò Milano provando a rifarsi una
vita in Piemonte, lei era originaria di Casale Monferrato, iscrivendosi
all’università. Da subito denunciò il fatto, collaborando alle
indagini. I due autori della violenza, entrambi italiani, sono stati
condannati in primo grado e in appello, ma non sono finiti in prigione,
perché incensurati. Il terzo giovane, che aveva assistito allo stupro,
non è stato condannato.

L’11 luglio scorso Valentina si è impiccata nella sua casa di Torino.
Il giorno prima aveva superato l’ultimo esame prima della
specializzazione in neuropsichiatria.

"Ho visto morire mia figlia due volte: la prima, quando hanno
abusato di lei, quella maledetta sera di giugno di sei anni fa. La
seconda stamattina quando si è tolta la vita perché neanche la
psicoterapia l’aveva salvata dal senso di vuoto per non avere più
un’anima e un corpo suo
".

Lo ha dichiarato in un colloquio con il quotidiano ‘La Stampa’ Bruna
Cavalli, madre di Valentina, la ragazza di 29 anni che si è impiccata a
Torino, stuprata sei anni prima a Milano.

"E’ giusto che la gente sappia cosa vuol dire aver subito una violenza
sessuale –
continua la madre di Valentina Cavalli – perché non sono
solo lacrime e botte, quello purtroppo è solo l’inizio. Poi c’è tutto
il resto, che è ancora peggio. Per Valentina, ma anche per noi che le
vogliamo bene, è stata una tortura.’Mamma, sai cos’è che mi sconvolge
di piu’?’, mi domandava. ‘E’ che quei due non mi hanno neanche chiesto
scusa, non sembrano pentiti’". "Pensi che ai suoi aguzzini non augurava
neppure il carcere –
conclude Bruna Cavalli – perché, mi diceva mia
figlia, ‘la prigione non li aiuterà a rendersi conto della brutalità
che hanno commesso. Hanno bisogno di un percorso interiore per rendersi
conto del male che mi hanno fatto
".

—>>>Ne ha parlato l’associazione Urlo, centro di auto aiuto per donne che hanno subito violenza.

—>>>Grazie a Vivian Celestino per aver segnalato questo racconto.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


11 Responses

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  1. laura says

    se non alla pena di morte gli stupratori dovrebbero essere condannati ai lavori forzati a vita,visto che la loro è inutile se non nociva a questo mondo!!!

  2. Endofgames says

    Qualcuno é in grado di pubblicare nomi e cognomi dei tre stupratori? Grazie

  3. Fata says

    ALT! La notizia è ben diversa: chiunque l’abbia scritta non sa che è successo DAVVERO quella notte!
    Governo ASSASSINO: manipoli i media per non ammettere la verità!
    L’ho presa dal sito “Cronacaqui.it”, leggete bene!

    “Quella sera, con il suo fidanzato Lorenzo, era andata a un concerto al centro sociale “Il Cantiere”, in via Monte Rosa. Poco dopo la mezzanotte la coppia si era incamminata verso casa. Ad un tratto è spuntata una Mercedes di colore scuro. A bordo c’erano tre ragazzi. Hanno cominciato a urlare. Due di loro sono scesi dall’auto. Uno ha immobilizzato Lorenzo, l’altro si è avventato su Valentina. L’ha spinta a terra, poi contro un muro. L’ha colpita a schiaffi e pugni. L’ha palpeggiata nelle parti intime. Le ha infilato le mani dentro i pantaloni. In poche parole, l’ha violentata. La coppia è riuscita a divincolarsi. I tre sono saliti a bordo della Mercedes e sono scappati via. Valentina intanto ha chiamato il 113. Mentre camminavano per la strada semi-deserta, sconvolti e feriti, l’incubo si è ripetuto. La Mercedes è riapparsa e i due ragazzi sono stati colpiti di nuovo”.

    Dio dov’è quando succedono queste cose? Dio dove cazzo è?
    Il governo ha nascosto la verità ovvero che degli esponenti fascisti di Destra, non avevano l’intento di stuprare la ragazza perché erano ubriachi: erano fascisti che volevano giocare al gatto col topo con esponenti di Sinistra.
    Nel 2002 si disse che i due ragazzi stavano amoreggiando in macchina e si nascose la verità… non è stato neanche detto che gli aguzzini, ragazzi ricchi, hanno riso della vittima e NON SI SONO FATTI UN GIORNO DI CARCERE.
    DESTRA AL ROGO!

  4. Emanuele says

    Leggerò questo Focault perchè sono curioso 🙂

    In ogni caso non dico che basta mettere ogni uomo violento in galera per risolvere il problema, ma ogni uomo che commette VIOLENZA, DEVE andare in galera, questo è il punto. Perchè la violenza è INACCETTABILE. Hai stuprato una donna e vuoi avere il diritto di tornare a vivere ammettendo di aver sbagliato? Benissimo, giusto dare una possibilità. Tra quindici anni. Indulto? Quindici anni. Buona condotta? Pentimento garantito dal prete? Quindici anni. Ti mettiamo anche un’areola sulla testa, ma questi quindici FOTTUTI anni te li fai, punto e basta. Dopo magari andrai anche in paradiso, che vuoi di più.
    Se devo essere onesto con me stesso, spero che non accada mai ma credo che se un giorno dovessi impazzire e fare un crimine preferirei mille volte marcire in galera che stare libero senza il coraggio di guardarmi allo specchio. Almeno avrei la coscienza di stare giustament pagando per i miei errori.
    E sul fatto della responsabilità collettiva che tu dici non sono del tutto d’accordo.
    Quando viene stuprata una donna (poi anche qui, senza cadere nel banale ma ci sono casi e casi, che non credo vadano giudicati tutti con lo stesso metro), io onestamente non mi sento responsabile in alcun modo, per niente.
    Forse dovrei? e perchè?
    Se un giorno gli stupratori venissero per legge impiccati in piazza, beh allora sì penserei che un po’ è anche per causa mia che ho diffuso le mie idee.
    Ma sul sentirmi corresponsabile della violenza sulle donne, mi spiace ma proprio non ci sto.
    Vorrei poter fare qualcosa per evitarla, e ammetto che il discorso è molto complicato come dici tu.
    Quello che intendevo dire nel precedente post, è che le donne dovrebbero tirare fuori un po’ di palle, ed essere innanzitutto independenti dai propri uomini, in ogni senso, facci caso, ma lo stato di dipendenza da qualcuno è sempre terreno fertile di violenza.
    Ma, a parer mio, quello che fa sì che le violenze siano tante, è innanzitutto la coscienza che la pena in Italia è praticamente inesistente.
    E, se devo essere sincero, trovo che questo pur giusto ricercare tra le cause di contesto sociale della violenza provochi un decentramento del colpevole, mentre, a parer mio, chi ha commesso violenza è IL responsabile, nome cognome indirizzo.
    Questa sarà anche la legge del Far West, ma è mille volte meglio il Far West dell’indecenza che impera in Italia da decenni.

  5. fikasicula says

    io non ho mai giustificato gli stupratori. quello di cui parlo non fornisce alcun alibi alla responsabilità individuale.

    dopodichè credo che la tua analisi manchi di conoscenza diretta della questione. se ti capita prova a fare volontariato a supporto di un luogo in cui si assistono donne soggette a violenza o frequanta un corso o parla con le donne che da anni si occupano dei centri antiviolenza in italia.

    non esistono donne che se la cercano quando si parla di violenza. la violenza non ci deve essere punto e basta.

    stiamo parlando di soluzioni al problema e tu non consideri le cause. tu pensi che basta chiudere ogni uomo violento in galera e il problema è risolto. gli riconosci una responsabilità individuale ma non riconosci che esiste una responsabilità collettiva per ogni femminicidio.

    io penso che la galera non risolve nulla. tutto qui.

    in ogni caso rispetto la tua opinione. prova a fare del tuo meglio con le persone che conosci e con chi ti sta attorno per evitare che le donne siano maltrattate. se ti capita di conoscere qualcuna che non lascia il marito che la picchia prima di arrivare a giudizi azzardati chiediti perchè. pensa che non è mai semplice, che ci sono tante dinamiche, la dipendenza psicologica, l’insicurezza, il fatto che tante pensano di meritarselo, mille problemi che non riuscirai a individuare se non guardi senza pregiudizi e non sei disposto ad andare al di la’ della divisione tra bianco e nero.

    è più complicato di come la dici.

    rispetto al carcere ti suggerisco di leggere “sorvegliare e punire” di focault.
    quando l’avrai letto ne riparliamo così mi dici cosa ne pensi. 🙂

    ciao

  6. Emanuele says

    Cara Fikasicula stai confondendo due questioni diverse. Mi parli delle donne che subiscono violenze, e che non hanno grandi vantaggi a denunciare, per il fatto che si trovano in un contesto sociale che comunque le penalizzerebbe se si mettessero ad accusare i loro mariti o chi per esso.
    Concordo con quello che dici, ma il problema qua è un altro. Il problema, è delle donne che si mettono a priori alle dipendenze del proprio uomo, in tutto e per tutto.
    Ne vedo parecchi di esempi di donne (non c’è bisogno di andare in Sicilia, basta vedere qua a Milano) che si mettono in un tale stato di sottomissione verso il compagno che pure il più conservatore dei vescovi le direbbe “non comportarti come una serva!”.
    Ti dirò, queste donne, che conosco personalmente, e che non hanno 60 anni ma 30 e sono laureate e lavorano, se un giorno verranno maltrattate dai loro futuri mariti, se lo saranno in buona parte cercato col lanternino.
    Così chi si inserisce, o accetta passivamente un ruolo di sottomissione, cavolo è carnefice di sè stesso.
    So che non si può scegliere il contesto in cui si nasce, ma nemmeno si può accettare passivamente una morale che non si condivide: la sola idea che una donna contempli anche solo la più vaga possibilità che il marito la possa picchiare, dovrebbe farle auto-constatare che c’è già qualcosa che non va nel rapporto, punto e basta.
    E se è conscia del fatto che lasciando il marito, la società intorno a lei la emarginerebbe, mi chiedo come faccia a vivere in quella società, anche solo per un giorno.
    Forse non sempre si ha la possibilità di andarsene, ma ognuno ha la sua voce per cambiare la sua società anche di poco, ed è suo DOVERE farla sentire!

    I problemi che citi riguardo al lavoro sono importantissimi senza dubbio ma non c’entrano nulla con la violenza.
    Il sistema reato-punizione, non è fatto per tutelare la proprietà, ma una cosa che si chiama GIUSTIZIA, concetto che esiste ancora per quanto dimenticato.
    E GIUSTIZIA, implicata che ciascuno debba PAGARE se commette dei CRIMINI.
    Oggi la giustizia è offuscata da un buonismo che deriva dal cattolicesimo, ma in senso completamente stravolto: pure il perdono cattolico implica innanzitutto due cose, cioè che il perdono venga innanzitutto CHIESTO, non dato di default, e che ci sia una PENITENZA (pure quando mi facevo le seghe il prete me la dava 🙂

    Insomma, io non ci sto a pensare che chi commette violenza sia l’ultima ruota del carro, cioè secondo te, dati i dogmi della chiesa, la società maschilista, con l’aggiunta di qualche boiata della carfagna, due tizi vengono indotti a stuprare una ragazzina così senza rendersene conto? allora devo pensare che potrebbe accadere anche a me una sera in metropolitana che vedo una bonona bionda con una scollatura da paura e me la trascino per i capelli dietro un cespuglio? cavolo, forse dovrei mettere una museruola al mio ****o, così riesco a controllarmi meglio.

    Tu cerchi di giustificare quello che non è giustificabile. La realtà è che certe persone, avranno pure tutti i problemi del mondo se ti fa piacere, ma sono comunque degli stronzi di loro. Allo stesso modo, ci sono tante persone che hanno tutti i problemi del mondo, ma che non fanno male a nessuno anche se ne hanno l’occasione. Io, se devo scegliere con chi essere indulgente e chi aiutare, scelgo questi ultimi, non chi fa del male agli altri.
    Non pensare che sia possibile creare una società senza uomini molesti, è nella nostra natura essere molesti, io per primo lo sono 😉 e spero di restare sempre molesto nei confronti delle donne. Ma, cara mia, tra molestia e violenza, c’è un confine che è marcato come un abisso.
    Tu non cambierai mai idea, io neppure

  7. fikasicula says

    emanuele lo so che non siamo d’accordo 🙂
    il messaggio di cui parli viene invece proprio dal contesto sociale.

    prendi una donna che ha un problema con il marito. nessuno la premia per aver denunciato. non c’e’ una società che la accoglie e che le offre un lavoro, una casa, delle opportunità per salvarsi la vita. l’allontanamento di chi ti fa del male è una emergenza ma se tutto il sistema sociale rema contro le donne per renderle insicure dove sta la soddisfazione nel vedere rinchiuso qualcuno che è l’ultima ruota del carro?
    esecutore materiale di un delitto con mandanti.
    mandanti morali che non sono mai sotto processo, di cui cisi dimentica sempre, che usano i “mostri” come alibi per continuare a saldare una società misogina basata sul non rispetto per le donne.

    il sistema reato punizione non serve. è pensato perchè tutela la proprietà. le donne hanno un valore se sono di qualcuno altrimenti restano in balìa di se stesse.

    chi punisce quelli del’alitalia che tolgono il lavoro alle madri che non possono fare i turni di notte?
    chi punisce i datori di lavoro che pagano alle donne uno stipendio dimezzato?
    chi punisce il ministro del welfare che usa le donne come ammortizzatore sociale relegandole in ruoli di cura con i mariti a fare da aguzzini?

    conviene a tutti che le donne siano schiave e succubi. il contentino del carcere non serve perchè non aiuta le donne e neppure chi commette le violenze.

    o quantomeno bisogna lavorare su entrambi i fronti. una legislazione che aiuti le donne e un sistema culturale che non crei altri uomini molesti.

  8. Emanuele says

    Fikasicula,
    non mi stancherò mai di dirtelo, sbagli tu a continuare a girare attorno al problema.
    La responsabilità di uno stupro è di quei due ***** ** ****, non del sistema.
    Concordo che i ministri, i vescovi e la cultura italiana possono avere tutti i difetti del mondo e anche di più, ma non puoi accusare la Carfagna perchè due stronzi hanno fatto quello che hanno fatto, punto e basta.
    La responsabilità è loro, punto e basta, al duecento per cento, e in un paese civile dovrebbero pagare ben caro per quello che hanno fatto, fossero incensurati o anche dei santi.
    Credo che il sistema di giustizia italiano sia indegno di qualsiasi commento, e la cosa più frustrante per le vittime è che i colpevoli a volte vengono trasformate in celebrità. Questo è quello che dà il dolore più grande ad una vittima di violenza, sentire “sbeffeggiata” la propria offesa.
    La deresponsabilizzazione dei colpevoli è la causa di tutto ciò, e non credo affatto che il carcere o meno non cambi le cose nei confronti della vittima: le cambia eccome! se una ragazza stuprata vede i suoi aguzzini condannati diciamo a un ventanni di carcere, ma io aggiungerei carcere duro, possibilmente con qualcuno che glielo picchi nel di dietro tanto per passare il tempo, è vero il torto resta, ma almeno sente che viene dato un giusto PESO a quello che ha subito.
    Ma, mi metto nei panni di una ragazza, che dopo aver subito quello che hai raccontato, vede i suoi aguzzini non fare nemmeno un giorno di galera, il “messaggio” è questo: la violenza che hai subito, il tuo corpo violato non vale nemmeno un giorno di galera. il tuo corpo non vale nulla, questo è il messaggio.

  9. fikasicula says

    non ci sono nuove leggi. il reato di violenza sessuale è stabilito da una legge che solo nel 1996 ha identificato il reato contro la persona invece che contro la morale. vale a dire che fino a quel momento uno stupro veniva giudicato una offesa alla morale pubblica e non a chi lo subiva.

    il nostro sistema giuridico è fatto per condannare al carcere dissidenti, poveri, migranti, trans…

    è un sistema che si dice garantista. ma il punto non è più o meno carcere (io non sono per la certezza della pena e come ti dice la stessa valentina il carcere non serve a niente). il punto è che fino a che ci sara’ un contesto culturale con tante figure corresponsabili allora la punizione non serve.
    non serve perchè il clima culturale che giustifica, istiga, autorizza moralmente le violenze è costruito da altri. ministri, governi, politici, sedicenti intellettuali, papi, vescovi…
    se non hanno voglia di fare educazione sessuale nelle scuole per aiutare i ragazzi a costruirsi una idea consensuale di sessualità e se la ministra alle pari opportunità insiste nel dire che le donne in famiglia stanno benone e se esistono ancora quelli che riattribuirebbero ai mariti lo status di “capo famiglia”…
    come vuoi che le cose cambino?

  10. Johnny7 says

    Terrificante
    Per dire che sono incensurati escono tranquilli come se avessero rubato una mela da un mercato!
    Le nuove leggi puniscono più severamente questi atti abominevoli?

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  1. no alla violenza sulle donne linked to this post on Dicembre 13, 2008

    Indignarsi per Carmela, ragazzina di tredici anni che a Taranto è stata uccisa dalle conseguenze di uno stupro e dalle istituzioni, fare conoscere la sua storia. Ricordare anche Valentina. Viveva a Milano, Valentina. Aveva 22 anni, studiava me