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Finchè morte non ci separi

Su Liberazione c’e’ una rubrica che va avanti da un bel po’ di tempo a firma Beatrice Busi. Ogni domenica pubblica storie all’insegna del "finchè morte non ci separi". Ve ne ricopio qualcuna, giusto per darvi una idea, se già non l’avete, dell’ampiezza del fenomeno. Dal 30 agosto al 31 ottobre. Potete seguire questa fedele descrizione dei femminicidi in italia sul sito cercando le edizioni della domenica. Buona lettura.

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Sabato 30 agosto
Sassari
Quando arriva la polizia, lui, 27 anni, panettiere, sta prendendo a calci e pugni le porte degli altri appartamenti, urlando minacce e insulti. Sta cercando la moglie che si è rifugiata dai vicini dopo che lui l’ha picchiata. Non è la prima volta, lui ha già precedenti per lo stesso motivo. E’ stato arrestato per per maltrattamenti in famiglia, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Ha aggredito anche uno dei poliziotti che cercava di bloccarlo.

Domenica 31 agosto
Lecce
Lei ha 49 anni, fa la badante. E’ arrivata dall’Albania tre anni fa insieme al marito, 52 anni. E’ mattina presto e hanno già litigato. Sono sposati da 23 anni, ma da quando sono in Italia le discussioni si sono fatte sempre più frequenti. Lei è uscita a prendere aria. Lui, prende un coltello dalla cucina e la segue. La trova in strada, la picchia, poi le affonda il coltello in una spalla . Qualcuno ha visto la scena e ha già chiamato il 112. I carabinieri lo bloccano mentre cerca di allontanarsi, lo arrestano per tentato omicidio. Lei ha una prognosi di 25 giorni. Lui ha cercato di giustificarsi dicendo che lei è troppo autoritaria.


Giovedì 4 settembre

Lecce
Sono le due di notte, quando lui, 23 anni, arriva sotto casa dell’ex fidanzata, 20 anni. Lei l’ha lasciato, lui insiste. La madre e il fratello scendono per dirgli che lei non ha nessuna intenzione di vederlo. E’ tardi, è ora di andare tutti a dormire. Lui risale in macchina, ma anziché andarsene, mette la retromarcia centrando in pieno la madre della sua ex . La donna ha una prognosi di 15 giorni, lui è stato denunciato per lesioni personali.

Spadafora (Me)
E’ quasi l’una di notte, dalla strada provengono delle urla. Una donna avverte il 113. Il marito, un vigile urbano, è sceso in strada per capire cosa sta succedendo. Lui, 49 anni, camionista, divorziato, con una figlia di 6 anni, sta picchiando selvaggiamente la compagna. Lei, 44 anni, è a terra, senza forze . Era scappata fuori di casa proprio per evitere le botte, ma lui le è corso dietro. Il vigile riesce a calmarlo, lo convince a rientrare in casa, chiama il 118 per i soccorsi. Lui non si è calmato affatto, prende un coltello dalla cucina e torna in strada. Mentre lei, aiutata dal vigile, si è faticosamente rialzata, lui le si scaglia addosso e la colpisce al petto . Poi fugge in auto, chiama l’ex moglie, le racconta cosa ha fatto, vuole andare da lei e dalla figlia. La donna finge di essere a casa della sorella, poi chiama il 113. Gli agenti riescono a rintracciarlo in poco tempo, lo arrestano per tentato omicidio.

Solaro (Mi)
I vicini hanno sentito le urla e hanno chiamato il 112. Lei ha 30 anni, casalinga, ha due figli di 6 e 8 anni, viene dall’Egitto. Il marito, 31 anni, muratore, stava picchiando sia lei che i figli . Quando i carabinieri hanno suonato alla porta, lui ha finto stupore: «Mia moglie sta benissimo, perché siete qui?». Ma lei e i bambini, i segni delle botte, ce li avevano stampati in faccia. E’ stato arrestato per maltrattamenti in famiglia.

Sabato 6 settembre
Grosseto
Lei, 35 anni, viene dalla Polonia, ha un figlio di 10 anni. Vivono con il compagno di lei e un amico comune. E’ da poco passata la mezzanotte, c’è stata una violenta discussione sulla gestione economica della casa. Ora, per siglare la pace, vuole fare sesso. Ma al rifiuto di lei, scatena l’inferno. Prima la picchia, poi le spruzza contro alcool e acetone e le dà fuoco . Mentre il coinquilino cerca di aiutarla spegnendo le fiamme con una coperta, lui la ferisce sotto la gola con un taglierino. I poliziotti lo trovano in casa, nel suo letto, e lo arrestano per tentato omicidio. Lei è ricoverata al centro grandi ustioni di Pisa.

Giovedì 11 settembre
Iglesias
Silvana, 58 anni, fa l’insegnante. Sua figlia ha interrotto la relazione con Fabio, commesso, 35 anni, dal quale ha avuto un figlio. Fabio e Silvana non erano mai andati d’accordo. E’ pomeriggio, si incontrano per strada vicino a casa di Fabio. Comiciano a discutere, lui estrae un coltello e colpisce Silvana alla gola . Alcuni passanti chiamano il 118. Silvana viene operata, è ancora in prognosi riservata. Lui è stato arrestato per tentato omicidio.

Venerdì 12 settembre
Rivotorto (As)
Lei, 35 anni, viene dal Marocco, si è appena separata dal marito. Lui, 41 anni, non l’ha presa affatto bene. Sono le 9 e mezza del mattino, lei cerca di entrare in casa ma lui si è barricato dentro. Lei chiama i carabinieri che lo convincono ad aprire la porta. Appena lei entra in casa, lui va in cucina, prende un coltello e le salta addosso . Uno dei carabinieri rimane ferito ad una mano. Lui è stato arrestato per tentato omicidio e violenza a pubblico ufficiale.

Ariccia
Lei, 48 anni, viene dall’Ucraina e lavora come badante. Da anni convive con F.G., 64 anni, pensionato. La loro relazione è finita, lei vuole lasciarlo. E’ pomeriggio, scoppia l’ennesima lite. Lui impugna un coltello da cucina e la colpisce . I vicini sentono le urla, cercano di chiamare aiuto. Interviene un brigadiere dei carabinieri fuori servizio. Trova il pensionato che cerca di fuggire, rimane a sua volta ferito, ma riesce a bloccarlo. F. G. è stato arrestato per tentato omicidio aggravato. Lei, operata d’urgenza, è in prognosi riservata.

Sabato13 settembre
Bitetto (Ba)
Ha confessato durante la notte. Dice che era una "mamma-padrona". Maria Maddalena, 75 anni, l’hanno trovata morta in casa, poco dopo le 9 di mercoledì. E’ seduta per terra, in camicia da notte, appoggiata al muro con le mani legate dietro la schiena. L’hanno soffocata con uno straccio . Il figlio Vito, 44 anni, ha dato l’allarme. Dice di essere uscito alle 7 e di essere rientrato dopo un’ora e mezza per poratre da lei il nipotino di 9 anni, figlio della sorella, con la quale gestisce una tabaccheria. Da un cassetto mancano 500 euro, forse la madre è stata uccisa dai ladri. Eppure, non ci sono segni di effrazione, a parte un pò di roba sparpagliata nella stanza di Vito, e sul corpo di Maria Maddalena non ci sono segni di violenza. Vito viene subito iscritto nel registro degli indagati e interrogato per ore. Fino a quando non ha ammesso di aver simulato la rapina, dopo aver ucciso la madre .

21/09/2008
Ammazzo due ucraine e voglio parlare con Fede
Nataliya, 43 anni, arriva dall’Ucraina più di dieci anni fa. Anacleto Roncalli, 67 anni, idraulico in pensione, vedovo con due figli, lo conosce quasi subito, a Milano. Insieme si trasferiscono a Villa d’Adda e, sei anni fa, si sposano. Anche Natalya ha due figli. Nikita, che ora ha 16 anni, la raggiunge, mentre il più grande, 21 anni, rimane in Ucraina, dove si è sposato e fa il militare. Quattro anni fa, anche per aiutare i figli, Nataliya decide di ricominciare a lavorare e la possessività di Anacleto si scatena. Lei trova lavoro come colf in due famiglie, fuori da Villa d’Adda. Lui comincia a pedinarla, a controllarla, le fa scenate continue. Nataliya regge così per due anni, poi non ce la fa più. Vuole la separazione. Nel 2006, lui la butta fuori di casa, lei si trova un appartamentino, dove si trasferisce con il figlio. Nataliya ha voglia di fare, è socievole, ha molte amicizie. In particolare Alla, 42 anni, che abita a Locatello con il compagno. Come lei viene dall’Ucraina, come lei fa la colf.
Lui continua a perseguitarla. Le manda lettere minatorie, scrive ingiurie sui muri, le ruba il passaporto, la aspetta sotto casa o quando esce dal lavoro, la insulta, le mette le mani addosso. Natalya comincia a sporgere denunce. Nel marzo del 2007 per minacce, nell’aprile del 2008 per violazione di domicilio e ancora in agosto per molestie. Alla le sta vicino, la aiuta a prendere le distanze da quell’uomo violento. Anacleto si mette in testa che abbia una relazione con Nataliya e comincia a minacciare anche lei. Sono le 7 e mezza di mercoledì 17 settembre. Nataliya è in garage, sta per andare al lavoro, quando se lo ritrova davanti. Lui, le salta addosso e la uccide con venti coltellate. Poi, prende l’auto e si dirige verso Locatello. Incrocia l’auto di Alla, anche lei diretta al lavoro. Si fermano, lei abbassa il finestrino, lui le apre la portiera e inizia a colpirla. Diciassette coltellate. Poi risale in auto, è diretto al carcere di Bergamo, vuole costitursi. Sono le 11, si ferma a bere un caffè in un bar, sente dire alla tv che hanno scoperto l’omicidio di Nataliya. E’ contrariato, di fronte agli sguardi attoniti degli altri avventori, corregge la notizia ad alta voce. Dice che ne ha ammazzate due, non una sola. Poi si dirige agli studi Mediaset di Cologno Monzese. Agli inquirenti ha raccontato che voleva parlare con Emilio Fede, raccontare in diretta al Tg4 il duplice omicidio ma che una guardia giurata non gli ha creduto e non l’ha fatto entrare. Se così non fosse stato, avrebbe potuto rivendicarli, come ha fatto nei volantini stampati con la sua foto che ha lasciato vicino ai corpi di Nataliya e Alla. Si sente un giustiziere della patria, Anacleto, che ha impugnato le armi contro gli immigrati invasori, contro queste donne senza scrupoli che vengono in Italia a sedurre gli uomini per poi lasciarli.
Il procuratore di Bergamo ha dichiarato che non si può parlare di un delitto annunciato, che dirlo è da irresponsabili. Perché nella sua procura arrivano tra le 4 e le 5 mila denunce all’anno come quelle di Nataliya. Che i carabinieri, non possono avere il polso di ogni singola situazione. A noi, che siamo irresponsabili, ci viene di chiedere perché ci si impegna così tanto per eliminare le prostitute dalle strade e così poco per contrastare la violenza contro le donne in famiglia.
E, se fossimo Emilio Fede, ci chiederemmo perché Anacleto ha scelto proprio noi.

Lunedì 22 settembre
Quarto (Na) – Francesco, 81 anni, diceva in giro che la moglie voleva ucciderlo. Ma il cadavere che durante la notte hanno trovato in camera era quello di Delia, 72 anni. Erano già a letto quando hanno iniziato a litigare. Lui ha preso un coltello dalla cucina e ha cominciato a colpirla. Lei ha cercato di difendersi con un paio di forbici. Lui gliele ha strappate di mano e l’ha colpita anche con quelle. Alla tempia, alle braccia, ai polsi, negli occhi . Una vicina ha dato l’allarme, ma quando sono arrivati i soccorsi era già morta dissanguata.

Lonato (Br) – Lei ha 19 anni. Per capire davvero, le ci è voluto più di un anno. Un anno di psicoterapia e di indagini della polizia, per riuscire a raccontare gli incubi ad occhi aperti che la tormentavano. Prima, solo la violenza dei ricordi che riaffioravano improvvisi a paralizzarla. Tra i 6 e i 10 anni, veniva affidata spesso a uno zio, affettuoso, vicino di casa. In quei quattro anni, F. D. P., 53 anni, dirigente d’azienda, ha abusato di lei molte volte . Oggi, la denuncia gli è stata notificata.

Venerdì 26 settembre
Pisa – Sono da poco passate le 21, è in ritardo. Lo stanno aspettando, è il compleanno di un cugino che vive all’estero. Simone, 39 anni, fa il maniscalco, ma per dieci anni ha fatto il fantino. La sorella lo chiama al cellulare, lui risponde che alla cena non ci può andare. E’ su un argine dell’Arno, ha appena ammazzato i figli, Rachele di 7 anni e Tommaso di 5. A martellate . Ha portato con sé anche una tanica di benzina. La versa addosso ai cadaveri dei bambini e a se stesso, poi appicca il fuoco. Li hanno trovati dopo un paio d’ore, carbonizzati. La relazione con la mamma di Rachele e Tommaso era in crisi da tempo. Si erano separati da un paio di settimane e avevano trovato un accordo per l’affidamento dei figli.

Sabato 27 settembre
Montebello Jonico (Rc) – Dice di essersi pentito, Francesco Manti, 53 anni, dipendente dell’Atam. Era il pomeriggio di venerdì 19, quando, davanti agli occhi della figlia di 10 anni, ha sparato 9 colpi di pistola contro la moglie Orsola, 42 anni . Lui, si era dato subito alla fuga, a bordo della sua auto, ed è rimasto al sicuro in un casolare di montagna per più di una settimana. E’ stata la bambina ad avvertire i carabinieri che il papà le aveva ammazzato la mamma. Molti credevano che si fosse suicidato. E’ stato il suo avvocato ad indicare il luogo in cui si era rifugiato. Che fosse un violento, ossessivamente geloso, si sapeva. La moglie, che in passato, lo aveva già denunciato per maltrattamenti, lo aveva lasciato da qualche mese. Quando i carabinieri sono andati a prenderlo, ha consegnato la pistola e ha confessato. A modo suo. «E’ stato uno scatto d’ira, chiedo scusa».

San Bartolomeo (Fe) – Sono le 8.30 quando Luca, 32 anni, è andato in questura a costituirsi. Mezz’ora prima, ha ucciso a coltellate mamma Tosca, 66 anni, e il fratello Marco, 37 anni . Una famiglia normalissima, dicono in paese.

Mercoledì 1 ottobre
Foligno (Pe)
Mariane ha 34 anni, viene dalla Romania dove ha lasciato i suoi due bambini. Sono le 15, sta andando a casa dell’anziana signora dove ha lavorato per qualche tempo e dove ora la sostituisce un’amica, anche lei originaria della Romania. Non si è accorta che il suo ex la sta seguendo. Mahmood, 34 anni, viene dal Pakistan. La loro relazione è finita da quasi un anno, ma lui continua a tormentarla. Mariane è appena entrata nell’appartamento e sta salutando l’amica nell’ingresso, quando lui irrompe in casa passando da una finestra aperta. Ha un coltello, in un attimo le salta addosso e comincia a colpirla. L’amica, nel panico, corre da un vicino per chiedere aiuto. Ma quando arrivano i soccorsi, per Mariane non c’è più niente da fare.

Giovedì 2 ottobre
Roma
Lei, 35 anni, ha appena partorito. Le contrazioni le sono venute in caserma martedì mattina. Ha deciso di denunciare il compagno. Lui, 32 anni, ha sempre alzato le mani. Ma lunedì sera l’ha colpita con la catena di un guinzaglio e il manico di una scopa, senza risparmiare la pancia.

Avellino
Ha sparato alla moglie, colpendola all’addome e a una spalla. Lei è stata operata d’urgenza, lui, 46 anni, ha cercato di fuggire sulla sua auto. Dopo poco, è stato arrestato per tentato omicidio.

Brindisi
La denuncia per percosse e lesioni risale al 2007, quando se ne è andata di casa con le figlie. Il compagno, padre delle due bambine, la picchiava continuamente. I testimoni sono molti. In passato, per recuperare l’irrecuperabile, aveva dovuto mentire ai poliziotti di guardia al pronto soccorso, raccontando di essere stata aggredita durante una rapina. Ora le indagini sono concluse e si attende la decisione dei giudici.

Firenze
In tre anni è finita in ospedale troppe volte. Un dito rotto, una costola fratturata, una contusione toracica. Aveva sporto una prima denuncia l’anno scorso, poi l’aveva ritirata. Lui, 42 anni, padre dei suoi figli, l’aveva minacciata di tagliarle la testa. A settembre, di nuovo, le ha rotto due costole con un pugno. Questa volta, lei non torna più indietro. Per lui è scattato un provvedimento di custodia cautelare.

Bolzano
Lei, una migrante, l’aveva già denunciato mesi fa per maltrattamenti. Lui, 23 anni, durante la convivenza l’aveva aggredita spesso. L’altra, l’ha denunciato a fine agosto. Erano usciti assieme una sera e lui aveva tentato di violentarla. Il gip ha convalidato l’arresto. Secondo il pm, l’uso degli anabolizzanti, trovati a casa di lui durante la perquisizione, lo avrebbe incattivito nei confronti delle donne. Ormai, ogni scusa è buona.

Lunedì 13 ottobre
Sant’Ilario d’Enza (Re)
Vanda, 85 anni, ha appena preparato la colazione per suo marito Ugo, 83 anni. Sono quarant’anni che lo fa. Poi esce, per spazzare un pò di foglie in cortile. Quando rientra lo trova in piedi, fermo in mezzo alla stanza, con una mannaia in mano. E’ un attimo. Lui le si scaraventa contro, lei cerca di parare i colpi, rimane ferita , poi con una spinta riesce ad allontanarlo e a farlo cadere. La figlia, che abita al piano di sopra, chiama i soccorsi. Vanda viene portata in ospedale, lui è in stato di arresto per tentato omicidio in una struttura psichiatrica.


Mercoledì 15 ottobre

Campobasso
Maria Luisa, 55 anni, ha deciso di passare la serata con un’amica. La mattina dopo deve andare dall’avvocato per definire i dettagli della separazione. Il matrimonio con Antonio, 60 anni, ex impiegato di banca in pensione, non funziona più e lei ha deciso di lasciarlo. Negli anni Ottanta si erano conosciuti e sposati. Poi avevano adottato due bambini, un ragazzo brasiliano, che ora ha 20 anni, e una bimba ucraina, di 7. Negli ultimi tempi i contrasti tra di loro, si erano fatti più frequenti, insanabili. E’ poco prima di mezzanotte, quando Maria Luisa rientra a casa. Lui la sta aspettando. Cominciano subito a litigare. Lui le salta addosso, la picchia, la prende a martellate. Poi imbraccia il suo fucile da caccia e spare due volte . I vicini di casa, come da copione, si stupiscono. Dicono che era una famiglia serena, che erano due persone educate, discrete, di grande umanità. Maria Luisa è morta subito. Antonio è accusato di omicidio volontario aggravato.

Torino
Lei ha 50 anni, abita vicino ad Alba. E’ partita in macchina verso Torino nel primo pomeriggio, decisa a troncare definitivamente la relazione con C.R., 60 anni. Lui non accetta la separazione e nel corso di una discussione, qualche sera fa, l’ha picchiata. La sta aspettando seduto su una panchina, sotto casa, con un coltello in tasca. Lei non fa in tempo ad arrivare che lui le è già addosso. La colpisce al torace , interviene un passante. Lei riesce a fuggire e a raggiungere in auto il pronto soccorso di Alba. Lui l’hanno trovato in casa, il coltello ancora insanguinato nel lavandino. E’ stato fermato per tentato omicidio e porto abusivo di armi.

Nel secondo semestre del 2007, in Italia, sono stati commessi 308 omicidi: il 9,5 per cento per mano della criminalità organizzata, il 39,7 da delinquenti comuni, il 21,9 è stato commesso «per dissidi familiari o per motivi passionali». Nel primo semestre del 2008, l’indice di "delittuosità" è diminuito di 10 punti, mentre la percentuale degli omicidi compiuti in famiglia è salita al 24,7: un omicidio su quattro, insomma, è avvenuto tra le mura domestiche. Il rapporto allarga la prospettiva, e specifica che riguardo al decennio 1996-2006, «nella maggioranza dei casi è il coniuge, il convivente o il fidanzato maschio ad uccidere la propria compagna». L’abbiamo letto sul Corriere della sera che grida all’emergenza, sta scritto nell’ultimo rapporto del Viminale. Che il 24 novembre scorso lo abbiano già detto 150mila donne, in corteo contro la violenza maschile, pare non contare nulla.

Sabato 18 ottobre
Foresto Sparso (Bg)
Ionela ha 30 anni, viene dalla Romania, lavora in un vivaio. Vive da sola, in un bilocale in affitto di proprietà del suo datore di lavoro. A settembre ha lasciato Jan, 46 anni, muratore. Lui era diventato sempre più violento e più volte l’ha minacciata di morte. Nel pomeriggio, il fratello di Jan comincia a preoccuparsi. Lui è uscito con degli amici la sera prima, non è ancora rientrato e non risponde al telefono. Decide di chiamare Ermete, il datore di lavoro di Ionela. Anche lui è preoccupato. Lei, non si è presentata al lavoro. Sono quasi le 20, Ermete entra nell’appartamento di Ionela con il mazzo di chiavi di scorta. Nel soggiorno c’è il cadavere di Jan. Sono i carabinieri a trovare il corpo di lei nella camera da letto. Probabilmente erano tra le 7 e le 8 del mattino quando lui ha suonato e lei l’ha fatto entrare, le ha tagliato la gola con taglierino da lavoro , per poi suicidarsi con la stessa arma.


Mercoledì 22 ottobre

Olbia (Ss)
Lei ha 46 anni, un figlio di 15 e un marito violento. Lui, 46 anni, operaio, quando arrivano i carabinieri avvisati dai vicini, sta minacciando con un coltello da cucina lei e il figlio . Questa volta, vuole denunciarlo. Lui cerca di fuggire per le campagne, ma viene subito bloccato. E’ stato arrestato per maltrattamenti in famiglia.

Giovedì 23 ottobre
San Pietro Infine (Ca)
Adriana ha 47 anni, è sposata da più di venti con Marcello, 53 anni. Lui fa il meccanico, è titolare di un’officina che ripara mezzi agricoli. Hanno due figlie maggiorenni, e un figlio più piccolo, di 10 anni. La figlia più grande si è trasferita con il marito in un paese lì vicino. Il matrimonio di Marcello e Adriana è in crisi da tempo. Litigano spesso. Lei, esasperata, per qualche settimana si è fatta ospitare a casa di parenti, poi è tornata. Ha consultato un avvocato, vuole la separazione. E’ mattina, Marcello esce per accompagnare a scuola il bambino, poi torna. Sono in cucina quando, alle 8.30, scoppia l’ennesimo litigio. Lui imbraccia il suo fucile da caccia e le spara due volte in pieno petto . Poi esce, va a casa della figlia, le racconta cosa ha fatto, insieme vanno dai carabinieri. Adriana è morta sul colpo.

Venerdì 24 ottobre
Vetralla (Vt)
Da quando si erano sposati, la picchiava spesso, con la cintura, con una mazza da baseball. Le spegneva le sigarette addosso, la insultava, la minacciava, anche di fronte ai figli . Lei l’aveva denunciato nel 2007, quando era finita al pronto soccorso. Lui, 24 anni, era stato allontanato da casa, ma il provvedimento non è bastato. Oggi l’hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.

Cividale del Friuli (Ud)
Michela, 34 anni, si vuole separare, sta aspettando l’udienza. Stefano, 41, è già stato condannato per sequestro di persona e violenza privata contro di lei. Di nuovo, da giorni, le impedisce in tutti i modi di allontanarsi da casa senza di lui . Se lo fai, le ha detto, ammazzo i tuoi genitori. Questa volta, sono proprio i suoceri a denunciarlo. E’ stato arrestato in flagranza di reato per sequestro di persona e violenza privata.

Sabato 25 ottobre
Milano
Si erano lasciati e, la sera prima, si erano rivisti a casa di lui. Lei, 32 anni, del Marocco, sperava in un’amicizia. Lui, 33 anni, suo connazionale, ci ha provato. Lei ha detto no, lui l’ha violentata minacciandola con una lametta. Per un giorno intero le ha impedito di andarsene . Finché lei non è riuscita a scappare e a fermare una pattuglia di passaggio. Lui è accusato di sequestro di persona e violenza sessuale. Lei è stata ricoverata al centro antiviolenze della clinica Mangiagalli, con varie ferite da taglio su tutto il corpo.

Cesena
Lei ha 22 anni, è incinta di 8 mesi. Viene dalla Tunisia, da tre settimane ha raggiunto il marito in Italia. Lui, 37 anni, imbianchino, l’ha subito chiusa a chiave in una stanza . Le permette di uscire solo per andare al bagno, la picchia, la insulta e la minaccia. Finché, per una volta, si dimentica di girare la chiave nella toppa. Lei si precipita fuori di casa, in pigiama e ciabatte, e da una cabina chiama un’amica, sua connazionale. Poi attende i poliziotti che l’accompagnano al pronto soccorso. Lui è stato arrestato per sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia.

Mercoledì 29 ottobre
Isola delle Femmine (Pa)
Due anni di violenze, conclusi con l’arresto del marito. Lei, madre di due figli avuti da una relazione precedente, l’ha denunciato. Vicini e amici hanno confermato i suoi racconti. Lui, 50 anni, spesso la picchiava con un frustino .

Arbus (Ca)
Lei, 48 anni, casalinga, ha chiamato i carabinieri per denunciare il marito. Lui, 72 anni, pensionato, dopo averla picchiata brutalmente, si è dato alla fuga . L’hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e porto d’armi abusivo: un grosso coltello da cucina.

Firenze
Per le botte, ha abortito già due volte. L’aveva denunciato. Era stata affidata ad una struttura protetta, poi era ritornata a stare con lui e le violenze erano ricominciate . Ora, è stato arrestato. Lui, 25 anni, commesso, originario del Marocco, è accusato di violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti.

Ceglie del Campo (Ba)
Nunzia, 47 anni, due figli, è in motorino con suo fratello, 54 anni. Stanno tornando dal funerale di un parente, dove hanno litigato per l’ennesima volta con il padre. Lui, 77 anni, li segue con la sua auto, accelera, li travolge e tira dritto . Nunzia è morta in ospedale, il fratello è ferito. Il padre è stato arrestato per omicidio volontario.

Venerdì 31 ottobre
Riposto (Ct)
E’ entrato in carcere per scontare una condanna per violenza sessuale, atti osceni e violenza privata contro la donna che si occupava di lui. Lei, non era la moglie, era la "badante". Dieci giorni fa a Reggio Calabria, una storia, forse analoga, è finita molto peggio. Eluta, 44 anni, veniva dalla Romania ed è stata ammazzata con un colpo di fucile alla testa . Lui, 88 anni, ha detto che il colpo è partito accidentalmente mentre puliva l’arma, ma gli inquirenti non gli credono. E’ in stato di arresto per omicidio volontario. Anche queste sono storie di "normali" famiglie italiane.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


9 Responses

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  1. fikasicula says

    grazie a te di averla postata…
    brutta notizia ma sta nelle cose che continuiamo a dire.
    la rimetteremo in rilievo in un post apposito.
    grazie ancora
    e se ci sono altre notizie del genere che conoscete postatele pure perchè noi vogliamo sapere.

  2. pizzicata says

    sicuramente la notizia, verra oscurata, voglio passarla qui, grazie.

    http://www.ondaradio.info/…id=10321&Itemid=1

    Vieste/ Fu picchiata dal fidanzato morta dopo tre mesi PDF Stampa E-mail
    mercoledì 05 novembre 2008 ore 10:23
    E’ durata tre mesi l’agonia di lwona Elizabeta Budryin la donna polacca, colpita con calci e pugni dal suo convivente, un uomo di Vieste arrestato dai carabinieri il 27luglio scorso. La donna, una cameriera di cinquantuno anni, è morta lunedì sera nell’ospedale di San Giovanni Rotondo dove era stata ricoverata, in prognosi riservata, per le ferite procuratole dal convivente. Il 27 luglio i carabinieri di Vieste avevano arrestato il compagno della donna Giuseppe Papagni, di quarantacinque anni, con l’accusa di lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. Per futili motivi l’uomo l’aveva colpito ripetutamente con calci e pugni in più parti del corpo. Non era la prima volta che l’uomo picchiava la donna, ma quel giorno i colpi erano stati molto più violenti dei passato e la polacca fu ricoverata, dopo l’intervento dei carabinieri, all’ospedale di San Giovanni Rotondo. In un primo momento le sue condizioni non erano preoccupanti: dopo qualche giorno però è entrata in corna. In seguito alle percosse subite si erano lacerati alcuni organi vitali, come l’intestino e i reni non funzionavano più in modo corretto. Con il passare delle settimane le sue condizioni sì sono aggravate sempre di più fino a quando la polacca è entrata in corna, anche a causa di una infezione interna. Un’agonia conclusasi lunedì sera quando il cuore della donna ha cessato di battere. Giuseppe Papagni è ora agli arresti domiciliari, dopo aver scontato un periodo in carcere: non è escluso che gli inquirenti modifichino l’accusa da lesioni personali e maltrattamenti in famiglia in quella di omicidio.

    grazie.

  3. rosa says

    x roberto. perchè ti scaldi tanto? forniscimi una statistica per infanticidio. Io ho una lista lunga di atti di pedofilia da parte degli uomini (compresi i preti, sono maschi) e di infanticidi x far dispetto alla moglie. Misandria un corno racontami di qualche femmina che ammazza il marito o il figlio.

    Pochissime!

  4. Emanuele says

    Ovviamente servono anche altre cose. Ovviamente servono pari opportunità. Ciò non toglie che le “punizioni”, il “carcere” quello vero, serva eccome. E’ giusto che ognuno sia responsabile delle proprie azioni, è giusto che a chi dice “ho perso la testa un momento, scusatemi” si risponda “te ne vai in galera trentanni, scusaci tu”. Si chiama giustizia, e spero che un giorno o l’altro si veda anche nel nostro paese qualcosa di simile. Che uno che ha fatto del male stia in carcere o meno non è vero che non fa differenza, la fa eccome.

  5. roberto says

    Mah…. a dire la verità qua sento un pò puzza di misandria… è risaputo che le donne come gli uomini si macchiano in proporzione uguale degli stessi atti di violenza verso il prossimo( aggressioni, infanticidi etc etc). Su una donna fa più scalpore, tutto qua.
    Sui giornali si trovan gli stupri ma non si dice che ogni 3 giorni una madre uccide suo figlio.
    è un vittimismo un pò debole sul lato della casistica.. basta please.
    Roberto

  6. rosa says

    agghiacciante :(..eco perchè le carceri scoppiano. ma possibile che ogni volta che apro un giornale o sento il tg non c’è mai giorno in cui una donna non subisca violenze. e pensare che i gornal iriportano il minimo. Che paese incivile, in vivibile x le donne e i tagli e i licenziamenti femminili accetueranno le volenze visto che mettono la donna in un ostato di dipendenza economica che è impossibile ricostruirsi una vita. In fatti la maggiorparte che subiscono violenze non hanno un lavoro ( da notare che le vittime x la maggior parte sono migranti e casalinghe che subiscono violenze da italiani e non xke fasce + deboli economicamente, meno indipendenti)

    posso usare il post per il mio blog?

    ciaociao

  7. fikasicula says

    emanuele,
    i provvedimenti securitari non servono a mettere fine a tutto questo. è una questione culturale e non di ordine pubblico.
    noi siamo più “sicure” se abbiamo un lavoro, la possibilità di scegliere, di abitare dove vogliamo. se ci tolgono tutto sai che ci frega poi se quello che ci ha picchiato resta in prigione a vita?
    il carcere viene usato come palliativo per non affrontare il problema in maniera seria.
    non serve. non risolve.
    tutto qui.

  8. Emanuele says

    Concordo, è semplicemente allucinante. E tuttavia, ribadisco che non capisco perchè proprio tu in questo blog ti scagli contro quelli che invocano una maggiore severità per questi crimini. Per me tra tutti i signori che hai citato non ce n’è uno che dovrebbe farsi meno di una dozzina d’anni di carcere (carcere VERO, non domiciliari/firma/transatlantico pagato dallo stato), intendo carcere con la scodella per il pasto e il secondino che controlla se alle nove è spenta la luce. Con la speranza possibilmente che sotto la doccia qualcuno li si inchiappetti

  9. Julie says

    (prima di tutto scusatemi per gli errori che potrei fare, sono francese).
    No ho potuto leggere tutto. E’ orrendo ! Siamo nel ventesimo secolo e certi uomini credono ancora che la donna è la loro proprietà… Vorrei tanto che le cose potessero cambiare…