Skip to content


Truppe A-politiche

C’era una volta una categoria di pensiero che vincolava le truppe ad un ruolo preciso, sotto una stessa bandiera e uno stesso credo politico. Era il tempo dei partiti di destra e sinistra con i simboli chiari, con parole d’ordine e inni che inequivocabilmente richiamavano ad una fedeltà assoluta. Questo stile veniva copiato anche nei movimenti che in quanto a rigidità non erano da meno e dunque si finiva per trincerarsi dietro barriere ancora più alte e spesse perchè se eri "compagn@" non dovevi parlare con i fasci, con gli sbirri, con i crumiri, con i venduti, ma neppure con quelli del sindacato, con i servi di partito, e se eri femminista e di sinistra non dovevi parlare con tutta questa gente e neppure con gli uomini, tant’e’ che vi furono quelle che diventarono lesbiche per scelta, al di la’ del fatto che la storia piacesse o meno.

Insomma ci si riduceva ad assemblee scarne nelle quali si finiva per scazzarsi tra pochi/e perchè alla fine quando si è in quattro, stanch* e irrigidit* da troppe catene identitarie si finisce per trovare il pelo nell’uovo anche nelle ragioni del tuo compagno o della tua compagna di percorso.

Era tutto un fatto di purezza, ma anche di coerenza, perchè si pensava che se stavi da una parte senza infognarti con l’altra il messaggio che ne usciva fuori era più forte, la verità che avevi da dire più incisiva. Era il bel tempo delle ideologie, delle identità forti.

Poi venne invece il tempo del post-ideologico, del post-identitario. I simboli finirono nel cesso e i partiti non ebbero più quella funzione di radicamento nei territori che gli consentiva di permeare gli strati sociali a seconda del proprio obiettivo e interesse. I sindacati smisero di fare il loro cattivo mestiere e tante femministe si fecero risucchiare all’interno dei contesti istituzionali nei quali, al di la’ del fatto che fossi lesbica o meno, sempre istituzionalizzata eri (per fortuna che le femministe ci sono sempre state e sono tornate visibili a partire da luoghi free).

Il valore rivoluzionario dell’abbattimento dei dogmi e di una nuova laicità del pensiero politico divenne qualcosa di disorientante e confusionario. Si volevano mantenere le truppe ben in fila ancorate alle nuove organizzazioni senza ideologie, bandiere e identità forti pro o contro un nemico qualunque.

Le stesse aree di svolgimento della attività politica si annacquarono. La sinistra cedette il passo ad un blando centro sinistra e la destra ad un confuso centro destra. Invece la laicità del pensiero non venne affatto favorita: come allentare la catena senza però scioglierla definitivamente. Tutt* ancora con lo stesso collare.

Una amica un bel giorno dichiarò che oltre al collo era possibile liberare anche il desiderio che fino ad allora era vincolato dalla fedeltà all’idea. Non le andava bene neppure la formula del sesso militante, per fare proselitismo e indottrinamento tra una pomiciata e una intensa copulazione. La prospettiva di una tessera strappata in fase orgasmica non le si addiceva e neppure quella di far ululare al partner che era per la pace nel mondo purchè lei non lo lasciasse a metà la faceva impazzire. 

Sciolto il vincolo di coerenza della fica si ritrovò però a patire del moralismo delle compagne. Nel giro di pochi giorni la mandarono tutte a quel paese e lei si ritrovò in quel limbo stravagante che è destinato alle vie di mezzo. Non volevi proprio transitare ma ti è negato tornare indietro. Dunque devi restare a metà, nel bel mezzo del fiume, a trovare appigli di passaggio per evitare di franare con le cascate, fino a che non capisci che se poggi i piedi riesci a stare ritta senza l’aiuto di nessuno e puoi persino decidere di riposare su una riva o sull’altra a seconda di quello che ti piace.

Quello che avviene quando qualcun* per curiosità vuole dare un’occhiata dall’altra parte somiglia un po’ a certe scene dell’inquisizione. Si scatena la caccia all’eretic*, lo/a si sputtana nella libera piazza – anzi lo si consegna al pubblico ludibrio – e si chiede la sua testa, aspettando che rotoli sotto la ghigliottina della "verità assoluta". Di quale verità parliamo non è dato saperlo perchè si tratta di una verità nata e pasciuta per "diritto naturale" senza possibilità di evoluzione e cambiamento, senza che si possa mai emendare con aggiornamenti sull’esistenza di cellule negli altri pianeti. Se uno dice "c’e’ vita su marte" già comincia il processo e a nessuno passa per la capa tosta di andare a dare un’occhiata su quel pianeta per vedere se la vita è effettivamente tale o se si tratta di un mollusco perso nel suo vagare nello spazio.

Insomma le ideologie erano finite, le bandiere non c’erano più ma ancora non si poteva scopare liberamente ne’ c’era licenza di esplorazione di altri pianeti.

La ragione pareva semplice. C’era chi aveva chiaro che le ideologie presumibilmente defunte fossero in realtà ancora in vita e anzi si erano attrezzate per permeare la società in maniera subdola, attraverso linguaggi e metodi diversi. C’era chi poi ricordava – parlando giusto di fascismo – che neppure la prima volta mostrò la sua atrocità con chiarezza, senza lasciare dubbi. Per ogni azione compiuta c’era sempre una giustificazione e ogni legge razziale aveva una ragione indotta che quasi diventava una richiesta del "po-po-lo". Parevano tutte scelte di buon senso e gli unici che ne scorgevano la vera natura erano quelli che si ritrovavano a subirle.

Era difficile anche allora immaginare che ci fosse qualcuno che aveva una idea precisa di società e faceva di tutto per realizzarla. Proprio come adesso, seppur con mille altre complessità che non va bene trascurare.

Questa premessa per meglio ragionare su quello che sta succedendo in questo periodo con gli studenti [a proposito, a palermo è andata cosìcosì]. Sono tanti, di sinistra e destra. Solo che durante i cortei si dividono in chi inneggia al duce e negli altri che tirano su il pugno sinistro. Ci sono quelli che urlano slogan come fossero ultrà e altri che in maniera confusa alzano le braccia, entrambe per non sbagliare e non scontentare nessuno.

La destra dei cortei è quella di casapound [leggi delle interferenze del blocco studentesco: qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui e ascolta/scarica la puntata radio di Maldestra, trasmissione antifascista, qui], questa modalità fascista di fare occupazione e di essere controcorrente rispetto alla propria area politica – in nome di una cosiddetta unità generazionale che richiama al ricordo di Valle Giulia e che spesso si è esplicitata in forme di squadrismo solidale da "potere alla giovinezza" – con una adesione alle scelte di mussolini e una fascinazione verso forme di opposizione che sono proprie di chi fa fascismo di "utilità sociale". Casa, lavoro, famiglia, eteronormatività ufficiale e omosessualità okay purchè al chiuso e lontano da altri occhi, diritto delle donne ad avere più sostegni nel fare figli e opposizione alla 194, dio in chiesa e in casa. Un po’ come quell* di famiglia cristiana però in modalità molto "contro". Prima dei casapoundini c’erano i terzoposizionisti e gli antimperialisti che si mischiavano spesso ad ambienti di sinistra per la presunta vicinanza di contenuti. 

Nelle occupazioni ci sono quelli di azione giovani (e anche alcuni ciellini) che parlano con gli altri studenti in ragione degli obiettivi e l’obiettivo comune (?) ora è quello di far cancellare il decreto gelmini. Non vale richiamare gli studenti ad una fedeltà ideologica che non hanno più ne’ vale il disfattismo di chi denuncia la fine dell’antifascismo militante. 

Varrebbe forse – dopo avere ancora attribuito responsabilità sdoganatrici alla sinistra e aver chiarito che non siamo in grado di fare i fascisti neanche per finta – una riflessione sul perchè noi antifascisti stiamo qui a crucciarci di questo fenomeno miscelato invece che imparare a contaminare luoghi al di la’ delle appartenenze e delle missioni identitarie.

Destra e sinistra esistono nei fatti e bisogna ragionarne in termini di obiettivi, progetti, prospettive, senza paraventi ideologici e senza estremizzazioni inutili. Perchè è perdente e alle persone non importa se sei di destra o di sinistra. Gli interessa di quello che mettono nelle tasche, di cosa hanno a tavola, di avere un tetto sulla testa e la possibilità di vivere meglio che possono.

Abbiamo tutt* un gran problema e una grande riflessione da fare. Non c’entra solo la fascistizzazione della società. Non c’entra neppure soltanto la spinta che viene da destra mentre offrono soluzioni fasciste, sessiste e razziste per risolvere una situazione economica senza toccare mai le aree di privilegio. C’entra invece il fatto che la nostra storia, quella della sinistra, va rianalizzata e rivista senza censure e senza paura di svelare i nostri segreti (leggasi: le nostre contraddizioni).

I movimenti studenteschi se non li cavalcasse la destra sarebbero cavalcati da sinistra. Da una parte e dall’altra ricaverebbero le stesse pressioni. Gli operai, i lavoratori subirebbero esattamente lo stesso trattamento. Studenti, lavoratori e chissàchealtro si sono un po’ stufati di essere sfriculiati per ragioni che neppure capiscono. Come quel gran film degli anni settanta (parte il toto titolo perchè non me lo ricordo) nel quale c’era una donna che viene adottata ora dai movimenti abortisti e ora da quelli antiabortisti. Entrambi gli offrono persino soldi perchè lei si immoli per la causa. Lei finisce per avere un aborto spontaneo, non lo dice a nessuno, prende i soldi di entrambe le parti e se ne va libera per la sua strada.

La destra ha capito tutto questo ["L’ideologia fascista da sempre si è alimentata di discorsi
rivoluzionari e libertari per recuperarli e virarli verso
l’autoritarismo" – dice Giorgio nel commento che potete leggere sotto
] e ha deciso di infiltrare/occupare luoghi che sembravano appannaggio della sinistra (mentre esaspera conflitti fuori). Il movimento studentesco è uno di questi posti che vogliono certamente portare in zone a loro più familiari. Perchè occuparlo significa starci dentro, poter avere voce in capitolo, avere potere di influenza e condizionamento e poter infine dirigere la crescita sociale e collettiva in direzioni che loro preferiscono.

Non sorprendiamoci se in futuro alla sapienza di roma il papa avrà un tappeto rosso a riceverlo. Non sorprendiamoci per i convegni organizzati nelle scuole dal movimento per la vita. Non sorprendiamoci se fascisti e ciellini imprimeranno il loro modo di vedere la società perchè noi, d’altronde, proviamo ad imprimere il nostro e al di là del fatto che siamo convinti che sia quello giusto si tratta pur sempre di una delle tante campane e non dell’unica possibile. Non sorprendiamoci perchè mentre dicevamo a tutt*, con l’indice inquisitorio puntato contro, che era un errore madornale camminare spalla a spalla con certa gente, quelli decidevano di optare per le direzioni che li facevano sentire un po’ più liberi di scegliere. Paradossalmente il nemico può apparire meno cagacazzo qualche volta, teniamone conto. Ricordiamoci anche che quando papà (come i babbi e le mamme dei movimenti che non vanno mai in pensione) ci diceva di non dare confidenza a qualche persona, noi inevitabilmente e per spirito di contraddizione finivamo persino per sposarcela. Dire ad una donna di non frequentare qualcuno – in sicilia – ha significato il dover avere a che fare con centinaia di fuitine dalle quali era veramente difficile tornare indietro. Non avere scelta obbliga sempre a fare una scelta, seppur sbagliata.

Perciò, sarebbe il caso forse di stare a sentire cos’hanno da dire le persone. Di creare una sorta di zona d’ascolto per quella parte sociale che si è stancata di essere strattonata a destra e a manca.

Le radicalità intese alla vecchia maniera non funzionano più. Bisogna ripensare la politica prima che la politica diventi solo un’ombra di se stessa in mano a personaggi indecisi e confusi come veltroni. O solo una finta espressione delle ideologie rispolverate in tempi di magra dai partiti che non vogliono perdere i voti dei vecchi elettori che mettono una croce sul simbolo in nome di una fedeltà acritica decennale.

Possiamo manifestare un’idea chiara senza stare alle pendici della montagna, su un versante o sull’altro. Se impariamo a scalarla abbiamo la possibilità di stare in cima. Quello dovrebbe essere forse l’obiettivo.

Sono di sinistra, sono antifascista e mi chiedo mille volte come possono gli studenti andare in corteo con quelli che passano il tempo a bruciare i campi rom e a parlare dei corpi femminili come di una loro esclusiva proprietà. Ma più che giudicarli mi serve capire perchè questa cosa accade, senza nascondermi dietro un giudizio che mi salva e mi assolve perchè giammai io farei una cosa del genere.

O se qualcuno ha le idee più chiare, per favore provi a spiegarmi, perchè da sola non lo capisco.

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Scritti critici.


5 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. fikasicula says

    cavolo che complimento lucha :)*
    ma grazie a te che leggi le mie elucubrazioni stanche tentando di fare riflessioni ad alta voce.
    lieta di condividere con te le consapevolezze che maturo nei miei rari momenti di lucidita’ :)P
    bacione grande

  2. lucha says

    avevo letto questo post all’epoca della sua pubblicazione, e mi era piaciuto un sacco, tanto da spargerlo a destra e a manca ad amici, compagni e conoscenti.

    poi oggi, mentre stavo spulciando del materiale per buttare giù due o tre cose che mi frullano in testa da un po’, l’ho riletto, e mi ha in qualche modo illuminato una seconda volta.

    prima di questa cazzo di mobilitazione studentesca, mi stavo costruendo una vaga idea -e penso di avertene parlato all’hackit- su quali pratiche politiche stessero funzionando e quali no, e un po’ di pippe sulle trasformazioni nei gruppi e nelle strutture di questo grande spazio che è -passami il termine, non convince più neanche a me, ma è come si poteva chiamare una volta- “estrema sinistra”.

    poi sono arrivati gli studenti, la maggior parte dei quali “parvenu”, che veramente ti veniva da chiedergli «ma tu scusa fino a ieri dove cazzo eri?», non con cattiveria o in tono accusatorio, ma veramente stupito. poi, un po’ le cose hanno rallentato e mi han permesso di pensare ogni tanto, un po’ mi sono arrivati degli interessanti contributi relativamente inaspettati, e insomma, le cose si sono un po’ collegate nella mia testa.

    uno di questi è merito tuo, quindi ti ringrazio :* e spero di riuscire a restituire quel che mi è stato dato!

    🙂

  3. undelio says

    E’ la domanda che si chiedono molti, moltissimi, forse tutti i compagni e le compagne, ma non solo, io credo che la risposta sia in quel che oggi chiamano biopotere, biopolitica, oggi esiste una cultura di destra nella societa’ che ha vinto su quella di sinistra degli anni 60 70.
    Analizzare tutto e parlare in cosi’ poco spazio e’ difficile, se nn impossibile, noi siamo una generazione sfigata, siamo il crocevia tra la vecchia generezione idealista e la nuova generazione senza storia. La pentola bolle ma purtroppo non esplodera’ mai, soltanto piccole bolle che scoppieranno in luoghi dslocati tra loro.
    Io credo che i piccoli movimenti possono portare a risultati nn duraturi nel tempo oltre che a soddisfazioni personali, per non ricorrere allo psicanalista, alla droga o al suicidio.

  4. fikasicula says

    giorgio,
    certo che rianalizzo la storia del fascismo e le cose che dici le conosco bene. solo che avere questa consapevolezza non basta.
    non mi sembra tutto così chiaro e semplice.
    perchè ci incazziamo? perchè a tentare di cavalcare il movimento studentesco sia la destra?
    e veltroni? e bertinotti? e la sinistra che prova a cavalcare i movimenti da sempre?
    basta pensare alla pressione che abbiamo subito noi femministe nel periodo delle elezioni. basta pensare che a molte di noi hanno addebitato la sconfitta elettorale perchè c’era chi non aveva voluto votare o chi aveva votato per frammenti senza ambizioni di potere.
    quando io mi pongo il problema di una rianalisi della sinistra io penso a questo e non provo minimamente a dare un’altra interpretazione giustificativa a quello che fa la destra.
    mi piacerebbe che i movimenti fossero indipendenti e non cavalcati da nessuno. mi piacerebbe che non ci fosse un condizionamento spinto dalla necessità di simulare opposizione ora che il centrosinistra è alle corde. mi piacerebbe non dover vedere la bindi che canta bella ciao ad una manifestazione che avrebbe dovuto essere il funerale del cadavere dell’antifascismo che loro hanno seppellito.
    mi piacerebbe tutto questo e poi penso a quale potrebbe essere un modo buono di fare politica e mi rendo conto che gli arroccamenti identitari non funzionano e che anzi spingono molti dalla parte opposta.
    insomma c’e’ da riflettere, secondo me.
    dire che non c’e’ nulla da capire e che è tutto chiaro per me è come liquidare il problema dicendo che gli studenti indecisi sono solo un po’ scemi.
    proprio perchè dobbiamo imparare dal passato, forse vale la pena fermarci a pensare, mentre combattiamo, mentre ci opponiamo. per non cadere nella tentazione di autoritarismi che sembrano necessari perchè in risposta ad altri autoritarismi.
    non so se ho spiegato bene quello che voglio dire. spero di si…

  5. Giorgio says

    Secondo me bisogna imparare dal passato. Questi fenomeni non sono certo nuovi. Non ha un gran senso dire: “C’entra invece il fatto che la nostra storia, quella della sinistra, va rianalizzata e rivista senza censure e senza paura di svelare i nostri segreti”. Quali segreti? Rovescia piuttosto la prospettiva: rianalizza la storia del fascismo.

    L’ideologia del fascismo è nata storicamente da una rete di scambi tra aree politiche antitetiche combinando gradualmente lotta di classe e nazionalismo, dittatura del proletariato e stirpe eletta, socialismo e dispotismo patriarcale.

    L’ideologia fascista da sempre si è alimentata di discorsi rivoluzionari e libertari per recuperarli e virarli verso l’autoritarismo. Ha manipolato la cultura socialista e anarcosindacalista del primo Novecento innestandovi via via elementi di autoritarismo, bellicismo, nazionalismo, familismo. Storicamente, al concetto di “nazionalismo sociale” hanno contribuito anche intellettuali che avevano un passato di militanti socialisti, comunisti e anarchici.

    Per questo i fascisti sono interessati al dialogo e alla mescolanza con le culture antagoniste e con le lotte. E lo fanno ovunque, anche là dove sono sparute minoranze e devono travestirsi:
    http://assembleantifascistabologna.noblogs.org/
    http://www.zic.it/zic/articles/art_3290.html