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Verona: una giornata antifascista. Report e foto.

A Verona pioveva. Durante i cortei piove spesso. Quasi a voler mettere alla prova lo spirito militante di chi si fa chilometri e chilometri in bus, in treno e poi a piedi per portare solidarietà, per difendere un’idea, per dare forza a chi lotta in territori difficili, com’e’ verona in questo momento.

Alla stazione ci accolgono i veronesi con volantini che descrivono l’elenco delle aggressioni fasciste più gravi dal 2001 ad oggi. Ancora mancano in tanti, perchè bloccati nelle stazioni, perchè partiti in ritardo. Mentre abbracciamo e salutiamo tanti amici e amiche che quasi incontriamo solo in queste occasioni ci viene in mente che a verona non si troverà mai un ambulante straniero che vende ombrelli. "Li avranno uccisi tutti!" – penso. Invece spuntano un paio di napoletani organizzatissimi. Tolta di mezzo la concorrenza i meridionali tornano a riprendere i propri posti. Sarà per questo che molti di loro votano lega?

Il corteo via via si compone con i veronesi in testa. Quasi subito dietro inspiegabilmente si piazzano quelli di arcigay. Non pensavo avessero partecipato granchè al dibattito veronese. Ma al di là degli equilibri territoriali mi viene subito in mente la disponibilità di arcigay a invitare al pride il fascista sindaco di roma e a collaborare con quei fascisti che stanno al governo. Davvero comodo stare in prima fila quando tutto il lavoro lo fanno altri.

Poi c’e’ un numerosissimo gruppo della rete antifascista romana con una delle madri per roma città aperta, Stefania, la mamma di Renato Biagetti, anche lui morto per mano di fascisti, che cammina sotto la pioggia e mostra una dignità e una forza immense.

A seguire tantissimi compagni e compagne di cui non riesco a vedere la fine. Da Milano, Torino, Firenze, Bologna, Roma, Livorno e altre città con bandiere di ogni colore e striscioni che segnano duramente il territorio per dire che nicola è morto di fascismo.

Continuiamo a camminare e finiamo inevitabilmente per bagnarci e ci sono gli striscioni e i cartelli da tenere e dunque per gli ombrelli non c’e’ posto. La città si aggiunge a noi e il corteo si ingrossa sempre di più.

Ad un certo punto parte un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa in direzione di un po’ di confusione che finisce quasi subito. Un po’ di fumo e un abbozzo di carica mentre il parapiglia viene risolto dai compagni. 

Due parole su questo: mi viene da dire che quando si aderisce ad una manifestazione con il proposito di dare una mano ai compagni (alle loro condizioni) che stanno portando avanti una battaglia in un territorio, non si sta a delegittimarli e penalizzarli con gesta di orgogliosa e militante autonomia. Più che altro perchè a gestirsi le conseguenze delle azioni eroiche poi restano quelli del luogo e non quell* che le hanno compiute.

Il corteo è stato numerosissimo e ciascuno ha portato in cima a tutto il valore dell’antifascismo e della necessità di riappropriazione delle città, verona in testa.

Tante le cose positive che sono state visibili. Il fatto che esiste una rete antifascista ampia che a Verona ha portato una minima parte di rappresentanza. Il fatto che quei veronesi con le bandiere fuori dalle finestre a testimoniare la loro vicinanza non la pensano tutti come il sindaco Tosi. Il fatto che la "liberazione" delle città a dominio fascista ha un senso perchè vanno restituite anche a quelle persone che fino al giorno prima hanno pensato di dover accettare questo stato di cose.

Alle finestre e ai balconi erano tanti. Molti si sono uniti a noi, molti i migranti. Tantissime persone perennemente scortate da decine e decine di poliziotti in tenuta antisommossa, pronti a reagire al minimo segnale. Tutti lì a farci sentire ospiti indesiderati.

Siamo arrivati in Piazza Dante dopo qualche ora. I manifestanti veronesi invece proseguivano per occupare Piazza delle Erbe, salotto di fascisti che passano il tempo a progettare, tra un aperitivo ed un altro, come far fuori "frikkettoni, stranieri e gente indesiderata".

Altri saluti, altri abbracci, altre parole, altre testimonianze. Mentre le splendide donne romane sistemano il cartellone portato a turno per tanti chilometri: "x Nicola e Lorena – contro la violenza fascista e sessista".

Treni e pulmann ci attendono alla stazione. Dobbiamo arrivarci tutti assieme, in gruppi numerosi, così ci è stato raccomandato. Senza raccogliere provocazioni perchè oggi abbiamo dato fastidio e c’e’ chi potrebbe voler farcela pagare.

Si rifà un corteo all’incontrario. Sfiliamo ancora per tornare a casa. Cantiamo "Bella Ciao" e le signore agli ingressi dei negozi cantano con noi. I pugni alzati e le bandiere ancora al vento, con la pioggia che non finisce mai. Superiamo il centro, incontriamo un palco che propone un balletto sullo stile di "Amici". Lo sponsor ci offre dei jeans nuovi. Siamo troppo straccioni per una città che ama tanto le camicie verdi e quelle nere griffate.

Ancora canti e slogan e un tipo da un’auto che ci chiama piattole e urla di andarcene. Siamo in troppi, ci fermiamo e urliamo che è un fascista. Quello sgomma in fretta. Da queste parti sanno ammazzare la gente solo in un rapporto di cinque a uno, colpendolo alle spalle. Arriva la polizia a scortarci più da vicino. Sono impazienti di vederci sparire. Ci scortano anche alla fila del cesso. Sai mai che la pipì antifascista gli inquini l’aria della città. Ci scortano ai binari.

Controlli, momenti di tensione, attese interminabili. Infine ci allontaniamo, uno ad uno, una ad una, per tornare a fare antifascismo nei nostri territori dove in nome della parola "sicurezza" si legittimano assassini fascisti, dove iniziano a girare ronde di ogni colore, dove si perseguitano i rom e gli stranieri, dove la voglia di linciaggio di tante persone senza cuore e senza cervello viene saziata dai sindaci fascisti.

Carne umana ai cannibali razzisti e fascisti. Esseri umani per placare la fame di tanti zombi ignoranti di periferia. Ignobili carnefici che si saziano di sofferenze e disperazione e umiliazione di persone piegate al loro gusto sadico.

Ed è così che mentre noi portiamo a termine una giornata di militanza attiva, a Roma hanno invece torturato dei/delle sex workers (li chiamano viados: guardate queste orribili foto) davanti ad una folla di "bravi cittadini" plaudenti. Mentre Napoli è sommersa dalla monnezza i camorristi si liberano dei Rom. Mentre a Roma la gente continua ad avere gli stessi problemi di sempre il sindaco offre una bella distrazione: rom e trans in colosseo a farli mangiare dalle fiere. Ogni buon dittatore, imperatore distrae i sudditi schiavizzati e infelici offrendo sacrifici al pubblico ludibrio. E’ quella la cultura "occidentale" che tanto orgogliosamente si vuole recuperare. Siamo noi: figli del sacro romano impero, della diabolica inquisizione, del fascismo. E la resistenza continua…

—>>>Ecco un po’ di FOTO della giornata veronese. L’elenco delle aggressioni dal 2001 ad oggi. Altri report e foto della giornata: QUI, QUI, QUI (dove trovate anche un dossier su Verona a cura del blog Verità per Renato), QUI, QUI e QUI.

Vi copio sotto il comunicato post manifestazione fatto dall’assemblea aperta cittadina e l’altro comunicato che descrive l’incredibile e disumana reazione del sindaco (che spoglia il luogo in cui è morto Nicola di tutti i pensieri, i bigliettini portati lì per lui):

Comunicato dell’assemblea aperta cittadina. Verona

17 maggio 2008

Dodicimila persone hanno sfilato oggi a Verona per ricordare Nicola


Circa dodicimila persone hanno sfilato oggi a Verona per ricordare Nicola Tommasoli, il giovane ucciso nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio da cinque simpatizzanti dei gruppi neofascisti.
Per Nicola la manifestazione si è fermata davanti alla chiesa di San Fermo, per un minuto di silenzio e un lungo applauso, per portare fiori e ricordi sul luogo della sua morte, lì a pochi metri, a Porta Leoni.
A questa grande e importante manifestazione si deve aggiungere quella altrettanto importante e significativa che le organizzazioni dei migranti hanno promosso in piazza Bra.
Da queste manifestazioni nasce una nuova Verona che vuole propagare una nuova sensibilità fatta di socialità vitale e tolleranza.
Il corteo – comunicativo, aperto, partecipato, pacifico – è stato aperto da uno striscione disegnato da un artista/writer amico di Nicola, portava questa scritta: "Nicola è ognuno di noi".

La manifestazione, promossa dall’Assemblea aperta cittadina, ha fatto appello alla coscienza civile e alla capacità di autocritica di Verona per sconfiggere l’intolleranza e la discriminazione, un atto d’amore verso la città stessa, perchè è proprio dalle condizione estreme che possono nascere pensieri e pratiche vivificanti, perchè è proprio dal dissenso che possono nascere sensibilità, coscienza, saperi nuovi. E’ necessario quindi costruire progetti per nuove sensibilità, forme di vita libere.
Erano presenti molti cittadini, uomini e donne, ragazze e ragazzi, associazioni culturali, musicali, teatrali, sociali di Verona e del territorio. Tra i molti striscioni anche uno degli amici di Nicola, con la scritta: BIBOA, una gioiosa imprecazione inventata da Nicola stesso. Molte anche le realtà giovanili e i centri sociali di varie città, da Roma a Brescia, da Padova a Bologna.

A metà corteo, qualche tafferuglio provocato da poche persone è stato pacificato dai manifestanti stessi. Il corteo si è concluso a piazza Erbe e in piazza Dante con gli interventi delle realtà che hanno organizzato e partecipato alla manifestazione.

Si è manifestato per ricordare chi ci è stato affine. Non ha importanza se Nicola si dichiarasse antifascista o meno. In questi anni di ripensamenti e ricombinazioni sociali, culturali, politiche, esistenziali, abbiamo imparato a definirci non per quello che siamo ma per ciò che non siamo. A differenza dei suoi assassini Nicola non era nazista, non era fascista, non era razzista, non era leghista, non era un reazionario. Sappiamo ciò che non siamo, ciò che saremo dobbiamo inventarlo. Lontani dalle passioni tristi, gioiosamente, naturalmente, vivere come l’aria che si respira, come ha fatto Nicola. A Nicola piacevano il surf, la montagna e il colore arancio. Skate: ebrezza e surf dell’anima. Montagna: tregua, respiro, silenzio. Colore arancio: vitalità e spiritualità. Immaginazione. Vita contro la morte.


Assemblea aperta cittadina
organizzazione della manifestazione

info: 3491476050 – 3477732939

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Comunicato: La Verona che vuole vivere, l’Amministrazione che oltraggia la memoria di un morto.

Sabato 17 maggio in più di diecimila persone (la manifestazione più grande che la nostra città ricordi negli ultimi decenni) abbiamo attraversato pacificamente Verona per ricordare Nicola Tommasoli, per denunciare un assassinio figlio del razzismo contro il “diverso”, dell’incultura neofascista diffusa tra i giovani della nostra città e fomentata da gruppi e organizzazioni con cui l’amministrazione cittadina ha e continua ad avere imbarazzanti e censurabili rapporti. C’è chi si scaglia contro i mass media per denunciare una presunta “gogna mediatica” nei confronti di Verona. Cosa dovremmo dire noi, di una manifestazione con migliaia di persone raccontata dalla stampa solo (o quasi) per gli episodi del tutto marginali di alcune decine? 

Noi, al contrario, pensiamo che Verona debba continuare a guardarsi allo specchio e ad interrogarsi seriamente per riconoscere la matrice delle troppe aggressioni degli ultimi anni, culminate nell’assassinio di Nicola. Chi ha manifestato ha condiviso la volontà di costruire una Verona diversa, accogliente, libera, senza paura. Ha visto centinaia di veronesi senza bandiere aprire il corteo camminando, in un silenzio carico di dolore e di significato, dietro lo striscione arancio “Nicola è ognuno di noi”. Ha visto migliaia di persone (associazioni, movimenti, centri sociali, gruppi antagonisti) gridare slogan contro il fascismo. Ha visto migliaia di persone, in coda al corteo, manifestare dietro le insegne dei partiti che hanno voluto essere in piazza. Una manifestazione costruita dal basso, pubblicamente, con un’assemblea aperta alla cittadinanza.

Di fronte a tutto ciò Tosi vede solamente una vetrina rotta, e qualche scritta. Continua, come sempre, a indicare la pagliuzza senza vedere la trave, a parlare di panchine invece che di persone, di divieti invece che di rapporti umani. Di piazze da ripulire invece che di piazze da vivere e da riempire. Noi non strumentalizziamo nessuno, non infanghiamo nessuno. Non intendiamo monopolizzare la memoria di nessuno. Vogliamo solo ribadire che al posto di Nicola poteva esserci ognuno di noi, e che questo non deve mai più accadere. 

Non solo Tosi, a cui la città dovrebbe chiedere i danni per le continue dimostrazioni di intolleranza. Anche Bonfante, del PD, forse non si rende conto della gravità delle sue dichiarazioni. Paragonare una vetrina rotta all’assassinio di un ragazzo, questo sì che è un atto irresponsabile, e che infanga la memoria di chi è stato ucciso. Ma a noi tutto questo interessa poco. Ci interessa raccontare di una città che per un giorno è stata viva, partecipata e diversa. Dovrebbe esserlo tutti i giorni.

Passata solo qualche ora, l’Amministrazione ha risposto ai diecimila manifestanti e alla città intera rimuovendo tutti i fiori, i biglietti, i cartelli e i segni di partecipazione che gli amici di Nicola e decine di cittadini e cittadine hanno portato in queste settimane nel luogo dell’aggressione, a Porta Leoni. Ora, lì, c’è il vuoto dell’oblio e della rimozione. Lo sdegno ci impone poche parole: questa non è solo intolleranza, questa è assenza di pietà per un morto, mancanza di rispetto e disprezzo per i tanti segni di un lutto pubblico e civile che rappresenta la parte sana di Verona. Tosi e la sua amministrazione, con questo atto, dimostrano di non avere la dignità di ricoprire alcun ruolo pubblico. Vergogna!

L’assemblea cittadina organizzatrice 
della manifestazione del 17 maggio 2008

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


9 Responses

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  1. untori.noblogs.org says

    Ciao,
    come promesso ecco il link per leggere la nostra analisi sul corteo di verona
    http://untori.noblogs.org/…bilitazioni-a-venire.

  2. FikaSicula says

    untori, è possibile, anzi è sicuro dato che io a verona non ci vivo. le due parole si basano su quello che ho sentito, ascoltato, che chi sta a verona ha detto e anche scritto. si basa su una opinione che tant* compagn* hanno condiviso.
    mi piacerebbe capire dove sta l’errore e magari non piacerebbe solo a me… spero ci capiterà di parlarne a voce, prima o poi.

  3. untori.noblogs.org says

    sulla lotta quotidiana a verona contro i fascisti e sulla gente venuta da fuori, secondo me hai scritto due parole senza conoscere bene la realtà veronese

  4. FikaSicula says

    grande 🙂
    linkato. ciao

  5. Medioattivista says

    Olà! Ecco le foto. Alla prossima…

    http://medioattivista.noblogs.org/…a-report-foto

  6. FikaSicula says

    certo che fa piacere medioattivista 🙂
    postale e le linko assieme alle altre.
    ciao

  7. Medioattivista says

    Bella lì per le foto e per il report (molto puntuale ma anche molto di cuore). Quando ho le mie se fa piacere passo a postarle…

  8. FikaSicula says

    saluti libertari a te tom 🙂

  9. Tom Welschen says

    raccogliendo delle foto per la mia pagina a myspace ho trovato anche le vostre…belle!!

    come dite “Sappiamo ciò che non siamo, ciò che saremo dobbiamo inventarlo”

    saluti libertari da milano

    tom