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La guerra tra le donne

Oggi vi rivelo un po’ di dietro le quinte del bel pianeta del
femminismo. Le donne si fanno la guerra, da tanto, forse da sempre. E’
per questo che mi interessa andare avanti con la mia ricerca sull’aggressività e il bullismo al femminile, perché più leggo e ascolto e più la storia mi appassiona e mi si accendono mille lampadine in testa.


Questa faccenda
non risparmia ovviamente neppure il mondo delle
femministe dove la competizione viaggia all’ennesima potenza e dove lo
scontro tra protagonismi è fortissimo. Avete presente una gara di
monopolio di piccole e piccolissime aree di potere? Ecco, per alcune è
proprio così. Gli scontri sono altissimi e i colpi bassi sono
altrettanto alti.


Nulla di nuovo
, direte voi. Non c’e’ di che sorprendersi perché il
pianeta maschile non è migliore e anzi probabilmente fa più danni.
Quindi perché pretendere che le donne si comportino in maniera diversa?


Non lo pretendo infatti
. Registro un dato che non sembra ovvio a tutti.
Rendo pubblica una faccenda che sta chiusa tra i “non si dice” perché
le donne devono apparire per forza “amiche” o peggio “sorelle”. Ed è
proprio nel contesto della “sorellanza” che si registrano le cattiverie
più perfide, le vendette più meschine, le battute più mediocri.


Il punto è
che abbiamo a che fare con donne presumibilmente in gamba,
con un livello di istruzione medio-alto, quindi abbastanza colte e in
grado di comprendere qual’e’ la differenza tra conflitto politico e
rissa.


Invece no
. Proprio non è così. Vi potrei fare molti esempi ma li tengo
caldi per la ricerca alla quale lavoro e che pubblicherò online. Vi
basti sapere che i metodi attraverso i quali le donne, colte,
femministe (non sempre, perché talvolta credono di esserlo ma non lo
sono affatto
) danno addosso ad altre donne, sono tipici e
immediatamente riferibili ai modelli dell’aggressività indiretta.


Perciò
una discussione si trasforma in mille pettegolezzi tutti diffusi
con l’intento di isolare, denigrare, annientare socialmente la persona
o le persone con le quali non si riesce a chiarire in modo diretto. Si
ricostruisce addirittura la cultura del branco con individue complici
che lavorano per lo stesso obiettivo.


L’altra attività
prevalente è il mobbing. “Se non stai con noi sei
contro di noi”, credono quelle che pensano solo per contrapposizione
binaria. Perciò la mossa successiva è il mobbing allargato. Come si fa?
Semplice: manipolando una per una le persone con le quali si è in
contatto in modo tale da fare pensare loro che l’altra o le altre sono
delle cattive persone e quindi da lasciar perdere.


Poi c’e’ la maniera
tutta virtuale che usa la tecnologia e la lesione
della privacy per vendicarsi. Per alcune donne se c’e’ qualcuna che sta
loro sulle ovaie la soluzione è semplice: schiaffano nome e cognome in
chiaro, in pubblico, da qualche parte e giù con accuse che non hanno ne
capo ne coda.


Il motto
di questa categoria di donne è quello fascista del “non hai
niente da temere se non hai nulla da nascondere”. Parlare loro di
valore della firma in nickname (che non è anonima ma è riconducibile a
una persona o ad alcune persone che usano lo stesso nick
) o di lesione
della privacy non conta. Se queste persone potessero metterebbero
online – oltre il nome e il cognome – anche la via, il numero civico,
il codice di avviamento postale, la città, e l’ip.


La motivazione
è lo sputtanamento che è uguale alla ragione che spinge
la insegnante gelosa a pubblicare online il video della collega palpata
dall’alunno, ed è uguale alla motivazione che spinge l’ex fidanzato a
mettere online le foto della ex nuda. Semplice e meschina vendetta che
non solo non tiene conto – appunto – del rispetto della privacy di
ciascuno ma non tiene neppure conto della netiquette, dei codici di
comportamento, delle regole che esistono in rete e che si riferiscono
alla privacy nei termini della lotta per i diritti digitali e per
opporre qualche argomento serio e pratico alla politica fascista del
teknocontrollo.


E’ chiaro
che sto parlando di casi isolati perché la maggior parte
delle donne non solo sono rispettosissime della privacy di ciascuna ma
sono anche abbastanza lontane dall’essere competitive in maniera
distruttiva.


Però ci sono alcune
, che non so come si possano definire, che al
concetto di sorellanza preferiscono quello di scontro con conseguente
autovittimizzazione e piagnisteo pubblico che richiederebbe consensi.
La logica è la stessa dei tanti programmi per casalinghe disperate che
passano ogni giorno in tivvu’. Porta un caso in piazza, sottoponi un
nome al linciaggio pubblico e dai il via al processo. La gente – al di la’ della opinione che ha sulla questione in se’ –
gode di questi scazzi e si precipita persino a prendere posizione in
una dimensione surreale e kafkiana in cui peraltro non si capisce più
chi è la vittima e chi la persecutrice.


Le prove
che vengono portate a danno delle presunte carnefici sono
paradossali e di sicuro coerenti al contesto in cui ci troviamo:


– 
   Non hanno partecipato alle azioni di piazza o non le condividono e
perciò non partecipano e quindi con giudizi che stanno al massimo della
paranoia vengono relegate al ruolo di “spie di ferrara”, di delatrici,
di stipendiate dal “nemico”, di puttane di regime insomma. Riconoscere
una posizione libera e intellettualmente onesta non è cosa che sta
nelle corde di certe donne. Molto meglio relegare quelle opinioni nel
calderone degli argomenti da evitare accuratamente perché forniti da
cattive femministe.

– 
   Hanno offerto una critica fuori dal coro, non da yeswoman, in
buona fede e senza nessun secondo fine? Allora è sicuro che si tratta
di opposizioni motivate da giochi di potere, di diffamazioni, di chissà
che altro ancora.


Ci sono poi quelle
che spargono voci infami sulle famiglie delle
sorelle/nemiche. Quelle che stanno appollaiate come avvoltoi per
intervenire al primo errore dell’avversaria. Quelle che passano il
tempo a tentare di metterla in cattiva luce, a farla passare per scema,
cattiva, impreparata. Ci sono poi le sciacalle: quelle che
intervengono in fase di morte sociale della donna odiata per dare il
colpo di grazia. Donne che si insinuano su questioni private e delicate
che magari avevi avuto la cattiva idea di confidare loro prima che
sorgessero i motivi di disaccordo.


Ci sono quelle
che inventano storie e te le appiccicano addosso perché
se sai di merda ritengono che non ci sia nessuno abbastanza feticista
da assaggiarti. Ci sono quelle che ti fanno fare cattiva figura in
presenza di altri e buttano lì battutine, come per caso, mentre tu stai
provando a sedurre qualcun@. Ci sono quelle che prima tentano di
entrare nelle tue grazie e dopo che le hai detto chiaro e tondo che non
hai voglia di averci nulla a che fare allora diventano le escluse del
gruppo più velenose che tu possa mai immaginare.


Ci sono quelle
che si contano il numero di pubblicazioni accademiche
("Io ne ho fatte sette e lei invece soltanto tre…"). Ci sono quelle che
per sfregio, per dispetto non metterebbero mai un link al tuo sito neppure se tu avessi
scritto la cosa più fondamentale del mondo. Piuttosto la copiano o la
linkano da qualcun altro che l’ha ripubblicata anche se è un’idea tua. Ci
sono quelle che non distinguono l’antipatia personale dal valore delle
azioni politiche. Così la diffusione delle notizie importanti, per
esempio, incorre in una censura che non è politica ma è solo personale.
Un blog, un sito, ogni spazio femminista dovrebbe produrre eco alle
azioni e alle iniziative il più possibile perché le notizie arrivino
più lontano. Non si può irresponsabilmente bloccare quell’eco
(indispensabile) per questioni di protagonismo o perché ci rode dare
visibilità a chi ci sta sulle ovaie.

Ci sono quelle che credono talmente tanto nella propria iniziativa politica da denigrare quelle altrui per far convergere più clienti al proprio ovile. Ci sono quelle a cui la pluralità, la ricchezza delle diverse modalità di azione e di analisi politica non piace moltissimo, anzi impongono un’unica visione e insultano quelle che osano utilizzare il cervello per sviluppare visioni, elaborazioni critiche e differenti. Ci sono egoismi e modalità politiche talmente ingenerose da far ritenere che del legame della sorellanza non c’e’ proprio niente. Ci sono quelle che avanzano conflitti di stampo municipalista e dunque (faccio un esempio che non è verosimile) le femministe di aosta sarebbero meglio delle femministe di campobasso.


Ci sono quelle
che alla fine di una riunione femminista, tra le varie
ed eventuali, inseriscono all’ordine del giorno una tale questione che
mette in discussione da un punto di vista “politico” una questione di
conflitto “personale”. La cosa andrebbe anche bene se non fosse un
ulteriore tentativo per isolare la nemica e per delegittimarla
definitivamente anche dal punto di vista politico e collettivo. Ci sono quelle che in un momento così atroce come quello che stiamo attraversando forse dovrebbero affrontare con più disponibilità e in chiave dialettica i conflitti che ovviamente derivano dallo stare insieme, in tante, per fare qualcosa di più che non siano soltanto iniziative territoriali.

Ci sono quelle che dovrebbero tenere in debito conto che passiamo da un momento di altissima valorizzazione delle singole individualità alla transitoria fase dello stare tutte assieme per combattere il "nemico". Quello vero, serio, che ci sta facendo la pelle. E il "nemico" (spero mi scuserete per la metafora militaresca) non si combatte in un modo solo. Concentrare gli sforzi in una sola direzione è perdente. Essere accentratrici ed egemoniche in questo momento non solo è altamente sconsigliato ma è anche parecchio fuori luogo, per tutte. Voler apparire a tutti i costi, fare guerre tra protagonismi, relazionarsi tra ripicche, rivincite, rivalità e dispetti, vivere in maniera distruttiva la molteplicità di iniziativa individuale e collettiva, non può andar bene. Il "nemico" va affrontato da tutti i punti di vista, quindi qualunque mezzo va bene. Tutte dovrebbero supportarsi a vicenda per darsi reciprocamente visibilità. Da sole, care amiche e compagne, non si va da nessuna parte. E’ la totalità dei mezzi che ci darà modo di vincere. Questo ovviamente accadrà se prima non ci saremo definitivamente massacrate tra di noi.


Insomma
le donne sono esseri umani, persone con difetti e pregi e la
cosa bella è vederle umane, imperfette. La cosa brutta è vedere che si prova a dare
dignità politica a sentimenti come la gelosia, l’invidia, la
frustrazione, la competizione, l’arrivismo, l’egocentrismo, la
cattiveria. E’ vero: il personale è politico e il politico è personale
ma se non si inquadra la questione dal punto di vista corretto come si
fa a far diventare le questioni personali, politiche?


Secondo
la mia opinione, rispetto alle tante cose che ho letto e alle
tante storie, ripeto, che ho ascoltato, una cosa fondamentale va fatta
subito: togliere il velo di omertà. Bisogna parlarne. Dirne di più.
Bisogna svelare l’arcano e smetterla di fare finta che ci vogliamo
tutte bene.


Bisogna
poi smetterla di subire, per chi subisce, e smetterla di
rimuovere una riflessione sulla relazione tra le donne che è necessaria
e va fatta.


Perché
il problema non sia inquadrato solo per esigenze di ordine
pubblico (così come sta facendo la polizia nell’analisi del bullismo al
femminile non rendendosi conto che la aggressione fisica tra donne
altro non è se non la espressione ultima di una serie di angherie che
le ragazze reciprocamente si dedicano o forse è solo una maniera più
diretta – finalmente – che ci svela senza ambiguità una cosa che
avviene da sempre in mille altri mod
i) bisogna fare presto e bene una
nostra analisi che sicuramente ci causerà ferite, lacerazioni ma che
poi ci renderà forti e anche più sincere le une con le altre. Perché in
grado di interpretare le nostre sensazioni e di svelarle, perché in
grado di dichiarare i nostri reciproci egoismi e le nostre reciproche
cattiverie. Perché altrimenti continuiamo a dare a vedere che
l’immagine patriarcale, quella delle brave donne sante, che ci hanno
appiccicato addosso noi abbiamo paura di vedercela togliere.


Perché
le donne non si svelano per quello che sono, aggressive e con
tanta rabbia in corpo, solo perché un bel giorno hanno deciso di
chiamarsi Grrrl o perché praticano l’autodifesa. Di tutto quello che di
noi si dice noi non abbiamo ancora corretto una visione distorta:
quella che ci fa apparire meno cattive, meschine, mediocri, umane, di
quello che invece in realtà siamo.


Sappiamo tutte
che non è così. Sappiamo che abbiamo avuto conflitti con le
nostre madri forse più che con i nostri padri, con le nostre sorelle,
con le nostre figlie, con le nostre migliori amiche e con quelle
peggiori, con le nostre conoscenti e compagne di scuola, con le nostre
colleghe di lavoro e con le nostre compagne di partito. Si, proprio
quelle.


Ve ne racconto una
, solo una che si riferisce a questo. Una volta c’era
una compagna di partito che appena dopo un mese che si era fatta la
tessera era diventata la beniamina del segretario di sezione, tanto che
egli la volle accanto a se’ a fare parte del gruppo di segreteria.
C’era un’altra compagna di partito che era lì da più tempo e che allora
provò a farsi amica la nuova arrivata che le stava soffiando un ruolo
che a lei sarebbe piaciuto svolgere. In realtà il punto era che le
sarebbe piaciuto stare accanto, o nelle grazie del leader di sezione,
compagno d’azione con una certa abilità oratoria.


La nuova arrivata
non volle saperne dell’amicizia della vecchia
compagna di partito. In realtà non si pose il problema. Non aveva idea
che non accettare la richiesta di contatto di quella donna avrebbe
potuto procurarle un mucchio di guai.


La vecchia compagna
così non perse mai occasione per farle fare brutta
figura e una volta che si era offerta come volontaria durante una
campagna elettorale dimenticò appositamente di fare telefonate, di
stampare volantini e altre cose che aveva accettato di fare assicurando
assoluta puntualità alla nuova compagna. Un bel giorno l’ultima
arrivata doveva stampare il programma elettorale per farlo
supervisionare al segretario e agli altri membri della segreteria
cittadina. La stampante faceva le bizze e allora la vecchia compagna si
offerse di andare a stamparlo da un’altra parte.


Il dischetto
fu riformattato, lo scritto fu perso e infine si scopri’
che persino la stesura su computer era stata cancellata. Sembrerebbe
roba da film holliwoodiano, invece è roba di casa nostra. La vecchia
compagna si offrì di scrivere una nuova bozza in tempo record e lo
fece. Fu così che alla prima riunione con i membri di segreteria ebbe
cura di segnalare come la nuova compagna era stata abbastanza
disinvolta nel riformattare il dischetto, nel cancellare il testo e che
anzi probabilmente non l’aveva neppure scritto e che si trattava di una
scusa per non confessare che non aveva fatto il suo lavoro. Gli altri
membri in qualche modo devono averle creduto perché di lì’ a poco la
nuova compagna fu esclusa dalle riunioni, relegata al ruolo di semplice
segretaria tuttofare e alla rielezione dei membri di segreteria fu
ovviamente trombata in malo modo. Così si dichiarò la fine di una
carriera politica.


Ho altre storie
simili a questa e altre ancora diverse e forse anche
peggiori. Cose non chiarite. Cose non dette. Fatti che restano relegati
nella testa di chi ha subito il torto e che non è in grado di
difendersi perché dall’altra parte c’e’ qualcuna che si diverte a farla
sembrare matta, visionaria, fasulla, paranoica.


Un modo per difendervi
? Parlate. Raccontate tutto perché tacere
innanzitutto lede la vostra sicurezza e la vostra autostima e questo,
al di la’ del successo che può avere una battaglia con la vostra
avversaria, compromette le vostre relazioni future e non vi permette di
distinguere altri abusi se ne sarete oggetto.


Abbiate
la certezza di essere nel giusto e che una molestia è comunque
una molestia (sia quando viene da un uomo che quando arriva da una donna). Fidatevi
delle vostre sensazioni e non abbiate paura a chiamare con il giusto
nome le cose che vi succedono. Elaborate una strategia di autodifesa, sicure, incazzate, arrabbiate, come se aveste un uomo violento o giuliano ferrara di fronte. Non fatevi smontare mai, non vi fate manipolare, non cedete alla confusione nella quale vogliono ricacciarvi. Affrontate il conflitto in modo diretto e costringete chi vi fa del male a uscire dall’anonimato o da quell’area ambigua del "ti dico non ti dico e anche se per caso vorrei dirtelo comunque lo nego".

Chi ha torto non vi dirà mai che aveva effettivamente torto. Non piace a nessuno apparire "cattiva" e dunque siate preparate al fatto che queste donne continueranno a dire di tutto e di più pur di negare un fatto sostanziale: che ce l’avevano con voi e hanno in tutti i modi tentato di mettervi in cattiva luce, di ferirvi, di annientarvi. Non è da loro che deve arrivare la conferma che voi avevate visto giusto. Il solo fatto di svelare un conflitto costituirà per voi un grosso passo avanti che vi farà sentire meglio, che vi restituirà dignità e in un modo o nell’altro farà cessare la molestia che subìte. Come diceva mia nonna: fatevi rispettare!

Statene certe: le donne cattive
esistono. Lo siamo un po’ tutte, a turno. Sono sentimenti umani che
dobbiamo avere il coraggio di guardare e affrontare senza nasconderci
dietro idee di nobili perfezionismi che non ci rappresentano. Noi donne
siamo in guerra e dopo aver superato la fase di valorizzazione delle
differenze tra uomini e donne credo sia ora di valorizzare le
differenze tra donne e donne.


Io lo dico sempre
: non mi fido mai di una donna che dice di non aver
avuto dei problemi con altre donne perché so che non è vero. Non mi
fido mai neppure di una donna che non ha amiche donne perché significa
che ha solo rimosso i conflitti con le persone del suo stesso genere e
si è rifugiata tra persone di sesso diverso dove il livello di
competizione e di confronto/scontro è assai minore, magari diverso e forse giocato
tutto in chiave sessuata. Riflettiamoci.

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico, Scritti critici.


19 Responses

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  1. FikaSicula says

    ma grazie 🙂
    lo farò pure io espero davvero che possiamo incontrarti …

    naturalmente a sud 🙂

  2. donasonica says

    io ti/vi linko più che volentieri dopo averti/vi letto per un pò.
    sperando che ci si possa incontrare presto. a sud

  3. FikaSicula says

    cloro confermo che non stavo parlando di te 🙂
    purtroppo sono cose assai comuni. come per le molestie alle donne: finchè non se ne parla non si ha neppure la percezione che siano cose serie, da risolvere e affrontare.
    spero non ti abbiano fatto troppo male.
    poi il capitolo del bullismo telematico bisognerà che lo approfondisco perchè occupa pagine e pagine…
    se mi vuoi raccontare via mail io ti giuro che custodirò il tuo segreto fino alla muerte :)***
    bacione

  4. Cloro says

    uhmmm mi sono riconosciuta in un episodio di bullismo telematico da te descritto in qualità di vittima. Com’ è piccolo il mondo dei riferimenti casuali…. 😉
    ciao

  5. La Donna Cannone says

    Ciao. Se ti può risultare pertinente:

    http://blog2piazze.blogspot.com/…-sexy-lady.html

    saluti. Attendo la pubblicazione della ricerca
    La Donna Cannone

  6. FikaSicula says

    Pussy sono perfettamente d’accordo. perciò dicevo:

    “- Non hanno partecipato alle azioni di piazza o non le condividono e perciò non partecipano e quindi con giudizi che stanno al massimo della paranoia vengono relegate al ruolo di “spie di ferrara”, di delatrici, di stipendiate dal “nemico”, di puttane di regime insomma. Riconoscere una posizione libera e intellettualmente onesta non è cosa che sta nelle corde di certe donne. Molto meglio relegare quelle opinioni nel calderone degli argomenti da evitare accuratamente perché forniti da cattive femministe.
    – Hanno offerto una critica fuori dal coro, non da yeswoman, in buona fede e senza nessun secondo fine? Allora è sicuro che si tratta di opposizioni motivate da giochi di potere, di diffamazioni, di chissà che altro ancora.”

    quando io parlo di pettegolezzi io mi riferisco alle voci messe in circolo (tipo: “sono spie di ferrara”) proprio per evitare di riconoscere conflitti svelati e per evitare di affrontare e confrontarsi in chiave dialettica con situazioni di dissenso.

    probabilmente non sono stata chiara in questo. ma la semplice delegittimazione delle opinioni altrui è la chiave di volta di un certo modo di relazionarsi tra donne di “movimento”.

  7. pussybrain says

    c’e’, e su questo concordo, un problema di conflittualita’ sommersa. il non detto in nome di una sorellanza ideologica o peggio ancora di un’omerta’ che appartiene a tutto il movimento del tipo “i panni sporchi si lavano in famiglia”. il bullismo di certo non ha nessuna qualita’ politica e appartiene tanto agli uomini che alle donne di “movimento”, soprattutto in vicinanza del “potere”, ma ci sono anche differenze e conflitti svelati, trasparenti, pubblici che non vengono riconosciuti come tali.
    anzi, vengono definiti “scazzi di cortile”, “robe personali”. se sono le donne ad esprimere dissenso anche verso altre donne sono pettegolezzi, se lo fanno gli uomini “e’ analisi politica al 100%”. si ripropone in un certo senso la questione di quale forma della politica dare e riconoscere al conflitto.

  8. FikaSicula says

    virginia probabilmente c’e’ anche quello che dici tu. però la tesi dell’uomo che ci vuole divise per controllarci (che è anche possibile) a me sembra consolatoria e in ogni caso ci fornisce un alibi per dare la responsabilità a qualcun’altro di una cosa che bisogna risolvere da noi. se non ci fosse lo stato patriarcale dici che noi saremmo sorelle?
    è chiaro che riproduciamo comportamenti recepiti dai contesti in cui viviamo ma secondo me è anche possibile che noi siamo semplicemente “umane” e proviamo sentimenti umani che anzi lo stato patriarcale ci ha impedito di esprimere fino in fondo dandoci ruoli da donne angelicate e materne e creature sempre disponibili e leggiadre…
    noi non siamo così e per fortuna la didattica non ci educa più ad essere liete fanciulle collegiali da matrimonio.
    tirar fuori questi sentimenti non è un passo indietro, secondo me, ma un modo di andare avanti che forse ci serve…

  9. Virginia says

    Sto leggendo “Quintessenza”, di Mary Daly.
    Dal suo punto d vista l’ostilità fra donne (“la diaspora”) è favorita dallo stato patriarcale per mantenere le donne divise …

    Non so, indubbiamente il main stream ha un influsso subdolo anche su chi ne paga più pesantemente le conseguenze … il fatto di riconoscere meno autorevolezza ad una donna, opporsi con più facilità per delegittimarla, cosa che si farebbe meno facilmente con un uomo, perchè a priori lo metti meno in discussione, ecc ecc

  10. FikaSicula says

    imPrecario purtroppo qui certe volte non si tratta neppure di potere in senso stretto. piuttosto di piccole nicchie di potere che possono essere la conquista di un cassetto piuttosto che di gestione persino volontaria di qualcosa di veramente piccolo. solo in alcuni casi si parla di rivalità che mirano ad una visibilità politica e in ogni caso si, il punto è che se si intellettualizza il problema e non si affrontano i sentimenti che escono fuori proprio dalla pancia alla fine tutto si incacrenisce e diventa un freno, un ostacolo, e non si riesce più ad andare avanti perchè come unico desiderio c’e’ quello di mandare affanculo tutte e di andare per la propria strada…
    il problema è: con chi?

    cara Tro: sono quasi d’accordo :)))
    ci sono donne che sono sessiste e maschiliste peggio che certi uomini. ci sono uomini che difficilmente puoi definire però delle persone contro le quali non ti verrebbe di lottare…
    un bacione

  11. FikaSicula says

    🙂
    comunque no non è per nulla banale. però la stessa madre ad esempio non produce le stesse figlie e dunque è un po’ più complesso.
    ci sono donne con madri devote e non competitive che hanno un buon rapporto con altre donne e donne con madri altrettanto devote che in realtà massacrano altre donne perchè hanno un che di incazzatura sopita che non si capisce da dove viene :)))
    oppure ci sono madri che hanno rapporti competitivi e distruttivi con le figlie e una figlia viene fuori completamente incapace di ritagliarsi rapporti femminili e un’altra invece li ricerca e si mette in gioco perchè cerca sua madre ogni volta.

    poi ci sono le mamme che hanno sempre allontanato le figlie dal padre, che le massacrano facendole sentire insicure e che ci prendono gusto nel farle sentire una chiavica di fronte a tutt* per il solo gusto di apparire migliori o semplicemente perchè proprio non stanno a pensarci…
    quelle figlie verranno fuori: una con il bisogno estremo di ammazzare semplicemente la madre cercando in altre donne la mamma rassicurante mai avuta e un’altra con una insicurezza terribile che invece cercherà altre donne per massacrarle a sua volta o ricreare di riflesso una relazione simile a quella con la madre in cui lei sarà succube di qualcuna…

    boh…

    comunque per certa psicologia non c’e’ soltanto la madre. ci sono tutti i componenti della famigliaa creare i presupposto per ogni buona relazione e poi c’e’ la coscienza soggettiva, quella collettiva, quella politica, quella etc etc etc etc …
    insomma ci influenza tutto quello che ci succede, pare. almeno così ho letto 😛

  12. tro says

    post dolorosamente sacrosanto!
    Io mi sono sempre detta, forse esagerando, che la lotta per l’emancipazione femminile, la si deve fare contro certe donne piuttosto che contro gli uomini!
    ciao 🙂

  13. imPrecario says

    Il problema secondo me è tutto nel modo in cui ci si relaziona al potere, come lo si gestisce (qualsiasi potere, soprattutto quello dato dalla conoscenza, sia in senso generico, non a caso si parla di livello medio alto di cultura, ma anche nel senso di conoscenza particolare e relazionale), la cattiveria è legittima, hai ragione tu, si dovrebbe solo impedire che diventi deleteria. Che la furbizia dei “mezzi”, non sia contrapposta all’intelligenza dei fini

  14. anselma says

    tu non vorrai ma io sono una donna autodeterminata, io ti ho scelta come maestra e non potrai impedirmelo :)))))

    comunque, come sempre, la chiave è innanzitutto nelle famiglie, nelle madri. spetta a loro innanzitutto trovare il modo per risolvere gli inevitabili conflitti con le figlie e consegnare alla società donne più o meno risolte

    infatti sarebbe interessante analizzare di ogni donna che si conosce il rapporto con la madre per trovare le cause dei suoi comportamenti. E’ una banalità, lo so, ma anche una traccia molto interessante…

  15. FikaSicula says

    ma no che non voglio fare da maestra a nessuno :)*
    rilevo un dato preciso che io probabilmente contribuisco a realizzare…
    io non sono mica perfetta 😛
    ci stiamo dentro tutte, in un modo o nell’altro. però io ho voglia di affrontare questa cosa…
    sarà che sono cresciuta con nonne madri sorelle zie figlie e da lì ho imparato che i conflitti risolti sono più salutari che quelli rimossi 🙂

  16. anselma says

    e io ho ancora molto da imparare in materia, leggendoti mi rendo conto di essere una dilettante, di aver vissuto altrove finora

    lascio che tu mi faccia da maestra 🙂

  17. FikaSicula says

    Si imPrecario, lo so bene che sono cose che avvengono in ogni relazione sociale. so perfettamente quello che vuoi dire e ce ne sarebbero di cose da dire su quella particolare questione tutta riferita alla politica di partito, di movimento etc etc…
    Prima o poi farò anche quella 🙂

    Anselma cara,
    non è un post fatto per ferire. E’ un post che mette in rilievo alcune cose che secondo me è necessario analizzare, senza perciò colpevolizzare nessuna perchè comunque anche chi fa la cattiva ha diritto di esserlo purchè sia cosa dichiarata e che sia una guerra ad armi pari (e se non c’e’ chiarezza ma tutto resta nell’ombra dell’ambiguità chi s’ha da difendere non può farlo).

    le riflessioni alla fine vanno nella direzione che dici tu. ci sono tante donne che dicono che non hanno mai avuto problemi e invece li hanno avuti eccome. il fatto che non lo ammettano mi fa pensare…

    sulla questione delle amiche donne io intendo proprio la capacità di ritagliarsi legami con altre donne. di cercare il dialogo, il confronto, affinità e complicità proprio dove ci sono tutti i presupposti della rivalità.

    parlo di donne che hanno davvero smesso di considerare importante la opinione delle altre donne e si sono rifugiate nella zona comoda delle relazioni con gli uomini perchè senza rivalità, o perchè magari controllabili in maniera sessuata, come dicevo nel post…

    esistono donne così. io le ho conosciute e di loro non mi fido. non perchè non accetto o non capisco la loro scelta ma perchè significa che non sono cresciute, che non hanno affrontato quei conflitti… che vivono la loro condizione in maniera inconsapevole e che dunque in presenza di altri conflitti – dove c’e’ di mezzo qualche altra donna – reagiscono sempre allo stesso modo… ripetendo errori e ritenendo persino di essere sempre vittime di chissà quale progetto di sterminio. credimi: non c’e’ di peggio che avere a che fare con una donna che non accetta mai di essere messa in discussione da una sua simile e poi si lascia soavemente massacrare da un uomo.

    è vero che è difficile farsi delle amiche perchè puoi temere che ti feriscano e succede ma le relazioni sono una cosa vitale e non possono essere recluse nell’ambito della prevedibilità.
    le relazioni sono ricche perchè un po’ ti affidi, ti lasci andare e a naso provi a fidarti ed è liberatorio farlo. così come è altrettanto bello e costruttivo crescere e imparare da ogni lezione e anche imparare a far diventare un conflitto irrisolvibile qualcosa che ti regala cose positive…

    insomma tra lo stare con le donne e non starci affatto io scelgo la prima in ogni caso, perciò mi interessa conoscerle meglio. degli uomini so già molto e so che anche da loro mi devo difendere.

    ma così come non tutti gli uomini sono cattivi, non tutte le donne sono cattive…

  18. anselma says

    Ahi, questo post fa male, molto male pur essendo ineccepibile.

    Le ultime frasi poi mi hanno fatto riflettere. Tu dici: non mi fido mai di una donna che dice di non aver avuto dei problemi con altre donne perché so che non è vero.

    Se vuol dire che più o meno tutte abbiamo ricevuto subito sgambetti, schizzi di veleno ed altro da parte di sorelle e che se c’è qualcuna che non lo ammette allora sono d’accordo

    e poi non ti fidi nemmeno di una donna che non ha amiche donne. Giusto, ma proprio per tutto quello che hai appena scritto sai bene quanto sia difficile poter considerare amica una donna e fidarsi di lei….

  19. imPrecario says

    Tu parli di femminismo e di rapporti tra “sorelle”, io riscontro le stesse categorie e gli stessi atteggiamenti tra “compagni e compagne” della militanza di sinistra, storie del genere ne ho vissute parecchie, le ultime nella recente campagna elettorale. Credo che in altri ambienti ed ambiti la musica non cambi più di tanto. In realtà il centro della questione credo sia tutto nella vicinanza al potere che le attività di militanza comportano ed un sistema (quello italiano) che privilegia modalità, nella gestione dello stesso, fondate quando non sulla “famiglia”, sulla tribu’, sulla clientela, sulla delega acritica al leader, anche e purtroppo soprattutto in ambienti che formalmente a queste logiche si oppongono ma che nell’informalità le riproducono in toto.