Skip to content


Milano: “Obiettiamo gli obiettori”, nuovo appuntamento

http://ogo.noblogs.org/gallery/4590/logo_ogo2.pngTra le tante iniziative che potete trovare spesso descritte in questo blog c’e’ anche la campagna di cui si parla sotto. "Obiettiamo gli obiettori" (che ora ha un blog di riferimento: http://ogo.noblogs.org) persegue ora l’obiettivo di creare una rete di soggetti che possano agire sul problema sollevato. Per questo viene fissato un appuntamento per il 2 aprile a Milano. I dettagli nel comunicato che segue. Buona lettura!


////////////

OBIETTIAMO GLI OBIETTORI 


Un percorso
a ostacoli tra ambulatori aperti solo un’ora alla settimana, accettazioni a numero chiuso, colloqui, visite ginecologiche ed ecografie che costringono a tornare in ospedale più volte. Il 25% deve aspettare fino a 15 giorni. Per almeno una donna su due trascorrono anche più di due settimane tra il certificato del medico per l’IVG e la data dell’intervento.


La situazione
si fa sempre più drammatica nella regione governata da Formigoni, il leader politico di Comunione e Liberazione al potere dal 1995, che nel novembre ’98, con una legge regionale, ha stabilito la lottizzazione partitica della sanità (business da 17 miliardi di euro pari all’80% del bilancio regionale).  I 48 Direttori Generali sono spartiti tra Forza Italia, AN, UDC. In ogni ospedale i dirigenti scelti dai politici condizionano, a cascata, le assunzioni dei medici: capidipartimento, primari, aiuti e assistenti. Nei primi anni ’90 una legge criminogena ha infatti abolito i concorsi: il manager fedele al partito istituisce una commissione che si limita a selezionare gli ‘idonei’, ma poi è lui a stabilire discrezionalmente il vincitore. Morale della favola: non si assumono più medici non obiettori (l’ultimo a Niguarda risale a 27 anni fa).


E così torna
l’aborto clandestino. L’Istituto Superiore di Sanità indica 20.000 aborti clandestini nel 2006 in Italia, cifra sottostimata perché non tiene conto delle immigrate.


Chi può
va all’estero. Un aborto a Londra costa 780 sterline, la Ru486 non ammessa in Italia è ottenibile in Canton Ticino con 400 euro,  con 2 mila euro in media si risolve il problema in un ambulatorio privato o anche in una clinica compiacente, dove l’IVG viene fatta passare per raschiamento dopo un aborto spontaneo.


I medici
raccontano di nigeriane, rumene e sudamericane che arrivano in ospedale con sintomi di avvelenamento per improbabili decotti, con emorragie da pastiglie che provocano le contrazioni dell’utero, o con i postumi di raschiamenti devastanti fatti per poche centinaia di euro.


E ciascuna donna
consuma la propria ansia da sola, vivendola come un problema individuale. Si cercano soluzioni individuali a problemi comuni.


Per contrastare
efficacemente questo stato di cose, nel febbraio scorso abbiamo lanciato a livello nazionale la campagna Obiettiamo gli obiettori (1), che è stata immediatamente recepita e rilanciata in diversi territori da altri gruppi di donne, dal Friuli alla Sicilia.


Il senso
di questa campagna è di rompere l’omertà che si è costituita intorno al sistema-obiezione, di scardinare il clientelismo che si alimenta anche di questo sistema, di esercitare una forte pressione e delegittimazione nei confronti di chi cerca di imporre alle donne scelte non volute, di accorciare i tempi di attesa per l’IVG e arginare il fenomeno crescente degli aborti clandestini.


Perché
questa campagna sia efficace intendiamo costruire una rete con le donne, con le associazioni di migranti, con le associazioni in difesa della salute e dei diritti del malato, con chi opera nei consultori e negli ospedali pubblici.

Per questo vi invitiamo ad intervenire all’assemblea pubblica che si terrà a Milano  mercoledì 2 aprile alle 21 c/o USI-Sanità, viale Bligny 22 (scala sinistra, terzo piano).

Collettivo femminista Maistatezitte (Milano)

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


3 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Luciana says

    Con questa legge elettorale vergognosa noi non possiamo eleggere nessuno: ci è concesso, come a poveri analfabeti, di mettere una croce sulla scheda ed i candidati se li scelgono loro.
    Noi elettori per protestare possiamo fare una sola cosa:
    1) andare a votare
    2) ritirare la scheda
    3) restituire la scheda allo scrutinatore
    4) far mettere a verbale che non votiamo perchè non ci sentiamo rappresentati DA NESSUNO

    Sono obbligati a farlo

    E’ molto importante che lo facciamo in molti, anche se tanti saranno putroppo controllati dalle cooperative rosse e dai sindacati, ma tutti gli altri cittadini liberi lo devono fare per non far dare il premio di maggioranza.
    Per far valere questo nostro diritto e la nostra protesta DOBBIAMO FARLO IN TANTI.

  2. Luisa Caddeo says

    Caro Dott. Ferrara,
    ultimamente Lei sta promuovendo una forte campagna a favore della vita tramite la rivisitazione della legge 194.
    Mi sembra di capire che, sostanzialmente, lei afferma fortemente il principio secondo il quale una donna dovrebbe essere fondamentalmente propensa a generare vita piuttosto che a donare morte.
    Ebbene, io sono una di quelle che, fra le due opportunità, ha optato per la prima.
    Tenterò di illustrale, brevemente, la mia situazione: “ Sono Madre di due bambini, Sara e Roberto, rispettivamente di 14 e 11 anni .
    I due bambini sono portatori, sin dalla nascita, di handicap grave(OLIGOFRENIA, LEUCOENCEFALOPATIA E IPOTONIA) , giudicati invalidi al 100%, io e mio marito Carlo, percepiamo un totale di 800 euro al mese quale indennità d’accompagnamento. Inoltre, in virtù di quanto previsto dalla legge 162/1998, vengono erogati pseudo servizi d’assistenza quali: accompagnamento dei bambini da casa a scuola e viceversa; supporto terapeutico psicologico (musicoterapia) e ausilio educativo mediante educatrice che permane nel nostro domicilio 2 ore al giorno. Cosa dice questa legge? In sintesi il legislatore ha voluto affermare un sacrosanto principio che si riassume così: “ 1- ter)……… a disciplinare, allo scopo di garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell’autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita, non superabili mediante ausili tecnici, le modalità di realizzazione di programmi d’aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per i soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia”.
    L’esclamazione mi pare d’obbligo: “ALLA FACCIA DELLA GARANZIA DI UNA VITA INDIPENDENTE!!!!!!!”. Se con gli interventi attualmente adottati a favore di Roberto e Sara si ritiene di assicurare il diritto summenzionato, la pretesa mi sembra, francamente, un po’ “eccessiva, per non dire demenziale”. Inoltre, io non posso, ovviamente, lavorare dovendomi occupare dei bambini; mio marito è disoccupato da anni e, nonostante le ripetute richieste tese a richiamare l’attenzione della nostra amministrazione locale affinché, in virtù della drammatica situazione, possano essere adottati provvedimenti d’eccezione per assicurare una qualsiasi attività lavorativa a mio marito Carlo, e quindi assicurare ai nostri due infelici figli perlomeno una adeguata alimentazione (sto parlando di ALIMENTAZIONE, non di sfumature voluttuarie) tutto tace, nel più assoluto immobilismo.
    Caro Ferrara, le confesso, pur se con molta tristezza, che se dovessi tornare indietro, sarei una di quelle donne che avrebbe il buon senso di NON donare ai propri figli una vita fatta di stenti e sofferenze, di indigenze assolute, di abbandono da parte di una società che si professa democratica ed attenta al sociale e che, invece, con indifferenza ripone nel dimenticatoio le tragedie che colpiscono le persone più deboli. Le confido anche che, spesso, mi sembra di intravedere nello sguardo dei miei due bambini (ovviamente loro non sono in grado di articolare le parole e di formulare logici pensieri) una sorta di rimprovero per avergli donato una “non vita”.
    Ora, quel che le chiedo è: una volta tanto, invece di portare alla ribalta i casi di donne che decidono di abortire per paura di non poter assicurare ai propri figli una vita degna di potersi definire tale, parli della paura di una madre che, a causa del totale stato di abbandono in cui sono stati relegati i suoi figli , vive nell’angoscia di cosa il futuro potrà riservare a questi due bambini, convive col senso di colpa di avergli imposto una vita d’inferno e solitudine, in un paese dove ci si preoccupa del “modello” ma non ci si prende cura delle specificità sociali che incidono fortemente sulla sua applicazione pratica, dove le tristi problematiche di questi “figli di un Dio minore” vengono appositamente sminuite sino al punto di renderle invisibili proprio perché è comodo ed edificante parlarne ma, ahimè, forse troppo impegnativo e poco remunerativo risolverli.
    Mi dimostri Dott. Ferrara che il suo è un forte e sentito convincimento e non l’ennesima messa in scena “Italianota” utile solo a dare visibilità al suo promotore.
    Perché Lei possa meglio rendersi conto di cosa stiamo realmente parlando, le allego due fotografie dei miei bambini, che danno il senso del loro effettivo stato di salute.

    Luisa Caddeo
    Piazza della Repubblica, 18
    09010 Vallermosa (CA)
    Tel. 349 2534234

  3. Rosa says

    Non sapevo che gli aborti clandestini sono sempre praticati e non voglio immaginare in che rischio si trovano quelle donne. Ricordo la notizia che lessi su ansa che riguardava una ragazza cinese in coma dopo aver effettuato un aborto clandestino. io a questo punto devo pensare che in Italia non gliene importi nulla della salute delle donne perchè io credo che la chiesa e similia sappiano che le donne abortiscono clandestinamente. Un falso moralismo che mi ricorda un po la questione della prostituzione quando hanno chiuso le case pensando che il fenomeno diminuisse invece è aumentato e le donne sono ridotte in schiavitu’, anche minorenni :(. La questione dell’obiezione deve finire perchè non è possibile che ci sia una legge e poi non viene rispettata e quindi come se non ci fosse. Pertanto trovo molto ingiusto che una donna debba pagare tanto per andare in un altro paese se no scegliere la via della clandestinità che è dannosa e mi fa rabbia sopratutto se la donna in questione è una minorenne o una donna stuprata che resta incinta.