La università la Sapienza a fascisti e clericali ultimamente deve sembrare come un fortino laico da espugnare. Così hanno proprio voglia di recarvisi numerosi, dal papa al direttore del Secolo d’Italia. Certamente voi conoscete il loro pensiero in fatto di laicità, autodeterminazione e aborto. Lo conoscono anche gli studenti che garantiti da una costituzione, quella italiana, che condanna il fascismo e promuove la libertà di espressione e di dissenso, hanno voluto formulare la propria opinione sui contenuti che lì venivano divulgati.
Pare però che ultimamente questa cosa, l’esercizio del dissentire, non si possa più fare a tal punto che in risposta al libero dissenso si reagisce con un saluto romano e con l’affermazione che l’università è fascista. Sui quotidiani ovviamente i maggiori rappresentanti di destra hanno urlato all’aggressione e a noi non resta altro da dire che siamo molto rammaricate del fatto che l’università italiana sia stata "svenduta" a questi signori senza che nessuno ci informasse preventivamente di ciò. Forse però non siamo d’accordo e ci permettiamo di dissentire e se riterrete anche il nostro dissenso una aggressione, pazienza, perchè anche i partigiani venivano giudicati aggressori ma si sa, prima o poi la storia rimette le cose a posto… Di sicuro l’università non è fascista e di sicuro, fino a prova contraria, il saluto romano – lo dico a voi che siete così "fedeli alle leggi dello stato" – è illegale.
Vi passo da leggere il comunicato degli studenti che spiegano cosa è successo.
Accogliamo con sorpresa le dichiarazioni dei rappresentanti di An e del Secolo d’Italia riguardo la contestazione dell’iniziativa di Azione Universitaria questa mattina nella facoltà di giurisprudenza della Sapienza.
Quanto è accaduto non è in alcun modo riferibile a un’aggressione nei confronti di niente e di nessuno, si è trattato di una contestazione mirata a porre all’attenzione la speculazione politica e elettorale da parte di Azione Universitaria e Alleanza Nazionale su questioni, quali aborto e libertà di scelta, affermazione di nuovi diritti e di forme di vita legittime ma non riconosciute, che toccano direttamente il corpo delle donne. Donne come le studentesse che hanno agito la contestazione e che con sorpresa si sono trovate davanti un cordone di polizia e il servizio d’ordine di An.
Riteniamo gravissime le affermazioni come quelle di Alemanno e Ronchi che stigmatizzano l’espressione di dissenso come un attacco premeditato espressione di una cultura dell’odio, della tensione e dell’intolleranza che non appartiene di certo a noi. Abbiamo risposto con determinazione ma in forme pacifiche alle numerose provocazioni di cui siamo state fatte oggetto, come quella di un illustre sconosciuto (forse il direttore del Secolo?) che ha aggredito una studentessa e facendo il saluto romano ha affermato che l’università è fascista.
Riteniamo nostro diritto manifestare il dissenso rispetto a politiche che toccano i nostri corpi e le nostre vite, e riteniamo nostro diritto farlo saltando la mediazione partitica e sindacale senza che questo dia adito a criminalizzazioni.
Preoccupante è il riprodursi di polemiche ingiustificate e paradossali che mirano a marginalizzare ogni forma di protesta autorganizzata, come quella che le donne stanno costruendo.
Chi nega il dissenso è il vero intollerante.
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