Skip to content


Ferrara, almeno facci ridere

di Flavia Amabile [dal blog *Diritto di Cronaca*]

Credo di aver capito su che cosa stanno litigando
gli italiani in questa delirante battaglia sull’aborto. C’è voluto un
pomeriggio intero trascorso a fare la spola tra la piazza delle donne
con in tasca la tessera dei sindacati e quella di chi al petto sfoggiava
la spilletta antiabortista di Giuliano Ferrara. Sembravo una trottola
ma alla fine penso davvero di aver capito. Religione? Etica? Campagna
elettorale? Macché: qui ci si divide sui gusti musicali e sui modi di
divertirsi. 

Solo in questo pazzo 8 marzo mi poteva giungere l’illuminazione decisiva,
solo in questa che è stata una delle feste della donna più matte da
anni e anni, se la si guarda da Roma dove la politica strumentalizza,
crea paradossi e schizofrenie.  In piazza c’erano tutti e tutte. Tranne
le neofemministe, quelle che avevano organizzato il corteo del 24
novembre: loro avevano manifestato il giorno prima per prendere le
distanze dagli altri. 

E così in una giornata di nuvole in movimento e gocce
di pioggia rade e gentili, Cgil Cisl e Uil hanno potuto dare fondo alla
loro turpe voglia di far calare a Roma da tutt’Italia donne e uomini in
nome di un centenario che non esiste perchè l’8 marzo 1908 non è
accaduto un bel nulla, dicono i libri di storia, e la prima vera festa
della donna risale ad almeno nove anni dopo. 

Erano trentamila dicono loro. Saranno stati
diecimila in base ai dati delle forze dell’ordine. Un po’ troppi uomini
e pensionati per una manifestazione da festa delle donne. Non
sembravano divertirsi a giudicare da come sfilavano, lenti, ordinati,
in silenzio, rassegnati più che arrabbiati, come per un dovere più che
per un diritto. Non erano le donne scese in piazza il 24 novembre, e lo
si vedeva lontano un miglio. Non ho avuto l’impressione che
si divertissero nemmeno dopo, nella piazza dei discorsi: nemmeno la
metà delle persone sul palco aveva parlato, loro avevano iniziato già a
andarsene via. L’unica ad esibire un sorriso sincero era Barbara
Pollastrini che si era presa la soddisfazione di salire su un palco in
piazza Navona, per una volta senza essere costretta a scenderne di
corsa.

Un centinaio di metri da lì Giuliano Ferrara si era
impadronito di un’altra piazza e si era regalato il suo palco e un
vero concerto per dare il via alla campagna elettorale della sua lista
‘Aborto? No, grazie’e lanciare la sua ‘battaglia sul buonumore’. Uno si
sarebbe aspettato barzellette a tutto spiano, o perlomeno una freddura,
una battuta. Sul palco erano assiepate una decina di
persone. Scorrevano senza freni frasi sul ‘mistero della vita’ o su
‘l’inferno e il paradiso’. Per non parlare degli abituali feti e
omicidi in libera uscita. Non mi sembrava che nessuno ridesse e quindi
la loro deve essere una forma di buonumore che non capisco. Capita.

Ad ascoltarli saranno stati in centocinquanta.
Forse. Compresi i giornalisti (molti), gli amici di Giuliano Ferrara, i
curiosi. Disabili, uno. Bambini, in numero variabile perché dopo un po’
li portavano via: comunque in media dai tre ai cinque. Bandiere totali
sventolate, una ventina. Autografi firmati da Ferrara alla fine, una
trentina. In quasi tutti scriveva: ‘G. Ferrara, con buonumore’. Sarà.

Per quel che mi riguarda il primo sorriso me lo ha
strappato Gabriella. E’ piombata sulla piazza armata di fischietto.
Fischiava e gridava: «Sei un pallone gonfiato e qualcuno ti sgonfierà».
Il servizio di sicurezza si è innervosito, l’ha strattonata, fermata,
identificata. E poi ha pensato bene di prendersela con chi stava
riprendendo la scena: una giornalista televisiva a cui hanno
fatto volare via gli occhiali e dato una spinta, e con Alessandro
D’Amato un fotografo free-lance a cui hanno provaro a togliere la
macchina fotografica.

La tensione era forte e paradossale al tempo stesso.
La piazza era semivuota, la donna armata del pericoloso fischietto
si era allontanata ma un cordone di poliziotti controllava con piglio
deciso l’accesso. Ferrara dal palco, ha chiesto ‘una cristiana
sepoltura’ per i feti e un nome per ognuno di loro.  Altre tre
minacciosissime donne hanno provato a entrare in piazza con un letale
volantino femminista fissato alla cinghia della borsa. Sono state
respinte in malo modo. E insultate dagli agenti in borghese: ‘Ma guarda
‘ste cozze…’. Lo hanno detto quando loro erano lontane, però.

Il mio umore è migliorato in maniera decisiva verso la fine del comizio. Non
perché lo show di Ferrara fosse sul punto di terminare perché in quel
momento non lo sapevo ma perché ho sentito arrivare da una strada
laterale un suono di tamburelli e una voce di donna. Una decina di
donne in cerchio, alcuni volti già incontrati alla Casa Internazionale
delle Donne. ‘Siamo andate alla manifestazione dei sindacati ma era
troppo triste, allora abbiamo pensato di venire qui…’. Per una decina
di minuti hanno ballato e cantato pizziche e tarantelle per la gioia di
mezza Campo de’ Fiori.

La loro musica era così forte da arrivare fino al palco ‘del buonumore’. Giuliano
Ferrara stava chiudendo il comizio. Ad un certo punto ha guardato un
punto lontano in direzione della tarantella travolgente in corso a
pochi metri da lui: ‘Sentite questi strani ululati selvatici che non
hanno niente a che fare con la nostra storia, con la nostra società?
Allora copriamo con il nostro buonumore gli ululati primitivi e
selvatici di chi è a favore della morte’. Applauso finale e via al
concerto a base di mambo e merengue. 

Lo so che vorreste che io vi dica che Giuliano Ferrara ha ballato.
No, non lo ha fatto, altrimenti sarebbe riuscito finalmente a
trasmettermi un po’ di questo suo fantomatico buonumore. A ballare sono
state solo una decina di ragazzette quasi-ponpon che erano lì
evidentemente per quel motivo. E quattro-cinque trentenni piuttosto
bizzarre da vedersi. Probabilmente stasera saranno tornati tutti e 150
a casa e avranno raccontato di aver trascorso il pomeriggio più
divertente della loro vita. Questione di gusti. 

A me è parso che le uniche a divertirsi davvero
siano state le centinaia di donne che come ogni sabato affollavano via
del Corso per lo shopping, lontano da ogni corteo, al massimo esibendo
un mazzetto di mimose regalato dal moroso o dal marito. Ma anche in
questo caso sono sempre e solo impressioni.

ps: l’idea per la vignetta mi è venuta leggendo questo post di femminismo a sud

Posted in Corpi, Omicidi sociali.