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La libertà di scelta non si tocca: Tutt* in piazza!

Oramai è così. Era prevedibile. Ci piace entrare nelle vite degli altri. Siamo riusciti ad entrare anche nella vita di una donna che aveva tutto il diritto di restare anonima. Tutto il diritto a veder preservata la sua privacy. Invece è stata sottoposta ad un interrogatorio e ha dovuto dare risposte per spiegare le ragioni della sua scelta. Ragioni supportate da una legge ancora in vigore che i solerti tutori dell’ordine avrebbero inteso voler far rispettare.


Da questo momento
in poi tutto è possibile. Sarà possibile che fanatici antiabortisti inseguano donne all’uscita dei consultori per poi braccarle in casa e tirare loro pietre con messaggi avvolti intorno. Sarà possibile che un Ku Klux Klan pro-life ci illumini il passaggio con il rogo di una croce sulla quale si allude che dovremmo stare noi. Sarà possibile che il primo uomo che si sentirà ferito dalla propria compagna avrà un’arma in più per farci del male: la delazione come strumento di vendetta.


Perchè è di questo
che si tratta. Pura e semplice vendetta. E’ il desiderio estremo di punirci alimentato dai richiami "evangelici" del papa, dalle severe intrusioni di ruini, dagli ultimatum di bagnasco, dalla opportunistica e vomitevole crociata intimidatoria di ferrara, dalla ruffianaggine di tutta una classe politica che meriterebbe di non tornare mai più a sedere nei luoghi di rappresentanza dei cittadini tutti, dal moralismo cattolico imperante, dalla supponenza di superiorità morale insita in ogni ragionamento che vede per protagonista un feto e si dimentica che a contenerlo c’e’ sempre una persona, una donna.


Una volta
c’era il delitto d’onore. Lo usavano gli uomini e le famiglie per lavare l’onta e così giustificavano quello che sulle donne si continua a fare costantemente: si trattava e si tratta di femminicidio. Ora si sono inventati il "feticidio". Un altro bell’argomento messo in mano a chi non fa altro che immaginare di controllare i nostri corpi e sognare un modo buono per punirci.


Ci puniscono
perchè siamo libere. Perchè pensiamo. Perchè respiriamo. Ci puniscono persino perchè la nostra mente riesce a comprendere quanto sia paradossale che un pm avvii una indagine sulla base di una "telefonata anonima" mandando una truppa d’assalto magari in tenuta antisommossa in un ospedale a braccare una donna che aveva appena subìto un intervento di interruzione di gravidanza. Ma non si dovrebbero prima fare gli accertamenti del caso? Questi assalti alla fortezza non sono giustificati solo da reati di mafia o di sospetto terrorismo?


E il problema
non è neppure dover specificare per forza tutti i particolari morbosi e truculenti – che agli spettatori medi delle trasmissioni "fatti i cazzi nostri" varie trasmesse in tivvù interessano eccome – conditi di giustificazioni sui perchè e i percome una donna sceglie di abortire. Perchè così siamo arrivate semplicemente al punto in cui volevano portarci. Processarci in pubblico. Trovare un caproespiatorio e farla sentire in colpa costringendola a spiegare le ragioni di una scelta che non va fornita a nessuno fuorchè a se stesse.


Perchè mai
dovremmo subire la clausula morale che ci incastra a dover dire che aborto si ma era malformato e comunque è nato morto? E se si fosse trattato di interruzione volontaria di gravidanza non terapeutica? Quella che si pratica entro i primi tre mesi? Cosa sarebbe successo a quella donna? Quali sarebbero le domande? Quanti si permetterebbero di chiedere e domandare e interrogarla e crocifiggerla per farla sentire una donna da niente, un essere che deve vergognarsi di esistere?


Siamo a questo.
Alla assoluzione forse pubblica di una donna che ha abortito per motivi terapeutici e alla condanna di quelle che lo fanno per altri motivi. Si sta creando un clima di liceità e illiceità che agli antiabortisti consentirà da ora in poi di dividere le donne in buone e cattive e quindi di segnare a dito ognuna per le scelte che si permetterà di fare. E questo non è solo grave. E’ gravissimo e dipenderà dal modo in cui si realizzerà una campagna contro questo atto ignobile il fatto che noi, nei prossimi mesi saremo in grado di esistere senza dover giustificare ogni nostro respiro oppure no.

Riflettendo (grazie al commento di Frenesi che trovate in basso) mi veniva anche in mente che in generale quando ci sono problemi
economici la prima cosa che si fa è spostare il conflitto che dovrebbe
essere "di classe" al conflitto "morale" o per "razze". Un bel modo per preservare i privilegi della illustre specie di nababbi
che ci governano e tenere occupati i poveri e le povere a scannarsi tra di
loro con i "forconi". Non è solo roba da medioevo. E’ roba del più becero totalitarismo. D’altronde anche i nazisti fecero così, no?

Frenesi suggerisce a questo proposito la lettura di un libro: "Caliban and the Witch" [del quale ci indica un estratto pubblicato in rete] di Silvia Federici, edizione Autonomedia, New York 2002 (e’ in inglese anche se lei e’ italiana). Dice: "E’ un libro illuminante che mostra come la caccia alle streghe del ‘400
non sia stato altro che una guerra contro le donne per garantire quell’accumulazione primitiva che ha permesso al capitalismo di
esistere. Un paradigma di qualcosa che forse si riprone adesso, in un momento di
difficolta’ economica e sociale il primo passo per il capitale e’
garantirsi il controllo del corpo della donna."

Barbara della Rete delle Donne di Bologna segnala che è stata scovata una copia in italiano il cui titolo è "Il Grande Calibano. Storia del corpo sociale ribelle nella prima fase del capitale" e dato che è fuori stampa ne stanno facendo pian piano copia online perchè tutte e tutti possiamo leggerla. QUI intanto trovate l’introduzione.

Qualcun* mi ha detto che non siamo in guerra. Che bisogna essere più pacate nella esposizione delle proprie idee. Venga adesso a dirmi quanto devo essere pacata. Venga pure a dirmi che non devo essere furiosa per le intrusioni morali nella mia vita e nelle vite di ciascuna di noi. Venga pure. L’accoglierò con un ruggito furente.


E ad essere furibonde
siamo in tante. Perciò domani – 14 febbraio – contemporaneamente al presidio che si farà a Napoli alle 17.00 a Piazza Vanvitelli, ce ne sarà un altro al Sant’Orsola di Bologna in via Massarenti 9, e a Milano alle 17.30 in Piazza San Babila e ancora a Milano in Via della Commenda alle 18.00 sotto la Clinica Mangiagalli, a Brescia alle 18.30 davanti gli Spedali Civili, a Roma alle 17.00 davanti al Ministero della Sanità, Lungotevere Ripa 1, a Firenze alle 17.00 davanti alla Prefettura in Via Cavour 1, a Venezia alle ore 15.30 davanti l’ex ospedale G. B. Giustinian, Dorsoduro 1454 (Fondamenta Ognissanti) sede attuale del consultorio, e in altre città in luoghi ancora da precisare (per gli aggiornamenti leggere il post successivo o tenere d’occhio l’agenda alla vostra destra).

Se aspettavate una occasione per fare qualcosa, bene è arrivata. Scendete in piazza tutte e tutti e raggiungeteci ovunque. Grazie!


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Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


53 Responses

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  1. Paola says

    Cara frenesi, ti ringrazio per aver avuto la pazienza di sopportarmi e di rispondermi fino ad adesso. Permettimi però di farti notare che nessuna risposta è giunta alle mie domande, quelle alle quali una risposta è NECESSARIA se si accetta l’aborto. Ti assicuro di essere una donna, come tale amante della vita. E ti suggerisco di non ergerti a “rappresentante delle donne”: sei e siete donne esattamente come me, non parlate a nome del genere cui appartengo, ma a nome puramente vostro e delle vostre associazioni, che spesso sono state anche le mie. Non dimenticatelo: siete persone singole, non siete emblema di nulla se non del vostro pensiero. Quello che continuo a interrogare senza risposte, se non assistento alla ripetizione di pregiudizi e argomentazioni prive di supporti logici.

  2. Paola says

    Cara Diana:
    – Se è il fatto di sopravvivere in modo indipendente dalla madre che distingue l’individuo allora: 1) devi innanzitutto e necessariamente ACCETTARE aborti sino al giorno antecedente al parto.
    – “Spermatozoo e ovulo non sono affatto vita”. Vero, mi sono espressa male: sono parti animate e vive, naturalmente e ordinariamente destinate alla distruzione, ma non sono una “nuova” vita.
    – “Se la madre muore il feto muore”. Non vuol dir nulla; anche se manca l’ossigeno la madre muore! Semplicemente vengono meno le condizioni necessarie a far sopravvivere la vita; che questa campi grazie al liquido amniotico o all’ossigeno non cambia le cose: come nessuno ha il diritto di togliermi l’ossigeno, perchè dovrebbe averne di togliermi dal liquido amniotico? Solo perchè il liquido amniotico è il “suo”? Sappi però che se, dopo il parto, si rifiuta di alimentarlo, un giudice la ritiene colpevole di omicidio. Perchè?
    – Non è un dialogo fra sordi, è un dialogo fra chi solleva domande e chi non dà risposte ragionevoli. Ovvero: tra persone perfettamente udenti, una delle quali, magari, con le dita all’orecchie.
    – Sei tu che mi parli di corpo femminile quale “contenitore”; io rigetto questa immagine ancor prima di te. Quello che non si capisce è perchè un corpo, secondo te, sarebbe contenitore se l’aborto fosse vietato e smette magicamente di esserlo se l’aborto è premesso. Un casco è un contenitore di teste, sia quando la legge lo impone, sia quando non lo impone…
    – Non sono affatto un maschio, come maschio non sono le non poche femministe oggi anti-abortiste; ti ringrazio per i suggerimenti di lettura, ma, prima di affidarmi alle tesi imboccate di altri, preferisco ragionare con la mia testa. E in nessun modo si continua a rispondere: perchè a 12 anni è vita? Perchè si è vita a 8 mesi dal concepimento? Perchè invece non lo si è dopo 5 giorni? Cosa accade fra il giorno 89 e il giorno 91?

  3. frenesi says

    Avevo lasciato la discussione perche’ mi sembrava sterile avendo detto tutto quello che potevo, ma ora credo che diana abbia ragione, probabilmente sei un uomo. Solo un uomo puo’ pensare che il parto anonimo sia una soluzione migliore dell’interruzione al terzo mese. Diana grazie per aver consigliato quel libro. Lo cerchero’. Ciao.

  4. Diana says

    “cosa distingue l’individuo in potenza da quello tale?” – il fatto che è ALTRO dal corpo della madre e che se la madre muore lui SOPRAVVIVE. Ma ancora non l’hai capita la storia del suicidio?

    “Spermatazoo e ovulo non sono affatto vita” questo è falso. Sono VITA perché sono vivi. Mica sono inanimati e si animano quando si incontrano per volere divino?

    Il problema è che il senso che tu dai alla parola “vita” è poco chiaro. Perciò avevo precisato “individuo”.

    ” “E’ il continuare della vita della madre che permette al feto di svilupparsi fino a diventare un neonato”: ma che vuol dire?! ” ariborda: se la madre muore il feto muore.

    Cara, questo è un dialogo tra sordi.

    “Cercala e trova il coraggio di trovarla anche dove non ti aspetteresti che fosse”. Parlavo di retorica, non di religione.

    ” Mi dispiace che ti ripugni l’idea di “contenitore”; del resto ripugna anche me: sappi almeno che tale, comunque, resteresti lo stesso, aborto o non aborto.”
    Come fa una donna a dire una cosa simile del proprio corpo? se devo rassegnarmi al fatto di non essere diversa da una vacca allora invece di stare qui a discutere diamoci un appuntamento e sfondiamoci la testa a colpi di clava.

    Ma dai…
    Cara Paola, ma non è che sei un maschio? Va bene essere poco emancipate, ma qui mi sento veramente presa in giro. Leggi “Dare l’anima”, saggio scientifico di un eminente storico contemporaneo, e capirai da dove derivano i condizionamenti culturali responsabili della tua “conversione” e della tua definizione di “vita”, se davvero sei mai stata a favore della 194.

  5. Paola says

    Cara Diana, il problema non è risolto. Non cambia nulla: parlare di vita in potenza o di individuo in potenza è ugualmente poco logico. Perchè la domanda diventa allora: cosa distingue l’individuo in potenza da quello tale? E siamo alle solite. E siamo ancora senza risposta. Spermatazoo e ovulo non sono affatto vita: quelli sì, semmai, che sono vita in “potenza”. Restano parti separate e solo dalla loro unione la vita nasce; fino ad allora sono parti diverse di corpi diversi… “E’ il continuare della vita della madre che permette al feto di svilupparsi fino a diventare un neonato”: ma che vuol dire?! E se io scrivessi: è il continuare dell’ossigeno nel mondo che permette ad ogni uomo di crescere e riprodursi. Embè? Dici di non sapere se esista una argomentazione logica per quello che dici: io ti suggerisco di ricercarla, altrimenti, davvero, viene il sospetto che l’ideologia e l’oscurantismo non siano proprio laddove le si continua ad indicare. Mi dispiace che ti ripugni l’idea di “contenitore”; del resto ripugna anche me: sappi almeno che tale, comunque, resteresti lo stesso, aborto o non aborto. Cerca quell’argomentazione logica. Cercala, sennò non ha senso confrontarsi su nulla. Cercala e trova il coraggio di trovarla anche dove non ti aspetteresti che fosse.
    Ti saluto con affetto.

  6. Diana says

    Vita in potenza avrebbe dovuto significare che devono verificarsi necessariamente delle condizioni perché quella vita diventi un individuo indipendente. Hai ragione, ho parlato malissimo, confusa dal modo in cui tu intendi vita. c’è un problema di definizione. Al posto di “vita in potenza” metti “un individuo in potenza”. Ovvio che, se non la intendi così, anche un ovulo o uno spermatozoo sono una vita in potenza. E’ il continuare della vita della madre che permette al feto di svilupparsi fino a diventare un neonato.
    Per il resto, e qui la nostra conversazione finisce, io sono una persona e non solo un mammifero. se per te ho il diritto di porre fine alla mia vita mentre aspetto un bambino, allora non capisco la tua difficoltà a capire quando un feto diventa un soggetto giuridico. altrimenti, le nostre idee di libertà individuali sono veramente inconciliabili. non so se esiste una argomentazione logica inoppugnabile per quello che dico. ma l’idea di essere intesa non come una persona ma come un contenitore di “piccole donne” di 15 giorni mi ripugna. Ciao.

  7. Paola says

    Cara frenesi, so bene che non hai giustificato eslicitamente aborti al nono mese. Il fatto portano a giustificarli inevitabilmente le tue argomentazioni! Non ammetti aborti al nono mese; bene, ma non mi (e non ti) spieghi il perchè. Accetti l’aborto al terzo mese, ma non al nono: ma resti in silenzio quando ti si chiede di spiegare cosa differenzia un feto al terzo da uno al nono mese. Io non voglio convincere nessuno che il feto sia persona (io posso anche non crederlo, ma limitarmi a muovere da un principio di prudenza: non so cos’è e quindi non decido della sua sorte), dico davvero; continuo solo a chiedervi (e chiedermi): cosa differenzia un feto dalla persona? O, ancor più: cosa diferenzia un feto di tre da uno di nove mesi? Questi non sono sofismi amiche: i veri sofismi sono affermare “che è vivo, ma non è vita”, che “è vita in potenza”. Ti accorgi della profonda contraddizione di cui si finisce prigioniere? Solo dopo aver chiarito questie risposte si può parlare di ciò che sta a valle, ovvero della tragedia delle donne e di come arginare la piaga dell’aborto. Quale soluzione, comunque, mi chiedi? Più chiaro sostegno pubblico alla maternità e campagne informative sull’ignorata opportunità del parto anonimo. Prima della 194 gli aborti erano meno in valore assoluto, ma, ad esempio, non in termini percentuali: il tasso di abortività è rimasto sostanzialmente invariato. Ovvero: ci sono meno gravidanze e quindi meno aborti, ma la quota di aborti rispetto alle gravidanze è costante. E ci sono meno gravidanze perchè si è diffusa un’efficace cultura contraccettiva. Continuiamo ad investire sulla contraccezione, sul sostegno alle madri in difficoltà, ma non comportiamoci con indifferenza verso di loro e le figle che scelgono di eliminare.

  8. Paola says

    Cara Diana, dici che “una vita di 15 giorni è una vita in potenza”. Ma che vuol dire? E’ che succede per uscire da questo stato di “potenzialità”? Ancora le stessa domanda, ancora nessuna risposta. Il “diritto a non essere fecondate” non mi sembra rientri tra i diritti naturali. O meglio: se si vuole essere certe di poter godere di questo diritto, allora si deve esser fedeli ad un altro dovere, quello di non avere rapporti sessuali (i diritti, per inciso, non esistono per miracolo, ma solo perchè esistono doveri corrispondenti). E visto che per me è assurdo rinunciare ai rapporti sessuali, ecco che non mi sembra legittimo chiedere un diritto difronte al quale non esercito alcun dovere. Ma resta, comunque, pur sempre il problema, che vien prima di tutto quello che stiamo discutendo: può la tutela di un diritto (di quello all’aborto, come di quello alla non fecondazione) esercitarsi attraverso l’eliminazione di ciò che la ragione chiama vita? Nessun diritto può contare meno di quel principio che di ogni diritto è fonte! A meno che, di nuovo, non si spieghi perchè di vita non si sta parlando. Ma tutte vi limitate a postularlo (ideologicamente), non a spiegarlo. Ancora grazie per dedicarmi il tuo tempo.

  9. frenesi says

    Cara Paola,
    se tu ritieni che il feto appena formato sia una persona non ho modo ne intenzione di farti cambiare idea. Inoltre interpreti le mie affermazioni in modo sofista visto che non ho mai ammesso che l’aborto in uno stato di gravidanza avanzata sia una cosa giusta. Visto che tu non puoi convincere me che il feto sia una persona ne io voglio farti cambiare idea, mi chiedo rispetto alla legge che da il diritto alla donna di intraprendere una interruzione di gravidanza volontaria quale soluzione proponi. Credi che se non ci fosse la 194 ci sarebbero meno aborti? Mi pare di capire che saprai meglio di me che prima della 194 gli aborti erano anche di piu’. Per non parlare dei rischi che la donna correva. Per il resto condivido le parole di Diana. Ciao.

  10. Diana says

    Cara Paola,
    io parto dal presupposto che una vita di 15 giorni è una vita in potenza. non possiamo proteggerla perché non possiamo considerarla individualmente. dal punto di vista della IVG ritengo che la scelta di essere fecondata spetti alla donna. se esistessero metodi contraccettivi in grado di assicurare al 100% – senza privarsi della fertilità, ovviamente – di non essere fecondata, allora la IVG sarebbe meramente una questione di diritto alla salute (donne che per ragioni fisiche o psichiche sono costrette a non poter portare avanti una gravidanza desiderata). Spero che si arrivi al punto che tutte le gravidanze siano desiderate. Fino a quel momento la IVG entro i 90 giorni serve anche a godere del diritto di non essere fecondate. E non c’è altro modo per garantire questo diritto fino in fondo (tenendo conto del diritto alla sessualità). Quanto al diritto di uccidere: se una donna incinta al terzo mese sceglie di togliersi la vita, muore anche il feto. Esiste un punto, determinabile dalla medicina, in cui questo non accade. Forse da quel punto si potrebbe parlare di una vita autonoma che lo stato deve tutelare. ma come? impedendo ad un individuo di procurarsi la morte? è una questione molto complicata e a mio avviso difficile da risolvere. Cerchiamo di ridurre il numero degli aborti e di educare alla maternità consapevole, a me non va di imporre a nessuno di crescere un figlio che non vuole e men che meno di trovarsi con i seni gonfi di latte dopo aver partorito un figlio che ha lasciato in ospedale. questa è tortura.

  11. Paola says

    Cara Diana, il tuo principio non si tocca e non mi muovo affatto da esso: sono la prima a non volere lo Stato fra i piedi. Ma adesso non si parla di provvedimenti su argomenti come il bere e il fumare, bensì di un principio che è fonte di ogni altro diritto e di ogni altra libertà: lo Stato mi permette di bere, ma non mi permette di uccidere (e infatti “non” permette nemmeno di bere oltre un limite per il quale diverrei un pericolo per gli altri), nemmeno i miei possibili figli. E che non permetta di uccidere io lo pretendo, perchè è un modo per difendermi dagli altri. Ti prego dunque di seguire attentamente questo ragionamento: se il “non uccidere” vale e deve valere come limitazione alle scelte di ciascuno, perchè, se è sempre vita quella di cui si decide, legittimare l’aborto? Perchè difendere me 42enne imponendo agli altri di non uccidermi e non difendere me di 15 giorni, lasciando una persona (mia madre) libera di eliminarmi? Si torna lì; si torna, sempre e inevitabilmente, lì, alla solita domanda: perchè non è vita? L’unico modo per uscire da questi incastri logici è rispondere a questa domanda. A questa domanda, anche tu, non rispondi: richiami i 90 giorni. Ma che succede tra l’89-esimo e il 91-esimo? Cosa hanno di diverso quei due feti? Se non si risponde a questo che è il padre di ogni quesito, non ha senso invocare uno “Stato che debba formare cittadini responsabili in grado di decidere autonomamente e con maturità della PROPRIA vita”. Questo è verissimo e lo voglio per prima: ma noi madri non decidiamo semplicemente della NOSTRA vita! Si torna lì, ancora: perchè vita non è? O si risponde o ci si perde in chiacchiere e si annega nei pregiudizi ideologici.
    La mia amica è seguita da una bravissima dottoressa, te lo assicuro, non è questo che le è mancato: il fatto è che nemmeno la più brava delle dottoresse potrà ridarle quel figlio.
    Mi dici “credo che tu abbia già le tue idee in proposito e non solo sull’aborto”. Io ho a lungo ritenuto l’aborto un diritto, ma proprio in questi giorni, riflettendo, mi sto rendendo conto delle ragioni di chi si oppone e ho trovato il difficile coraggio di mettermi in discussione. Ripeto: difficile coraggio, che, tuttavia, mi sta permettendo di scoprirmi ancor più libera di come mi sentivo. Io ti chiedo solo di spiegarmi perchè queste idee sono sbagliate, cosa c’è di non ragionevole in ciò che ho scritto. Ho sempre votato a sinistra, io sono vicina al femminismo e soltanto ora ho capito cosa voleva dire il grande Bobbio quando scriveva: “Mi stupisco che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere”.

  12. Diana says

    Cara Paola,
    mi sembra che il tuo discorso si basi su un presupposto che non condivido, vale a dire che lo Stato debba indirizzare i comportamenti dei cittadini e proteggerli dalle scelte sbagliate. La legge ti consente di fumare sigarette e consumare bevande alcooliche, che potrebbero indurti a gravi forme di dipendenza e anche alla morte. Ti sembra che il fatto che il consumo di alcolici non sia vietato dalla legge costituisca un incentivo all’alcolismo? Il problema è proprio che dall’aborto non si torna indietro, quindi in primo luogo facciamo di tutto perché le gravidanze indesiderate siano sempre meno, e poi lottiamo per educare le donne ad affrontare con serenità e maturità la questione della maternità, in modo che, una volta effettuate le loro scelte, non abbiano a pentirsene. Per quanto riguarda la vita che si sopprime con l’IVG consentita dalla 194 (entro i novanta giorni), si tratta non di una vita autonoma, ma di una potenzialità di vita che dipende biologicamente dal corpo di un’altra persona. Se osservi i dati sulla natalità è evidente che non tutte le gravidanze, soprattutto entro i novanta giorni, si concludono naturalmente con una nascita. Infatti sono poche le donne che ufficializzano la propria gravidanza prima del terzo mese, proprio per evitare, in caso di aborto spontaneo, di dover rinnovare il proprio dolore ad ogni domanda. Ma credo che tu abbia già le tue idee in proposito e non solo sull’aborto, sui comportamenti in generale. Io credo che lo Stato debba formare cittadini responsabili in grado di decidere autonomamente e con maturità della propria vita, nel rispetto della propria persona, della libertà altrui e delle norme che regolano la società. E che debba garantire la salute fisica e psichica e quindi fornire a chi ne ha bisogno e ne fa richiesta l’assistenza adeguata ad affrontare le conseguenze di una scelta sbagliata. L’atrocità è che la tua amica sia stata lasciata sola a subire le conseguenze psicologiche che si potrebbero presentare dopo una IVG, che i medici ben conoscono e di cui dovrebbero informare le donne, secondo la 194. Ma i medici non obiettori sono pochi, frustrati e inchiodati ad una ignobile e disumana catena di montaggio, non hanno il tempo di preoccuparsi di quello che accade dopo. Come nessuno si preoccupa di quello che accade alle donne dopo che escono dall’ospedale con i neonati.

  13. Paola says

    Cara frenesi, pertanto – è questa la vera questione – tu consideri “vita” ciò che si è quando “usciamo dal ventre” e “cominciamo a respirare”. Ciò, di conseguenza, legittima l’aborto sino all’istante prima del parto. A me non convince: non riuscirei a veder morire un feto di 9 mesi meno 1 un giorno; la considererei una morte, non un eliminazione, mi batterei per salvarlo e chiederei di perseguire legalmente il suo responsabile. Ti prego almeno di notare che, stando alla tua definizione di “vita”, è più che giusto quanto stabilito dalle 3 università romane, che hanno proposto ai rispettivi medici di rianimare il feto espulso dall’aborto: se, come dici, si è vita “quando usciamo dal ventre”, allora devi ammettere che sia giusto che i medici intervengano sul feto espulso, perchè, appunto “uscito dal ventre”. Il “respirare” lo consideri una discriminante? Quindi non dovrebbe essere vita quella di chi respira – magari per un problema di salute transitorio – attraverso un respiratore. Non mi torna. Dici che i feti non vivono al di fuori della madre, vivono cioè condizionati, e ciò li distingue dalle persone “normali”: io però noto che, semplicemente, vivono in un ambiente diverso da quello in cui vivranno poi, ma vivono sempre – prima e dopo – in un ambiente comunque condizionato: se il feto ha bisogno del liquido amniotico, l’uomo ha bisogno dell’ossigeno. Tutti hanno bisogno di qualcosa, nessuno può vivere in una campana di vetro: non c’è supporto logico se consideriamo come discriminante quello di dipendere da un ambiente, perchè sempre vi dipendiamo. “I feti non possono nutrirsi”: se è ciò che ritieni un’altra discriminante per la vita, allora non è vita quella di chi è privo di arti per nutrirsi, nè di chi, magari dopo una grossa operazione, è alimentato attraverso una flebo o un sondino, nè, ancora, quella di un neonato, che solo dopo molti mesi riesce a portarsi la forchetta alla bocca. Sono, purtroppo, definizioni molto ballerine e di comodo, che, se prese con rigore (come deve essere, trattandosi di un principio), conducono a gravi paradossi e a quella pericolosa libertà di interpretazione che ti dicevo. Certo, anche gli esempi che porto io sono paradossali: ma, se guardi bene, sono semplici applicazioni dei principi che tu hai enunciato; mi sembrano, per di più, definizioni che si va a cercare “dopo” (quindi in modo ideologico) aver detto di sì al diritto all’aborto, e non “prima” (per questo l’ho chiamata di comodo); a me continua a sembrare che solo definendo vita l’unione di spermatozoo e cellula uovo non si inciampa in nessun controsenso logico: è allora che si forma subito il patrimonio cromosomico che ci rende uniche e, se mi guardo, so che è da allora che esisto. E questo lo avverto non senza una certa amerezza, perchè, per ora, mi costringe comunque a dire che la libertà d’abortire è un falso diritto. Credo che sia proprio questo il motivo per il quale alcune femministe oggi si trovano con gli anti-abortisti: non riesco a considerarle impazzite. Il tuo dispiacere per la mia amica è sincero, lo vedo, anche perchè lo condivido. Ma, purtroppo, la mia amica non se ne fa di nulla, perchè nulla le restituisce: lei ce l’ha con i movimenti abortisti, perchè sono quelli che le hanno armato la mano. O meglio: quelli che non l’ha difesa, ma l’hanno solo illusa di un diritto. Non erano lì a fermarla prima di quel gesto. Ora il tuo dispiacere, il nostro dispiacere, non lava dalla sua coscienza quello che adesso la ragione l’ha condotta a riconoscere come un crimine. E io la capisco quando mi dice che è un dolore molto più grande di quello che, qualunque madre, proverebbe faticando a crescere nella ristrettezza economica il proprio figlio. Io lei la voglio difendere, dobbiamo evitare nuove “mie amiche”, perchè dopo è tardi e inutile dir loro “mi dispiace, sono con te”. Dovevamo esserci prima: saremmo state anche accanto a sua figlia.
    Grazie ancora per la pazienza di sopportare le mie chiacchiere.

  14. frenesi says

    Ovviamente amo mia madre per cio’ che e’ e per come mi ha cresciuto. Con amore. Non era ancora sposata quando mi ha concepito, ha dovuto scegliere, ha avuto la possibilita’ di farlo. Non ha senso recriminare sulla sua scelta. Sono contenta che abbia potuto scegliere e non sia stata costretta ad avermi. ti basta? Dopodiche’ ti dico che per me la vita umana inizia quando usciamo dal ventre, diventiamo individui separati dal corpo della madre e soprattutto cominciamo a respirare. Prima siamo altro. Il sesso del feto e’ visibile dal quarto mese in poi. L’idea che il feto sia una persona umana e’ assurda come e’ assurdo il tuo paragone con le discriminazioni razziali. Come puoi paragonare dei diversamente abili o delle persone di colore a dei feti? I feti non vivono al di fuori del corpo della madre, non respirano, non possono nutrirsi, inoltre stiamo sempre parlando di feti fino al terzo mese. Sono vita si, ma non sono vita umana. Una campagna per il diritto di aborto e’ una campagna che tutela la vita della donna, non una campagna che incita all’aborto. E’ necessaria un educazione alla contraccezione, per far si che le giovani donne non si trovino di fronte ad una scelta tanto grave. Infine non voglio convicerti di nulla. Mi dispiace per la tua amica, vorrei che nessuna donna dovesse abortire, vorrei che tutti i bambini gia’ nati potessero avere una vita felice e dei genitori amorosi. Vorrei che si lasciasse a tutti e tutte il diritto e gli strumenti per scegliere in coscienza. Sono queste le cose che mi preoccupano, senza risolvere queste cose l’umanita’ non ha futuro.

  15. Paola says

    Boh frenesi… Il punto è un altro: la libertà deve venire prima della vita? A me pare di no, a meno che non si riesca a spiegare perchè vita non è, ciò su cui continuo a cercare spiegazioni. Dici che “Nessuno può decidere per noi”, ma avresti dato la possibilità a tua madre di farlo. “Solo la madre può capire cosa ha in grembo”: anche questo non mi convince, perchè ci siamo state tutte lì dentro per sapere cosa eravamo… Nè, sulla vita, possiamo lasciare che ciascuno esprima le proprie opinioni, altrimenti si legittima ogni cosa: come si deve essere lasciate libere di dire se un feto è vita o no, allora dobbiamo essere lasciate libere di dire se è vita un malato di mente, se è vita uno che ha la pelle diversa dalla nostra ecc… Cioè: se si compromette questo principio e tutti possono credere come vogliono, allora tutto diventa legittimo… La logica a me suggerisce che vita siamo diventate quando lo spermatozoo di nostro padre si è unito alla cellula uovo di nostra madre; fino ad allora eravamo inesistenti, perchè ancora spaccate a metà. Non credo che si possa sfuggire a questo interrogativo: perchè non sono vite? Perchè non difendere le donne fin dal loro concepimento, anche quando a minacciarle può essere un’altra donna? Su questo mi sento d’accordo con gli antiabortisti e ciò mi sembra incontrovertibile: nessun diritto esisterebbe se non fosse garantito quello ad esistere. E’ quello che ripetono le femministe che si sono spostate dall’altra parte ed è quello che ripete la mia amica di cui vi parlavo, quella che, dopo un aborto, ha cominciato ad odiarsi, senza nessuno a sostenerla se non il suo sacerdote… Insomma: “Nessuno può decidere al nostro posto!” Allora nemmeno nostra madre…

  16. frenesi says

    Cara Paola,
    il punto qui e’ la liberta’ di scelta della donna. Poter abortire non significa “dover” abortire. La donna che dovra’ crescere e accudire quella “cosina” per farne un essere umano sano, consapevole e con la possibilita’ di essere felice e’ la prima e l’unica che puo’ capire cosa ha nel proprio ventre. Nessuno lo puo’ fare per lei.

  17. Paola says

    Cara frenesi, quella che chiami la “donna presente” è stata, in precedenza, anzitutto “donna futura”. Quindi logica vuole che in realtà, prima della “presente” vi sia proprio la “futura”. E comunque, se ciò non convince, continuo a non capire come un diritto possa venir prima di una vita. Perchè non è vita quella cosina? Perchè? E’ qui il nocciolo: non basta filosofare su donne presenti e future, filosofare che, peraltro, conduce semmai alle tesi degli anti-abortisti.

    Cara Maria, come fai a scrivere “non ho mai parlato di diritto all’aborto” e poi, comunque, lasciare che l’aborto sia concesso? E’ un nonsense. O sì, o no, altrimenti temo si anneghi in argomentazioni strumentali a ciò di cui si è convinte in modo pregiudiziale. Parli della maternità come di “un gesto da cui non si torna indietro”. Ma mi chiedo e ti chiedo: anche dall’aborto non si torna indietro. Anzi: mentre il parto fa nascere una vita (che si è liberi anche di consegnare anonimamente all’ospedale), l’aborto la compromette. E’ da questo che, davvero, NON si torna indietro. Ho un paio di amiche che hanno abortito con una certa tranquillità, ma ne ho un’altra che è rimasta traumatizzata e se vede Pannella oggi lo sbranerebbe, perchè lo ritiene il colpevole di aver introdotto una legge che, anzichè dire la verità, solletica un diritto che non lei non ritiene più tale. Ce l’ha con una legge che non è stata più intelligente di lei. Ti assicuro: è una donna distrutta, maledice la legge che l’ha illusa di essere libera, quando in realtà le ha solo armato la mano; oggi piange, anche se ha trovato nella fede un solido appiglio. Il suo dolore di donna col peso di una vita sulla coscienza come fa ad essere sopportato? Perchè nessuno la difende? Perchè eravamo solo pronte a dirle “è giusto che tu possa farlo”? Io so bene, davvero, che non c’è crudeltà in chi abortisce, io non la metto all’indice; ma non riesco a smettere di chiedermi: e la bambina (o il bambino) che ha gettato via chi l’ha ascoltata? Chi l’ha interpellata? Chi ha le ha chiesto un parere? Ciò che mi tiene sveglia è il grido silenzioso di ciò che logica vuole essere vite. Perchè tali non sono? E’ davvero questo quello che cerco di capire e lo voglio capire attraverso la ragione, cercando di trattenere – e non è facile – i miei sentimenti. Grazie per starmi ad ascoltare.

  18. Diana says

    Per Paola e Maria: Non ho mai parlato di diritto all’aborto. Il diritto che difendo è quello di poter decidere liberamente della propria sessualità e del proprio corpo. che implica sostegno alle donne che desiderano avere figli e sostegno alle donne che non desiderano avere figli. l’aborto è un mezzo estremo a cui dovrebbe ricorrere solo quella donna che non desidera una gravidanza e che ha fatto di tutto per evitarla ma visto che non ci sono metodi contraccettivi sicuri al 100% è rimasta incinta lo stesso. In molti casi una donna sceglie di portare avanti comunque la gravidanza, in altri dovrebbe poter scegliere di non portare avanti la gravidanza. La maternità è una grande responsabilità che impegna una donna per tutta la vita. Essendo un cambiamento profondo da cui non non si torna indietro è giusto che non possa essere imposto, ma che debba essere frutto di una libera scelta. Non si può costringere neanche una donna a partorire e poi ad abbandonare un bambino non desiderato, perché la gravidanza modifica profondamente il corpo e la psiche di una donna, predisponendola ad essere madre – ad essere quello che una madre è in natura -. Sarebbe una tortura ingiustificabile in uno stato di diritto.
    Il problema è che in Italia a causa di ostacoli religiosi e moralistici non si è sviluppata una delle condizioni previste dalla 194, vale a dire l’educazione ad una sessualità libera e consapevole. L’assenza di una cultura diffusa della contraccezione è l’unica ombra che vedo sulla pratica abortiva in Italia. Non possiamo tollerare che una donna abortisca perché non ha i mezzi economici per crescere un figlio, così come che una donna abortisca perché fa sesso senza usare contraccettivi. Per questo bisogna lottare e questo è già sancito nella 194. L’aborto terapeutico è una questione di diritto alla salute e, secondo la legge, esiste solo per madri che hanno profondamente desiderato un figlio, lo hanno sentito crescere dentro di loro, lo hanno amato, lo hanno immaginato grande, ne hanno parlato ai loro figli, ai loro parenti, ai loro amici. chi può credere che una cosa del genere avvenga con leggerezza per crudeltà o senza amore?

  19. frenesi says

    Cara Paola,
    scusa ma saro’ breve, prima della futura donna viene la donna presente. Senza la donna presente la donna futura non potra avere una vita dignitosa.

    Fikatoscana e’ una provocatrice, non le dare retta.

  20. Paola says

    Cara fikatoscana. Anzi: cara per nulla! Stai delirando e il tuo delirio, che forse non meriterebbe nemmeno un briciolo di attenzione, mi solleva però una rabbia tremenda, perchè non abbiamo in mano nulla per controbatterlo. La tragedia, care amiche, è che la legge le dà ragione. Rilancio le mie domande di prima. Vi prego di aiutarmi a rispondere! Il vostro silenzio mi appare sempre assordante: senza rispondere a quelle domande non potremo riuscire a difendere fino in fondo l’identità del nostro genere…

  21. FikaSicula says

    che bella provocatrice…
    fino a ieri ti chiamavi kikka? kikkina? qualcosa di simile? e ci invitavi a bruciare chiese…
    fikatoscana vedi di trolleggiare da qualche altra parte eh? 🙂

  22. frenesi says

    Cara Fikatoscana,
    a me sembri proprio un troll. Non stiamo facendo una lotta contro i maschi ma una lotta per una vita migliore per chiunque, uomini donne bambini e bambine.

  23. FikaToscana says

    Ciao a tutte belle Fike,

    la minaccia di questi maschi skifosi è sempre più forte. Ma come fanno a impedirci di abortire? Io i figli non li voglio e non mi vergogno a dire che se rimanessi in cinta abortirei. Punto. Omicidio? E allora? Finchè la legge me lo permette io lo farò. Uno, due, tre a me che me ne frega. Io rispetto la legge, pago le tasse e che me ne frega se un feto lo butto nel cesso di un ospedale. L’importante è tornare a godere dopo una settimana. Il corpo è mio, capito? La Fika è mia, capito brutti maski? Io la uso e ne abuso come voglio. Per me l’importante è godere a costo di tutto. Poi adesso con la RU486, l’ho già provata: un po’ di mal di stomaco una sera e il giorno dopo come se nulla ci fosse stato. Tipo mestruzioni, capito? Un abbraccio a tutte le amike Fike di questo bel forum.

  24. Paola says

    Sono d’accordo con Maria. E torno a chiedere: da quando è che siamo “donne”? Non sono “donne” anche il 50% degli embrioni o addirittura dei feti? Non sono “donne” anche quelle di cui con l’aborto andiamo a decidere? E’ giusto parlare di autoderminazione della donna, quando questa realizza determinando la vita di qualcuno, in particolare di qualche futura donna? Purtroppo finchè non sciolgo questo nodo non riesco a sentirmi pienamente vicino alla vostra battaglia, che conducete in nome dell’appartenenza al mio medesimo genere…

    vogliamo permettere di liberarsi attraverso l’aborto?

  25. frenesi says

    Cara Maria,
    io credo che nessuna donna sia felice di abortire, ma credo anche che ognuna debba poterlo fare, in coscienza, se necessario. E che in un momento cosi’ difficile abbia bisogno di tutto l’aiuto e il sostegno possibile. Penso che le donne siano sempre per la vita, e che la vita richieda scelte.

  26. Maria says

    La donna nella sua integrità porta anche un’anima materna, questo intendo. L’aborto come diritto mi spaventa, poichè i diritti sono quelle cose che è auspicabile estendere e diffondere. Invece io credo che meno aborti ci sono meglio stiamo, noi donne. NOn a caso anche abortisti convinti come i Clinton dicono che deve essere “rare”=raro. Nessuna si è mai pentita di non abortire, anceh questo ricordiamocelo. Molto più spesso, invece, donne che hanno abortito si poratno dentro un dramma devastante. E poi parliamo anche dei bambini uccisi! Non giriamoci intorno. A Napoli ne hanno soppresso uno perchè era malato. Orribile!!!!

  27. Diana says

    Cara Maria,
    condivido la “difesa ragionevole a oltranza della totalità del corpo e dell’anima femminile”. in qualsiasi parte del mondo. ho qualche difficoltà a capire cosa vuoi dire con “anima”, ma posso arrivarci. è vero che quello che per noi è un diritto per altre può essere una imposizione. infatti io difendo il diritto di tutte le donne del mondo a scegliere liberamente riguardo al proprio corpo e alla propria maternità. non è necessaria una moratoria sull’aborto. è invece necessaria una seria politica internazionale che condanni e scoraggi le violenze e i soprusi sulle donne. mi sembra che per guardare così lontano si perda di vista quello che sta accadendo qui e ora in Italia, l’unico posto dove a me sembra di poter fare qualcosa di veramente concreto per la difesa dei diritti delle donne. non stiamo dimenticando le bambine cinesi. ci stiamo difendendo. mi sembra che quello che accade in Cina non riguardi tanto l’aborto, quanto piuttosto la libertà degli individui e in particolare delle donne. credi che la moratoria sull’aborto restituirà libertà e dignità a quel popolo? il problema sta nel potere conferito allo Stato di interferire nella vita privata dei cittadini. in Cina e in Italia. l’aborto non c’entra niente.
    Diana

  28. Maria says

    Sono donna, femminista e di sinistra. Non capisco però come si possa ridurre il dibattito dell’aborto al linciaggio di una persona. L’aborto sono milioni di morti all’anno… e le bambine cinesi dove le mettiamo? Se il femminismo si propone di difendere la donna, non possiamo tapparci occhi e orecchie di fronte a quelle morti. Si fa un gran parlare di Ferrara, Chiesa, Dio e si fugge la reltà dei fatti. Il femminismo non è ideologia come la vostra, ve lo dico da donna e quindi in fondo vi capisco, ma difesa ragionevole a oltranza della totalità del corpo e dell’anima femminile.

  29. Paola says

    D’accordo, difendiamo le donne. Ma da quand’è che siamo tali? Perchè ci dimentichiamo che di donne si decide anche quando si accetta di strapparle dal nostro grembo?

  30. dina says

    Sono esterrefatta,sconvolta,arrabbiata. Detesto quel villanzone di Ferrara e tutti gli uomini di certa chiesa che si ergono a giudici.Le leggi di Dio sono altre,diverse, e noi donne vogliamo rispondere solo a quelle.

  31. FikaSicula says

    già frenesi, mi stavo incartando su termini che neppure trovavo sul dizionario :))
    santa barbara! 😛

  32. frenesi says

    Grazie Barbara non sapevo che il libro esistesse anche in italiano (pensa te), fikasikula meno male che non hai tradotto tutto!
    A piu’ tardi… in piazza

  33. Gaia says

    Vi passo questo link perché sono agghiacciata e ho bisogno che qualcuno mi rassicuri che non esiste solo gente come loro… http://www.parrocchiasacrocuore.arezzo.it/…ID=73

  34. FikaSicula says

    no no io uso mozilla e non IE 🙂
    non so perchè succede. boh.

    per il gemellaggio dei blog bisogna lanciare una iniziativa anche grafica in rete. serve un simbolo, qualcosa, una immagine d’impatto per un presidio virtuale che aggreghi i blog.
    vediamo se a me esce fuori qualcosa di serio (ma non credo che non sono brava).

    se a te viene in mente qualcosa d’impatto dimmi e io diffondo a 360 gradi.
    si fa?

  35. Barbara says

    Ohi, funziona solo con Mozilla…non avevo controllato con IE. Ora cercherò una soluzione…mmmm…

    Comunque sarebbe bello poter gemellare i blog. Che si fa?

  36. FikaSicula says

    grazie Loreanne :)*
    sarebbe molto bello se domani tutti i blog mettessero qualcosa, un simbolo, un’idea di solidarietà per la donna di napoli e per le donne in generale.

  37. Loreanne says

    solidarietà dalle Piazze virtuali dei nostri blog:
    preveniamo la futura caccia alla streghe!

  38. FikaSicula says

    Grande Barbara 🙂
    attenta con il link perchè rimanda non so come ad altervista 😐
    per andarci io ho scritto l’indirizzo per bene. ora provo a correggere anche il link sul commento e poi lo aggiungo all’articolo :*

  39. Barbara says

    Ecco:
    http://babs.altervista.org/…ano_Introduzione.pdf
    Noi si aspettava di averlo tutto, ma facciamo a puntate allora. :)))
    Mò metto il link su figliefemmine.noblogs.org
    Cià

  40. Barbara says

    Si si in italiano è “Il Grande Calibano. Storia del corpo sociale ribelle nella prima fase del capitale”
    In realtà l’introduzione è già pronta, ma tiene un botto di memoria. Appena la carico da qualche parte lo faccio sapere. Lo faccio subito, dai. 😉
    A dop!

  41. FikaSicula says

    grandi!!!
    scannerizzate e condividete. maro’ io mi ero impelagata nella traduzione del link che ha passato frenesi. allora aspetto che voi pubblicate?

    (dimmi di si te prego :))))

    a domani anche a voi
    tutte in piazza
    ovunque

  42. Barbara says

    Ciao!
    di S. federici e L. Fortunati edito nell’1984 da Franco Angeli non è più stato ripubblicato. Ma si trova nelle biblioteche…ne ho qui sotto una versione in fotocopia. E’ un testo che tutte dovremmo conoscere, perciò l’Ass. Armonie di Bologna sta negoziando una ripubblicazione con “Derive e Approdi”, a presto notizie e aggiornamenti su questo.
    Intanto le Figliefemmine lo stanno scannerizzando per avere copia digitale in .pdf.
    Baci e a domani ovunque voi siate, saremo tutte insieme.
    Bà.

  43. FikaSicula says

    antonio credo che tu abbia sbagliato Stato. nel nostro codice penale la cosa che dici tu non risulta. prova in uruguay ma fai presto perchè la depenalizzazione dell’aborto sta arrivando per fortuna anche lì.

  44. ANTONIO says

    l’aborto è un omicidi aggravato

  45. FikaSicula says

    frenesi grazie :))))
    ti faccio una statua!
    ora vedo in che condizioni è se ce la faccio a tradurlo lo metto in comune pezzo per pezzo…
    :*

  46. FikaSicula says

    dimenticavo: riflettendo mi veniva in mente che in generale quando ci sono problemi economici la prima cosa che si fa è spostare il conflitto che dovrebbe essere di classe al conflitto “morale” o per “razze”.
    un bel modo per preservare i privilegi della illustre specie di nababbi che ci governano e condannare i poveri e le povere a scannarsi tra di loro con i “forconi”.
    non è solo roba da medioevo. è roba del più becero totalitarismo.
    d’altronde anche i nazisti fecero così, no?

  47. frenesi says

    Ho trovato questo:
    The great Caliban:The struggle against the rebel body, from Caliban & the Witch
    http://www.commoner.org.uk/03federici.pdf

    ciao :*

  48. FikaSicula says

    frenesi grazie :*
    lo cerchiamo e spero di trovarlo.
    se non si trova sai se ci sono pezzi in rete in condivisione?

    mo’ cerco! 🙂

  49. frenesi says

    Se avete modo di trovarlo leggete “Caliban and the Witch” di Silvia Federici, edizione Autonomedia, New York 2002 (e’ in inglese anche se lei e’ italiana).
    E’ un libro illuminante che mostra come la caccia alle streghe del ‘400 non sia stato altro che una guerra contro le donne per garantire quell’accumulazione primitiva che ha permesso al capitalismo di esistere.
    Un paradigma di qualcosa che forse si riprone adesso, in un momento di difficolta’ economica e sociale il primo passo per il capitale e’ garantirsi il controllo del corpo della donna.

  50. FikaSicula says

    infatti lalla mi sembrava una precisazione da fare. la caccia alle streghe si è aperta.

  51. Lalla says

    giusta la precisazione su l’ivg e l’aborto terapeutico entrambi previsti dalla legge e tutelati. Perchè se si stanno scagliando contro le donne/madri di feti altamente malformati ed a questo punto viene da domandarsi per quale motivo si fa l’amniocentesi (io sono dell’avviso che anche chi scopre di avere un figlio Down abbia il diritto di abortire), figuriamoci cosa succederà per quelle che vogliono semplicemente abortire, perchè semplicemente non se la sentono di avere un figlio (anche se in alcuni di questi casi entra in gioco il concetto di aborto terapeutico

Continuing the Discussion

  1. quel che si dice all' OSTERIA DEL PORTO linked to this post on Febbraio 13, 2008

    SEGNALAZIONI 8 quel che penso sulla questione EMBRIONE/ABORTO l’ho detto qui. Nel caso del blitz a Napoli condivido l’analisi: E hanno pure sequestrato il feto però mi stupisco dello stupore: non è la prima volta che magistrati e p

  2. Condominio Criptolelle & Co. linked to this post on Febbraio 13, 2008

    Occhei, non sarò simpatica ne’ divertente. Oggi non ho niente di bello da raccontare e l’argomento non è direttamente in tema col blog, ma queste cose vanno urlate, perché è nel silenzio che si consumano le infamie. Ieri una