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La realtà che supera la fantasia e la lettera stanca

http://www.youtube.com/watch?v=a8JFi9ONS4g

Se persino un comico, che fa satira politica, si spoglia degli abiti di scena avvilito dal fatto che la realtà supera la fantasia, non c’e’ davvero altro da dire.

In sicilia, come era prevedibile, già viene fuori il nome di un possibile successore di cuffaro.

Dopo la caduta degli "dei" del centro sinistra, o democristiani a pois rosa, la campagna elettorale nazionale è già iniziata al suono dell’altissimo concetto "Cchiù pilu ppi tutti!".

Saranno tutti lì a rincorrere l’elettorato moderato e la laicità andrà sempre più a farsi fottere in luoghi oramai inimmaginabili. Siamo fascisti, anzi lo sono e fanno finta di non saperlo

Sarà divertente, per modo di dire, vedere le tribune elettorali e chi ha richieste da fare può infognarsi sul terreno del "chi offre di più"!

Il governo faceva pena
prima e continuerà a fare pena dopo. Per tutt* noi, donne, precarie,
operaie, madri, studentesse, stanche, incazzate, nella merda totale per
assenza di prospettive: la situazione è e resta immutata. Se non cambia
la testa della gente al governo avremo sempre quello che ci meritiamo.
Perchè se dentro le istituzioni si mangia mortadella e si finisce a
sputazzate la speranza è di provare a fare qualcosa fuori dalle
istituzioni, porta a porta (non nel salotto per ricconi di vespa), non
lasciandosi mai avvilire dalla costante delusione che deriva dalla
consapevolezza che le persone sono ciniche, ricattabili, vendute.

Siamo tutt* puttane e
ancora ce la annachiamo sulla regolarizzazione della dignitosa professione delle sex workers. Chi
non lo è paga cara questa scelta perchè non si trova lavoro o se si ha
il culo di trovarlo alla fine come niente puoi riperderlo oppure non
fai un passo in più rispetto al ruolo di schiavo che ti hanno dato
all’origine. Qualche volta succede che la colpa non sia del sistema
(succede, di rado, che vi sia qualcuno che assume perchè sei brav* e
affidabile, peccato che se sei in cinta poi quasi tutti tendono a
licenziarti) e riconosco che il vittimismo in questa situazione non
serve a nulla. Ma i datori di lavoro di sicuro non ci aiutano
moltissimo a farci una opinione più equilibrata.

 

La lettera stanca 

 

Facciamo finta che questa sia una lettera stanca
di una che lotta da quando è nata e che per continuare a fare politica
non ama rifugiarsi nel populismo. Facciamo finta che questa lettera io
la stia scrivendo a qualcun* di voi e mi perdonerete se la declinerò al femminile:

Cara serafina, per gli
amici fina, filomena, per gli amici mena, crocifissa, per gli amici
fissa (e mi fermo qui perchè potrei continuare),

ti scrivo questa lettera inusuale che stai certa non è ne’ un testamento politico e tanto meno un addio che precede il suicidio. 

In tanti anni di militanza
attiva e di scazzi tra compagne e compagni; in tante ore spese a fare
bile perchè guardavo il mondo senza comprendere perchè le cose andavano
così di merda; in tanti minuti trascorsi a difendermi legittimamente,
ad attaccare e a ripiegare sconfitta; in così tanto tempo impiegato a
comprendere alcune poche certezze che ho, una cosa per fortuna non mi è
mai mancata: l’ironia.

Perchè capisci: in sicilia
devi imparare a sopravvivere e se non lo fai con ironia allora per
quelle come me resta solo il suicidio. Ma il problema non è solo
siciliano. E’ che siamo un po’ tutt* in ritirata e anche se pensiamo di
star combattendo in realtà lo facciamo in spazi piccoli piccoli che i
nostri "nemici" restringono sempre di più. Come un girotondo minimo, e
scusa la metafora girotondina che urta anche me per averla pensata, che
voleva rompere le ovaie al mondo intero e invece si ritrova a fare
"tutti giù per terra" nel giardino di casa.

E’ che mi sento un po’
oppressa e mi fa tristezza dover fare quella autocompiaciuta del fatto
che faccio parte di una nicchia che alimenta la nicchia. No, non mi
serve un cinque vani della politica. Sto bene nel mio monovano dove
stiamo stretti, siamo in 20, ci scazziamo come i cani tra noi e poi
però ci vogliamo tutti bene… forse!

Però mi manca l’aria e so
per certo che non è stata una mia, nostra, scelta quella di ridurci ad
abitare in pochi metri quadri della politica. Non basta. Va chiarito
che sono metri quadri in affitto – non di proprietà – e che se vuoi allargarti un po’ devi
sgomitare e occupare con conseguenti sfratti eseguiti a suon di
manganellate.

Dalle mie parti si parla
spesso di contaminazione e io lo so che le rivoluzioni culturali sono
lente e che io non ne vedrò la fine e forse neppure l’inizio. Mi limito
a voler contaminare finchè me lo fanno fare perchè un po’ mi sento in
carcere e fa un po’ senso sapere che questo carcere lo chiamano
democrazia.

So persino di poterti
scrivere finchè non mi fermeranno e per fermarmi o fermarci ci vuole
davvero molto poco. Basta che ci condannino ancora di più alla
clandestinità, a fare volantinaggi segreti per comunicare le nostre
idee, ad essere costrett* – pur di aggirare i coprifuochi culturali e
la censura e la restrizione delle nostre libertà – a far passare le
informazioni come fossero la cosa più sovversiva del mondo. 

La cosa che mi fa più
ridere sai qual’e’? Che questa, per l’appunto, la chiamano democrazia e che si sono
impadroniti anche del mio gergo. C’e’ gente indegna che parla di "forza
delle idee", di "tolleranza" e non è mica un caso che quella stessa
gente per "pluralismo" intenda il numero spropositato di organi di
informazione controllati da una sola persona. 

La mia, in fondo, è una
scelta semplice: siamo nella stagione di mercato e mentre le signore e
i signori vanno a fare la spesa io me ne resto a casa. Non mi è mai
piaciuta la confusione e odio comprare i miei diritti sputtanandomi
altri diritti.

Però ti prego, se tu hai
lo stomaco di infiltrarti nella fiera dei diritti mi piacerebbe avere
notizie di prima mano sicchè io almeno ne possa parlare. Intanto so che
all’inaugurazione della bottega della campagna elettorale stanno
offrendo gratis un po’ di Ici prime case. E’ devono avere tutti un bel
po’ di senso dell’umorismo dato che noi queste benedette prime case non
ce le possiamo più permettere e se abbiamo il culo di accedere ad un
mutuo dobbiamo pentircene immediatamente dopo. 

Mi hanno anche detto che
il mercante in fiera sta offendo lo smantellamento del pool di
intercettazioni che pure aveva istituito, finanziato e ingrandito con il suo governo. Evidentemente non aveva previsto che i giudici
potessero usarle anche contro di lui. Perciò via le intercettazioni che
a suo parere devono restare per la lotta alla mafia (quelle fatte a lui
forse pensa vadano inserite nel capitolo: veline e prebende…) e per
quella al terrorismo.

In italia, ma anche nel
resto del mondo a quanto pare, il termine terrorismo serve a definire
un sacco di cose. E’ servito, ad esempio, a realizzare qualche sgombero
di centro sociale e casa occupata dove al massimo di terrorizzante
c’era qualche nuovo marchingegno dell’elettronica per il piacere
erotico personale e di coppia.

Vale a dire che ad essere
intercettat* saranno sempre quell* come noi. Come la chiamano loro
questo tipo di cosa? Doppio binario. Coma la chiamo io? Tutela della
casta. Se sei uno del clan l’intercettazione non vale, se sei uno del
centro sociale all’angolo invece s’ha da fare perchè ‘sti poveri sbirri
bisogna pur tenerli impegnati mentre i mafiosi e i politici di merda
fanno i loro sporchi affari altrove. Beninteso a me le intercettazioni fanno cagare e basta, perchè l’unico grande fratello spione che mi è sempre piaciuto è stato quello di Orwell.

Pensare, comunque, a queste cose mi
mette un po’ tristezza e sul piano letterario mi riporta alla mente la
santa attività di alighieri o del manzoni dei promessi sposi.

Per descrivere della
monnezza che ci circonda e ci sommerge – e che non ha proprio limiti di
ecocompatibilità mentale ne’ ci sono strumenti per eliminarla – saremo
dunque costretti a parlare al passato? A scrivere di dittature del ‘600
attribuendo a personaggi antichi caratteristiche attuali? Che codice di
comunicazione dovremo usare per riuscire ad esprimere le nostre idee?
Potrò io inviarti ancora lettere come questa o non sarà più possibile?

Con tutta l’ironia
possibile ti giuro mia cara che non posso che farmi prendere da un
attimo di scoramento. E’ solo un attimo, non temere, perchè so di non
essere sola. Anzi penso che gli individui che dissentono nel mondo sono
davvero tanti. Solo che li ammazzano o li rendono anonimi con il
silenzio dei media. Perchè oggi se non appari non esisti. Puoi scendere
in piazza anche in due milioni di persone ma l’ultima parola sarà
sempre di chi darà notizia dell’evento, quando e se deciderà di darla,
il che non è detto, anzi. E a renderti anonima ci pensa anche chi
egemonizza i pochi spazi di comunicazione che esistono perchè quella
storia del siamo in venti dentro un monovano purtroppo fa male a tutt*.

Come si ripensa dunque una
politica semplice che non implichi il compromesso e la rinuncia alle
proprie idee? Come si fa a rendere noto il proprio progetto di futuro
se la questione dell’immagine elegge a leader assoluto simboli da grillismo di andata e di ritorno? E’ presunzione forse immaginare che questo sia uno di quei momenti in cui bisogna essere radicali
– senza votare pannella, per carità – giusto per chiarire distanze e
anche perchè non si rischi più di veder confusa la propria posizione
con quella di veltroni, di fassino, della turco e persino di bertinotti?

Se non funziona la
"unione" a tutti i costi, che smussa differenze in nome di alcuni
obiettivi comuni, pensi anche tu che l’alternativa resta solo quella di
dare espressione alla propria radicalità per dare forza e visibilità
alle proprie idee? 

E come si fa a tradurre
questa cosa in termini istituzionali se tutte le elezioni sono oramai
maggioritarie con la elezione diretta persino dell’amministratore di
condominio del palazzo in cui abito?

Bisogna dunque tornare
alla politica extraistituzionale come già accadde 30 anni fa? E cosa
produrrà questa politica extraistituzionale se non altri ferrara e
liguori e chissa’ chi, pronti a svendersi al miglior offerente al primo
calar del sole, o altri attori della resistenza antifascista che in
parte "saranno famosi" e diverranno rappresentanti "istituzionali" e
pubblicheranno libri sulle azioni rivisitate di questi anni e in parte
finiranno in galera con l’accusa di attività sovversiva e nessuno se li
cagherà più (potrebbero persino accadere entrambe le cose: finiranno in
galera e poi, quando qualcuno offe loro la opportunità di diventare
"famosi" legittimando la politica attuale, escono fuori dall’isolamento
personale e mediatico), o altri perenni nostalgici pronti a partecipare
alle assemblee dei compagni diciottenni per insegnare loro ad
affrontare il senso vero di un fallimento collettivo, o altri dai comportamenti autoritari "per necessità contingente" conditi da machismo e cameratismo che dovrebbe essere buono solo perchè "di sinistra", o altri compagni
consumati dalla miseria e dalla intransigenza che sentiranno come proprio il
termine "rientrare" e si rifugeranno in una vita privata in cui il
compromesso avrà un senso perchè – sebbene il personale è politico etc
etc – se fai un figlio e devi dargli da mangiare prima o poi devi dare
il culo, che tu lo voglia oppure no.

E se penso alla fine che
hanno fatto alcune donne la questione mi fa ancora più tristezza.
Perchè sai: non hanno mica iniziato da parlamentaresse senza dignità la
cui funzione è ridotta a quella di pigia tasto per votare la fiducia
alla maggioranza (come dice franca rame nella sua realistica lettera di dimissioni
dal senato). Non hanno iniziato neppure da donne ombra del clan
d’alemiano. Erano femministe, una volta. Poi hanno smesso. Come si fa
con le sigarette. Qualcun* deve aver detto loro che alla lunga il
femminismo fa venire persino il cancro e forse in giro ci deve persino
essere un guaritore dalla malattia dei sogni, delle utopie. Appena ti
cura già non ce l’hai più. Per fortuna che io non frequento molto i
medici e neppure le farmacie.  

Vedi, carissima, mi viene
davvero male immaginare alle cose che potrò fare e che si possono fare
collettivamente. Sarà perchè in parte, come sicuramente succede anche a
te, mi capita di pensare spesso con grande pazienza e disillusione che
molti pezzi di questo film io li ho già visti e li ho persino già
vissuti. Cambiano le facce e i linguaggi ma le dinamiche sembrano
restare sempre quelle. Hai voglia a dire che bisognerebbe andare da un’altra parte senza apparire saccente, e ogni tanto lo sai che non resisto e devo proprio fare la figura della cassandra castra-sogni. Ma per lo più "partecipo" e "contribuisco" e sono felice soprattutto perchè spesso le altre e gli altri mi insegnano modi nuovi, diversivi interessanti che possono essere una versione aggiornata dello stesso film oppure qualcosa di diverso. Questo dipende molto da noi e dalla nostra incapacità di vedere percorsi differenti o di non aggrapparci alle solite e già conosciute conclusioni.

Perciò più che un
girotondo minimo sembra una specie di mossa ellissoidale che incede
lentamente in avanti ed è per quello che ho spesso la sensazione di
tornare indietro e poi avanti e ancora indietro. La storia è fatta di
corsi e ricorsi storici e può essere che oggi stiamo interpretando i
corsi oppure i ricorsi. Chi lo sa. Qualunque cosa sia, è proprio vero,
la storia siamo noi. E alla fine lo so che bisogna andare avanti, che non è tutto inutile e in ogni caso la resa non sta nelle mie corde e io continuo a crederci, anche se questo mi costa: mi costa tanto.

Ecco quello che volevo
dirti. Più che altro volevo condividere con te queste molte righe piene di
dubbi e di critica politica femminista perchè per capire cosa devo fare da oggi in
poi ho bisogno di mettere assieme gli appunti di militanza che ho
acquisito fino ad ora. Ci metto dentro anche le indicazioni per suicidarsi meglio
e per finire aggiungo anche il fatto che mi resta la consolazione che
non siamo più nel medioevo: solo per aver detto e pensato queste cose a
quel tempo mi avrebbero dato fuoco. Ora non è più così, credo

Un’ultima cosa: ti va di mettere su insieme un business per sudicioni
in versione post adolescenziale? Credo che potrebbe essere una seria
alternativa alla precarietà e volendo, finalmente, possiamo "peccare"
di sana pullaggine per qualche euro… Non pensi che questa potrebbe
essere persino una dignitosissima scelta politica che alla fine può
garantirci un minimo di pensione senza che l’abbiamo fottuta agli
italiani facendo finta di rappresentarli? 

Ti mando i miei più cari saluti e resto in attesa della tua risposta.

A presto carissima

tua FS 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Pensatoio, Personale/Politico, Vedere.


22 Responses

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  1. FikaSicula says

    scusa diego non avevo visto che avevi risposto .)
    si si infatti hai ragione. tu mi hai detto che somigliava e io sono partita a razzo. nessun problema comunque…
    mi sono letta altre pagine della intro e ti giuro che ci sono parti in cui mi viene da urlare. praticamente secondo genna i diritti delle donne si starebbero riperdendo perchè noi donne non siamo state sufficientemente attente a non farceli soffiare… della serie: sono cose di femmine, come la cucina, il focolare, il lavaggio dei cessi e la stirata delle camicie…
    arrrggghhhh!

  2. diego says

    eh ti avevo detto di leggerla prima, come ti avevo scritto ne ho letto solo due pagine di sfuggita…
    cmq. meglio così

  3. FikaSicula says

    diego ho recuperato il racconto che mi avevi segnalato e l’ho letto tutto. è una storia articolata e molto diversa dalla mia. il tema è simile ma non ci sono frasi uguali ne’ situazioni somiglianti.
    c’e’ una coincidenza di visione rispetto ad un paio di punti o può essere che lei mi ha letto e l’ho ispirata ma questo va bene e non è plagio 🙂
    se una cosa che scrivo ispira qualcun’altra che comunque può avere di sicuro pensieri autonomi che vanno più o meno nella stessa direzione mi pare una cosa buona 🙂
    la storia nel complesso si trascina ed è meno dura ma mi è sembrata interessante. la rileggerò per capire se favorisce la visione di chi l’ha introdotta che invece mi pare la cosa assolitamente criticabile 😐
    in ogni caso grazie perchè mi hai dato modo di leggere questa cosa!

  4. FikaSicula says

    ciao ale 🙂
    i momenti di sconforto credo siano fisiologici. per me quantomeno lo sono sempre stati. se non mi fossi arresa allo sconforto ogni tanto non avrei neppure riflettuto e analizzato e quindi non sarei neppure riuscita a crescere oltre quello sconforto.
    sconfortarsi serve perchè ti da l’esatta misura di quanto sia importante quello che fai.
    e poi sconfortarsi non è arrendersi e se la performance di albanese voleva essere terapeutica vedrai che la prossima domenica sarà lì a dire qualcos’altro perchè è così che si fa, si va avanti cadendo e rialzandosi in piedi, avendo acquisito che è difficile e che non è come fare una passeggiata…
    non c’e’ nulla di nuovo in quello che abbiamo visto e sentito in questi giorni. ci conviviamo da decenni… è una battaglia perenne e se c’e’ chi si è illuso di aver vinto qualcosa allora starà peggio di come stiamo noi 😐

  5. Ale_degeneri says

    Albenese mi ha fatto i brividi.. e per un momento la battagliera fiducia ha ceduto ad un senso di sconforto che purtroppo c’è.
    E’ tutto da ricostruire, ancora una volta.

    in italia viviamo per il
    “Cambiare tutto per non cambiare niente”

    e questo rende ancora più difficile la costruzione di reali processi di cambiamento.

    Allora, nonostante i miei 25 anni, non riesco a non concedermelo, per un attivo e sulle note di “nosuprise” (che dice tutto), un momento di profondo e forte rammarico.

  6. FikaSicula says

    ti giuro che io genna neppure lo conosco e invece ho sentito parlare della marazzi perchè è quella del documentario “vogliamo anche le rose” fatto anche grazie al contributo di femministe cui lei ha chiesto contributi. non so come sta messa lei in termini di consapevolezza di genere e però edulcorare la rudezza di un pezzo che è fatto così per scelta e infilarci alla fine una conclusione noir alla lucarelli mi fa rendere conto che la visione che abbiamo delle cose in generale – e parlo di donne – e veramente assaissimo diversa.
    lui non lo commento proprio ma mi riservo come ti dicevo di fare una recensione come si merita perchè le cose che ho letto fanno veramente cagare e la recensione poi la mando agli editori che invece io conosco come persone in gamba.
    mah… che tristezza!
    menomale che c’e’ la tua bella bimba e speriamo che venga su più saggia di questo mix di gente 🙂

  7. diego says

    eh ma da genna cosa ci si poteva aspettare…
    t’ho detto, io il libro l’ho solo sfogliato in libreria, e l’occhio è caduto sull’incipit di quel racconto… e in testa automatico ho pensato ma questo già l’ho letto, ma chi come e quando… però ho letto giusto due tre pagine solo per vedere se mi ricordavo… ma il racconto era brutto e il tempo poco… poi tornando stamattina m’è venuto in mente quel pezzo tuo, sono andato a rileggerlo e in effetti, ti ho detto, mi sembra molto simile nei contenuti anche se molto meno.. come dire “edulcorato”, la forma di questa Marazzi è manierata, tipo finto diario, con un finale posticcio da articolo di cronaca incollato… però delle frasi che ho letto, le uniche che si salvano, mi sembravano identiche…
    Certo che frasi come “l’odio esasperato per l’assenza della figura maschile” sono un must-have per un libro sedicente esponente di tematiche gender eh… cmq. genna si commenta da solo…
    “La prensione è sociologica, se si pensa alla frequenza dei casi di madri che uccidono i propri figli.” “qui si inscena una Medea contemporanea, con il vantaggio che la figura mitica non genera il racconto, ma ne emerge spontaneamente, come tutte le tracce universali emergono in letteratura.”
    come a dire non è che ci capisco un cazzo ma ne devo parlare sennò checcazzo ci scrivo… genna è l’indicatore perfetto dello status dell’editoria italiana.

    riferirò il bacione alla mia piccola dolce cacacazza 😉

  8. FikaSicula says

    aggiungo che io descrivevo una situazione facendo emergere il quadro di responsabilità collettive e istituzionali, con tutto il carico di violenze inflitte, e qui invece scarica tutta la questione sulla donna…
    beddamatri che schifo!
    no no, una recensione da zero men meno almeno all’introduzione non gliela toglie nessuno… :(((

  9. FikaSicula says

    mamma diego, che tristezza!
    io ho scritto una cosa che esce fuori dalla patologizzazione della figura di madre che è messa in difficoltà nell’esprimere i propri disagi e lì invece si capovolge tutto quanto e la madre diventa una specie di malata psichica…
    ma che schifezza! 🙂
    guarda, aspetto sempre una risposta e se e quando sarà possibile darò un’occhiata al racconto. e al di la’ del fatto che circolino idee e parole (e comunque continua a scocciarmi il fatto che si metta il copyright su cose che io scelgo di rendere fruibili in rete) nulla mi vieta di fare una recensione severa su quello che hanno scritto e da quello che leggo soprattutto su questa penosa introduzione da mentalità patriarcale becera. puach!

    ps: lo so che non c’entra niente ma dai un bacione alla tua bimba da parte mia :)))

  10. diego says

    per farti capire il tono, eccoti un estratto dall’introduzione del genna (trovata qui, pg. 14):
    Alina Marazzi è all’esordio narrativo. […] Nel racconto che qui pubblica, non si coglie fino a quale punto il vero sia verosimile o finzionale. Il gelido resoconto diaristico di una maternità difficoltosa, l’odio esasperato per l’assenza della figura maschile (un’assenza che è violenta e intrusiva) – tutto converge in una coincidenza tra amore e desiderio di eliminare la persona che non è più frutto di amore, cioè il piccolo figlio. La prensione è sociologica, se si pensa alla frequenza dei casi di madri che uccidono i propri figli.
    In questa glaciale sociologia, riverbera l’eco mitica: qui si inscena una Medea contemporanea, con il vantaggio che la figura mitica non genera il racconto, ma ne emerge spontaneamente, come tutte le tracce universali emergono in letteratura.
    Ciò che Marazzi compie è il contraltare proprio di Un’ora sola ti vorrei – stralci di diario e lettera in cui si delinea una vicenda di depressione, inadeguatezza, violenza verso se stesse e verso l’altro, senso di colpa, abbandono.

    eccetera

  11. FikaSicula says

    diego al momento non saprei dove beccarlo 🙂
    e a comprarlo mi manca l’euro del superfluo 😛
    comunque non preoccuparti. io quel racconto l’ho anche presentato ad un reading pubblico l’anno scorso e quindi non ci sono dubbi che è mio.
    dagli editori voglio la garanzia che se c’e’ un copiamento selvaggio allora lo devono liberare dal copyright :)))
    vedremo!

    imprecario si, infatti come ti dicevo dopo aver visto il video mi è stato chiaro quello che volevi dire :|||

  12. diego says

    eh ma leggilo prima xò… può essere pure che mi sia sbagliato (può essere…)

  13. imprcario says

    Si …. intendevo qualcosa di simile a questo. Come al solito ci tocca navigare a vista nell’oceano dei paradossi

  14. FikaSicula says

    to troia (mi viene proprio male a dare della troia a qualcun* :P)
    non so cosa intendi per cavallo di troia. e comunque qualunque cosa pensi di fare ti sgamano, non sono mica scemi …:)

  15. FikaSicula says

    ok diego,
    ho scritto agli editori non per battere cassa ma perchè mi dispiacerebbe che io divulgo le mie cose in rete con licenza free e qualcun’altra poi ci piazza sopra il suo bel copyright.
    per ora aspetto conferma e se verifico che è così e che non si può fare niente parte lo sputtanamento in rete 😐
    che palle però!

  16. to troia says

    …ahemmm… forse federico ha più fiducia in chi esprime “dissenso” sputando in faccia agli altri in Senato e in mondovisione (chissà che fà in cameretta sua!) o di chi festeggia coi famigerati cannoli la propria condanna a “soli” 5 annucci (mannaggia alle calorie in eccesso non ti fanno mantenere la”linea”) E di tutti gli altri, numerosi, simili e ameni mattacchioni… bhè di certo loro non nascondono niente… porcavacca sono proprio spudoratamente così!!!

  17. diego says

    no è un libro, appena uscito credo. la minimum fax ha una distribuzione decente quindi penso sia anche facile da trovare.
    cmq. sia chiaro, per quanto ne ho letto “Legittima difesa!” mi sembra decisamente migliore.
    è per questo che ho segnalato… le cose decenti del racconto mi sembravano troppo simili al tuo pezzo.
    cià

  18. FikaSicula says

    ciao diego,
    grazie della segnalazione ma io non l’ho vista questa cosa. posso leggerla da qualche parte oppure non è in rete?

  19. diego says

    non per farmi i fatti tuoi…
    mi è capitato di dare un’occhiata a Best Off 2008 della minimum fax che quest’anno si chiama tu sei lei e si autodedica alle scritture femminelle, curato da Genna quindi figurati che ne esce…
    cmq. dicevo ho dato una scorsa al racconto di Alina Marazzi e mi ha ricordato molto, ma molto molto, almeno nelle prime battute, il tuo Legittima difesa! di diversi mesi fa. Non so se ne sei al corrente.
    salutissimi

  20. to troia says

    A volte penso che ci vorrebbe uno sforzo creativo, un lampo di genio (magari collettivo) per costruire un bel cavallo di Troia…perchè mi sa che è arrivato il momento di essere noialtr* a “giocare sporco” con questa masnada di zozzoni!!

  21. FikaSicula says

    beh federico,
    io non mi fidavo mica di quei “comunisti” di cui parli tu.
    e poi però spiegami dove li hai visti i comunisti in questo governo. a me sembravano tutti un po’ democristiani, no?
    e intendiamoci, io non sono affatto delusa della caduta del governo. non ci contavo prima e figurati se sto qui a piangerlo dopo.
    la mia critica è generale e coinvolge tutti e rispetto a quello che dico ti giuro che la tua analisi di critica al comunismo sa di mera propaganda…
    l’unico che ancora vuol far credere che in italia esiste il comunismo è berlusconi ma ti giuro che io, da che sono nata, non l’ho proprio mai visto e il comunismo che ho conosciuto io lo rivendico assieme all’anarchia e al fare politica con la misura di quello che si vuole fare per tutelare i poveri invece che arricchire i ricchi come fanno i “non comunisti”… sono stata chiara? 🙂

  22. federico says

    Come si poteva aver fiducia per chi, in 40 anni ci aveva mentito facendoci vedere un mondo comunista prospero, mentre nella realtà sprofondava nella più cupa miseria, aggravata dalla pratica immonda dello stato di polizia ? Non si possono raccontare balle per 40 anni e poi diventare chiari ed onesti in cinque minuti.