Perché lo spiritello non può che essere un bel cadavere fluttuante e
trasparente che vaga in giro per la terra a sghignazzare delle
disgrazie e a far venire bile e tracotante rabbia a chi minimamente
ancora ci crede.
I miei vicini di casa urlano. C’e’ un bambino che non vuole stare
composto a tavola e una madre che pare colta da ansia da prestazione e urla come un’ossessa che E’ NATALE e
dunque tutti devono stare ai propri posti come in ogni buon
combattimento che si rispetti. E’ una guerra!
Così ricordo quelle belle donne siciliane che in perfetta tenuta
militare si svegliavano alle cinque del mattino per preparare il PRANZO
per tutta la famigghia (“ma no, signora mia… io i sughi me li cucino il
giorno prima!” – disse orgogliosa la comare all’altra sopravvissuta
della festa comandata).
L’atmosfera è d’obbligo. Albero strappato alle sue radici impallinato
di rotondità fluorescenti. Per i più cristiani o i cultori delle
statuine napoletane ci sta pure ‘o presepe. La rappresentazione, a
parte qualche originale espressione dell’arte, è sempre la stessa: ‘a
madonna, ‘u bambinello e san giuseppe. Protagonisti indiscussi sono il
bue, l’asinello e i re magi, questi ultimi sempre in numero di tre. Una
favola bella che se trasposta al giorno d’oggi avrebbe qualche problema
di riuscita. ‘A creatura potrebbe morire all’istante di broncopolmonite
perché l’umido di una grotta potrebbe essergli fatale. Con la paglia
sotto gli verrebbe di sicuro una bella dermatite da contatto e con
l’igiene un po’ a cacchina diciamo che rischierebbe di sicuro di
passare a peggior vita.
In quanto alla madre io già me la vedo a partorire per terra, col
rischio di una emorragia e di vedersi morire il bambino di infezione
per mancanza di acqua calda e forbici disinfettate a tagliare il
cordone ombelicale. Ma era femmina e doveva “partorire con dolore” e
quindi di sicuro e soprattutto in nome di suo figlio, che non era un
figlio qualsiasi ma addirittura il figlio di dio inoculato via
epidermide, si sarà cercata la grotta più scomoda e soprattutto le
condizioni più esasperate. Così c’era la prova: se il fortunello
sopravviveva a tanta schifezza allora doveva veramente essere figlio di
una entità superiore.
Ma di gesu’, vero o falso che sia il racconto tramandato nei secoli, vi
possono dire meglio tanti atei e agnostici – cui sono riconoscente –
che ne hanno tracciato l’esistenza storica e la giusta collocazione
familiare. Mi limito a dire che una donna che all’epoca aveva la brutta
idea di farsi mettere in cinta da qualcuno, di sicuro doveva inventare
(lei o la sua famiglia per proteggere l’onore) una storia favolosa e
ancora più sicuro che doveva sposarsi con un giuseppe qualunque, di
origini modeste e diverse rispetto alla famiglia di maria, per
nascondere il terribile misfatto. Certo se oggi qualcuna vi venisse a
dire che è stata “resa gravida” da un tizio di nome arcangelo Gabriele
io sono sicura che le consigliereste un ottimo psicologo. Quello che
invece, in maniera semiseria, vorrei sottolineare è che in nome di
questo neonato cresciuto all’insegna del delirio di onnipotenza
migliaia di donne il 25 dicembre devono fare di tutto perché in casa
propria sia un natale perfetto.
Le donne, incoronate a tradimento sovrane del focolare, si svegliano
all’alba. Cucinano pietanze che secondo me hanno il recondito scopo di
uccidere chi le mangia perché la sensazione fisica che si prova dopo
essersi alzati da tavola è proprio quella di sfinimento. Trecento
portate di calorie infinite e alla fine di tutto è una strage. Chi
dorme, chi si sbraca, chi sbottona i pantaloni per far straripare la pancia strapiena, chi sonnecchia, chi rutta, chi si pulisce il naso e nel
frattempo rimane seduto sul cesso ad aspettare che il pranzo natalizio
si trasformi in feci.
Restano attive solo le donne che continuano nelle loro attività
casalinghe come se la mattina presto si fossero fatte di cocaina allo
stato puro. Sparecchiano, puliscono, lavano, detergono, sistemano e
fanno pure i caffè per tutti gli invitati. Gli uomini nel frattempo
chiacchierano, tutt’al più pensano a spegnere il fuoco della brace (è
l’unico compito maschile che mollano con difficoltà perché il fuoco
deve essere dominato da un uomo forte, dicono), a imbastire
conversazioni di interesse generale, ad accendersi la sigaretta o il
puzzolente sigaro, a leggere il giornale, a continuare a bere. La cosa
che più amo di questi uomini durante la fase post pranzo relax è
quell’attenzione particolare che mostrano per i figli. Generalmente li
mandano letteralmente a quel paese e mentre loro parlano di sport e
calendari pornosoft producono quei teneri richiami delle caverne:
“Rosariaaaaaa, viriti a tto’ figghio!” (Rosaria guarda di badare a tuo
figlio).
Rosaria naturalmente nel frattempo sta lustrando la cucina e sta
pensando di organizzare anche una merenda per il good afternoon della
tenera famigliola. Però si deve “guardare” il picciriddo che altrimenti
gesù neonato si incazza e le sputa per aver rovinato il fottuto
“spirito” del natale. A Rosaria è destinato l’angolo cucina dove si
rifugiano tutte le donne della famigghia mentre si scambiano opinioni
sul colore dei capelli e sull’abito della figlia della vicina di casa.
Quelle che non vogliono partecipare a questo tipo di conversazione e
che non possono neppure mischiarsi al gruppo maschile di dialogo "socratico" –
pena l’espulsione a vita dalle cucine e il giudizio infelice di tutti
gli uomini – decidono allora di “giocare con i bambini”.
E’ la salvezza laica di queste feste dalle quali si esce abbrutite e
con un senso della vita assai più ampio che contempla anche la
possibilità di vari episodi di sterminio familiare. Far giocare i
bambini è una sorta di purgatorio dei pranzi natalizi. Stai in un
limbo. Una pre-pena per aver snobbato gli argomenti delle altre donne e
non riuscire a trovare agio neppure nelle conversazioni con gli uomini.
Poi c’e’ la classica giocata a carte. Si tirano fuori spiccioli e soldi
pesanti. La suddivisione di genere si vede dalla quantità di denaro che
c’e’ sul banco. Gli uomini giocano a poker e le donne fanno divertire i
bambini con giochini da dieci centesimi al colpo. Due palle! Cuoche,
strofinacci da cucina, spugne per profumare i cessi, baby sitter a
tempo pieno e infine anche animatrici dell’infanzia. L’ingrato compito
tocca anche alle donne non “sposate”, le fidanzate di figli, nipoti,
cugini che hanno la malaugurata idea di partecipare alla riunione
familiare per essere introdotte nel gruppo.
Mettiamo che la fidanzata si chiama Francesca. Ecco, Francesca viene
tenuta a battesimo nella bella famiglia e si ritrova a fare cose che
non ha forse mai fatto prima. Spesso succede che le francesche non colgano questi
segnali come avvertimenti per stare lontani da famiglie per così dire
troppo fedeli alle "tradizioni". Piuttosto sembrano trovare finalmente un ruolo:
eseguono gli ordini dell’anziana del branco pseudo poligamico e si
lasciano persino mortificare quando qualcuna fa notare loro che per pulire
il piatto con i resti del pesce bisogna che tocchino proprio quel
piatto e che si impregnino le mani curate da "signorina" proprio con quei resti di
pesce.
Sono questi i momenti in cui comincia il training casalingo. Proprio
quando meno te lo aspetti qualcuna ti dirà che ti vede proprio bene
accanto a suo figlio, suo cugino, suo fratello e tu, lusingata da una
si’ tale preferenza, ti metti a strofinare di gomito per dar prova della
tua destrezza e per meritarti l’accesso in quella bella famigghia. Grandissimo errore!
A natale le donne devono fare la respirazione bocca a bocca a questo
“spirito” fantasmatico perché la famigghia ha bisogno di sentire
“calore” e “armonia”. Così si inventano anche i pacchetti regalo. Mia
madre, che pettegola non è stata mai e che le feste
dai parenti le ha sempre trascorse a “giocare con i bambini”, ci regalava sempre pigiami e
vestaglie. Da quando trascorro meno natali con lei infatti il mio
corredo notte si è molto ridotto.
Nel presente, mentre io vivo un natale all’insegna dello spaparanzamento, c’e’ una amica "fuori sede" che al telefono con sua madre non riesce neppure a dirle che non farà un "pranzo" di natale. Mente spudoratamente e si sente persino in colpa per non aver ottemperato a questo compito di importanza universale. Lei è una di quelle che hanno la sindrome da messaggino o da telefonata natalizia, se non li fa rischia di farsi venire una crisi mistica. Così dopo aver esaurito tutti i suoi numeri in rubrica ha cominciato a chiedere a me se per caso non volessi chiamare tizio, caio e sempronio. Non le è bastato avere consumato una sim card per fare gli auguri a tutto il mondo. Ora vuole anche "inquietare" i miei amici e parenti. Badate che se chi vi è vicino raggiunge questo livello vuol dire che è grave. Lei non sta affatto bene. Bisogna abbatterla! 🙂
Le donne durante le feste, come tutt*, meriterebbero di riposare.
Perché non è vero che questa festa piace proprio a tutte. Spesso le
feste comandate sono attese come si attendono le trombe d’aria. E pensare
che ancora c’e’ il cenone di capodanno. E chi cucina e sgobba l’ultimo
dell’anno, si sa, cucina e sgobba proprio per tutto l’anno…
—>>> Care, semmai vi dovesse capitare di non poter sottrarvi ai doveri familiari, guardatevi questo calendario di casalinghe disperate. Voi di sicuro siete molto meglio. 🙂
Grazie tesoro 🙂
un bacione e augurissimi anche a te.
a presto
Come al solito, un gran post!
Buon anno, cara! 🙂