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Dead women walking


Dopo le ultime esternazioni misogine
di Ferrara (fiancheggiato dal semper presente ruini e dall’altro yesman bondi), molte sono state le opinioni diffuse in rete. Tra queste registriamo un appello per il quale un gruppo di donne chiede una adesione.

Care amiche, 


                di fronte all’ennesimo attacco mediatico
alla libertà delle donne mosso da Giuliano Ferrara e da Il Foglio, abbiamo
preparato una risposta che è anche un appello. Vi chiediamo di leggere e se siete
d’accordo di aderire inviando una email di risposta all’indirizzo andremonia@genie.it ; il nostro intento è
di raccogliere più firme possibile e poi inviarlo alla stampa nazionale come
forma di risposta collettiva, possibilmente prima della fine dell’anno,
consapevoli che la retorica finto buonista verterà anche su questo punto. 


                Grazie dalle promotrici!

 

 Dead women walking

 


Il patriarcato da bar
è il
modo più semplice che ha il simbolico patriarcale e maschilista di fare presa e
di riprodursi all’interno del  discorso comune, della chiacchiera riportata e
non ragionata, dello stereotipo senza argomentazione e logicità. Tutto questo si
ritrova nell’ultima idea di Giuliano Ferrara, quella di prendere adesioni per
una grande moratoria sull’aborto. Ma nell’intento di aprire nuovamente questo
discorso stantio c’è anche la malafede di coloro che fanno di ogni discorso
un’arma politica contro l’avversario per cui, con il PD debole sulla bioetica e
di fronte ad una bella figura internazionale del governo ottenuta con il voto
all’ONU sulla moratoria per la pena di morte, Ferrara e altri hanno deciso di
strumentalizzare l’aborto per aumentare i malumori nel governo e sperare in un
cedimento sui  nodi scoperti.


Siamo davvero stufe che i
nostri corpi e le nostre vite vengano invase da discorsi opportunistici e di
bottega.
Ci appelliamo a Giuliano Ferrara perché rivolga la sua crociata
altrove: mai pensato di diventare animalista? La questione della libera scelta
della maternità
non deve più essere argomento su cui imbastire lotte per
poltrone e potere politico.

 Utilizzare la moratoria sulla
pena di morte per fare un parallelo con l’aborto è arrampicarsi sugli specchi.
Infatti non c’è nesso logico tra una decisione che per legge uno Stato prende
per togliere la vita di qualcuno che è nato ed ha diritti anche se ha commesso
qualche grave delitto, e la decisione di una donna di far nascere, amare e
crescere un figlio o di non poterlo fare per motivi che riguardano le sue
singole e personalissime decisioni di vita e di coscienza. Già lo Stato italiano
si è arrogato diritti di decisione per parte delle donne, ponendo limiti alla
libera maternità  attraverso le limitazioni imposte dalla 194  e con il diritto
all’obiezione di coscienza, e decidendo per noi su quando e come avere dei figli
o non averne. Si è raggiunto il paradosso della Legge 40 del 2004 con la quale
lo Stato ha preso chiara posizione su come bisogna che noi donne abbassiamo la
testa alle decisioni degli altri, a decisioni ideologiche e di principio, perché
non possiamo scegliere liberamente di avere dei figli neanche in caso di
problemi di sterilità. 

Il femminismo italiano, come
ha ricordato Adriana Cavarero intervistata da Il Foglio, ha già ribadito che sul
corpo e sulla sessualità, sulle decisioni di vita delle donne non si deve
legiferare
, pertanto nessun appello ad un “diritto universale” a favore di
ipotetici nascituri può permettersi di andare a contrastare con il
diritto di autodeterminazione (autonomia) e di libera scelta che è tra l’altro
anche uno dei fondamenti della bioetica, e che spetta a ogni donna. Il dibattito
dovrebbe essere posto sul versante dell’etica della responsabilità che deve
coinvolgere le donne e gli uomini  in ogni parte del mondo, per una decisione
matura rispetto alla nascita di un figlio che è un progetto di vita, un impegno
fondamentale perché questo nuovo nato abbia possibilità di una vita felice  e
sviluppare  tutte le sue potenzialità. E non funziona neppure l’argomentazione
che vuole le donne vittime di una selezione delle nascite in paesi considerati
meno civili di quelli europei, questa tragica piaga infatti non si vince con
un’ipotetica imposizione statale alla nascita ma con il miglioramento delle
situazioni economiche delle donne
e con i diritti politici effettivi dati alle
donne. Solo così e con una cultura dell’autodeterminazione le donne di questi
paesi saranno libere di scegliere quanti figli avere, e solo se  non saranno
costrette a mandare le loro bambine a prostituirsi o a venderle come spose
bambine, allora la nascita delle loro figlie sarà una gioia e non un dolore
mortale.


Noi donne
, di nuovo trattate
pubblicamente come contenitore da maneggiare in talk show abbiamo ora il compito
di gridare forte non solo il nostro NO a queste strumentalizzazioni. Dobbiamo
pubblicamente rifiutare il ruolo di “dead women walking” che vogliono
appiopparci, perché in questo gioco mediatico siamo noi le sottoposte a pena di
morte simbolica.

In questa società nella quale il diritto alla vita è
sempre  più messo in pericolo, e non certo per le scelte della popolazione
femminile ma semmai per la cultura scellerata maschilista che ci considera
proprietà del marito, del fidanzato, del padrone, dello Stato, noi donne
dobbiamo rivendicare la nostra responsabile autodeterminazione.
Ci chiediamo
infine come mai lo pseudo-neo-tomista Giuliano Ferrara non abbia invocato gli
universalissimi principi della vita e della difesa degli innocenti quando
volenterosamente il suo governo appoggiava – quella sì – la silenziosissima
strage di innocenti in Afghanistan e Iraq. C’è da chiedersi infatti come mai il
realismo politico di certi maschi rimanga tale per quanto riguarda la guerra –
ultima e preziosissima ratio della politica di cui solo loro colgono l’essenza –
e si trasformi in un melenso idealismo che difende i feti quando si tratta del
corpo femminile. Ferrara – e molti uomini con lui – è realista e cinico quando
si tratta delle bombe in Iraq, diventa idealista e mistico quando si tratta del
corpo delle donne

 Che dire infatti di quei
bambini carbonizzati dalle bombe al fosforo bianco lanciate sull’Iraq dagli
aerei americani: innocenti forse non lo erano più per il fatto di essere venuti
al mondo dalla parte sbagliata?  Perché ci fu il silenzio, allora, su quella
vera e propria strage di innocenti – vivi e coscienti – avallata dall’occidente?
Quello è sì uno dei tanti crimini contro l’umanità passati sotto silenzio per il
quale le madri gemono e continueranno, inascoltate, a gemere. 


Monia Andreani, Olivia
Guaraldo, Francesca Palazzi Arduini, Emma Schiavon

—>>> Per vedere chi ha aderito fino ad ora leggi QUI 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


3 Responses

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  1. lucia67 says

    A pensarci c’è veramente da stupirsene di fronte alla reale sottomissione di milioni di donne alla inadeguata interferenza maschile.Io sono contraria all’aborto,tuttavia lo considero un diritto inquanto soluzione necessaria a risolvere condizioni pressanti e sconvolgenti per la vita stessa della donna.Mi sembrano impigriti nel loro vizio capriccioso e ostinato a fissarsi sulla parte cosequeziale del problema.Avessero veramente voglia di rendersi utili(Ferrara&Clerico’s company) potrebbero incominciare con l’interrogarsi sulle cause socio-economico-culturali che spingono una donna ad interrompere la gravidanza in che misura la società stessa ne è corresponsabile.sembrano ignorare il fatto che abortire è comunque una scelta infelice e che pur legalmente sostenuta la donna porta il peso di tale scelta in completa solitudine.Ed è anche vero che solo la donna ha la facoltà di accogliere in sé il seme,di nutrirlo fino alla completa formazione di un nuovo individuo.Su che cosa si baserebbe un fondato rispetto dell’uomo verso la donna se non in questo?

  2. Giusi says

    …finalmente vi ho trovato…
    mi piacerebbe chiedere a Ferrara se ogni volta che ha fatto sesso ha di conseguenza generato (speriamo di no!!), e soprattutto se ha mai provato ad immaginare il dolore che una donna prova quando sceglie o è costretta ad abortire. cmq il problema nn è Ferrara, che personalemente reputo un caso disperato sotto diversi punti di vista, ma il fatto che la questione aborto torni ogni tanto alla ribalta e diventi addirittura argomento di discussione tra i pseudopolitici italiani (che poi sono bravissimi a dire che il burka nn è segno di democrazia, ma questa è un’altra storia..). i passi si fanno avanti, e nn indietro anche se considerando come vanno le cose nel belpaese nn mi meraviglierebbe neanche se si riproponesse il referendum sulla repubblica (i savoia sono già in agguato..). inoltre vorrei ricordare che è il popolo che fa e leggi e nn viceversa, e anche quando l’aborto nn era legale c’era comunque, era solo più pericoloso e succederebbe lo stesso anche con la moratoria di Ferrara.
    l’aborto è un diritto e una libera scelta, fatta di dolore e di consapevolezza, e nn si preoccupassero tutti questi cari cristiani, nessuna lo usa come metodo anticoncezionale! ognuno deve poter scegliere liberamente della sua vita, è una questione di coscienza e nn legale, ma ormai a quanto pare la chiesa ha bisogno di legiferare, la sua coscienza sporca nn le permette più di parlare alle coscienze altrui.

  3. Pralina says

    Stavo per inoltrartelo io, questo appello, poi ho dovuto interrompere la connessione… mi fa piacere che ti sia arrivato. Le promotrici sono delle grandi donne. Naturalmente aderisco!

    🙂