Io non voglio parlare di separatismo. Non devo scegliere in maniera dogmatica da che parte stare. Perché mi riservo la possibilità di vivere in luoghi separati in alcune occasioni e in luoghi misti in altri momenti. La manifestazione del 24 novembre secondo me era uno dei momenti da affrontare in modalità mista. Tutto qui. Però voglio parlare di metodi, scambi, condivisione, giornalisti e ministre.
Per la evoluzione del pensiero femminista credo che il separatismo, espresso durante un corteo che parla di violenza maschile sulle donne e sollecita una rivoluzione culturale complessiva, possa essere un arretramento. E riferendomi alle letture della Spivak o di bell hooks avrei capito un corteo separato delle donne Rom. Separato rispetto alle altre donne bianche, ricche, non migranti e comunque differenti. Lo avrei capito se il separatismo fosse riuscito a segnare una differenza in zone altrimenti difficilmente distinguibili. Questo avrebbe forse aiutato a far emergere rivendicazioni autonome e non legate a letture e “traduzioni” spesso fatte da donne più e diversamente rappresentative.
Lo capisco meno rispetto ad una questione che, è vero, ci accomuna tutte, ma allo stesso tempo accomuna in termini culturali persone non biologicamente individuabili in quanto donne. Ho chiarito in alcuni interventi prima del corteo, che ritenevo rischioso il separatismo applicato in una situazione in cui era necessario fare dei distinguo altrimenti difficilmente comprensibili. Parlare di donne in maniera generica favorisce un equivoco: tutte le donne sono egualmente assolte. Ed è secondo questo parametro autoassolutorio che le ministre e le onorevoli si sono mosse mentre tentavano ancora una volta di scippare spazi di rappresentanza negli stessi luoghi in cui le loro scelte politiche e istituzionali venivano duramente contestate.
Nulla avrebbe tolto al corteo – chiarendo che secondo la mia opinione a dover essere tenuti lontani dovevano essere gli uomini di partito, con le loro bandiere e la loro “solidarietà” parolaia e priva di qualunque reale riflessione soggettiva o di gruppo – se fossero stati chiamati a partecipare anche gruppi di uomini che in questi anni tanto hanno fatto e tanto stanno facendo per una rielaborazione culturale collettiva rispetto al tema della violenza maschile contro le donne e contro chiunque non risponda alle regole di questa società eteronormata. Dico questo a fronte del fatto che io non ho partecipato alle assemblee di Roma ed è comunque mancata, a mio avviso, una reale “condivisione” sulla elaborazione che ha portato a questa scelta e sulla intera fase organizzativa dell’evento. E questo attiene alle pratiche di un certo nuovo femminismo che usa anche la tecnologia per “condividere” interi percorsi e non affidano la comunicazione reciproca ai comunicati stampa fatti per “comunicare” decisioni già assunte, indiscutibili e “non condivise” e per essere accolti appunto dalla stampa. Perciò, ritenendo di scorgere un metodo autoritario nella decisione di non comprendere altre pratiche femministe fuorché quelle separatiste, io ho partecipato al seguito di un numeroso spezzone misto essendo comunque molto felice di essere preceduta dai gruppi di “sole donne”.
D’altra parte registro questa spinta, che viene soprattutto dai gruppi che hanno organizzato la manifestazione, contestualizzandola rispetto ai distinguo che l’hanno contrassegnata, come un evidente segnale di rottura rispetto al femminismo “quieto” e “accomodante”, e in alcuni casi addirittura quasi “connivente”, cui forse ci siamo abituate in questi anni. Un femminismo che molto spesso non ha rimesso in discussione ruoli e funzioni delle donne di potere, ad esempio. Che non ha richiesto grandi prove di coerenza e di sorellanza dalle donne che diventavano rappresentanti istituzionali anche e soprattutto grazie al voto di altre donne. Che non ha messo molto in discussione quelle nicchie femministe di potere che hanno esercitato e tutt’ora vorrebbero esercitare una egemonia culturale attraverso il monopolio degli strumenti di informazione e delle risorse. In questo senso forse la scelta separatista e la radicalità dei contenuti della manifestazione possono dirsi utili per tracciare bruscamente una distanza dal passato e per favorire una più costruttiva discussione su una nuova ricerca e un percorso comuni.
Rispetto alla cacciata di giornalisti e prestigiacome: il femminismo ha sviluppato pratiche (vedi i pink block) meno segnate dalla espressione in chiave machista della rabbia e queste sono molto utili a “comunicare” tenendo ben conto di quale sia il risultato che negli spazi di comunicazione e di informazione si vuole ottenere. Credo che parte del patrimonio di pratiche ed esperienze di certo nuovo femminismo sia stato sacrificato. Che si sarebbero potute elaborare strategie di comunicazione e di “allontanamento” più “spiritose” e anche difficilmente strumentalizzabili da fasciste e giornalisti. Credo tuttavia che siano assolutamente inopportuni gli interventi di “mamme” femministe, arrivati a bacchettare le figliole discole, che ben chiariscono quanta e quale sia la differenza tra il femminismo “quieto” di cui parlavo prima e quello un po’ più, giustamente, arrabbiato che abbiamo visto in piazza. Sul voler indistintamente accettare la presenza delle onorevoli di centro destra, come per obbedire a quel patto del “Branco Rosa” fatto da donne di potere per conservare o accedere ad altri ruoli di potere (patto stretto tra le altre, fra la Turco e la Santanchè e la Mussolini), senza peraltro porsi il problema che, come giustamente sottolineano le organizzatrici, per partecipare ad una manifestazione bisogna condividerne le finalità e gli obiettivi (sulle pratiche non condivido ma ho già spiegato il perche’) io mi esprimo in maniera assolutamente contraria.
Sui Patti simil Branco Rosa stenderei invece un velo pietoso perché è grazie a queste sorellanze di corridoio dei palazzi e delle zone di potere che la Mussolini, e non solo lei, viene poi legittimata a intervenire sulla violenza contro le donne, sulla prostituzione (come problema morale e di ordine pubblico), sulle donne da salvare dalle altre religioni ed eventualmente da convertire a quella altrettanto integralista e cattolica. Viene legittimata ad intervenire con quel portato di cultura patriarcale e fascista che non è certo utile al cambiamento culturale da noi auspicato. Quanto alle ministre di centro sinistra sono le stesse che appoggiano una linea securitaria contro la quale la manifestazione si è appunto espressa. Il loro voto, fiducioso nei confronti dell’attuale governo, è quello che contribuisce anche a rafforzare una gestione della economia del paese che condanna le donne ad uno stato di grande precarietà e povertà e noi sappiamo bene quanto la questione del reddito delle donne sia essenziale per ragionare sulle loro autonomie, sulla libertà delle loro scelte e sulla possibilità di sottrarsi da situazioni di dipendenza e di violenza. Senza una economia che consenta alle donne di essere meno precarie non si può fare un ragionamento contro la violenza che viene loro inflitta che non sia di tipo assistenzialistico. Le donne hanno bisogno di lavoro e non di famiglie eteronormate come il piano della ministra Bindi dice.
Le ministre hanno fatto male a presentarsi e a ritenere che quella del 24 novembre fosse una iniziativa che loro potessero sfruttare a beneficio della loro immagine. Avrebbero dovuto dialogare con quella piazza invece che tentare di rappresentarla. Avrebbero dovuto fare “Politica”. Avrebbero dovuto tentare di capire quali fossero gli argomenti di tutte noi. Invece, dopo aver operato in parlamento e nel governo in direzioni lontanissime da noi hanno deciso di non lasciarci neppure la piazza. Una piazza che le ha lasciate delegittimate, prive di funzione, completamente sprovviste dell’alibi usato per affermare che esse rappresentano tutte le donne. Dopo il corteo la risposta è stata ovvia, prevedibile, “maschile”. Se non sei funzionale al potere, il potere toglie spazio pubblico e condanna all’invisibilità.
Così, rendendo un gran servizio al patriarcato, di quelle tante donne scese in piazza su quotidiani e televisioni è passato quasi esclusivamente il fatto che esse erano state “violente” e “ingrate” nei confronti delle ministre e dei giornalisti.
Su questi ultimi la mia opinione è simile a quella espressa per la cacciata delle ministre. Essi erano lì per fare il loro lavoro ma non si può urlare alla aggressione e alla censura se ti si chiede di stare un po’ più in la’ o se si occupa il palchetto di La7. Autodifesa per me non significa aggressione e alla violenza e alle imposizioni dei media io non immagino di voler rispondere con altra violenza. Ma violenza non c’e’ stata. Anche qui, comunque, avrebbero aiutato diversivi e metodi più “simpatici”. Con La7 si poteva forse concordare diversamente e meglio. D’altra parte quella piazza non era l’Iraq e quei giornalisti non sono stati bombardati dal nemico. Tanto baccano autoreferenziale e irresponsabile mi è sembrato davvero eccessivo. Essi hanno operato una doppia strumentalizzazione: prima perché hanno veicolato una immagine sbagliata del corteo e secondo perché hanno avuto la presunzione di diventare essi stessi la “notizia” dedicando più spazio a questi avvenimenti che ai temi sollevati dalla manifestazione. Di questa cultura è fatto il nostro paese e questi sono gli interlocutori istituzionali e dell’informazione di cui noi disponiamo. Non tutti, però, per fortuna sono fatti così. Ci sono ottimi/e giornalisti/e e grandi donne. Iniziamo da quelle. Ma prima ancora di scegliere i nostri interlocutori e le nostre interlocutrici: iniziamo da noi.
—>>> Prossimo appuntamento il 12 novembre!
—>>> Segnalo che Il Paese delle Donne online sta ospitando un confronto aperto tra donne e femminismi sui temi che ruotano attorno o sono stati stimolati dalla manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne del 24 novembre 2007.
carissima martina,
ho letto il tuo intervento e l’ho trovato molto interessante, si.
Io ho seguito poco il dibattito successivo sul blog di controviolenzadonne proprio per evitare di essere ancora una volta coinvolta in polemiche dozzinali e provinciali che svuotano il senso della critica politica e ne attribuiscono la causa a motivi che evidentemente sembrano più accettabili. nulla di diverso da quello che fa la politica ogni giorno. nulla di diverso da quello che fanno gli uomini solo, mi permetto di dire, con modalità forse più “femminili”.
mi riservo di ascoltare quello che molte avranno da dire il 12 gennaio a roma e poi eventualmente di commentare, dato che ho già espresso chiaramente la mia opinione.
il problema della deriva identitaria l’ho posto anch’io perchè a me era stato posto da tante compagne e mi hanno dato della lesbofoba e quindi temo che ci sia molto poco margine per una discussione di quel livello. l’arroccamento e l’irrigidimento diventa un fatto conseguente.
per il resto: a me hanno detto di tutto. che sono una pagata dagli uomini di partito e che persino volevo boicottare la manifestazione. fosse davvero così allora dovrei essere ricca 🙂
la questione del separatismo, come dico nel contributo che è stato accolto da il paese delle donne, per me non si pone come scelta. non mi interessa quel piano di discussione. per il momento mi allarma solo il fatto che c’e’ ancora chi intende che una scelta fatta da una assemblea a roma possa incidere su tutte le scelte future del femminismo italiano. spero appunto però che a roma questo sarà un tema trattato in maniera approfondita. vorrò capirne i perchè e anche le vie attraverso cui si è arrivate ad una conclusione del genere e se il percorso sarà condiviso invece che imposto in maniera autoritaria allora io non mi sottrarrò al confronto.
rispetto ai gruppi che hanno agito in modalità mista il 24, chi dice che non c’erano dice una cosa non vera. ma di cose non vere se ne dicono tante…
un abbraccio
Carissima
ho letto il tuo articolo sul sito del Paese delle Donne al quale collaboro. Mi è piaciuto molto, soprattutto perchè mette in evidenza alcune questioni che avevo provato a scrivere anch’io nel mio piccolo contributo (si trova sul PdD anch’esso). forse sono stata fraintesa da alcune, ma il problema secondo me rifletteva il tentativo di alcune di far passare una pratica naturalmente legittima per scendere in piazza con l’unica modalità pensabile per un movimento femminista. Questo non lo condivido, soprattutto oggi che leggo in alcuni post la gioia di aver estromesso alcuni collettivi misti (che in realtà hanno partecipato e largamente al corteo). Un’altra cosa che mi fa arrabbiare è spostare l’attenzione da chi sostiene dubbi sulla scelta di un corteo di sole donne a presunte appartenenze politiche (tipo: sono solo disobbedienti, o è una manovra di Usciamo dal Silenzio ecc ecc). Francamente mi piacerebbe essere presa per quello che scrivo, non spalmata addosso a logiche gruppiste che non mi appartengono. Non sono iscritta a nessun partito, e tanto per chiarire non ho mai votato in vita mia (essendo libertaria credo nell’astensionismo militante). Detto ciò, mi stavo interrogando sul senso delle identità (si parla ultimamente di separare termini quali donna e lesbica) e su quanto esse abbiano influenzato la discussione su separatismo si/no. Personalmente credo che ciascuna debba potersi definire o non definire come ritiene giusto, sono contraria ad ogni autoritarismo anche concettuale. Vorrei sapere se ti sei fatta una qualche idea in proposito….
Un abbraccio e ti ringrazio ancora del contributo.
Martina
non preoccuparti alix, quello che hai detto è chiaro anche così 🙂
grazie!
La mattina tendo a non andare d’accordo colle doppie. La sera tendo a non andare d’accordo neanche con gli accordi grammaticali. Chiedo scusa.
Penso che l’anarco-liberale sia del tutto incapace di capire che il femminismo non vuole mettere l’universalismo al femminile, ovvero lo considera al femminile per quanto riguarda il genere femminile, per constatare che, essendo invece tutto impernato sul maschile, prende atto dei privilegi esorbitanti che si sono presi gli uomini, l’assimetria che ne conseguo a svantaggio delle donne, perciò cerca di corregere la situazione chiedendo la parità, ma la parità che vogliamo non si basa sui criteri che vorrebbero loro, o che pensano che siano. Per qui il femminismo non è né un corporatismo né un sindacato ma direi una filosofia, o per lo meno un modo di pensare.
Quel che dice lui è assai poco interessante, altro che io di qui, io di la, lui lui lui c’interessa poco. E per quanto ha da dire credo che non abbia poi le idee chiare più di tanto e neanche poi conoscenze storiche o sociologiche molto consistenti.
Inoltre comette errori di metodologiche fondamentali nei suoi ragionamenti arzigogolati. Mi ricorda coloro che, volendo minimizzare lo schiavismo da parte degli europei, ti vengono a dire che tutto sommato anche gli saraceni sono stati schiavisti (il ché infatti è vero; hanno del resto difficlotaà ad ammeterlo anche loro) e che hanno schiavizzato un pò meno neri ma che siamo li. Non solo ne hanno schiavizzati molto meno, ma i sostenitori di quella tesi omettono semplicemente di dire que la tratta fatta dagli arabi si estende su 13 secoli, mentre quella fatta dai bianche su 3, e che per cio il risultato è stato molto più devastante nel arco di questi 3 secoli che sull’arco di quasi un millenio e mezzo.
Penso per ciò che discutere con lui sia tempo perso e che non ne valga la pena perché non porterà a niente d’interessante né di positivo.
ecco appunto Fikula state facendo sindacato e non politica . Basta dichiararlo
se la cosa è messa sul piano sindacale , io sono dispostissimo ad accettare che vi sia una visione solo da un punto di vista ma certamente poi NON si può pretendere di avere una visione generale delle cose e questa impostazione bisogna ammetterla subito! qui invece si pretende entrambe le cose(dare una visione universali di una teoria sindacale). … e ciò è impossibile.
in quanto all’esempio da te riportato(margherita , fascio, comunismo) faccio presente l’ennesimo errore :
il comunismo, il socialismo (e persino la margherita) hanno una teoria generale volta a rappresentare TUTTI , una teoria “omnicomprensiva” come dici te.
Ognuno poi ha le proprie inclinazioni e le proprie priorità ma la teoria non si limita a qualcuno; l’esempio più vicino al femminismo tra i partiti sarebbe la Lega che si limita a rappresentare un’area
e qui veniamo anche a chi è aggressivo e chi no.
i miei toni sono duri? SI ed allora? trovi per caso volgarità, offese ? NO, non ci sono.
la cordialità non è certamente sinonimo di rispetto.
E ti faccio anche l’esempio qui ed ora:
io ho contestato il discorso che tu e Alexis avete portato nel merito,
Alix invece dice in sintesi : tutto quello che dice anarco , lo dice perchè parte da una concezione maschilista.
Il ragionamento di Alix è simile a quello dei marxisti più intolleranti per i quali tutti coloro che non la pensavano come loro erano corrotti dalla forma mentis borghese .
A quel punto qualunque argomentazione dei “non marxisti” poteva essere guardata con sufficienza e non calcolata poichè il ragionamento dei “non marxisti” era corrotto, quantanche avessero detto che 2+2 fa 4 , il loro era un ragionamento corrotto dalla borghesia.
Questo è il vero NON rispetto per l’altro.
I toni secchi , quando non contengono offese volgari, invece li ho sempre considerati rispettosi perchè non seducono, non ingannano ma concentrano l’attenzione sul merito del discorso
e purtroppo noto che anche tu ti senti aggredita quindi ciao ciao
(due minuti stanotte a mente calma , pensa a quello che ti ho scritto.. e se vi sono più argomenti pro o contro )
anarco non c’e’ sessismo. stai fornendo ragionamenti che vorrebbero dimostrare che gli uomini sono vittime. tu stesso ti stai dichiarando vittima di ragionamenti che non condividi. stai fornendo prove della cattiveria delle donne e se questo non è sessismo dimmi cos’e’…
le cose sono più complesse di come le vedi e che noi stiamo lottando per un reddito solo da dare alle donne è una tua opinione. mai fatte separazioni su questo e su moltissime altre cose.
però ci sono aspetti specifici “di genere” che ci riguardano perchè siamo mestruate e facciamo figli.
perchè la nostra sessualità è differente, perchè siamo vincolate al ruolo materno e di cura etc etc.
tu questa differenza non la riconosci, non ci riconosci una speficità di genere e noi invece la riconosciamo e ne parliamo.
le questioni viste a partire dal fallologocentrismo non possono riguardarci. mi dispiace. siamo diversi. bisogna che tu ne prenda atto con rispetto esattamente come pretendi sia fatto con te.
ciao
alix io accolgo il tuo disagio e lo faccio mio perchè come ho scritto sopra il tono di anarco ha dato fastidio anche a me.
il tuo intervento è di confronto e interlocutorio. rispettoso delle opinioni altrui. invece anarco comincia apostrofando il tuo intervento in maniera negativa e dicendo cose che non condivido proprio.
che poi davvero non capisco. gli antifemministi liberal si lasciano motivare anche da un battito di ciglia rivolto male. questo è un sito femminista, come giustamente dice alix, e per quanto ci possano essere posizioni differenti c’e’ però sempre il fatto che certamente il nostro punto di vista è a partire dalle donne. non puoi anarco sperare di trovare qui un punto di vista onnicomprensivo. dialogante si ma onnicomprensivo no.
è come se pretendessi da un sito anarchico o comunista di abbracciare anche la causa non dico fascista ma della margherita sicuro. non funziona. sono due punti di vista diversi e qui si parla di donne a partire dalle donne…
ci è consentito spero avere uno spazio in cui parlare di noi?
ciao
fikula sono molto curioso: chi ti ha dato notizia della faccenda del grano? c’eri? l’hai vista la donna che ha scoperto il grano per sfamare il popolo ed è stata assassinata dai maschi?
ecco questa è la forma mentis sessista che intendo combattere perchè sia chiaro : quelle che creano una mitologia in cui uno dei due sessi è colpevole mentre l’altro è innocente … è SESSISMO!! (è la stessa cosa di quei trogloditi che insinuano sulle “mutilazioni ai maschi del matriarcato” !! ridicoli entrambi!)
in quanto alla violenza sempre esistita, per favore… se si vuole fare un discorso serio , lo facciamo ma robetta così banalizzata non la prendevo in considerazione neanche quando ero al liceo
ti credo che è sempre esistita la vioelenza: esistono vari modelli storici ed allora? si è passati da un modello socioeconomico di un tipo ad un altro, modelli che dovevano affrontare un ambiente ostile e si sono sviluppati seguendo i massimi locali di sviluppo/benessero (consiglio: andarsi a vedere la logica “darwiniana” che sta dietro agli Algoritmi Genetici e all’evoluzione delle popolazioni )
il Sistema creato dall’Umanità era il primo Sistema raggiunto per far sopravvivere la comunità ad un dato ambiente ed era un Sistema creato dalla simbiosi di tutti i membri della comunità ;
e la si pianti anche con la storia della forza fisica maschile perchè nelle società umane organizzate la forza fisica è sempre stata secondaria … basta vedere il peso degli anziani, dei letterati e via dicendo o anche l’evoluzione di popolazioni “meno forti” rispetto ad altre (un cinese mica è forzuto come un nero nigeriano!!)
insomma per una volta cerchiamo di guardare il reale e poi fare la teoria ,
qui si continua a fare il reale partendo dalla teoria (teoria , tra l’altro , poco incline ad aprirsi all’intera umanità)
Cmq non un solo discorso o frase delle mie può essere tacciabile di maschilismo o di difesa della categoria. Altrettanto non mi pare.
e sfido a fare il confronto
Anche sul reddito: il reddito va dato a TUTTI non solo alle donne, ma a TUTTI perchè il capitalismo opprime tutti. Nel mio modo di pensare le donne sono contemplate, hanno l’indipendenza come gli uomini e possono gestirla … il mio è un discorso Politico valido per tutti gli essere umani; il tuo e di altre è invece una richiesta solo pro una categoria e quindi diventa SINDACATO.
sai quale è la differenza tra oggi e il resto della storia dell’ Umanità? che oggi l’Umanità non è più assediata dall’ambiente ma può decidere.
Che oggi dipende da noi: questo è il nuovo paradigma in cui muoversi. Oggi non si hanno più scuse e chi vive in un mondo che non c’è più, nutrendosi di memi vecchi, è colpevole dell’arretratezza futura e sarà colpevole se l’Umanità perderà questa grande occasione data dalla libertà poichè, dall’andazzo delle risorse energetico/ambientali, questa libertà dall’ambiente non durerà a lungo.
Per questo chiedo di non aver paura di condannare le vecchie teorie particolariste e non aver tentennamenti a condannar le “nostre” categorie quando non riescono a cogliere la nuova opportunità, troppo prese ad autoconservare le proprie idee.
io voglio rimettere in discussione tutto il modello di sviluppo e quindi elimanere anche la preponderanza del sesso nella libertà e nel successo dei singoli, dove sta il sessismo?
il sessimo sta in chi NON vede tutti i dati perchè si concentra solo su quelli che fanno comodo,
il sessismo sta in chi NON vuole parlare di società in generale poichè ciò implicherebbe includere anche altre “categorie” (ed allora?)
il sessismo sta in chi , di fronte a dati e fatti “sconvenienti” per i propri protetti, non chiede lo stesso rigore che chiederebbe per fatti in cui i propri protetti (LE propriE protettE ) sono vittime
il sessimo è in chi , di fronte ad un ragionamento che parla di Sistema ingiusto e si interroga sulla libertà dell’ INDIVIDUO, si arrocca ed accusa l’altro di maschilismo
io parlo a TUTTI , voi al massimo parlate solo a metà del cielo… e voglio proprio vedere quante madri, moglie, sorelle saranno disposte a troncare la libertà dei propri uomini per fare “sorrelanza”
l’individuo , per fortuna, è superiore a qualsiasi logica fissante in categorie
tanti saluti e continuate come volete … SOLE,
io vò : non vorrei essere accusato di “aggressione” visto che sono venuto a vedere cose dicevano le femministe(magari facessero loro lo stesso) ma pare che io sia fuori posto (GIUSTAMENTE!!)
p.s.
vi informo anche di un’altra cosa: la libertà femminile la si deve sostanzialmente allo sviluppo del capitalismo e del pensiero liberale e non alle lotte delle femministe
Mah, direi che le manifestanti erano “meno povere” delle donne rom, non “più riche”.
Rispetto alla violenza femminile, si esiste, l’agressività esiste nell’essere umano, uomo o donna che sia, solo che quella femminile è molto repressa mentre quella maschile viene esaltata. E comunque sia, non sono le donne a faire le guerre pero ne sono le principali vittime nella popolazione civile.
Quanto all’infanticidio, è sempre esistito ed è anche stato considerato in varie società antiche un modo di regolazione delle nascite. Che sappia, presso tribu amazzoniche, sta alla madre decidere se vuole che il neonata viva oppure no. Comunque anche questo, nelle società contemporanee, è dovuto alla mancanza di accesso alla contracezione o all’ aborto. Più che colpvolizzare e lasciarsi colpevolizzare da questo, vi è da fare accettare il diritto delle donne alla contracezzione e all’aborto.
Infine vorrei dire che mi sento agredita da anarco socialista, quando io non avevo altra intenzione che di dare la mia opinione e discutere.
Le violenze femminile sugli uomini esistono, ma sono decisamente irrisorie nei confronti di quelle subite dalle donne da parte degli uomini, e comunque siamo a parlare della violenza maschile, il che mi pare d’uopo su di un sito femminista, se no dove dovremmo andare a parlarne?
Per cio il pretendere volere parlare delle violenze femminile come fossero pari a quelle maschile mi pare tipico del androcentrismo.
Il fatto è che le “violenze di genere” provvengono nella stramaggioranza dagli uomini sulle donne e non l’incontrario. E che è questo che dobbiamo tener presente, maschi compressi se hanno la pretesa di dirsi femministi.
L’androcentrismo è la piaga dei rapporti uomo/donna. La mancanza d’empatia, il rappresentarsi l’universale esclusivamente al maschile è il principale scoglio che impedisce gli uomini di uscire dal mascolinismo nel quale sono socializzati fin dall’infanzia.
Persino i gruppi maschile sensibili alle tematiche femministe hanno enormi difficoltà ad uscirne, e il rischo è grande che il femminismo sia in realtà recuperato da loro per riportare l’uomo alla centralità di ogni cosa. Per questo rimango molto sospettosa e ritengo prematura la mixita nei movimenti femminista. Sono a mio parere troppo pochi quelli che realmente hanno fatto il percorso fino in fondo. Molti rimangono a meta strada, quando non regrediscono adirittura nel mascolinismo.
anarco,
ho letto anche l’altro tuo commento sulla radice capitalista della violenza. non sono d’accordo. in termini antropologici la violenza contro le donne la puoi rintracciare sin dai primi esseri umani sulla terra. c’e’ sempre stata una questione di potere da contendersi. una volta, tanti secoli fa, esisteva una donna che in assenza degli uomini del villaggio, andati a cercare cibo per tutti perchè da tanto non avevano nulla da mangiare, aveva scoperto il grano e anche come fare per coltivarlo e renderlo cibo. con quello sfamo’ i bambini e orgogliosa mostrò la sua scoperta (che avrebbe sfamato tutti) agli uomini tornati dalla caccia senza nulla in mano.
sai cosa fecero gli uomini?
uccisero la donna perchè troppo aveva osato e troppo potere e rispetto aveva acquisito e bruciarono l’intero campo di grano. questa è solo una delle tante storie che potrei raccontarti.
la questione del capitalismo negli anni è stata anche una gran bella giustificazione per tutti quei “compagni” che dichiarandosi schiavi del sistema fornivano a se stessi anche l’alibi per essere assolti per le loro relazioni con le donne devastate da maltrattamenti e violenze.
la questione del reddito va posta perchè costruisce autonomie economiche importanti per l’autodeterminazione di tutti. ma la questione del capitalismo è anche radice di violenze e conquiste coloniali e imperialiste ma la violenza contro le donne esisteva da prima. è sempre esistita. se non ti poni questo problema nel giusto verso rischi tu di fare un sindacato a difesa dell’orgoglio maschile mentre sarebbe bello che tu o altri vi poneste insieme a noi il problema senza sentirvi feriti e spinti ad una difesa della “categoria”.
come giustamente dice bp qui nessuno sta negando la violenza che le donne fanno. tra queste non inserirei la questione dell’infanticidio perchè sta in altre corde e riguarda un disagio che viene esclusivamente patologizzato e mai posto come problema da affrontare in maniera collettiva (della serie: non è una questione che riguarda solo le madri ma la società tutta che invece quelle stesse madri le lascia perennemente da sole). scoprire però quanto sono cattive le donne non nega l’altra verità: che gli uomini uccidono, stuprano, picchiano, distruggono le donne.
le cose che tu dici, dette con questo tono, invece che fornire altri utili elementi per discutere sembrano modi per non rimettere in discussione il maschile e anche modi di certa misoginia mascherata da argomenti militanti.
io con gli uomini ci parlo e ci voglio crescere assieme ma questo non vuol dire che mi faccio tramite per sdoganare opinioni maschiliste. pensavo che i tuoi interventi fossero più aperti e discorsivi ma se continui con questo tono temo che tu non abbia molta voglia di discutere. se credi puoi costruire una associazione antifemminista o una contro le donne violente. ciascuno fa quello che può. io il problema delle donne aggressive me lo pongo. tu ti potresti porre però anche la questione degli uomini violenti. o per te non ne esistono?
per alix: il riferimento alle donne ricche non era per le manifestanti (che comunque rispetto alle rom forse un po’ ricche lo erano) ma in generale per far cogliere la distinzione e la efficacia di una separazione. rispetto al separatismo come ho scritto io non voglio scegliere. a me non sembra questo il punto. di uomini cambiati io ne ho conosciuti e credo che impedire loro di partecipare ad una manifestazione che sentivano come propria non sia stata una cosa buona. alcuni infatti hanno partecipato comunque nonostante la delegittimazione del loro operato.
manifestazione altermondialista sarebbe stata se ci fosse stato il social forum o cose simili con le bandiere di partito. se invece ci si opponeva alla presenza di uomini di partito esattamente come per le donne di partito ministre la distinzione sarebbe stata chiara da subito.
rispetto al successo nessuno lo sta negando. mi fa solo rabbia che una manifestazione fatta per incidere nella cultura del paese invece sia passata come un raduno di violente…
ma il successo c’e’. pensare a come far meglio non significa sminuire il valore della manifestazione.
grazie per questo scambio alix 🙂
anarco ha messo dei link interessanti.
che gli infanticidi siano ad opera delle donne non era un mistero, è un fardello che ci portiamo dietro, un abominevole verità.
verità che andrebbe approfondita cercando le cause che spingono le madri a tanto…
così resta un dato sospeso a mezz’aria.
c’è tanto da scoprire ancora sull’argomento.
da poco si è iniziato a dare attenzione alla violenze sulle donne, non ha senso tirar fuori dati su un altro tipo di violenza ugualmente grave, ma che non giustifica nè cancella quella sulle donne.
sono die cose che non vanno nè confuse, nè mischiate nè usate come arma.
ecco, vedesi il commento sopra per capire cosa intendo con quel “hanno ragione gli anti-femministi liberal” e dalle “femministe nasce un altro sessismo”
comunque, bastardata per bastardata, giusto per mostrare qualche numero ed esempio a testimonianza che le cose non sono così semplici come dette in quella manifestazione:
Violenza maschile prima causa di morte per le donne?
http://maschiselvatici.blogsome.com/…-causa-di-
morte-per-le-donne/#comments
Dati sulle violenze domestiche non diffusi dai media
http://antifeminist.altervista.org/…/dati_dv.htm
Ragazze condannate per aggressione sessuale
http://antifeminist.altervista.org/…3_9_2007.htm
se qualcuno/a non è convinto delle suddette statistiche pensi a :
1) quanti schiaffi di donne agli uomini vengono considerate come
violenze? ne avete visti, subiti, dati e li avete considerati
violenze? bene, il contrario invece è violenza e rientra nelle statistiche
2)si vada a vedere la mattanza dei morti sul lavoro. Si controllino la
percentuale di maschi e femmine e si pensi: Si parla mica di “schiavitù maschile” sul lavoro? ma se fosse accaduto il
contrario, e la percentuale di vittime fosse stata a maggioranza femminile, cosa si sarebbe detto?
(potete trovare un sito qui: http://www.cadutisullavoro.it )
è ora di cambiare profondamente il pensiero e cominciare a puntare sull’individuo e non su comunità(che siano di genere, di etnia o socioeconomiche…) anche perchè un domani (se vincolo loro: http://www.transumanisti.it/ ) non avrà senso parlare di differenza sessuale…. dato che potrebbero non esistere neanche gli umanoidi!!
Anche il tuo paragrafo “per la evoluzione” non mi torna.
A quella manifestazione, di donne “riche” c’erano soltanto le ministre, che appunto sono state delegittimate. E mi pare invece che le donne rom vi avessero giustamente il loro posto.
Lego spesso il tuo blog che è molto interessante e concordo su diverse cose.
Sul separatismo pero no. Non sono d’accordo con te. Lo ritengo necessario e positivo come strategia.
Non credo afatto che tanti uomini siano cosi cambiati. Se no non vi sarebbe bisogno di manifestare contro la violenza maschile e neanche bisogno di essere femminista né del femminisme.
Se questa manifestazione era stata mista, allora non era più una manifestazione femminista ma una qualisiai manifestazione altermondialista. E sono cose ben diverse anche se l’altermondialismo ha anche una componente femminista. Del resto ne ha tante.
Invece vi è il bisogno che la gente capisca che vi è un problema femminile eccome, e prenda coscienza in profondità delle discriminazioni che storicamente le donne subiscono.
Da questo punto di vista e nonostante il reso conto di parte e privo di oggettività dei media, questa manifestazione mi è apparsa un indiscutibile successo.
mah!
se tu sei nell’area dialogante del femminismo, credo proprio che ci sia ben poco da discutere!!
si deve parlare di “questione di genere” e finchè si parla di “questione femminile” si fa sindacato di bassa lega;
dato che quando un maschio ne parla viene accusato di maschilismo
e dato che negli ambienti femministi trae forza questo sessimo,
credo proprio che abbia ragione la corrente degli “anti-femministi liberal”