Così comincia la "lettera" che le donne del gruppo controviolenzadonne.org hanno inviato alle altre donne per esprimere la loro opinione su come è andata la manifestazione, per dare nuovi spunti di confronto e per invitare a ragionare su una data possibile. Il 12 gennaio come assemblea nazionale per discutere di quello che è stato e di quello che potrà e dovrà ancora essere. Iniziamo così a riaprire il dibattito sulla giornata del 24 novembre e sulla questione della violenza (maschile) contro le donne. Intanto vi passo la lettera. Buona lettura.
*************
ASSEMBLEA NAZIONALE 12 GENNAIO 2008
Care compagne di lotta,
la manifestazione che abbiamo costruito insieme in poco più di un mese,
ha superato di gran lunga le aspettative di ognuna di noi. La presa di
parola di oltre centocinquantamila donne e lesbiche contro la violenza
maschile sulle donne, agita soprattutto in famiglia, è un risultato
politico straordinario. Il corteo ha attraversato generazioni e
femminismi dando valore alle differenze. Per molte di noi un corteo di
donne per le donne ha dato forza alla nostra voce, ai nostri corpi,
alla nostra soggettività politica. Consapevoli che quella separatista è
una delle pratiche con cui le donne scelgono di esprimersi, siamo
interessate a rilanciare una discussione perché non vogliamo
prescindere dal dialogo e dal confronto.
Il dato politico più importante è l’instancabile partecipazione di
ognuna di noi in questo percorso, la condivisione di una piattaforma
comune, l’autodeterminazione con la quale abbiamo rivendicato
contenuti, pratiche e finalità, la sintonia con cui abbiamo risposto
alla prevaricazione di soggetti istituzionali e partitici che, con
politiche familiste e sessiste, hanno disconosciuto la libertà di
scegliere delle donne. La nostra lotta contro la violenza passa
necessariamente attraverso la libertà e l’autodeterminazione delle
donne e delle lesbiche, messe in discussione da una proposta di
modifica peggiorativa della 194, dal mantenimento della legge 40, dalle
politiche pro famiglia avanzate dal governo grazie all’istituzione di
un ministero ad hoc, dal pacchetto sicurezza.
Avevamo dichiarato in più occasioni (appello e comunicati stampa) di
essere antifasciste, antirazziste e antisessiste.
È per questa ragione
che ci siamo riappropriate del corteo e della piazza spontaneamente e
collettivamente. Altro che violenza, la nostra contestazione è stata
una forma di autodifesa. Non è forse violenza il comportamento di
sopraffazione di chi non ha voluto ascoltare il contenuto di questa
giornata di lotta? Non è forse violenza non rispettare le nostre
pratiche di rifiuto della delega e delle logiche di rappresentanza?
“Quando le donne dicono no, vuol dire no”. Le parlamentari e le
ministre contestate hanno tentato di togliere la parola alle donne del
corteo per ottenere visibilità e sostenere politiche in
contrapposizione con i contenuti della manifestazione. Hanno cercato di
strumentalizzare il nostro movimento anche grazie al salotto mediatico
allestito da La 7, venuta meno agli accordi presi.
Le contestazioni hanno contribuito a chiarire sui media la distanza
delle nostre posizioni politiche con quelle istituzionali, la
differenza tra protagonismo collettivo e presenzialismo opportunista,
l’affermazione della soggettività femminista, lesbica e femminile
contro la mercificazione dei nostri corpi. E la chiamano
antipolitica… noi la chiamiamo coerenza dei nostri percorsi politici.
Nostra esigenza e desiderio è ora una valutazione collettiva del percorso e della giornata che ha segnato il 24 novembre.
Per
questo proponiamo un’assemblea nazionale il 12 gennaio a Roma come
luogo di espressione, di incontro e di relazione, strumento e pratica
utile a dare continuità al nostro movimento con una reale condivisione
di pratiche e di percorsi. Ma rimaniamo aperte ad altre proposte che
potrebbero venire da reti territoriali differenti.
Saluti femministi.
L’Assemblea romana
leggerò volentieri i tuoi interventi . Sono un maschio discente 🙂
Personalmente ritengo legittimo il separatismo, solo non lo ritengo consigliabile .. anzi , secondo me, è dannoso per tutte le lotte che vogliono l’integrazione ; questo ragionamento vale per le donne, per i popoli islamici, per gli ebrei(sionismo), per i neri …
Sul fatto, poi, che vi debbano essere luoghi , momenti , associazioni in cui vi sia presente una sola comunità(in questo caso di genere) sono d’accordo. Sperando sempre, che tali luoghi , rimangano minoranza (ma sia chiaro: giudico il loro apporto positivo).
Sul femminicidio secondo me si è dimenticato di fare un’analisi più generale (il viziaccio di chi tende al socialismo 😉 )
che tralascia:
1) anche gli uomini sono uccisi in maggioranza da uomini
2) i dati delle morti maschili comprende un numero grosso di morti sul lavoro (recenti i casi) violente o di lungo periodo(cancro ad esempio) che altera le statistiche
questo inquadra il fenomeno non come “maschile” (dipendente dal cromosoma Y ) ma come patriarcale/capitalista cioè come ruolo assegnato agli uomini ed alle donne nella nostra società.
Ciò ha anche due risvolti “socioculturali” inquietanti: i maschi tendono maggiormente all’aggressione in famiglia , i maschi assumono molto più spesso i ruoli criminali (inteso come “professione”)
Il primo caso è quello trattato dalla manifestazione.
naturalmente sono favorevole alle richieste della manifestazione ….. un po’ meno al fatto che sono stato “linciato” dalle kompagne, quando ho fatto presente i ragionamenti che ho esposto in questi due commenti, come se compissi lesa maestà a parlare di “questione maschile” o fossi una pericola bestia selvatica :-((
maschio discente SI,
maschio indifeso NO
ciao 🙂
p.s.
nome e cognomi veri :-(((
non ci fosse stata cultura patriarcale qui in Irpinia , ed avesse deciso mia madre, ora mi chiamerei Daniele Centanni
decisamente più accettabile no?
dannato patriarcato SGRUNT!
bel nome e cognome ti sei scelto :))))
grande!
non hai detto cose meschine o almeno io non le giudico tali. se leggi gli interventi che stanno a destra sotto il logo della manifestazione del 24 novembre ti renderai conto che io la penso in maniera un po’ diversa. anche a me non piacciono le generalizzazioni e pure a me sembra opportuno parlare di reddito. io non sono separatista per le lotte collettive. ma mi separo quando e se mi va. non voglio essere costretta a scegliere. ci sono lotte al femminile contro la violenza di genere, il femminicidio che avviene quasi sempre per mano di un uomo. e ci sono altre lotte. le une non escludono le altre. io non ho condiviso la impostazione della manifestazione del 24 e l’ho detto più volte. il dibattito è aperto e quello che ho pubblicato sopra è uno dei contributi di molte donne che la pensano così. l’obiettivo credo sia uguale, il metodo è un po’ diverso. parlarne va bene. confrontarsi è giusto e il loro come il tuo o il mio contributo hanno un valore che ci serve per crescere e capire che fare. io, per mio conto ho bisogno anche del tuo contributo per stare meglio come tu hai bisogno del mio. quello che hai in mezzo alle gambe non mi riguarda se quello che fai o quello che dici io lo condivido.
tutto qui 🙂
mah!
guarda, la cosa già mi è costata parecchie accuse di maschilismo (credo con somma gioia dei maschilisti che invece ho sempre avversato) ma io ripeto che per me:
1) è sbagliato il termine “violenza maschile” . La violenza è del patriarcato e del capitalismo . Le donne di Sinistra che mai farebbero manifestazioni contro i rumeni per i dati numeri (tra l’altro in entrambi casi contestabili) dovrebbe capire la differenza.
Non è giusta una generalizzazione criminalizzante per quel che si ha tra le gambe! insomma finora si è lottato contro il sessimo ed ora lo si ripropone?!
2) bisogna rimettere interamente sul campo la questione di genere. Le associazioni e la politica devono rielaborare le teorie alla luce dei nuovi fatti/dati: questo significa includere una “questione maschile”(gli uomini vivon 7 anni meno delle donne, sono meno scolarizzati, i padri vengno emarginati nei divorzi….) senza , per questo, voler negare che le problematiche di genere colpiscono , nella nostra società, in stra-grande maggioranza le donne.
Infine si dovrebbe cominciare a parlare di “questione di genere capitalistica”: nel neoliberismo, le donne saranno emarginate non per sessimo culturale ma per logica di profitto. Esempio: ad un imprenditore danneggia il periodo in cui la donna, per maternità, è assente dal lavoro(anche se per il brevissimo periodo dovuto a questione strettamente biologiche). Egli, l’imprenditore, nella logica capitalistica, ha “diritto” a pensarci. Noi dobbiamo lottare contro questa concezione che sottomette (le donne in questo caso) al profitto.
3) reputo che nelle lotte sia sensato INCLUDERE e non escludere. Gli uomini, le donne di Destra e persino le parlamentari vanno coinvolti. Ogni volta che si alza un muro, dall’altra parte si risponde allo stesso modo. Solo la frequentazione dell’altro può smontare i pregiudizi
sono maschilista? io non mi ci sento.
comunque , stavolta, visto che dico cose “meschine”(??) ti lascio, nella mail, nome e cognome
ciao