Vivevano nella casa dei balocchi con tanti bei soldini e "nessun problema" comprensibile. Questo ha detto il sindaco di Tarcento
(in provincia di Udine) per commentare l’omicidio/suicidio di un uomo ai
danni di tutta la sua famiglia. Solito copione: prima uccide moglie e
figlio e poi si suicida. Perchè la famiglia evidentemente si pensa
ancora sia un possesso. Nulla di nuovo quindi di cui non abbiamo già
parlato. Ma per il sindaco, così come riportato acriticamente da
repubblica online – e di sicuro non è la sola, quella era una famiglia normale.
Entrambi i coniugi
lavoravano e già tanto basta a definire quell’area di "normalità" che
in Italia distingue il femminicidio dal "raptus", la costante strage di
donne e altri membri della famiglia da un gesto estemporaneo che non deve assolutamente mai essere digerito come abituale. Come dinamica
nelle relazioni sociali che va analizzata e affrontata e mai liquidata
con un semplice e comodo: "era una famiglia normale".
Siamo
sempre in quella Italia del nord est in cui si pensa che anormalità
stia per immigrato, nero, rumeno, albanese magari siciliano. E’ uno dei
tanti luoghi in cui si ascrive la violenza contro le donne alla razza
dell’uomo e persino alla situazione economica complessiva della
famiglia. Se così fosse non ci sarebbe più il problema dei poveri e
della disoccupazione perchè tutti i precari e gli affamati si
starebbero sterminando tra di loro. Invece no. La cultura di violenza e
di possesso è appunto una cultura che permea la società senza alcuna
forma di discriminazione: "L’assassino non è un malato ma è il figlio
sano del patriarcato!" – urlavano le donne in corteo il 24 novembre.
La
storia dell’uomo normale con famiglia normale è anche abbastanza antica
e rappresenta quella vecchia categoria sociale fatta di massonerie e
feudalesimi sparsi, dottorati e cavalierati della repubblica. Siamo nel
territorio degli eccellentissimi, egregi, illustrissimi, signorie vostre (Con le puntature abbreviate dei: Dott. al quale si aggiunge "essa" per adeguarlo al femminile, Ill.mo/a, SV, talvolta SV Ill.ma – signoria vostra illustrissima – giusto perchè la leccata sia completa e definitiva. Trascuro il terreno delle eminenze che conosco meno perchè non ho fortunatamente visto spesso una corrispondenza burocratica tra fedeli e la sacra rota…). Attributi questi ancora presenti nelle letterine che
compongono tanta nostra burocrazia. Accadeva nel nostro passato e
accade ancora adesso: un uomo con una situazione economica serena non
ha – per i benpensanti – alcuna giustificazione nell’essere violento se
non quella di avere avuto un raptus.
Ed eccolo quindi l’altro
grosso pregiudizio venire fuori incontrastato in tutta la sua
grandezza: quelli violenti contro le donne, secondo un disegno che
farebbe invidia a Lombroso, deve essere straniero – meglio se rumeno –
e povero. Da lì la richiesta dei fascisti di allargare l’applicazione
del già sufficientemente nazista pacchetto sicurezza a quei poveri
(stranieri) che non dimostrano di essere autosufficienti. Stanno
parlando dei poveri, quelli senza soldi, i precari, quelli senza
contratti stabili. Se non fosse per la questione della cittadinanza
italiana starebbero parlando di tre quarti degli abitanti della
penisola.
Questo sarebbe il quadro di "normalità" definita da
tanta cultura italiana. E in questo quadro spariscono, perchè
"anormali", tutte quelle fasce sociali fatte di individui/e con pochi,
medi o molti problemi economici che vengono quasi considerati
"colpevoli" della loro stessa condizione. In Italia, come in moltissime
altre parti del mondo, esiste una precarietà che non è giustificata da
niente se non dalla avidità di pochi privilegiati "cavalieri" della
industria, imprenditoria, economia e finanza italiane. Sono i
cosiddetti motori della società cui quasi dovremmo essere grati perchè
darebbero lavoro a tante persone "rischiando" in proprio.
Perchè
in Italia se hai i soldi, o una banca che ti ricapitalizza quando sei
in debito, o un governo che ricapitalizza la banca che ti ricapitalizza
quando minacci di licenziare la gente, è abbastanza facile fare gli
imprenditori. E’ abbastanza facile se fai parte di nicchie di potere
che si autosostentano e proteggono elargendoti coccarde e coccardine e
un poster dei savoia (la famiglia "normale" per antonomasia)
autografato da tutti i membri. E’ facile esistere se fai parte della
"casta" e ti prendi le case svendute dagli enti pubblici per
cartolarizzazione delinquenziale.
Così entriamo nell’altro
capitolo in cui ridefiniamo un’altra violenza generalizzata, che
colpisce tutti/e senza distinzioni. Erano gli anni settanta quando Elio
Petri nel suo film "La classe operaia va in paradiso" parlava della
cattivissima condizione delle catene di montaggio, degli incidenti sul
lavoro legati al salario elargito sulla base della produttività. Oggi
siamo tornati a quel tempo preciso con il presidente della
confindustria che da fiato alle trombe per svelare quel gran segretone
circa l’assenteismo dei dipendenti pubblici e per piazzarlo sul tavolo
delle trattative sulla questione del welfare come ricatto per reimporre
la norma sul salario legato alla produttività.
Giusto per
spiegare: questa cosa vorrebbe dire che lo stipendio non sarebbe più
basato su una quota stabilita per contratto nazionale ma sulla quantità
effettiva di lavoro che voi andrete a svolgere. Se siete in fabbrica e
il target imposto è di 100 pezzi all’ora, voi avrete lo stipendo totale
solo se avrete raggiunto quella quota. I tetti di produttività
normalmente erano (e dovrebbero essere secondo il "modernissimo"
intervento di montezemolo) fissati dai datori di lavoro a prescindere
dalle condizioni di sicurezza delle fabbriche e quindi dai reali
obiettivi che era plausibile immaginare potessero essere raggiunti.
Quindi
non solo hanno già reso precario un sacco di lavoro. Vorrebbero
addirittura tornare indietro nel tempo facendo passare questo
grandissimo regresso che seppellisce anni e anni di conquiste sociali e
dei/delle lavoratori/trici come una grandissima e sensatissima novità.
Mentre i lavoratori e le lavoratrici – loro che sono il vero reale
motore della economia italiana – vengono sfruttati/e, licenziati/e
quando l’imprenditore avido decide di delocalizzare e trovare
manodopera cinese e rumena in cina e romania (che ci sta bene se pagata
due euri al giorno ma non la vogliamo qui se non sotto diktat del
decreto flussi, ovvero delle strategie di tratta degli schiavi
legalizzata), precarizzati/e in nome di una flessibilità che sta
cancellando il presente e il futuro di almeno un paio di generazioni,
impoveriti/e perchè pagati una miseria rispetto ai prezzi della spesa (la pasta, il pane) e
di ogni altra cosa indispensabile alla sopravvivenza, cancellati/e –
come nel caso delle donne potenzialmente in età da maternità o quelle
over 35 con figli a carico – dall’elenco dei soggetti da considerare in
caso di assunzioni perchè al bancone della macelleria imprenditoriale
italiana vogliono solo carne fresca.
Mentre i rari imprenditori
e le rare imprenditrici che tentano di vivere senza sfruttare e
speculare su nessuno, senza finanziamenti occulti – da riciclaggio di
denaro sporco – o palesi, da enti e banche, senza posizionamenti comodi
e frequentazioni di zone di privilegio, senza appoggi e sostegni, senza
fondi in affitto a prezzi di favore, chiudono per fallimento e vengono
perseguitati a vita dagli esattori che minacciano di pignorare e non
lasciare loro neppure gli occhi per piangere. Mentre a noi succede
tutto questo, le finanziarie e le banche usuraie continuano a
pubblicizzare mutui di ogni tipo per sollecitare una spesa che non può
essere proprio sostenuta da tante, troppe persone.
Loro si
rifanno alla responsabilità individuale delle persone e offrendo
supporto "anche" a pensionati che hanno avuto qualche problemino
(purchè possano fottergli almeno la pensione), raggirano milioni di
persone la cui rovina non è certo stata Vanna Marchi. Perchè la signora
prometteva benessere, guarigioni dal malocchio e chissacchè, ma le
finanziarie e le banche promettono altri miraggi altrettanto disonesti
facendo leva non solo sulla ignoranza delle persone, quanto sul
disorientamento, sullo stato di necessità, sul bisogno, sull’emergenza.
Sono sciacalli che nessuno si permette di processare al pari della
Marchi perchè il sistema delle finanziarie e delle banche ha troppi
sistemi di connivenza e collusione per poter essere esposto ad accuse
meritatissime e a divieti che ne dovrebbero limitare l’azione
truffaldina.
Lo sciacallaggio interviene, la maggior parte delle
volte, quando in una famiglia bisogna fare delle spese perchè uno dei
suoi membri deve subire una necessaria operazione chirurgica, o quando
un individuo rischia di vedersi pignorare la macchina con la quale va a
lavorare ogni giorno perchè non riesce a pagare le rate ogni mese e quindi fa debiti per pagare altri debiti, o
perchè non si riesce proprio a sopravvivere con almeno un pasto al
giorno ed un tetto caldo sopra la testa (altro che prestiti dati per
vacanze alle maldive e acquisto di attrezzature tecnologiche di lusso).
Di questo sciacallaggio si nutrono in tanti ed è per questo che nessuno
parla della scia di vittime che lascia al suo passaggio.
Parliamo
di queste vittime allora, altre morti, sociali e fisiche, altre
emarginazioni, altre discriminazioni, altre persone offese a fronte di
quella depenalizzazione del falso in bilancio a tutela dei ricconi e
dei potenti sempre impuniti. E non parlo di una equità della
distribuzione delle pene ma di una vera e propria riconsiderazione del
soggetto da mettere sotto accusa in termini sociali e culturali.
Da un po’ di tempo sentiamo – spesso – di suicidi o tentativi di suicidio
da parte di persone che non riescono a pagare il mutuo per gli
interessi troppo alti, per i tassi variabili cresciuti a dismisura,
perchè gli è impossibile pagare se uno dei membri della famiglia perde
il lavoro. La soluzione che la Bindi & Co. ci offrono a sostegno
delle situazioni di disagio, come ammortizzatore sociale, è appunto
quella di vivere tutti insieme appassionatamente e in famiglia, magari
con moglie ad adempiere a ruoli di cura in maniera continuata, con i
nonni a contribuire con la pensione se ce l’hanno e con i figli che
invece che prendere la paghetta dovranno tornare a lavorare a partire
dall’età di 8 anni per portare qualche soldo in casa.
Mio padre
viveva così. Poi però ha fatto di tutto perchè ai suoi figli e alle sue
figlie non capitasse la stessa cosa e a 8 anni, come a 9 o a 15 o a 20,
l’unica cosa che ci veniva richiesto di fare era studiare. I lavoretti
extra a noi, a me, servivano per pagarmi la gita scolastica e qualche
libro non scolastico, gli occhiali da sole e il viaggio e la permanenza
a Londra. Ma erano altri tempi e gli stipendi allora avevano un valore.
Oggi mio padre, con il suo stesso stipendio, a malapena potrebbe
permettersi di pagare le bollette e di fare la spesa per tutti.
Ad
unire le precarietà e le spese per vivere in dieci in una stessa casa
in affitto ci si è già pensato (tra amici, compagni, colleghi) senza che ce lo consigliasse la Bindi descrivendo le situazioni "normali" da opporre a quelle che a Lei sembrano anormali. A
restare in famiglia da "bamboccioni", si è costretti. A non fare figli
si è spesso obbligati. Ad emigrare – che non è un gioco e neppure un
divertimento – si è ancora spinti da difficoltà oggettive e senza via
d’uscita.
I suicidi per mutuo sono dovuti a motivi seri che non
attengono, come si vorrebbe far credere ancora una volta, e torniamo
alla questione "culturale", alla sfera delle "anomalie", delle
stranezze, dei raptus. Se non si hanno i soldi per campare e dopo anni
di sacrifici si rischiano di perdere anche quelle poche certezze che si è
riusciti faticosamente a conquistare, si cade in una spirale che
condanna i soggetti deboli alla invisibilità.
Chi assiste le
persone mentre sono perseguitate dalle banche e mentre resistono ai
pignoramenti? Chi le difende per restituire loro una titolarità
dell’esistenza che non può essere destinata soltanto alle persone con
"soldi" e in regola con i pagamenti dei debiti? Perchè mai la
finanziaria o la banca, al pari degli usurai o di un patto con il diavolo, mentre ti estorcono una
firma per "concederti" un prestito necessario finge di regalarti anche il diritto alla vita? Perchè gli
esseri umani si giudicano in quanto esistenti solo sulla base della
propria condizione fiscale e tributaria? Noi siamo persone o cifre di
un codice fiscale?
Se le cifre del codice fiscale vengono segnate
in rosso perchè il non pagante giudicato "insolvibile", quindi non
affidabile come soggetto e persona, non si sta causando una morte
sociale dalla quale può ovviamente derivare, come in qualunque altro
caso, la morte fisica?
Non è forse questo il segno di un
"possesso", in termini sociali e non più di relazioni di coppia,
generalizzato, totale degli esseri umani considerati alla stessa
stregua di merce funzionale all’andamento del mercato?
E non è da
tutti i rapporti segnati dal "possesso" che deriva una pressione
psicologica e una morte fisica, in questo caso sottilmente mascherata
tra le righe della cosiddetta responsabilità indiretta?
Le
persone "non solvibili" per le banche per la nostra struttura sociale
"non esistono". Sono improduttive e inutili. Ad una persona non solvibile non viene affittata neppure una casa, quasi non si fa il contratto di allaccio della corrente elettrica e del gas. Per esistere "devi" essere solvibile con le banche che controllano e ti costringono in tutti i sensi (Non si è mai detto che se non paghi un vestito che hai preso a rate da una boutique allora non puoi più e in assoluto fare un contratto d’affitto o un contratto della luce. Si parla di spese necessarie all’esistenza e non di vizi. Perchè la banca è una agenzia, una bottega economica che vende soldi e ci guadagna come qualunque altra bottega). La non
solvibilità viene definita come una vergogna invece di essere segnalata
come un disagio, un grosso problema di cui dovrebbe farsi carico tutta
la collettività. Succede sempre: se una persona ha dei debiti viene
descritta come una cattiva persona, Se questa persona si chiama
Berlusconi allora interviene il parlamento a risanare il suo debito.
Ci
sono frasi che esprimono bene questo concetto come ad esempio: "io
cammino a testa alta perchè ho sempre onorato i miei debiti". Invece
chi non riesce a pagarli evidentemente non gode di nessuna considerazione perchè non viene vista come
persona onorevole (e torniamo al disonore della sottrazione di un
possesso ad altri invece che concentrarci sulla difficoltà della
perdita di una autonomia economica per se’). Una persona che non riesce
a pagare un debito e vive in precarietà assoluta e senza alcuna fonte
di sussistenza viene considerata alla stessa stregua del truffatore che
ruba il malloppo e scappa per andare a prendere il sole nelle spiagge
latino americane.
Il liberismo che difende a spada tratta la
proprietà in realtà difende il diritto alla proprietà di pochi ai danni
di moltissimi, la maggior parte, di persone che non posseggono nulla e
che quando provano a fare qualche passo in più non vengono mai
sostenute e fanno la fine dei Malavoglia di Verga. I ricchi restano
ricchi e i poveri hanno da restare poveri. L’equità sociale, la redistribuzione delle risorse è un principio che non esiste e non sarà mai applicato…
In tutto questo a
pagare sono anche le donne. Noi siamo persone doppiamente deboli perchè
spesso la condizione di precarietà si aggiunge alla maggiore difficoltà
di trovare un lavoro, al mantenimento di figli in affido lasciati in
eredità da matrimoni e/o relazioni andate a male, al sessismo che
impedisce l’accesso ad ogni luogo.
Perchè non è vero che per le
donne tutte le porte sono aperte. Chi si fa un vanto dell’essere
"riuscita" a penetrare territori al maschile dovrebbe anche dire che in
quel caso la "parità" è stata garantita in termini utilitaristici solo
perchè si è dimostrato di essere paritariamente produttive. Le donne
sono brave come gli uomini se smettono di essere donne. Vale a dire, se
non si lamentano mai per le mestruazioni, se non devono assentarsi mai
perchè in cinta o perchè i figli sono malati. Quella parità che
sembrerebbe scritta per legge non è poi definita in termini
contrattuali in sede di lavoro e non è certamente quasi mai considerata
all’atto di una possibile assunzione.
Tra una donna e un uomo
egualmente capaci sarà sempre scelto l’uomo. E ci sono posti poi per i
quali io rivendico il fatto che le donne, ma anche gli uomini, non
dovrebbero per forza concorrere perchè contrari ad ogni mio principio e
soprattutto perchè ci tengo molto alla salute della mia schiena. Io non
mi sarei mai sognata di fare la donna soldato. Non mi sono mai sognata
di fare il muratore. Non sarei mai andata in miniera e non vorrei mai
concorrere per lavorare in una impresa di traslochi.
Alle
donne, in un mercato del lavoro così difficile, non rimane che sperare
nel mantenimento di un compagno o di una compagna economicamente
autosufficienti. Alle donne non resta che essere ancorate alle stesse
famiglie all’interno delle quali troppo spesso ci sono uomini che
scambiano le relazioni per possessi generalizzati. La dipendenza
economica favorisce l’ulteriore attecchirsi di questa convinzione.
Perchè se un uomo ti mantiene, o una banca ti fa un prestito, gli hai
venduto l’anima e perciò gli appartieni.
Una precisazione: ho allargato la riflessione alla questione dei suicidi per difficoltà di
pagamento dei debiti anche perchè mi sembrava che calzasse bene il paragone tra possesso delle donne in
famiglia e possesso delle vite per il nostro sistema economico. Intervenire sul primo senza scardinare il secondo è secondo me pressocchè
inutile (o quasi) perchè se liberi i pensieri di una donna e poi la costringi ad
una condizione di schiavitu’ economica, non si risolve molto.
Trattare di violenza senza parlare di economia e reddito mi è sempre sembrata una grave lacuna. E anche su questa grave contraddizione è necessario
additare onorevolesse e ministre che da un lato appoggiano, con le loro proposte e i loro voti, politiche economiche penose e dall’altro scendono in piazza a far finta di essere contro la
violenza alle donne.
Se non si eliminano o correggono le condizioni di dipendenza nelle quali si
può facilmente esercitare violenza qualunque intervento programmato sarà di tipo securitario e assistenziale. Provvedimenti dunque non realmente risolutivi e solamente destinati a tamponare, a mettere pezze a buchi grandi
quanto metropoli intere. Pensiamoci.
Infine, il consiglio: come ebbi a dire qualche tempo fa, "se devi prostituirti, fallo per bene!"
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—>>>Ne parliamo anche QUI
– grazie della pazienza anarco socialista :)))
evviva!
– skuly bell*
io penso che conoscere le cose per come stanno serve in qualche modo a farci vivere con più dignità e a conservare l’orgoglio di essere come siamo. le battaglie sono importanti e la prima battaglia da fare è quella che vinciamo se riusciamo a stare bene dentro i nostri panni con orgoglio – appunto – e con dignità.
la cosa importante è conservare intatta la convizione che siamo nel giusto e che, qualunque cosa accada, nessuno ci vedrà mai piegat* a mortificarci e a chiedere scusa per qualcosa che altri hanno inflitto a noi.
conoscere i propri diritti serve ad esigerli. quello che ti da forza e ti rende persona, oltre il risultato, è la battaglia.
un bacio
o l’ho letto tutto d’un fiato e purtroppo condivido:(( Dico purtroppo perchè l’analisi che hai fatto se da un lato dà forza ad una sana “rabbia” e volontà di modificare l’esistente, dall’altra toglie il fiato e spezza le gambe per la resa della potenza dei “nuovi” feudatari nel l’impedire le nostre vite:((
io infatti lo sto leggendo a pezzi.
W uomini e donne insieme contro il capitalismo ed il patriarcato !!
lo so Sandro. Io non ho grande capacità di sintesi. Condivido elaborazioni mentre le faccio :)))
però volendo puoi leggerlo a rate, ti assicuro che troverai anche la seconda metà del post di tuo interesse 😛
baci
Molto interessante come post peccato che sia enormemente lungo per la mia capacità di concentrazione.
Comunque mi trovo d’accordo con la prima metà del post.
Ciao.