Skip to content


24 novembre, intervento critico. Incipit: Mi sono divertita un sacco!

Barbara Mazzotti, della Rete delle Donne di Bologna così interviene a commento del mio post/resoconto sulla giornata di sabato 24 novembre. Il suo intervento mi sembra denso di spunti e così lo riprendo e ripubblico qui per consentire che sia condiviso, letto e partecipato bene e meglio. Grazie a Barbara 

Incipit: "Mi sono divertita un sacco!"

Apprezzo molto il dibattito che si è appena aperto sulla lista
retedelledonnedibologna@women.it, che ha già visto alcuni
comunicati/opinioni piuttosto diversi.
Credo sia molto importante ad oggi confrontarsi su questa importante
manifestazione e sulle modalità che l’hanno contraddistinta.

Parto dall’inizio, ricordando a tutte perchè siamo scese in Piazza Sabato, riprendendo dalla convocazione:

Le donne denunciano le continue violenze e gli assassini che
avvengono in contesti familiari da parte di padri, fidanzati, mariti,
ex e conoscenti. (…)
La violenza contro le donne non deve essere ricondotta, come si
sostiene da più parti, a un problema di sicurezza delle città o di
ordine pubblico. La violenza maschile non conosce differenze di classe,
etnia, cultura, religione, appartenenza politica.
Denunciamo la specifica violenza contro le lesbiche volta a imporre un modello unico eterosessuale.
Non vogliamo scorciatoie legislative e provvedimenti di stampo securitario e repressivo.

Senza un reale cambiamento culturale e politico che sconfigga una volta
per tutte patriarcato e maschilismo non può esserci salto di civiltà.
Scendiamo in piazza e prendiamo la parola per affermare, come
protagoniste, la libertà di decidere delle nostre vite nel pubblico e
nel privato. Scendiamo in piazza per ribadire l’autodeterminazione e la
forza delle nostre pratiche politiche.
Voglio sottolineare e ricordare queste frasi del comunicato, perchè ho paura che alcune se le dimentichino.
La Prestigiacomo e la Carfagna impellicciate e difese dalle guardie del
corpo, oltretutto circondate da giornalisti e fotografi, erano
decisamente fuori luogo. Ricordiamoci che la manifestazione di sabato
era autorganizzata e perciò di "movimento". Immaginiamo che alla marcia
della pace Perugia-Assisi si presentino La russa o Fini o Berlusconi,
il giorno seguente su tutti i giornali sarebbe lo scandalo: i pacifisti
sono in realtà violenti e hanno strattonato e cacciato dal corteo il
povero Berlusconi mentre veniva intervistato sulle missioni di pace in
Iraq e Afghanistan.

Mettiamo che la marcia Perugia- Assisi giunga alla fine e si
concentri in Piazza, al momento dell’arrivo si ritrovano un palco de
La7 che ha seguito tutta la manifestazione in diretta, con sopra
D’Alema e Mastella che parlano sempre del giusto rifinanziamento delle
missioni "di pace" in Afghanistan e Iraq.
Sarebbe chiaro a tutt* che il concetto di pace messo in campo dai
ministri sarebbe ben diverso da quello sceso in strada, in marcia. E
tutt* sarebbero delus* dalla strumentalizzazione di quel concetto che i
media avrebbero aiutato ad emergere. Non so come la marcia avrebbe
reagito, non lo sapremo mai perchè fino ad ora niente di questo è
successo.

Nel nostro caso, a Roma il 24 Novembre, si era deciso che in Piazza
non ci sarebbe stato alcun palco, proprio per non reiterare pratiche
gerarchiche tipiche delle organizzazioni partitiche, perciò, secondo
l’analisi femminista e femminile che conosciamo bene, patriarcali.
E per evitare strumentalizzazioni, perchè era ben chiaro fin dalla
convocazione che saremmo scese in piazza anche per ribadire
l’autodeterminazione delle nostre pratiche politiche.
Riporto qui la definizione che Wikipedia dà di autodeterminazione:
"diritto all’autodeterminazione è il riconoscimento della capacità di
scelta autonoma ed indipendente dell’individuo . Compare come
espressione durante gli anni delle lotte femministe. Il movimento delle
donne la coniò per significare il diritto di poter scegliere rispetto
alle questioni della sessualità e della riproduzione. Rivendicare la
totale autonomia della gestione del proprio corpo fu un punto di
partenza, che portò a denunciare, ed in parte risolvere, le mille forme
di violenza, coercizione e discriminazione subite dal genere femminile,
per le errate norme di diritto del tempo e le dinamiche familiari
soggette ad una struttura sociale di tipo patriarcale"

Veniamo al momento in cui i gruppi separatisti che aprivano la
manifestazione, come concordato e quindi risaputo da tutt*,
indipendentemente, per ora, dalla discussione sul separatismo che ha
preceduto e seguirà questa manifestazione, giungono felici e
frastornati a Piazza Navona, dove, secondo le organizzatrici, solo un
grande schermo avrebbe dovuto riportare le voci del corteo e quindi le
voci di quelle donne spesso, sempre inascoltate. Le donne arrivano e
trovano un palco, montato da La7, un palco abusivo, di cui nessuna
sapeva nulla e tutte si chiedono: chi c’è? chi non c’é? Perchè?
Da lì all’occupazione del palco passa poco, basta che una singola
prenda l’iniziativa, perchè è una manifestazione e non un convegno. Ed
essendo una manifestazione con una forte e giusta carica di rabbia e
indignazione, unita alla gioia e all’entusiasmo, basta poco a dare
l’appoggio proprio lì, in quel momento, alle donne salite sul palco. A
me pare facile da capire.


I problemi da analizzare sono 5:


– PREPARAZIONE DELL’EVENTO
La manifestazione è stata bellissima ma
ha fin da subito poggiato le sue basi su alcune strutturali ambiguità,
partite, a mio avviso, da difetti di comunicazione. Mi spiego: nel
2007, con gli strumenti e le tecniche che ci sono, non è riduttiva
un’organizzazione che passa esclusivamente da decisioni votate in una
limitata (geograficamente e numericamente) assemblea fisica? Dove
mettiamo tutti i passi avanti fatti dalle tecnologie della
comunicazione? Dove mettiamo le nuove dinamiche di partecipazione?


– GESTIONE DELL’EVENTO
Riguardo alla preparazione di un evento così
partecipato, come è possibile concordare e darsi un’organizzazione
unitaria e pacifica senza ricorrere a strumenti avversi alle nostre
pratiche, quali servizi d’ordine e cordoni? E’ possibile concordare
forme di protesta a una massa eterogenea di pratiche politiche, unite
da fini molto simili?


– RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI
. A Bologna è una questione che
affrontiamo da tempo e che ha portato anche a piccole conquiste grazie
alla gestione personale di alcune donne della loro doppia appartenenza.
Nella rete ci sono donne delle istituzioni e la rete ha raggiunto roma
grazie al finanziamento da parte di alcune istituzioni, come la
Provincia di Bologna.
La manifestazione ha mostrato un grande bisogno di visibilità da parte
di tutte le associazioni che lottano contro la violenza e per la pari
dignità delle persone, associato alla richiesta di ascolto. In che
modalità possiamo, a livello nazionale, ottenere questo riconoscimento
come soggetto politico unitario ed eterogeneo senza piegarsi al
concetto patriarcale di rappresentanza gerarchica?
l’episodio del palco televisivo da una parte non aiuta i rapporti con
le istituzioni, ed intendo da entrambe le parti, dall’altra apre un
problema noto: la presenza femminile nelle istituzioni a livello
numerico, ma soprattutto il tema della qualità della politica
cosiddetta femminile.


– MASS MEDIA
visto e considerato che la stampa fa il bello e cattivo
tempo, indipendentemente da noi, come è possibile rapportarsi con essa?
non dimentichiamo che la tv e la stampa sono ancora i mass media per
eccellenza, e i giornalisti decidono con le loro scelte le priorità
politiche! Ora: vogliamo scardinare questo monopolio? Allora dobbiamo
essere presenti ed efficaci anche da questo punto di vista, quindi
affidarci alle nuove forme di comunicazione, perciò autorganizzare
dirette via web, o inventarsi qualcosa. Non riusciamo e stampa e tv
sono ancora i mezzi attraverso cui esprimersi? Allora controlliamo
prima durante e dopo l’evento in modo pressante e efficacie le agenzie,
mandiamo comunicati, organizziamoci.


– SEPARATISMO
In ultimo affronterò la questione della convocazione
separatista, anche se in parte posta in secondo piano dalla presenza
maschile lungo tutto il corteo. La stampa, la tv, tante persone,
sapevano di una manifestazione DI donne PER le donne. Credo che questo
abbia contribuito a fare credere che sarebbe stata una manifestazione
DA DONNE, nel senso dominante e patriarcale del termine. I "fattacci"
che riguardano la cacciata delle politiche e giornalist* hanno davvero
sconvolto l’immaginario, a giudicare da diversi telegiornali che ho
guardato sabato notte, che si sono permessi di dare giudizi davvero
paternalistici rispetto alla condotta delle donne, senza dimenticare
interventi "maternalistici" e critici fatti da femministe storiche sui
giornali. Ora, credo che lo stampo separatista abbia contribuito
inconsapevolmente a ricreare idee di differenze di genere già ben bene
superate dalle teorie queer, anzi, a fare emergere una predisposizione
che è comunque presente e radicata nella nostra cultura. Questo, dal
punto di vista di un’analisi antopologico-filosofica è uno
smascheramento interessante. Ma è anche pericoloso se lasciato intatto,
se cioè non si coglie la palla al balzo per riaffermare la costruzione
sociale dei generi che sottende alle convinzioni di tutt* riguardo alle
differenze sessuali, emersa dai mass media anche in questa occasione.
in quel corteo c’erano donne che sono state a Genova, che hanno subito
soprusi nelle strade, nelle piazze e, soprattuto, nelle case. Ma tutt*
si aspettavano che sarebbero state calme, giudiziose e remissive. Anche
le ministre che hanno accettato i giochi dei mass media, ben
consapevoli di aver votato e sostenuto, anzi redatto, leggi e pacchetti
contestati dalla Piazza.

Come donne abbiamo dimostrato di essere tutte diverse, nei modi,
nelle relazioni, nelle pratiche, facce, nasi, bocche, parole, trucco e
parrucco, ma volevamo dimostrare innanzitutto che queste enormi
differenze che contraddistinguono le singole individue, nulla contano
in una società e una cultura che le punisce tutte per ciò che hanno
sotto le mutande. E le punisce per mano maschile. Ma, vorrei ricordare,
il bastone vero e proprio è in mano xy, la cultura che domina non fa
distinzioni cromosomiche, la passera della prestigiacomo non basta a
renderla una paladina dei diritti femminili, così come la violenza non
si ferma dinnanzi alla transessualità, all’omofobia e al lesbismo.

Secondo me questa manifestazione non ci divide, ma ci pone di fronte
a nuovi interrogativi e a nuovi percorsi. E’ stata una scossa,
meravigliosa, colorata e forte, che non fallisce se ci porta tutt* al
confronto, anche serrato, come il nostro, ma che può dimostrarsi una
grande opportunità.

Posted in Corpi, Fem/Activism.