Nel Decalogo di Cosa Nostra, beccato nell’ultimo roboante arresto del latitante di turno che ridona l’immagine di forza al governo, torna spesso la parola "moglie". Viene considerato motivo di disonore se la moglie, appunto, "fa le corna" al marito. Poi si sottolinea il valore della proprietà: Un comandamento del decalogo dice, infatti, che non si guardano le mogli degli altri affiliati. Regole di comparato che come sempre rendono evidente quanto il corpo di una donna sia un oggetto, povero o di lusso, di proprietà della cultura maschile.
In sicilia questa cosa del Decalogo però deve essere passata oltre i confini della "mafia" in quanto tale. Ho spesso sentito dire a uomini, che si chiamano compari o cumpa’ (e compari sono anche i testimoni di nozze o i padrini di battesimo e cresima dei figli), di sinistra, compagni di percorso o che comunque ho incontrato anche in un centro sociale, che prima di accedere alla semplice parlata con la ragazza desiderata bisognava parlare con il suo ex. E non l’ex di due giorni prima. Ma proprio l’ex di cinque mesi prima (o magari anche di più).
Cioè le donne continuano ad essere di proprietà di un tipo qualunque anche dopo che la storia è finita. Le donne sono considerate di proprietà degli uomini che semplicemente le desiderano al di la’ del fatto che essi siano ricambiati o meno. Quello che la donna pensa non ha importanza. Sarà per questo che in alcuni casi gli uomini lasciati si sentono in diritto di molestare la ex donna come per avanzare un principio di proprietà che una volta acquisito non si potrebbe – secondo la regola comune – più scindere? A voi il Decalogo. Guardate voi se alcuni punti non sono precisi precisi a quelli di altre milioni di forme di comparato…
I comandamenti recitano testualmente:
Il Primo: "Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro, se non è un terzo a farlo".
Il secondo: "Non si guardano mogli di amici nostri".
Il terzo: "Non si fanno comparati con gli sbirri".
Quarto comandamento: "Non si frequentano né taverne e né circoli".
Quinto: "Si ha il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a cosa nostra. Anche se c’è la moglie che sta per partorire".
Sesto: "Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti".
Settimo: "Si deve portare rispetto alla moglie".
Ottavo: "Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità".
Nono: "Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie".
Il decimo comandamento è il più articolato e fornisce indicazioni precise sulle affiliazioni, ovvero su "chi non può entrare a far parte di cosa nostra". L’organizzazione pone un veto su "chi ha un parente stretto nelle varie forze dell’ordine", su "chi ha tradimenti sentimentali in famiglia", e infine su "chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali".
Con i fogli del decalogo, è stata pure sequestrata un’immaginetta sacra con la formula rituale di affiliazione: "Giuro di essere fedele a cosa nostra. Se dovessi tradire le mie carni devono bruciare come brucia questa immagine".
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E amen. A Proposito del latitante "catturato": Come diceva Pippo Fava si tratta solo di scassapagghiari. La mafia vera sta da un’altra parte.
Carissima, una mia amica che ha militato per più di 20 anni in un partitino che si richiama addirittura alla Sinistra Comunista, il cui ‘leader’ e marito è siciliano, ha esperienza diretta di ‘psichismo mafioso’. Infatti, da che ha deciso di interrompere i rapporti e separarsi dal marito-capo, è accusata da tutta l’organizzazione di non volere più garantire la reputazione onorifica del consorte, poichè trascinato in tribunale per la separazione giudiziaria, lei ha denunciato le violenze subite all’interno delle mura domestiche come moglie, cosa che doveva invece essere taciuta, trasgredendo così il ‘codice onorifico’, l’ immagine pubblica del marito-capo. Non solo, mi ha riferito che nel pieno rispetto della logica della ‘pervasività mafiosa’, ogni suo movimento è controllato da questa organizzazione, che si noma ancora ‘partito’, e di ricevere, tramite strani messaggeri, messaggi di ‘vendetta trasversali’. Non mi meraviglio, la crisi della politica negli anni ’80, ha travolto molti raggruppamenti ‘ di sinistra’, che in comune avevano di essere organizzazioni mascoline che delegavano le donne ‘ad angeli del ciclostile e del nido’ , cosicchè , tali gruppi, trasformatisi in veri e propri ‘clan’ tramite relazioni ‘familistiche’ e matrimoniali ,non solo oggi non contano nulla, politicamente, ma per sopravvivere, si sono strutturati a mò di ‘onorata società’. Ciao, a presto.
valora della differenza certamente …
sicuro!
ma è anche un uscire da stereotipi sulla differenza ormai acquisiti forse anche per semplice abitudine … sul femminile e sul maschile … (insomma sono d’accordo con te e con “Maschile Plurale” per intenderci … )superare “l’estetica assodata sul genere” per poter andare a contrastare il deterioramenteo dei rapporti tra generi, salvaguardando le differenze, che sono ricchezza …
Ehi Alba :*
vedo solo ora il tuo commento.
Uscire dalla valutazione dei conflitti in un ottica di genere vuoi dire?
e’ che bisognerebbe spiegarlo alla psicologa luce irigaray che ha speso tanto tempo per teorizzare il valore della differenza (soprattutto di genere).
io penso che l’abbattimento delle differenze non sia utile ma in un’ottica post genere penso che il problema sta nella definizione stessa dell’identità di genere. cioè: io non sono donna perchè biologicamente sono riconosciuta tale. io ho per caso una dimensione biologica ma la mia identità di genere non dipende da quella. la sceglierò a partire da altre esigenze…
non so se però tu volevi proprio arrivare a questo ragionamento 🙂
eh … anche a me le donne danno da pensare …
😉 è la cultura di genere che mi da molto da pensare … bisogna uscirne secondo me!
baci
ora li leggo 🙂
(contro) cultura generale …. sul mio blog 🙂
che genere di indovinelli? 🙂
continuo a seguirti con molto interesse approposito dalle mie parti ci sono un paio di indovinelli 🙂
eh ma li indago spesso 🙂
sapessi: sono sempre a prendere appunti perchè le donne mi danno da pensare per molte cose. però mi hai dato un’idea. hai ragione. appena posso faccio un post con le regole che osservano le donne (quelle sicule che ho conosiuto perchè non posso generalizzare).
grazie!
Credo che alcuni elementi di “proprietà” sull’altro siano insiti nel nostro modo di interpretare “culturalmente” la coppia. E’ tutto corretto quello che dici in questo post anche se secondo me esiste una sorta di reciprocità nel considerarsi proprietà e nel considerare proprietà il proprio partner. Una reciprocità asimmetrica perchè i comandamenti che spesso le donne osservano non sono speculari a quelli maschili. Perchè non provi ad indagarli? Sarebbe interessante … 🙂