Skip to content


Quando c’e’ di mezzo il desiderio

La Regione Toscana si è fatta promotrice di una campagna di sensibilizzazione
"anti omofobia" con un manifesto raffigurante l'immagine che vedete a
fianco [Guardate la meravigliosa risposta grafica proposta sul Blog di Si-culo]. Per sfornare questa bella botta di genio ha sicuramente usato
dei consulenti ma non si è proprio confrontato con le realtà glbt
presenti sul territorio. Se lo avesse fatto avrebbe certamente evitato
di tirare fuori una campagna che pare ispirata alla Binetti dal
tutt'altro che vago sapore democristiano. Anzi di più: viene proprio dalla cultura siculo italica che vuole che le femminucce appena nate – per distinguerle – devono immediatamente essere bucate alle orecchie per metterci gli orecchini/contrassegno del sesso e i maschietti vengono controllati laggiù per vedere se hanno duepalluzzedue e un pistolino da esibire ai parenti visitatori.

Dichiarare che
non esiste una scelta nell'essere omosessuale (che poi è anche un termine desueto dato che ora si nominano le singole identità gay, lesbica, bisex e trans) rafforza l'idea che chi
non è etero va tollerato – democristianamente parlando – perchè
"poverino" è nato così. Proprio come diceva la Binetti: un gay sarebbe
dunque malato e quella perversione va "curata". Le frange più
"progressiste" della cultura cattolico fascista italiana quasi
sostengono che oltre la malattia c'e' anche la precisa volontà di fare
una vita immorale e peccaminosa (teoria della chiesa per cui i gay
meritavano l'aids, sterminio dei peccatori) e questo induce alcuni a
immaginare che vi possa essere una redenzione, anche con torture
fisiche, che riporti il popolo glbt sulla retta via.

Il presidente della regione toscana Martini indica questa come ragione
per cui avrebbero scelto una immagine che lascerebbe intendere che non
c'e' spazio per le "correzioni" di stampo ecclesiastico.  Si accredita
la versione della omosessualità come fatto "naturale", quello stesso fatto naturale che vorrebbe le donne tutte partorienti e madonne e persino i gay a fare da mariti e padri della famiglia "naturale" per antonomasia. Quello che Martini avrebbe saputo se si fosse consultato con le realtà glbt, piuttosto che con una lobbies di gay diessini "moderati" foraggiati dalle amministrazioni locali, è che l'immagine scelta avalla la tesi secondo cui un gay sarebbe appunto un "malato" con un difetto genetico alla base.

Azione Gay e Lesbica di Firenze scrive subito un comunicato (che vi passo sotto con indirizzo cui inviare adesioni assieme ai comunicati di Antagonismo gay e Comitato Gay e Lesbiche di Prato) e anche molte altre voci indignate,
e mi unisco a loro, si oppongono con motivazioni che non sarebbero
neppure così difficili da capire per chi definisce la regione toscana
una culla di laicismo. Invece pare proprio che non si capisca che il
"desiderio" e il suo orientamento sono una roba verso cui è
discriminatorio rivolgere attenzione "pietistica". Dare spago a chi
insiste sul concetto di "malattia" è come dire che se a me piace il
ragù piuttosto che la passata di verdura allora dovrò aspettarmi che
qualcuno faccia su di me indagini genetiche e infine mi guardi con
cattolica pietosa tolleranza perchè avrà capito che proprio non c'e'
niente da fare: la passata di verdura proprio non mi va di mangiarla.

Dare al proprio desiderio
la dignità e l'orgoglio (pride) di una scelta è la strada laica per
avviare percorsi anche istituzionali in cui si riconosce a ciascun
individuo la libertà di autodeterminarsi, qualunque sia il motivo e il
modo attraverso il quale e per cui si vive la gayaggine (o la
lesbicaggine o la transaggine o la bisexaggine). Se si insiste invece
sul concetto della malattia il gay sarà sempre additato come fosse un
pericolo sociale dal quale tenere lontani i propri giovani virgulti
freschi di pene che si allena a mano e a fare da punzello di vagina in
vagina. 

In questi giorni peraltro
questa campagna fa il verso a quell'altra del cardinal bertone che urla
a tutti di smettere di indagare e scrivere della chiesa (ma basta de
che? basta voi piuttosto di rompere le scatole a nostre spese) e
aggiunge le solite menate su aborto e eutanasia e tutto l'abc del
perfetto mediovale inquisitore. Aggiunge anche che "basta" voler fare figli per forza.
Perchè il figlio sarebbe un dono e quindi bisogna aspettare l'arcangelo
gabriele che ci insemina tutte come madonne e poi quello che viene
viene (dalle mie parti si dice: "commu spunta si cunta". e io aggiungo:
speriamo che 'stu gabriele sia uno che mi fa sangue). La legge 40 già
interferisce pesantemente con i desideri delle donne che vorrebbero
avere un figlio. Per la chiesa, e lo abbiamo constatato, per
averlo attraverso percorsi di procreazione assistita le donne devono
viversi il loro bel calvario – quasi come fosse un modo per espiare
la "colpa" di non essere "naturalmente" riproduttrici. 

Torniamo quindi al
tempo in cui le donne sono "niente" se non partoriscono, "niente" se
non si gonfia loro la pancia senza stantuffi e esperimenti strani.
Questa colpa deve essere pagata ed è per questo che il loro desiderio
si paga con la sofferenza, con la tortura del dover ovulare per poi
veder buttare via gli ovuli avanzati a parte i tre concessi dalla legge
(che deve piazzarsi dentro tutti insieme, mica uno alla volta, proprio
perchè la legge ne impone il divieto di congelamento). L'interferenza
con i desideri è quindi presente in ogni momento della vita privata e
pubblica. In questo senso il bonus per le madri lavoratrici proposto ad emendamento della nuova finanziaria sembrerebbe un premio alla prolificità piuttosto che una soluzione di intervento per le donne precarie in quanto tali. 

Così la campagna
anti omofobia pare un premio alla ignoranza e alla cultura più bigotta
che domina il nostro paese. Sarà mai riconosciuta ai desideri la dignità della "scelta"? Il principio non è forse sempre l'autodeterminazione? Un consiglio per la prossima geniale campagna: perchè non parlare già che ci siamo di "dipendenze" (così è più democristianamente tollerabile del concetto di "vizio") magari con la rappresentazione di un alcoolista attaccato ad una bottiglia di vino o di un tossico alla sua siringa… Anche loro in fondo ne hanno "bisogno" perchè il corpo altrimenti muore di astinenza, no? Perchè tra desideri e pulsioni "dipendenti" di mezzo c'e' sempre cuore e cervello. E il desiderio di cui stiamo parlando non può essere paragonato ad una morbosa e incontrollabile dipendenza o ad una malattia. E' solo un dignitoso, libero, meraviglioso desiderio. E ciascun* sceglie di viverlo come vuole…

Vi lascio al comunicato: buona lettura. 

************* 

 

Scegliamo l'autodeterminazione
*

Esprimiamo
la nostra indignazione per il messaggio scelto per la campagna di
comunicazione contro l'omofobia della Regione Toscana: "L'orientamento
sessuale non è una scelta", con l'immagine di un neonato che indossa un
braccialetto con la scritta "homosexual"
(http://www.primapagina.regione.toscana.it/?codice=23722).

Questo
slogan è la riproposizione delle teorie sulla differenza genetica che
condanna lesbiche, gay e trans alle stigmate della minorità e quindi
della discriminazione, invita inoltre ad una tolleranza pietistica
verso le persone ad orientamento omosessuale, mostrando lesbiche e gay
come soggetti
deboli che non scelgono le proprie vite.

Esprimiamo,
d'altro canto, pari indignazione per gli attacchi vergognosamente
omofobi provenienti dal centro-destra, come sempre pronto ad attaccare,
con toni beceri e violenti, tutto ciò che concerne lesbiche, gay e
trans.

Riguardo alla campagna vogliamo sottolineare che il
dibattito tra un'ipotesi culturalista ed una biologista
dell'omosessualità ha una lunga storia, ma è ormai un dato acquisito,
da anni, nel dibattito scientifico serio, che sono tanti, diversi e
complessi i percorsi che portano una persona a definirsi gay, lesbica o
trans e che essi chiamano in causa l'intreccio delle dimensioni
affettive, culturali, relazionali che strutturano le nostre vite.

L'impostazione
di questa campagna tradisce completamente il concetto di *pride*, di
orgoglio per la propria dignità, e il percorso di lotta di soggettività
che vogliono autodeterminarsi, che dal 1969 (anno della rivolta di
Stonewall e data fondativa del movimento lgbt) porta in piazza milioni
di
lesbiche, gay e transessuali in tutto il mondo e che ha prodotto
quella entusiasmante manifestazione di popolo che ha riempito piazza
San Giovanni lo scorso 16 giugno.

Sosteniamo con forza il
concetto di autodeterminazione di tutte e tutti, riteniamo che il
rispetto sia dovuto a tutte le persone a prescindere dalle loro scelte
e dai loro stili di vita.

Esprimiamo il nostro sconcerto davanti
al fatto che la Regione Toscana, nel produrre questa campagna, non
abbia fatto tesoro dell'elaborazione politica e culturale dei movimenti
LGBT e femminista che si riconoscono nel concetto di autodeterminazione
e che, al termine "omosessuale", di ambito medico e neutro rispetto al
genere, preferiscono nominare le singole soggettività
parlando di lesbiche e gay.

Riteniamo
che gli enti pubblici che vogliano realmente costruire percorsi contro
l'omofobia, la violenza e la discriminazione ai danni di lesbiche, gay
e trans debbano fornire strumenti alle associazioni LGBT e mettere al
servizio della comunità la ricchezza culturale da queste prodotta e non
proporre azioni che riportano il dibattito sul tema dell'omosessualità
indietro di almeno trent'anni, quando scienza, chiesa e politica
disquisivano e decidevano sui corpi e sulle vite di lesbiche, gay e
trans, quando cioè il movimento non era ancora nato.

Chiediamo
l'immediato ritiro della campagna di comunicazione della Regione
Toscana e l'apertura di un dibattito serio tra istituzioni e movimento
senza intermediazioni.

Chiediamo a tutte e a tutti coloro che lo
condividono, singoli/e e realtà organizzate, di sottoscrivere questo
appello scrivendo a info@azionegayelesbica.it.

*

AZIONE GAY E LESBICA

FIRENZE

**************

Antagonismogay aderisce al comunicato Scegliamo l'autodeterminazione

Le sessualità, nella pratica, nel desiderio e nelle scelte di vita sono una scelta e una conquista,
potenzialmente maggioritaria nella società, anche per il portato di liberazione per tutt*

Se siamo soggetti minoritari (e non già minoranze, come invece il manifesto promosso dalla Regione Toscana suggerisce) è semmai perchè oppress* da paradigmi culturali eteropatriarcali che da tempo cercano una motivazione biologica, deterministica delle diversità.

Naturalmente, dalla misurazione della circonferenza cranica innanzi non ci sono mai riusciti, perchè fortunatamente l'uniformità non esiste nella società reale, ma solo nella sua caricatura, perfetta scenografia per vecchi e nuovi tentativi di oppressione.

antagonismogay

***************

Comitato Gay e Lesbiche Prato – Una campagna sbagliata
 

Il Comitato Gay e Lesbiche Prato già parecchio tempo fa, all'interno della Task Force LGBT della Regione Toscana, aveva richiesto all'Ass. Fragai di realizzare una campagna, patrocinata dalla Regione stessa, di manifesti contro il pregiudizio anti-glbt. Questo con lo scopo di comunicare alla popolazione tutta l'esistenza di gay, lesbiche, bisessuali e trans e la necessità di combattere il pregiudizio contro di loro, affermando chiaramente l'impegno antidiscriminatorio della Regione e delle istituzioni toscane.

Ci era stato risposto in quell'occasione che la Regione aveva scelto un profilo basso, che non riteneva opportuna una campagna del genere, e che le spese sarebbero state eccessive.

Quando abbiamo saputo della decisione di lanciare una campagna con pubbliche affissioni siamo stati/e positivamente sorpresi/e, ma l'entusiasmo è durato pochissimo. I contenuti del manifesto ci hanno delusi/e e sconcertati/e. Non spetta certo ad un ente pubblico come la Regione definire la natura dell'omosessualità, specificare se si tratta di una realtà esclusivamente innata, esclusivamente acquisita o altro. E' compito invece della buona politica e della buona amministrazione riconoscere che gay, lesbiche, bisessuali e trans esistono, che sono soggetti di diritti positivi, che vanno difesi/e dal pregiudizio e dalla discriminazione. Sarebbe compito di chi progetta una campagna mediatica riconoscere che gay, lesbiche, bisessuali  e trans esistono e sono diversi fra di loro, sono giovani, anziani/e, maturi/e, giovanissimi/e ecc.ecc.  Usare toni compassionevoli o escamotage d'effetto, indicare una presunta differenza biologica non protegge certo dalla violenza e dalla discriminazione. Pensiamo a dove è arrivato il razzismo biologico di matrice nazista, che di presunte differenze naturali fra gruppi umani aveva fatto il suo credo.

Ben altri sarebbero i metodi efficaci, altri i contenuti che una buona campagna potrebbe presentare.

Invitiamo pertanto il Presidente Martini e l'Ass. Fragai a ripensare una campagna informativa basata sulla difesa dei diritti di tutti/e, indipendentemente da caratteristiche innate o acquisite. Ci immaginiamo una campagna elaborata assieme ai movimenti di gay, lesbiche, bisessuali  e trans, e dove le parole "gay", "lesbica", "bisessuale"  e "trans" siano evidenti; una campagna fatta anche di immagini dove i gay, le lesbiche, i/le bisessuali e le persone trans siano presentati/e nelle loro realtà quotidiane, nelle loro vite, nelle loro relazioni. Ci immaginiamo che le risposte dal movimento glbt abbiano evidenziato come i fraintendimenti siano maggiori dei benefici, ma consideriamo comunque lo strumento "Campagna di affissioni" uno strumento potenzialmente efficace, pertanto invitiamo la Regione a proseguire il percorso ma con un rapporto più stretto e collaborativo con le realtà associative glbt.

                                                   
Comitato Gay e Lesbiche Prato
www.gayelesbicheprato.it – info@gayelesbicheprato.it

 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Pensatoio.


10 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. FikaSicula says

    si-culo tesoro siete stati grandiosi :)))
    ora la copio e la metto intesta al post.
    anch’io condivido quello che dice graziella. parola per parola 🙂

    un bacione

  2. si-culo says

    Ciao cara! 🙂
    Mi sono permesso, con il prezioso e determinante contributo del grafico della Contro-Conferenza nazionale sulla famigghia, di proporre un’alternativa alla campagna oscena del deGiorgi&Co [fra l’altro pare che il primo pacsato d’Italia, la coppia-modello, quelli che copiavano le coppie etero monogame e tentavano di moralizzarci e premevano perché si desse una immagine positiva (id est: borghese) dell’omosessualità, sia scoppiata…].
    La lettera di Gabriella, come accade spesso ultimamente, dice esattamente quello che penso.

  3. silvia says

    RISPOSTA AD AURELIO MANCUSO

    NATURA-CULTURA

    IL NOCCIOLO DEL PARTITO DEMOCRATICO

    Non è il dibattito “natura-cultura” il vero motivo del contendere rispetto
    alla campagna “l’orientamento sessuale non è una scelta” della Regione
    Toscana, quanto piuttosto i criteri per una campagna efficace per i diritti
    di gay, lesbiche e trans. Ve l’immaginate una campagna con un bambino di
    colore accompagnata dalla scritta “non ho scelto di nascere nero”, oppure
    un’altra
    con una bambina e la scritta “nascere femmina non è una scelta?”.

    Dubito che i vari movimenti contro l’apartheid e i movimenti delle donne
    plaudirebbero, a prescindere dal dibattito “si nasce o si diventa”.

    Giustificare la scivolata di un assessorato che paga il limite di aver
    creduto che le modalità comunicative fossero ininfluenti, che non è stato in
    grado di contestualizzare il proprio agire, specialmente su un tema già così
    strumentalizzato ideologicamente dalla destra, appellandosi a una diatriba
    abbondantemente superata nel pensiero contemporaneo, dimostra semplicemente
    la volontà di spostare il tema del dibattito che – invece – è tutto interno
    ai rapporti fra movimenti ed ex diessini, nonché futuri “democratici”.

    E’ su questo che vorrei rispondere ad Aurelio Mancuso e alla sua lettera
    pubblicata sabato su Liberazione. E’ la stessa, identica, questione che fu
    posta all’indomani della manifestazione “Diritti ora”, organizzata da
    Arcigay lo scorso marzo in piazza Farnese, quando a compiere una scivolata
    fu la stessa Arcigay che volle mettere sul palco personaggi che nulla
    avevano a che vedere con il movimento gay, lesbico e trans. Anche allora,
    come oggi, Arcigay pensò che non si trattava di rivolgersi ai gay, alle
    lesbiche e ai trans (che peraltro stavano in piazza), ma ad una “popolazione
    in generale” ritenuta priva di pensiero e incapace di comprendere il reale
    messaggio di un movimento che rivendica (e non elemosina) da trent’anni il
    diritto ad autodeterminare le proprie vite. E così sul palco a
    rappresentarci ci ritrovammo un signore che pochi giorni dopo avrebbe
    attaccato le nostre vite dalle pagine di un giornale della chiesa cattolica
    Considerando invece gli italiani e le italiane adulti/e autodeterminati/e a
    San Giovanni ci ritrovammo in un milione di persone.

    No, non mi sento di ringraziare l’assessore Fragai per non aver saputo
    gestire quella che lui stesso, in un incontro riservato con Azione gay e
    lesbica, ha definito un anno fa “una patata bollente” che nessun assessorato
    avrebbe voluto. Non mi sento di ringraziarlo per non aver voluto accettare
    il contributo che l’associazione di cui faccio parte intendeva quel giorno
    offrirgli, con la motivazione che non eravamo a lui politicamente vicini/e,
    come invece era l’Arcigay.

    Caro Aurelio, neanche l’associazione che rappresenti mi risulta che sia oggi
    politicamente vicina all’assessore Fragai: perché allora difendere certe
    modalità diessine, dove a contare è l’apparenza e non la sostanza, dove a
    prevalere è il solito piccolo calcolo elettorale e non la dignità delle
    istituzioni, aggrappandoti allo specchio della diatriba natura-cultura?

    Da che parte stai? mi viene da chiederti. Dalla parte di chi pensa che le
    campagne di Oliviero Toscani contino più di un pride o dalla parte di quel
    milione di persone che pure ti hanno applaudito in piazza San Giovanni lo
    scorso 16 giugno? Non credi che quei soldi della Regione Toscana sarebbero
    stati meglio spesi nel finanziare una campagna costruita intorno ad un
    tavolo da quelle associazioni che da vent’anni lavorano su questo? Era il
    rispetto per quel lavoro che aveva il dovere politico di far emergere
    l’assessorato.
    Mi chiedo se tu abbia letto quello che sta scritto nel raffazzonato dépliant
    che accompagna il manifesto della task force lgbt, perché è lì che si legge
    l’elaborazione cui si arriva se si esclude chi non è “politicamente”
    vicino/a. Lì non c’è scritto quello che tu sostieni, ma si riporta che “Si
    nasce o si cresce omosessuali, mai si sceglie di esserlo”. Mai, c’è scritto.
    Come si parla di “disturbi dell’identità di genere” rispetto alla
    transessualità (altro che “sentirsi normale” come sostieni tu..) Come si
    declinano solo al maschile certi passaggi, dimenticando (o non avendo mai
    scoperto) che i diritti di gay, lesbiche e trans sono strettamente collegati
    alle battaglie relative al genere, alla contestazione del “neutro
    universale”, dimenticando le affermazioni più volte ribadite di debito
    storico del movimento delle lesbiche, dei gay e dei trans nei confronti di
    quelli delle donne.

    Quale messaggio, dicevo all’inizio.

    Ebbene, credo che ogni messaggio che appiattisce e nega l’autodeterminazione
    sia di fatto un messaggio che appiattisce e nega le nostre vite. No, io non
    mi riconosco in quello che tu chiami quel “bebé”: sarebbe irrispettoso del
    percorso mio e di chi l’ha fatto con me. Il movimento di cui mi sento di far
    parte non è più da tanto tempo un movimento “infante”, e sui muri della mia
    città (io, conosciuta nome, cognome e volto) non voglio essere ridotta ad
    “una possibilità da non scartare”, ad un’infante predestinata.

    Aurelio, di buone intenzioni sono lastricate le strade dell’inferno, e di
    malafede quelle del paradiso.

    Graziella Bertozzo – Azione gay e lesbica e Facciamo Breccia

  4. silvia says

    Essenziale il diritto alla scelta

    Valeria Santini*

    La Regione Toscana si pone, senza dubbio, all’avanguardia nel panorama italiano della promozione culturale e della difesa dei diritti civili. Ne sono una prova evidente le norme contro la discriminazione inserite nello Statuto Regionale, così come la costituzione di una task force glbt.

    Tuttavia, perché le buone intenzioni si traducano in azioni efficaci, è necessario porre molta attenzione ai percorsi e alle scelte che si fanno nei processi di concertazione degli interventi. Nello specifico, la progettazione e la messa in campo di iniziative che realmente incidano in modo positivo sulla condizione di vita di lesbiche e gay non poteva e non può prescindere da un dialogo con il movimento lesbico, gay e trans.

    È a questo movimento, alle sue elaborazioni e ai suoi percorsi, che la Regione Toscana deve rivolgersi per individuare le azioni e i contenuti più opportuni ed incisivi per il miglioramento delle condizioni di vita delle persone omosessuali. Il manifesto per la campagna contro l’omofobia lanciato in questi giorni dalla Regione Toscana è la dimostrazione evidente che questo dialogo è stato molto carente: accostare all’immagine di un neonato con un braccialetto con la scritta «homosexual» lo slogan «L’orientamento sessuale non è una scelta» suggerisce in modo marcato un’origine genetica dell’omosessualità, e cancella – riallacciandosi ad una concezione biologista – trent’anni di percorso del movimento, riportando il dibattito a quando scienza, chiesa e politica disquisivano e decidevano sui corpi e sulle vite di lesbiche, gay e trans, cancellando il concetto di pride, che guida le rivendicazioni del movimento e fa scendere in piazza milioni di persone nelle manifestazioni di tutto il mondo.

    La dichiarazione fatta ieri su questa testata dall’assessore Agostino Fragai che il manifesto scelto «si presta a letture diverse» non è sostenibile, poiché, com’è noto, il processo di attribuzione di significato ai segni linguistici è legato a regole socialmente condivise, e quindi la correlazione fra parole e significato non solo non può essere ritenuta aleatoria, ma anzi deve essere concepita e utilizzata nella piena consapevolezza del suo valore di designazione della realtà. In questo caso, poi, a completare la designazione di una realtà estremamente opinabile come la «non scelta» dell’orientamento (omo)sessuale interviene l’accostamento all’immagine di un neonato, che colloca la «non scelta» nell’atto della nascita: ecco che il messaggio pietistico di tolleranza invece che rispetto per lesbiche e gay è completato.

    Errori di impostazione come quello verificatosi in questa campagna – della quale Azione Gay e Lesbica ribadisce la richiesta di ritiro immediato – possono essere evitati solo se la Regione Toscana deciderà da ora in poi di aprire un dibattito con le associazioni serio e diretto, che non passi per il tramite di consulenti che – come dimostrano anche le reazioni e i commenti a questa campagna – non veicolano a pieno la ricchezza del movimento, dei suoi percorsi, delle sue elaborazioni teoriche e delle sue pratiche.

    *Azione Gay e Lesbica Firenze

  5. Pralina says

    Frequentai un corso di grafica pubblicitaria della Regione Toscana, se i pubblicitari che hanno fatto quella campagna sono gli stessi prof imbecilli che ho avuto io, allora capisco… capisco assolutamente… anzi, penso che non potevano realizzare nulla di meglio… come si dice, non si può cavare il sangue da una rapa e non si possono concepire delle grandi idee con delle teste vuote.

    🙂

  6. silvia says

    GAY: MANIFESTO BIMBO OMOSEX; FO,VOLEVANO ANGOSCIARE PUBBLICO (ANSA) –
    FIRENZE, 26 OTT – «È stata una provocazione che voleva arrivare a
    mettere il pubblico in una specie di angoscia, di perplessità e
    coinvolgerlo duramente. È ovvio che se si ha la pelle sottile e si
    reagisce a qualcosa di diverso dal comune con risentimento e rabbia
    poi succedono i disastri». È il commento di Dario Fo, attore e premio
    Nobel, al manifesto con il bambino omosessuale presentato per un
    campagna della Regione Toscana che ha suscitato numerose polemiche.
    «Devo però dire – ha aggiunto Fo – che molte volte poi bisogna stare
    attenti, perchè se il pubblico non ha un’occupazione intellettuale a
    livello degno, ha una reazione di rigetto e la tua provocazione è
    andata a monte».

    ADUC CRITICA REGIONE TOSCANA SU PUBBLICITÀ BIMBO OMOSEX = RICERCA DI
    GLORIA PER CHI NON SA CONQUISTARSELA COL BUON GOVERNO Firenze, 26
    ott. – (Adnkronos) – «La campagna della Regione Toscana contro
    l’omofobia, con un bimbo appena nato con l’etichetta »omosexual« e la
    scritta »l’orientamento sessuale non è una scelta«, è solo un
    tentativo riuscito di creare un caso, cioè di farsi pubblicità a
    spese della grancassa mediatica, che non poteva non attivarsi visto
    l’argomento e il modo di trattarlo. Nè più nè meno di quanto ha fatto
    il Comune di Firenze con le ordinanze sui lavavetri: cioè »spararla«
    grossa, non importa se dicendo fesserie da un punto di vista
    normativo e costituzionale (come per le ordinanze del Comune di
    Firenze stanno dicendo tutte le autorità interpellate a vario
    modo)… »l’importante è che se ne parli, tanto qualcosa resta« e,
    più che altro, rispetto al clamore del fatto in sè, le pur se
    assennate reazioni, non avranno mai il medesimo strascico mediatico».
    È quanto afferma Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc. «È così –
    prosegue Donvito- la Regione Toscana, facendo strage di secoli di
    cultura e di più di mezzo secolo di lotta politica per i diritti alla
    propria identità sessuale, spacciando per liberatorio e anti-
    discriminazione un messaggio che può essere letto anche come
    razzista, ha puntato i propri riflettori e il denaro pubblico solo
    sul clamore. E come è successo con le ordinanze del Sindaco di
    Firenze, hanno coinvolto anche molte persone in buona fede: da un
    parte i cittadini esasperati dalla delinquenza di strada, dall’altra
    quelli altrettanto esasperati delle discriminazioni di genere;
    cittadini che, proprio perchè resi disperati dal sistema urbano e
    culturale frutto di queste amministrazioni, danno credito alla prima
    occasione che possa sembrare dar loro respiro». «Per quanto ci
    riguarda, così come abbiamo più volte detto (e come lo stiamo
    portando avanti anche in sede giudiziale per la questione lavavetri),
    non ci piacciono gli amministratori che urlano, anche con ordinanze e
    manifesti per strada, e che usano il dispregio della legge e della
    cultura come grimaldelli delle loro presunte capacità politico-
    amministrative. Sul lungo periodo- conclude Donvito- apportano danni,
    costano inutilmente ai contribuenti e servono solo a creare presunti
    momenti di gloria a chi non è in grado di guadagnarseli col buon
    governo»

  7. silvia says

    GAY: ORDINE PSICOLOGI ROMA, ORIENTAMENTO SESSUALE NON È GENETICO
    GAY: ORDINE PSICOLOGI ROMA, ORIENTAMENTO SESSUALE NON È GENETICO = SPECIALISTI COMMENTANO MANIFESTO REGIONE TOSCANA Roma, 26 ott. – (Adnkronos/Adnkronos Salute) – «La genetica governa il colore dei capelli e degli occhi, ma l’orientamento sessuale, e in generale le caratteristiche di personalità e dell’identità, seguono percorsi più complessi e personali». Lo sottolinea la presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, Marialori Zaccaria, che commenta il manifesto scelto dalla Regione Toscana per la campagna contro le discriminazioni sessuali, patrocinata dal Ministero per le Pari Opportunità. Per la psicologa si tratta di «una campagna sbagliata sul piano della comunicazione e ci meraviglia che due istituzioni così importanti siano cadute in questo errore». L’orientamento sessuale, come recita lo slogan della campagna, non è una scelta.«È vero – ammette Zaccaria – è una dimensione caratterizzata da componenti diverse, relazionali, culturali, ambientali, biologiche, che si strutturano e organizzano nel tempo. Ma perchè associare questo slogan all’immagine di un neonato, con tanto di etichetta identitaria, come per ricondurre tutto alla genetica? È un messaggio che ci allarma. La comunità scientifica che rappresento – avverte Marialori Zaccaria – è chiamata ad evidenziare con forza le conseguenze che una campagna come questa può avere: pensiamo, ad esempio, ai genitori in attesa, indotti a un’ansia ingiustificata sulle future tendenze sessuali del figlio». «Non dimentichiamoci che il premio Nobel 2007 per la medicina James Watson ha addirittura affermato nel 1997 che ‘una donna avrebbe dovuto avere il diritto di abortire se dalle analisi fosse emersa l’omosessualità del suo bambinò e che solo pochi giorni fa ha dichiarato che ‘I neri sono meno intelligenti dei bianchì. Tanto per sottolineare, anche il pericolo di derive razziste che questo tipo di campagne possono alimentare, rafforzando meccanismi di esclusione, in una società ormai multiculturale». (Sal/Zn/Adnkronos) 26

  8. FikaSicula says

    ciao imprecario 🙂
    ho letto il tuo post sull’incapienza e ho riso con le scosse…
    eccerto che esiste qualcun* fuori dal coro. da queste parti siamo anche abbastanza… 😛
    grazie di essere venuto a trovarmi così ho scoperto il tuo blog.
    mi ci faccio un altro giro.
    torna presto
    ciao

  9. imprecario says

    ecchecavolo allora qualcun* fuori dal coro esiste!!!

  10. vi says

    Concordo e mi associo cara. Hai messo il ditino nelle piaghe!