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Causa di separazione: l’uomo ammazza la moglie in tribunale

Update: [In basso il Comunicato dell'Associazione Nondasola di Reggio Emilia e il loro appello per invitare tutt* a partecipare alla manifestazione del 19 ottobre alle ore 17.30 con ritrovo in Piazza Martiri 7 Luglio (Reggio Emilia – davanti al Teatro Municipale Valli). Seguono i Comunicati di Erinna/Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza e delle Case delle Donne]

Proprio così. La donna aveva vissuto una separazione travagliatissima. Lui la picchiava spesso (dentro casa – in famiglia) e lei si era rifugiata nel centro antiviolenza. L'ha ammazzata (è stata gravissima e poi si è diffusa la notizia che è morta) appena ha potuto incontrarla, nel luogo di rappresentanza del compimento della "giustizia uguale per tutti". Il tempio delle pratiche e delle politiche securitarie.

Dove il pacchetto sicurezza e lo stesso ultimo progetto di legge Bindi/Pollastrini/Mastella – entrambi di "stampo emergenzialistico" – riconoscerebbero il "concreto" svolgersi delle politiche governative contro la violenza alle donne. Ebbene, proprio in quel luogo – dove cioè lei in teoria si sarebbe dovuta sentire più al "sicuro" – è riuscito ad entrare un uomo armato di pistola che ha infine ammazzato la moglie. Come dire: le politiche securitarie e giustizialiste si rivelano per quello che sono. Inefficaci a sconfiggere i motivi di base delle violenze. Non giuste per occuparsene e prevenirle.

Non capaci neppure di fungere da deterrente con la minaccia della pena. Ammazzata lei e infine ammazzato anche lui nel corso della sparatoria. Così finisce anche questa bruttissima storia! Il dibattito si sposta sullo stato di "sicurezza" dei palazzi di giustizia. Sulla nazionalità dell'assassino. Ovvio, è più comodo così. Anche la morte di questa donna sarà resa funzionale agli argomenti anacronistici e inadeguati sciorinati in ogni occasione. Anche questo omicidio – sociale e fisico – servirà a spostare finanziamenti su sistemi repressivi e di controllo (Polizie, telecamere invece che case rifugio per donne maltrattate e centri di diffusione, sensibilizzazione ed educazione contro la violenza alle donne. Armi e divise invece che investimenti sul lavoro, contro la precarietà, sull'autosufficienza economica e fisica delle donne). Quanti complici, quanta mediocre omertà. Finirà mai tutto questo?

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Reggio Emilia, 17 Ottobre 2007 

ASSOCIAZIONE NONDASOLA-CASA DELLE DONNE
DI REGGIO EMILIA

COMUNICATO STAMPA 

Questa è l’ennesima cronaca di
una morte annunciata, eppure la donna non era sola, non era rimasta in
silenzio, aveva trovato il coraggio di denunciare le violenze subite da anni.

L’estrema pericolosità del marito
non aveva fermato Vjosa che, volendo uscire da questa spirale di violenza, ha
iniziato un percorso presso la Casa delle donne, gestita dall’Associazione
Nondasola.

L’Associazione Nondasola aveva
formalmente segnalato con una denuncia il 30 gennaio 2007 a tutte le Forze
dell’Ordine comportamenti violenti e vessatori esercitati dall’assassino, anche
nei confronti di donne ospiti, di operatrici e volontarie della Casa.

Nel nostro paese non esistono
misure che assicurino tutela alle donne che trovano il coraggio di denunciare,
viene sottovalutata la gravità della violenza in famiglia ed enfatizzata quella
su strada. Continuiamo da anni a ripetere che è la famiglia il luogo più
pericoloso in cui le donne subiscono violenze di ogni tipo fino a perdere la
vita. Oggi è stata annientata una donna ed è una sconfitta atroce, ma è una
sconfitta che riguarda tutti: singole persone, istituzioni e società civile.

Occorre davvero che non si
continui a minimizzare la violenza, che tutti noi, donne e uomini, ce ne
facciamo carico e pretendiamo che vengano intraprese azioni concrete che
garantiscano sicurezza e protezione alle donne, che con determinazione
affrontano tutti i rischi legati alla scelta di uscire dalla violenza.
Pretendiamo misure anche penali che mettano in condizione gli uomini violenti
di non nuocere. Il femminicidio deve finire. 

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—>>> Un appello da parte del Centro antiviolenza di Reggio Emilia gravemente colpito.

Vi invitiamo a partecipare numerose alla manifestazione per condannare il gesto di estrema violenza a danno di Vjosa, avvenuto nel Tribunale di Reggio Emilia, che si terrà venerdì 19 ottobre alle ore 17.30 con ritrovo in Piazza Martiri 7 Luglio (davanti al Teatro Municipale Valli).

Sollecitiamo tutti le partecipanti a portare con sè una candela. In allegato, inviamo il comunicato stampa della nostra Associazione, con preghiera di massima diffusione.

Rimaniamo a disposizione per ulteriori informazioni.

cari saluti
Associazione Nondasola

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COMUNICATO STAMPA

Adesso basta!

Non è solo l’ennesimo caso di un marito che uccide la moglie. Questa volta accade a Reggio Emilia, dentro al Tribunale (non attrezzato) con una sparatoria da Far West.

Viene ucciso un parente della moglie e lei ferita gravemente, oltre alla sua avvocata e ad una terza persona presente.

L’escalation degli omicidi arriva al suo estremo, come in altri paesi avviene già, purtroppo!

SIAMO DAVVERO ESASPERATE. La lunga serie di cronache di morti annunciate delle donne non trova risposte efficaci da parte delle istituzioni.

 I legislatori e il governo riconoscono la necessità di interventi ad ampio raggio – legislativi e di educazione sociale – su questioni come la circolazione stradale e simili, ma non danno ancora segno di prendere sul serio l’enorme problema della violenza contro le donne attraverso misure adeguate che non si riducano ai soliti proclami di sicurezza. Serve un potenziamento di tutti gli strumenti di protezione che copra ogni possibile intervento, da quelli sociali a quelli legislativi – giudiziali.

In tal senso reclamiamo interventi duraturi di sostegno economicamente adeguato ai Centri Antiviolenza e alle Case Rifugio, spesso unico strumento di salvezza per le donne in situazioni di pericolo e per i loro figli/e.”

La nostra solidarietà all’Avvocata Giovanna Fava, impegnata come tutte le volontarie delle associazioni, a contrastare quotidianamente la prima causa di morte al mondo delle donne: la violenza degli uomini.

 
Erinna/Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza e delle Case delle Donne

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COMUNICATO STAMPA

19 ottobre 2007

"DI TASCA NOSTRA" 
 
Oggi è una giornata giusta per scrivere ciò che abbiamo nel cuore. Due giorni
fa un uomo violento, un uomo che ha costretto la sua compagna a cercare rifugio
nella casa delle donne di Reggio Emilia, che l’ha costretta a scappare da
lui  e da sé, l’ha attesa nell’aula di
tribunale ed ha fatto fuoco. L’ha ridotta in fin di vita ed ha ferito anche
l’avvocata del centro antiviolenza…Oggi Vyosa è morta e noi siamo arrabbiate.

È una serie infinita di crimini, crimini che le donne che operano nei Centri
Antiviolenza conoscono e riconoscono. Li riconoscono tutte le volte come atti
perpetrati contro la  libertà delle
donne, contro la loro autodeterminazione. Non si tratta di follia, non si
tratta di casi di ordine pubblico.

E ciò che abbiamo nel cuore è il disappunto ed il senso di quanta fatica
bisogna ancora fare per sconfiggere la cultura maschilista che ci pervade, una
cultura a cui le stesse donne danno valore, donne che restano prigioniere di
gabbie invisibili, donne che, libere, potrebbero dare un mondo di meraviglie a
se stesse e ai loro compagni, alle loro figlie e ai loro figli.

Questo senso di avere a che fare con muri di gomma, con pareti impermeabili
si conferma anche nelle azioni delle Istituzioni, dalle leggi del Parlamento
all’indifferenza degli Enti locali. Hanno l’ansia di fare, su questo come su
altri temi,  e ignorano la politica
delle donne: solo le donne hanno portato alla luce la violenza di genere come
un fatto pubblico nel corso di questi ultimi vent’anni ed hanno individuato,
nell’esercizio di potere di un sesso sull’altro, la causa del disagio di tante
donne … la nostra Regione e la nostra Provincia non hanno tenuto conto
dell’esperienza e della storia delle donne ed hanno emesso comunque la delibera
ed il bando.

Noi ringraziamo l’assessore Picchiarelli per il riconoscimento che ci
accorda, ma questo bando, che si rifà alla delibera regionale 443/07, è
un’offesa per “chi con competenza e dedizione porta avanti l’accoglienza in un
percorso pieno di difficoltà”, come l’assessore stesso dichiara, perché:

1.     
confonde, come se fossero la stessa cosa, casa di emergenza,
casa rifugio, centro di accoglienza e casa segreta indicando di ospitare
insieme vittime di tratta e donne con figli vittime di violenza

2.     
ne fa una struttura medicalizzata (impone figure professionali
che “aiutino donna nell’igiene personale”!)

3.     
la struttura deve essere di “proprietà” di chi partecipa al
bando!

4.     
si dimentica completamente la questione di genere, il percorso
che la donna deve fare per uscire dalla violenza, il percorso necessario per
riappropriarsi della propria dignità e della propria soggettività

Queste sono solo alcune delle osservazioni sulla
delibera che  Erinna ha fatto pervenire
alla Provincia, ma tutto è stato vano: il bando è stato emesso comunque.

E non vengono in aiuto neanche le donne che sono
nelle Istituzioni, a qualsiasi livello. Per Erinna ed il Centro Antiviolenza è
incomprensibile come le consigliere di Pari Opportunità e di Parità della
Provincia di Viterbo non siano mai venute 
a visitare il Centro, nonostante siano state più volte invitate e si
occupino, a volte un po' impropriamente, e principalmente attraverso i media,
di violenza alle donne. Crediamo sia un comportamento anomalo, non ci è mai
capitato di venire a conoscenza, anche tramite gli altri Centri della Rete
Nazionale,  di comportamenti simili da
parte delle loro colleghe delle altre Province d'Italia.

A tutto questo aggiungiamo il fatto che dobbiamo
elemosinare il contributo di € 5000, col quale dovremmo gestire il Centro
per  un intero anno (ma per tre giorni
di festa folkloristica si stanziano € 8000!): sono tre mesi che paghiamo
l'affitto di tasca nostra e ci sono delle pendenze del 2006 ancora da onorare!

Appoggi, riconoscimenti, impegni verbali non
bastano a pagare affitti e spese di emergenza per le donne.

E visto che non sembra ci sia la volontà politica
(Stato, Regione, Provincia, Comuni) di sostenere una lotta alla violenza, che
non sia una mera carità, e che si intende intervenire sul fenomeno come se
fossero semplicemente delle emergenze e si continua a misconoscere la vera
natura del problema, crediamo che il Centro antiviolenza di Erinna sia
seriamente a rischio di chiusura.

Comunque andrà, per Erinna la pratica politica, il
pensiero, la sperimentazione, la formazione, la progettualità e l' intervento,
a partire dalle donne per sostenere e valorizzare la forza femminile, saranno
sempre gli stimoli per cambiare questo stato di cose.Se non saremo noi a
vincere il bando, ci rivolgiamo a chi vincerà perché si metta in relazione con
Erinna per interagire con l'esperienza fatta con le donne in temporanea
difficoltà, al fine di riempire di contenuto culturale il bando emesso sulla base
della delibera regionale.

Associazione Erinna

**************

—>>> La fantastica foto è di Elivet Aguilar 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


3 Responses

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  1. FikaSicula says

    Virginia ti ringrazio di questo contributo che condivido. Infatti come vedi io scrivo che la donna viene uccisa (e qui ho davvero un gran dubbio: perchè è stata colpita alla testa e operata al torace? perchè prima si è detto che era morta e poi che è in fin di vita? mezzucci per dilatare i tempi dell’indignazione? o sono solo mie paranoie… boh!)
    … dicevo scrivo che la donna viene uccisa nell’unico momento in cui l’uomo ha potuto incontrarla e cioè in tribunale. dico anche che la storia finirà in un dibattito sullo stato di sicurezza dei tribunali e sugli stranieri che ci danno tanti problemi. ho pubblicato ora il comunicato della associazione di reggio emilia e mi pare illustri bene quello che è successo. se gli altri già non ne parlano noi continueremo a parlarne perchè questo è davvero esemplificativo di come vanno le cose.
    ho visto oggi una intervista alla figlia che difende il padre e dice che non se l’aspettava. dice che era una brava persona e che la madre non doveva lasciarlo proprio per niente. e questa è l’eterna rivalità tra figlie e madri. l’amore per i padri e le famiglie tutt’attorno che dicono cosa va detto e cosa va pensato… penso.
    non mi hanno sorpreso le affermazioni della figlia e non mi ha sorpreso sentire che nella loro tradizione le donne non devono lamentarsi qualunque cosa accada. l’hanno detto come fosse una giustificazione, come fosse utile a spiegare il perchè va condannata la donna e non l’uomo. che brutta storia!

  2. Virginia Ferrarini says

    Di questa vicenda allucinante e, putroppo, del tutto normale, vorrei evidenziare un paio di cose:
    la donna è stata uccisa in tribunale, non mentre era difesa dalla rete dell’associazione “Non da sola”, che aiuta le donne torturate (perchè è di questo che si tratta): ossia, la difesa istituzionale non può o non vuole essere efficace come le strutture di solidarietà auto-organizzate da donne;

    l’uomo è stato definito da tutti (compreso il capo procuratore di Reggio) “l’albanese”, come se questo tipo di delitto fosse “etnico”, quando invece si sgrana ogni giorno l’atroce rosario di mogli/compagne/fidanzate/figlie/sorelle/amiche uccise da uomini italianissimi (tutte brave persone, per i vicini);

    infine, tutto il problema sta solo nella mancanza dei metal detector al tribunale di reggio emilia (adesso ci pensa Mastella, ed allora siamo in una botte di ferro).

    E per i media, che oggi già non ne parlano più, così sia.

  3. Sara says

    Allucinante
    :(((((((((((((

    Sara