C'e' il militare in coma in Afghanistan perchè è stato "liberato",
con un assalto degno delle migliori "missioni di pace" portate avanti dal
nostro lietissimo ministero della difesa (ironia on/off), ed ecco che in stato di incoscienza, quasi
prossimo alla morte, lo sposano ("Il diritto canonico prevede per "urgenza di morte del coniuge" e quando
il moribondo avesse già manifestato il desiderio di convolare a nozze,
un'unione in articulo mortis che
ha gli stessi valori civili e religiosi di qualsiasi altro
sposalizio.") alla compagna con cui ha fatto tre figli perchè così lei
può prendere la pensione come vedova di un militare morto in servizio.
Questo è uno dei casi in cui una legge di riconoscimento delle convivenze di fatto (ed ecco la grande ipocrisia del nostro paese catto-fascista) avrebbe
risolto da subito il problema senza costringere una donna a sposarsi
(solo in presenza del prete) con un compagno in coma, in una situazione terribile, per vedersi
riconosciuta una pensione che può permetterle di mantenere i figli.
Questo terribile rito e la terminologia usata sono rigurgiti di un
passato che torna in auge e che prepotentemente si impone in una
situazione di guerra che fa vedove e orfani mentre c'e' ancora chi dice
che sempre di missione di pace si tratta. Un matrimonio celebrato in
questo modo non solo è la negazione stessa del principio di
autodeterminazione ma è anche una legittimazione all'uso del concordato
e del diritto canonico inseriti in un contesto in cui lo stato finisce per non
avere strumenti. Non ci sono alternative. O si sposano oppure la vedova
resta senza la pensione perchè l'esercito e lo stato non le riconoscono
questo diritto. Questo è davvero il segno che la nostra vita è dominata
da leggi che ben poco a che fare hanno con il principio della laicità e
dell'autodeterminazione.
Altrettanto triste è la notizia di un farmaco per la cura dell'eiaculazione precoce.
Nulla di più che uno psicofarmaco che tiene in circolo un po' più di
serotonina e agisce come un qualunque antidepressivo: calma l'ansia da
prestazione, la paura e quindi – loro dicono – ritarda l'eiaculazione.
E' interessante vedere come l'unica risposta alla evoluta
consapevolezza della sessualità femminile sia quella di dotare gli
uomini di viagra vari attraverso i quali galvanizzarli e fargli
esercitare dominio, oppure di imbottirli di psicofarmaci per ritardare
l'eiaculazione. Ma se si distribuissero invece dei bei libri di tantra
a scuola? Se si facesse tanta bella e sana educazione sessuale? Se non
si insegnasse agli uomini a sentirsi tali solo se ce l'hanno bello e
permanentemente ritto e duro? Qualcuno ha mai spiegato agli uomini che
esistono altri mezzi e altre pratiche altrettanto eccitanti per la compagna con cui
si trovano?
A me certo è capitato di avere a che fare con
uomini più o meno "presenti" e tolta la mia parte animalesca che
esigeva "soddisfazione", la mia parte razionale mi confidava che in realtà
in qualche caso il problema non fu di "pene piccolo" quanto di cervello
inibito. Come dire che se per caso mi capita di vedermi sgonfiare le
tette allora non so più essere seducente e sensuale perchè mi manca un
elemento considerato indispensabile all'appeal. La seduzione è fatta di
molte altre cose e la sensualità pure e non c'e' pene grosso che tenga
senza una reale capacità di sedurre e dare piacere. Notizie come queste
tendono a dare giustificazione a pregiudizi che coltivati diventano
malesseri sociali e poi ovviamente soprattutto individuali. Si insiste
con il fatto che chi ha il pene piccolo (rispetto ad una misura
standard che non so con quale metro sia stata decisa) e chi eiacula non
appena la vagina gli fa ciao ciao con le labbrucce, hanno un "problema" e
invece di dare concrete indicazioni sulle diversissime modalità in cui
ciascuno può trovare piacere e può vivere la sessualità si stigmatizza
la "malattia" trovandogli pure una cura che serve solo a rimpinzare le
panze belle piene delle case farmaceutiche. Come dire che anche i
pregiudizi e la cultura medioevale fa business.
Le ansie hanno
fonte e natura differente e possono diventare veri e propri attacchi di
panico se sollecitati nella maniera sbagliata. Una società ansiogena
come la nostra che coltiva terrore e paura e pregiudizi e preconcetti
porta ogni essere umano dritto dritto verso la depressione e il
suicidio. Le risposte all'ansia possono essere varie e tutte comunque
rispondenti alla necessità di anestetizzare, calmare, ammorbidire: ci
sono i farmaci ma c'e' anche l'alcool, le droghe (e c'e' da capire cosa
fa peggio se queste o gli psicofarmaci) da quelle leggere (a me per
esempio calma la canna di erba e poi mi fa fare grandiose risate) a
quelle più pesanti, c'e' il cibo o l'assenza di cibo (che delimitano in
entrambi i casi il difetto di voler tenere tutto sotto controllo e di
perdita di controllo), c'e' la ginnastica, il sesso, e moltissime altre
manie convulsive (talvolta anche ossessive) e cose che hanno la funzione di anestetizzare ansia e paure.
L'ansia da prestazione (che di certo viene sollecitata se si inserisce in termini culturali il concetto che determina quale cosa sia "sana" nella sessualità e quale invece rappresenti una malattia da curare), la paura di non piacere/di non riuscire, si inserisce in questo contesto ed è uno
straordinario inibitore sociale tant'e' che molti uomini (ma anche
donne per motivi diversi, perchè non si sentono all'altezza per milioni
di motivi) si danno alla castità o si concedono soltanto in situazioni
ipercontrollate perchè sia attenuato il timore di sbagliare o di non
essere pienamente soddisfacenti.
La muraglia di pregiudizi e
inibizioni costruita – culturalmente e fisicamente – attorno le paure
degli uomini può essere uno dei motivi per cui alla fine molti vivono
relazioni nelle quali si accontentano. Rapporti con persone che non
incutono timori, che non mettono ansia, che non si "aspettano troppo" o
che non si considerano abbastanza fondamentali e emotivamente
incisive tanto da poterle ritenere adeguate e "sicure". Una sessualità vissuta senza
rischiare è secondo me monca, priva di vita, decapitata, mutilata. Si
possono considerare rapporti sicuri quelli con persone per cui non si
nutre una eccezionale passione – di qualunque sesso esse siano. Mi è
capitato di conoscere donne che hanno scelto di stare con altre donne
solo perchè si sentivano più al sicuro. O uomini che hanno scelto di
stare con altri uomini perchè così hanno risolto il problema della
solitudine e dell'ansia in un colpo solo (e con questo non voglio dire che abbiano fatto bene o male, semplicemente mi pare poco sereno il modo). Può succedere di scegliere
una donna che non fa per niente sangue, o un uomo altrettanto da
ibernamento dei sensi.
C'e' chi finisce a letto con persone non
temibili, dalle quali non ci si sente coinvolti, che non mettono ansia, che non rappresentano un ostacolo alla
esibizione di se'. Il problema principale però che ho sempre associato a questo genere di scelta, a parte l'insicurezza,
è l'egocentrismo (con una nota di lieve infantilismo) – perchè il sesso
si fa in due e non è un palcoscenico dove qualcuno sale e si esibisce
mentre l'altra (o l'altro) poi applaude. In quel caso – come si dice
comunemente dalle mie parti – uno se la fa a mano, si fa una sega,
magari guardandosi allo specchio così poi si applaude da solo per la
lieta riuscita dell'impresa. L'eccessiva considerazione di se' qualche
volta mi è capitata di trovarla abbinata alla totale assenza di senso
dell'umorismo. Uomini ansiosi, egocentrici e che si prendevano troppo
sul serio. Continueranno a pensare che li ho mandati a quel paese per
questioni di proporzioni ma ciascuno di noi si riferiva a misure assai
diverse. L'altro problema deriva certamente da fattori esterni,
ambientali, familiari, e chissacchè.
In generale credo che
l'abbandono – se viene percepito come perdita di controllo di se' – probabilmente è meno
semplice di come lo dipingiamo e richiede un grande esercizio e una
bella consapevolezza. In certe persone fragili e
ansiose potrebbe apparire come una caduta nel vuoto senza paracadute.
Inebriarsi delle cadute alla cieca è un privilegio di pochi. Altrimenti
ci si può esercitare un po' per volta fino a che non si conosce il
terreno in cui si è scelto di camminare purchè ci si senta al sicuro
sempre. E' un po' da castrati – mentalmente parlando – ma può anche
andar bene per abituarsi.
Alla fine di questa bella e sicuramente
approssimativa e parzialissima disamina l'unica cosa che mi viene da
dire è che se un* c'ha l'ansia magari va bene farl* sentire al sicuro
ma se gli si prepara una bella canna forse è la cosa migliore. Meglio
la marija che gli psicofarmaci.
Allora prima di parlare informati…
l’articolo articulo mortis vale sia per i laici che per i cattolici…loro hanno scelto il matrimonio concordatario ecco il perchè del prete…
quindi cara femminista del cabvolo informati..
io non capisco perchè le coppie di fatto vogliono gli stessi diritti del matrimonio senza gli stessi doveri…mah..se non vi piace il prete potete fare il matrimonio civile, no? invece voi volete i pregi del matrimonio senza i difetti furbi vero? Meglio l’ITalia della Spagna dove non esiste più la mamma o il papà ma il genitore a e il genitore b…
Per il caso dell’agente del Sismi tragicamente morto e sposato “in articulo mortis” tutti affermano che il codice di diritto canonico consente di sposarsi, in pericolo di morte, quando la volontà di farlo sia stata in precedenza espressa da entrambi i coniugandi in presenza di testimoni. Ma il diritto canonico dice tutt’altro.
Se, poniamo, il 1° luglio di quest’anno il D’Auria e la convivente (o uno di loro) fossero stati in pericolo di morte e avessero dichiarato davanti a testimoni il loro reciproco consenso al matrimonio, il matrimonio sarebbe stato pienamente valido: sarebbe bastato darne immediata comunicazione al vescovo del luogo (canoni 1116 e 1121,2). Pericolo di morte e reciproco consenso devono essere contemporanei: diversamente si potrebbe regolarizzare quello che si vuole, ma sarebbe tragicommedia, non diritto canonico. Per il D’Auria il cosiddetto matrimonio è stato celebrato il 27 settembre, quando lo sposo non era in grado di esprimere il consenso, che è il fatto costitutivo del matrimonio, anche per il diritto canonico (can. 1057). Quindi non esiste nessun matrimonio.
La riprova che è essenziale la capacità di intende e di voler al momento del matrimonio è costituita dal canone 1105: nel caso di nozze per procura, se il procuratore contrae in nome del suo mandante, ma questi è diventato demente prima della cerimonia, il matrimonio è invalido, anche se il procuratore o l’altra parte contraente erano all’oscuro della sopravvenuta incapacità.
Per sposarsi, anche solo civilmente, bastano dieci minuti: la superficialità di tanti giovani li porta a rifiutare le formalità e lo farebbero anche per quelle richieste da un’ipotetica legge sulle coppie di fatto. Poi, però, tutti pretendono che siano lo stato o la chiesa a rimediare alla loro incoscienza. E’ urgente tornare ad insegnare ai giovani ad agire responsabilmente, senza lasciare nel dubbio e nei guai la persona amata.
Ma il buon cattolico Parisi troverà un prete che gli darà l’assoluzione e la sua coscienza sarà tranquilla come quella del buon praticante…
Non è vero che il matrimonio “in articulo mortis” abbia valore civile. La Corte Costituzionale, con sentenza n.32/1971 ha detto che per avere valore civile il matrimonio religioso-concordatario deve essere stipulato tra persobne capaci di intendere e di volere. Quindi per ottenere la trascrizione del matrimonio D’Auria il prete che lo ha celebrato dovrà affermare – falsamente – di aver avuto il consenso delle parti. Il falso in atto pubblico è stato
commesso su istigaziione del ministro Parisi, il quale da buon cattolico è contrario a dare valore alle unioni di fatto, per non vilare i precetti della chiesa, a ma non si fa nessun problema a violare le leggi dello stato, partecipando al falso ideologico e alla truffa ai danni dell’erario.
cuki il post di ziubustianu è bellissimo e la cosa mi è più che nota perchè l’ho vista accadere tante volte. il ricatto è sempre lo stesso: se tua figlia non fa religione allora sta lontana dalla classe a non fare niente, altro che storia delle religioni come si è sempre proposto.
ha fatto bene il tuo amico a parlarne. anzi se ne dovrebbe parlare di più 🙂
grazie per la segnalazione!
ciao
ho solo il piacere di segnalarti il post del mio amico ziu bustianu, che m’è parso esprimere molto bene il concetto.
ciao
http://ziubustianu.blog.kataweb.it/
il post titola “una pezza penosa e conveniente”
si phoebe (a proposito ciao e che bello rileggerti :)))
siamo in un paese così. ma che rabbia però!
ti ringrazio dei complimenti. anche il tuo post sulla birmania è davvero buono. anche a me sembra strana questa ttenzione. ma d’altro canto quando c’e’ da dare addosso alla cina sono tutti buoni. da notare che tutte le maggiori testate di informazione nazionali (nostre) a parte rai tre fino a che non c’e’ scappato il morto non ha mai parlato della questione.
un bacio
Ma che dici, siamo in un paese governato dal cattolicesimo che più nessuno pratica (ipocrisia nell’ipocrisia) e quindi NON si possono riconoscere i PACS nè tantomeno dare una tutela minima alle coppie di fatto. Che scherzi?
Comunque, complimenti per il post, sempre bellissimo.