Skip to content


Mi prendo cura di te

Le donne hanno un grande problema: sono destinate ai ruoli di cura.
Non sempre, è vero, perchè conosco uomini che si prendono cura de*
propri* compagni* , delle proprie famiglie in modo eccezionale. Negli
ultimi riferimenti di analisi politica e governativa la "famiglia" è
studiata apposta per essere un modello di sostituzione dei servizi che
lo Stato non riesce e non vuole offrire. Le donne, ancora alla ricerca
di un minimo di autonomia che consenta loro di vivere anche un po’ per
se stesse, sono destinate ad essere il perno della solidarietà sociale studiata appositamente dai progetti del gruppo  Bindi & Co.
La mentalità comune contribuisce non poco a bollare come destinatarie
di quel ruolo le donne. Ciascuna di noi di certo (spero di no e non
tutte :)) ha avuto a che fare o ha a che fare con la cura di un parente
in condizioni di dipendenza fisica. Perchè le persone si ammalano,
procedono in fretta o per gradi in direzione di una disabilità di cui
nessuno si occupa se non come elemento accessorio di una assistenza
"cristiana" irresponsabile e gestita dallo Stato.
Ci sono posti in cui molta assistenza è attribuita al volontariato. Ma
spesso, troppo spesso, diciamo pure quasi sempre, sono le donne: le
mamme, le nonne, le sorelle, le figlie, a prendersi cura dei propri
cari. Il prendersi cura è diventato un elemento base dell’essere donna.
Il non farlo viene giudicato: una colpa, un atto di egoismo, una
disattenzione, un gesto di irresponsabilità, qualcosa di disumano…

Le donne "devono portarsi dietro qualche croce, come per espiare colpe
riconosciute chissà da chi, come per pagare pegno per avere diritto a
cinque minuti di esistenza al giorno. Le donne devono essere
cristianamente inclini al sacrificio e alla sofferenza. Di una donna
che partorisce un figlio con disabilità già previste si dice che è una
santa. Di una che invece ammette i propri limiti e decide che non può
farcela, che non è vita per un figlio una vita come quella li’, si dice
che è una delinquente o peggio: una pazza.

In questo molto ha contribuito di sicuro la cultura patriarcale e
quella cattolica. Essere virtualmente figlie di Eva ci ha rese  indegne
di un credito benevolo da riscuotere in vita. Uno stato senza donne che
si prendono cura di tutti salterebbe per aria in un solo giorno. Eppure
è lavoro gratis, è un furto della nostra esistenza, è un tempo che
nessuno ci restituirà mai. E’ lecito quindi pretendere che i servizi
funzionino e che vi siano strutture che alleggeriscano le donne di
tanta fatica? E’ lecito pensare che le donne possano scegliere nel bel
mezzo dei propri percorsi di autodeterminazione di pensare un po’ anche
a se stesse? Problema è che siamo sempre schiave e anche se c’e’ gente
che si sbraccia tanto per farci ritenere che siamo emancipate e senza
alcun diritto da esigere, quando un membro della famiglia si ammala da
chi ci si aspetta un intervento con divisa da crocerossina abbandonando
tutto e tutti? Da noi naturalmente. O almeno dalle mie parti è
sicuramente così. Guai a dimenticarsi di genitori, figli, suoceri e
persine delle zie lontane in stato di bisogno. Per molti noi non siamo
donne: siamo missionarie a tempo pieno. Eccerto, tanto è gratis!!!

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.