Skip to content


Coppie etero: imene rifatto e pene più lungo

Questo emerge da un congresso di urologi a Berlino. La notizia non mi è nuova. Le donne vogliono tornare vergini e gli uomini vogliono avercelo più lungo anche a costo di rifarsi l’orlo. Così pensano di incidere anche rispetto alla durata, che sempre secondo il risultato del suddetto congresso, si aggirerebbe al massimo sui tre minuti. Mito dei miti della sessualità maschile che ai propri pregiudizi aggiunge anche l’ansia da prestazione. Perchè capita raramente di trovare un uomo che non si senta difettoso se non raggiunge lunghezze, spessore e durata consone agli standard richiesti da certa cultura. E le donne oggi pare pretendano di più e questo non aiuta. Insomma si tratta di rimettere a posto le femmine: queste ingrate che sempre più spesso si lamentano o preferiscono una banana, una carota o un dildo all’organo sessuale del maschio.

Rispetto a questo nessuno si pone il problema che in realtà moltissimi uomini mancano non tanto di lunghezze e di spessori e durate da record quanto invece di senso dell’umorismo. Di autoironia e senso dei propri limiti, di giocosità e curiosità nello sperimentare. Di quel meraviglioso fascino che deriva dall’essere persona che non ti guarda come se avessi peccato di lesa maestà ogni volta che spieghi che il coso, quel pene lì, da solo non basta.

Perchè si tratta di un po’ di fantasia e soprattutto del non dover per forza contare su un unico aggeggio che a voler essere generose è quantomai sopravvalutato. Io mi chiedo chi mai può averla inventata questa teoria del perfetto sfondamento, del fare goal fino in fondo, magari raggiungendo l’ugola, su su percorrendo l’esofago, come fosse una gastroscopia. Poi, certo, si può anche preferire una roba enorme perchè rispetto al piacere nulla può e dovrebbe essere precluso, ma non è mica detto che deve per forza trattarsi dell’estensione di un uomo. Possono esserci decine di varianti che certamente l’uomo italiano di cui si è parlato nel congresso degli urologi non sempre conosce.

Certo, comunque, se un uomo ha voglia di farsi rifare il pene non ci vedo nulla di scandaloso. Quindi non capisco perchè si ponga un limite oltre il quale non si opera (sotto i 9 centimetri si e invece sopra i 14 no). Non lo capisco perchè mi sa di ragionamento moralista che interviene a sostegno dell’orgoglio maschile senza incidere in alcun modo nella cultura che lo educa e lo circonda. Mi piacerebbe sapere allora perchè le donne possono rifarsi i seni fino a farli diventare delle palle di bowling. Il limite consentito quindi è solo quello che resta utile all’immaginazione dell’uomo?

Le donne possono farsi esplodere e gli uomini invece vanno rinviati ad una sorta di training autogeno che li rimetta in pari nelle materie dell’orgoglio maschile e della sua utilità come detentori di pene?

E cosa dire delle donne che vogliono riprovare quella fantastica sensazione derivante dalla perforazione di un imene? Come se volessero diventare di nuovo superfici da trivellare con uno strato di roccia in cima. Come se volessero tornare ad essere mete di avventure leggendarie più che il famoso viaggio al centro della terra.

Io la mia prima volta me la ricordo ancora. Non fu niente di eccezionale. Non avevo la consapevolezza per capire cosa mi piaceva e cosa no. Sono sicura di non aver avuto un orgasmo. Sentivo troppo dolore. Il mio partner era tenace come solo i conquistatori di terre straniere sanno essere. Non ricordo più cosa mi diceva ma il senso credo fosse qualcosa del tipo "non ti preoccupare, ce la faremo… un attimo e poi passa… riuscirò ad entrare!".

Io non ero preoccupata. Solo mi faceva malissimo. Non condividevo con lui neppure l’eccitazione per la conquista di un nuovo territorio. Pensavo di non avere abbastanza coscienza del valore di una sfida, del senso di una battaglia così importante. In realtà ero divertita, ecco si, parecchio divertita e dolorante. Non avevo mai visto un uomo incoraggiarsi da solo per raggiungere nuove vette. Uno che continua a dirsi "Dai, forza che ce la fai!", perchè lo diceva a se stesso, non a me. Se lui avesse avuto abbastanza senso dell’umorismo probabilmente mi sarei lasciata andare in una risata liberatoria, dissacrante. Ma ero una bimba e ancora pensavo di dover centellinare i sospiri per mettermi in pari con la quota richiesta dal copione avuto in dote alla nascita. Quindi dovevo rimanere seria, impegnatissima, concentrata come ad un esame di trigonometria. Guai a "smontare" quel momento.

Mi ricordo anche l’orgoglio di quell’uomo, che poi era un ragazzo. Il primo a sbarcare sulla luna, a scalare il monte Everest, a scoprire l’America. A momenti pensavo che il suo pene fosse dotato di bandierina e che l’avrebbe piantata in quella terra piena di frutti e di tesori rintracciata dentro di me. Valeva la pena e la fatica, il tempo impiegato. Mi era grato perchè la mia verginità era un favore a lui e non una roba mia. Era una trovata geniale del creatore per farlo sentire grato di tale dono. Per me era solo una cosa dolorosa della quale volevo disfarmi in fretta.

Pareva io l’avessi custodita per lui. Non gli dissi allora che avevo fatto abbondante uso di assorbenti interni e che mia madre continuava a dirmi che mi stavo giocando l’innocenza. Quindi ero colpevole, anzi no: semicolpevole. E la mia testa era piena di stravaganti pensieri derivati da pregiudizi e da serio terrorismo psicologico. In realtà speravo di farla franca perchè mi avevano detto che se non ero più vergine o se anche non lo ero più in parte lui se ne sarebbe accorto. "Perchè loro lo sanno, lo capiscono…" continuavo a sentire.

Ma sanno cosa, se hanno avuto bisogno di spremerci per secoli come capre scannate per far uscire sangue a torrenti da mostrare al mondo? Quelli lì hanno un sapere di superstizione e occhi. E dentro la vagina il loro sguardo per fortuna non arriva a meno che non si muniscono di speculum e non fanno i ginecologi. Come fanno, o facevano, a sapere se la loro "conoscenza" deriva soltanto dal procedere, non da un lento ed aggraziato incedere, in avanti tentando di superare gli ostacoli. Al posto dell’imene poteva esserci qualunque altra cosa, per lui sarebbe stato uguale. Che possono mai sapere se anche dopo anni di sesso (si presume a due) esiste ancora qualcuno che chiede alla partner "Sei venuta?".

Ma non è neppure questo il problema perchè a quel punto magari ci si serve di comunicazioni reciproche, notifiche dell’avvenuto orgasmo. Il problema stava nel pre-giudizio. E nel terrore di non essere intere per quell’uomo lì. Nel dover trovare giustificazioni idiote per continuare a coprire il fatto che prima di lui magari c’era stato un altro. E non eravamo ubriache, mentalmente assenti. Non avevamo a che fare con un genio, un mago che era riuscito a penetrarci senza neppure aver bisogno di toglierci i vestiti, no. Semplicemente gliel’avevamo data. Così dopo poteva arrivare qualcun’altro e a quel punto avevamo un paio di presunte deflorazioni da giustificare. Io non c’ero e se c’ero dormivo. Così se poi qualche volta dicevi che davvero c’era stato un abuso capitava che nessuno ti credeva. In fondo tutto veniva descritto come abuso, e magari in un certo qual modo lo era, ma il problema era che quell’argomento lì veniva utilizzato per risarcire lui, l’ultimo in ordine temporale di scopate, di qualcosa che non gli si poteva più dare: la verginità.

Il mio valore dipendeva da un imene spavaldo. Ricordo poi che non produssi granchè sangue. Può capitare. In un altra epoca avrei pagato con la vita questa caratteristica fisica. In quel momento mi sentii parecchio in colpa. Ed ero abbastanza lontana dalla generazione che esponeva il lenzuolo alla finestra. Ero anche un pochetto pulla perchè lui non era mio marito. Non lo sarebbe neanche diventato in seguito. Scoprii poi di avere un imene elastico. Che dolore. Che culo! Bastava non fare sesso per un mese che ritornava preciso al suo posto. Perciò non sanguinavo. Mi si tranciò di netto con il parto e fu una liberazione.

Con gli anni la faccenda si è fatta, per fortuna più divertente. Se qualcun* chiedeva quant* erano quell* che avevano avuto l’onore e l’onere io rispondevo di non avere un pallottoliere con sufficienti palle. Se mi chiedevano quale parte di me risultasse ancora inviolata, in cosa potevo consegnare una "prima volta" scuotevo la testa divertita, perplessa e un po’ dispiaciuta. Dicevo che proprio non mi era rimasto nulla di verginale a parte le cavità non appropriate per alcuni usi. Prendere o lasciare. Volendo potevo sperimentare una nuova ricetta di cucina. Una nuova poesia. Potevo coniare una nuova parola…

La vita è bella perchè è varia e lo è di più senza un imene. Perciò davvero non capisco come sia possibile pagare per farsi ricostruire non un pezzetto di carne ma una cultura intera. Io avrei pagato oro per farmela distruggere. Invece ho dovuto subire il disprezzo, il rancore, talvolta l’invidia di molte persone che nella mia terra, per un motivo o per un altro, trovavano la radice giusta per non fare passi in avanti, per non concedere niente, a se stess* e poi ad altr*. L’imene in generale era una fregatura. L’imene siciliano era una maledizione. Per liberarsene bisognava pagare un prezzo. Chi vive, ha vissuto in Sicilia, sa bene che si tratta di un costo alto in termini sociali e psicologici. Se quelle donne che spendono migliaia di euro per rifarsi l’imene invece si pagassero una vacanza in un paesino dell’entroterra siculo? Sono sicura che ci ripenserebbero. 🙂

Direte: e a noi che ce ne fraga? Non saprei. Ma queste sono solo riflessioni, che mi vengono spontanee quando leggo amenità. La tentazione di farne argomento da curtigghio è forte. Quella di ricordare, invece, è una conseguenza. Anche questo è femminismo a sud.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Pensatoio, Personale/Politico.


3 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. FikaSicula says

    Ciao lilja 🙂
    sto ascoltando una vostra trasmissione ed è un piscio 🙂
    grandi!
    fare informazione o ricordare al mondo che sistono delle schifezze non è che si fa solo con il tono dei tg nazionali
    anzi, spesso se si dicono le cose in maniera leggera (io ci riesco solo a volte) magari si è più efficaci.
    all’antispamm non so che gli è preso che ora mi blocca e mi segna come spamm anche i messaggi normali. comunque non temere perchè io li vedo dall’admin e li ripristino.
    a presto
    ccia’ 🙂

  2. liljaa says

    ciao ti ho lasciato un commento ma è nel filtro antispam. così ha detto. boh!

  3. liljaa says

    ciao Fikasicula!!! allora la trasmissione va in onda ogni martedì sera alle 21 ma adesso è temporaneamente sospesa per casini miei e dell’altra ragazza (skanna) però puoi riascoltarti le vecchie trasmissioni o scaricandole da qui: ftp://www.radiolina.info/radiotana/questotristemondomalato/ o andando nella sezione radiotrax del blog paoloechiaro a cui arrivi cliccando sul mio nome. per quanto riguarda le info ti ringrazio (che puoi mandare alla mail che trovi sul nostro blog, non quello di radio tana). avvertendoti però che noi facciamo satira, non è una trasmissione d’informazione. spero che dopo avere ascoltato una trasmissione tipo qsta: http://paoloechiaro.wordpress.com/2007/02/28/la-trasmissione-di-ieri-ma-senza-le-pere/ tu non rimanga delusa!!! ci sono le trasmissioni di approfondimento a radiotana, ma abbiamo deciso di parlare dell’antifascismo, antisessismo ecc alla nostra maniera, facendo se non ridere, almeno sorridere. per le info fai riferimento al nostro blog (nn quello di radiotana che vedo pochissimo). complimenti ancora per il blog!
    ciao!
    p.s. nn riesco a lasciarti link, uffa! se vieni sul mio blog ti spiego meglio.