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Riabilitare un fascista attraverso pubblica redenzione

C'e' una televisione minore che ha un progetto ambizioso: pacificare il paese. Stasera a La 7 (ieri hanno trasmesso sotto l'insegna al neon "Giornata della Memoria" di tutto e di più sull'olocausto) dovevano essere al culmine del godimento perchè sono riusciti in una mission impossible: far sedere nella stessa trasmissione due "terroristi" – uno di sinistra e uno di destra – e fare dire ad entrambi che le divisioni politiche non aiutano e che in fondo è meglio volersi tutti molto bene.

Uno dei due saggi, il terrorista nero Mario Tuti, dopo essersi preso dal giornalista un cazziatone che pareva finto (come se prima si fossero messi d'accordo: mi scusi ma lo devo fare, perchè sa, siamo in televisione e devo pur dire qualcosa altrimenti la gente pensa che facciamo parlare gli assassini legittimandoli in pubblico…) dichiara il pentimento, parla delle sue azioni di volontariato, attende un perdono dai parenti delle vittime dei suoi omicidi e all'improvviso dietro di lui si accende una aureola e parte la sigla con la scritta lampeggiante "e ora: Redenzione" (Fellini questa scena l'avrebbe girata così come io la immagino? La Littizzetto direbbe: Rivergination!).

Che la televisione sia il nuovo luogo di espiazione dove barattare la colpa con un recupero di immagine si è già detto molte volte. Non posso tuttavia fare a meno di pensare a quel buon libro, che poi è diventato un film, in cui si parla di modalità di "reinserimento sociale". Massimo Carlotto e il suo "Arrivederci amore ciao" quella storia lì ce l'hanno spiegata proprio bene.

[e.p.] 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.