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CeNtro SocIale OccuPato (Se non fosse che c’era già qualcuno…)

Fase numero uno

Giampiero, Benedetto e Giuseppe (in arte Giampy, Benny e Giuppy) abitano nel quartiere Notarbartolo-Libertà. Due figli della media aristocrazia borghese palermitana. Universitari con un futuro aggratis. Giampy, occhialino trendy e ciuffo selvaggio, farà presto un master in America. Studia architettura. Anarco-comunista. Benny, capello corto spinnato, camicia verde militare e borsa a tracolla, è stato ad Amsterdam e a Londra ospitato da amici squatters “troppo tochi”[1]. Studia lettere classiche. Anarco-Leninista. Un figlio di portiere con l’illusione che… liberté, egualité, fraternité…: Giuppy, che a casa si ostinano a chiamarlo Giuseppe, jeans sfardato[2] (“ma picchì ‘un ti metti i causi novi Giuse’…”[3] “Mamma, tu non puoi capire!”), biondo, capelli lunghi, orecchini ai lobi, barbetta incolta. Non ha mai varcato lo stretto (a parte quella andata a Napoli per vedere i 99Posse che poi non è riuscito manco a vederli perché Piazza Plebiscito era piena piena è poi non c’era da dormire perché i centri sociali erano troppo occupati e era dovuto andare presto alla stazione per riuscire a prendere l’ultimo treno). D’estate lavora in un pub per pagarsi le tasse universitarie. Studia filosofia. Anarchico. 

Giampy e Benny hanno individuato un palazzo antico vacante in pieno centro storico, meta obbligata per la iniziazione dei giovini alternativi palermitani in fase di svezzamento post-puberale. Convincono Giuppy che quel posto gli appartiene e che va occupato. “Ma io veramente… dovrei aiutare mio padre…” prova a obiettare. “Seeee… ma dai… se Lenin anziché occupare le fabbriche avesse aiutato suo padre… la rivoluzione si fa con i sacrifici!”. I tre si organizzano. “E’ per stanotte?” “Stanotte, si…” Sacco a pelo in spalla, marijuana, cartine, sigarette, una bottiglia di vino di taverna (che fa sempre bene… s’è forse mai vista una rivoluzione senza vino?). Forzano una finestra. Aprono. Scavalcano. Entrano. “Cazzo… che buio qui!” “Vabbè, intanto siamo entrati…” Si posizionano. Lasciano aperta la finestra per fare entrare un filo di luce. “Piccio’…[4] che bella la luna…” Giampy rolla la prima canna. Benny fa il filtrino. Giuppy beve un sorso di vino… – mio padre che domani mattina non mi trova a casa mi ammazza – meglio due sorsi. “Domani facciamo un volantino… dobbiamo comunicare le ragioni…” “Riappropriamoci degli spazi…” “Chi non è d’accordo è sbirro!” “Lenin avrebbe detto che…” “Si, perché Bakunin…” “E allora il Che? Non vogliamo dire niente del Che?” “Si, ma mio padre mi ammazza lo stesso…” “Questo non lo possiamo mettere nel volantino…” “Poi ricordati che la classe operaia è con noi!” “La classe operaia? A Palermo? Al massimo c’è la classe impiegatizia…” “Ma noi dobbiamo riferirci alle esigenze del quartiere…” “Rappresenteremo il popolo nelle sue battaglie…” “Lavorare meno, lavorare tutti!” “Bisogna che sia chiaro ed evidente quello che vogliamo…” “Dobbiamo essere vicini alla gente … parlare come loro…” “Dobbiamo stare nettamente dalla parte della rivoluzione…” “… e dei rivoluzionari…” “… perché la massa…” “… il background culturale…” “le differenze come ricchezze…” “Bisogna creare un sentire comune…” Sfiniti, infine, da tanti propositi rivoluzionari, fusi e ubriachi, si addormentano. La luce del giorno sveglia Giuppy che, sentendosi osservato, rivolge lo sguardo ancora appannato alla finestra e percepisce l’ombra di un signore appoggiato al davanzale. Giuppy si sfrega gli occhi e vede un tipo di mezz’età, massiccio, robusto, con i capelli brizzolati e lo sguardo serio serio. Lo sconosciuto fa cenno con la mano di avvicinarsi. Giuppy lo raggiunge alla finestra e porge l’orecchio come per ascoltare un grande segreto. Il tono è lento e volutamente strascicato. “Iu ‘un sacciu cu si tu ma sacciu cu sugnu io. Se ‘ un ti ni va ri ca iu ti suttierru!”[5]. Il “popolo” ha parlato! Lapidario. Il “popolo” vota tunnu e ssi nni va’[6]. Giuppy sveglia gli altri e insieme, rivoluzionando rivoluzionando, tornano a casetta loro.

Fase numero due

C.E.P. (centro edilizia popolare), ribattezzato – centro elementi pericolosi. Circonvallazione svincolo V.le Michelangelo, alla fine. Nord-Ovest del territorio palermitano. Quartiere di artisti (Via Brunelleschi, Viale Michelangelo, Via Besio, Piazza Cellini… etc etc). Una miriade di blocchi di cemento di 6, 7, 8… 13 piani. Duealberidue. Qui si compra e si vende. Tra una messa e l’altra, in tempi di pace e di elezioni, in chiesa si distribuiscono doni e prebende. Cinquantamilalire a nucleo familiare prima del voto e le altre cinquanta se viene eletto e i voti spuntano (inteso come due parti di una stessa banconota da Centomilalire strappata a metà…). C’è la raccolta annuale di fondi per la festa del santo patrono… che se non glieli dai recuperi un: “stassi accura a unna lassa a machina a sira…”[7]. Mediamente sono un paio le automobili danneggiate (ci capito’ un incidente…)[8] all’anno. Sempre le stesse. Persino lì esiste la sezione di Rifondazione Comunista. Un centinaio di iscritti su duecentomila – circa – abitanti. Una decina del centinaio, di quelli che “qui ci vuole una iniziativa dura!”, tentano di occupare a scopo dimostrativo un asilo nido del comune, abbandonato da anni. Aprono un cancello messo là da poco a proteggere apparentemente l’integrità delle macerie. In mezzo a quelle, un numero imprecisato di elettrodomestici, di tutte le marche, nuovi di zecca e ancora imballati. Arriva tempestivamente un ragazzino di 5 anni in tutto, piccolo di statura, espressione cattiva, lineamenti marcati, carnagione scura e cicatrici sulle ginocchia, fituso[9] ma con le scarpe della nike. “Rici me patri… ma chi stati faciennu?”[10] “Beh…noi, veramente, vorremmo occupare…” e il bambino: “Quà già è occupato! Me patri ci travagghia…”[11].


[1] troppo giusti

[2] consumato

[3] ma perché non indossi i pantaloni nuovi Giuseppe?

[4] Picciotti… ragazzi

[5] io non so da chi tu possa essere protetto ma so cosa rappresento io e quindi se non te ne vai da qui io posso permettermi di sotterrarti (vivo)…

[6] gira sui tacchi e va via

[7] stia attento a dove posteggia la macchina la sera…

[8] gli è capitato un incidente

[9] sporchissimo

[10] Mio padre vorrebbe sapere cosa state facendo

[11] mio padre ci lavora

 

[tratto da: Racconti Palermitani – enza panebianco]

Posted in Autoproduzioni, Narrazioni: Assaggi, Racconti Palermitani.


2 Responses

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  1. FikaSicula says

    effettivamente :))

  2. killer says

    Ricordo che il + grande problema di palermo e’….

    il traffico….