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Transessuali si nasce, genitori si diventa

di Egon Botteghi in Antispecismo.net (via intersexioni)

Mi chiamo Egon Botteghi, sono un uomo transessuale ed ho due figl*. Solo dicendo questo, mi rendo conto di rappresentare un ossimoro vivente per molte persone. Per “uomo-transessuale” i più intendono erroneamente una persona nata biologicamente maschio, talmente gay da voler essere donna e con una viscerale aspirazione alla prostituzione ed alle follie della notte. Allora bisogna spiegare che quella sarebbe casomai una donna transessuale, a cui bisogna rivolgersi al femminile, e spiegare che non a non tutte le donne trans piacciono gli uomini (ci sono molte donne trans lesbiche) e che la maggior parte di loro non fà la sex worker. Quindi devo puntualizzare che “uomo transessuale” è quella persona che ha fatto il percorso inverso a quello che si pensa comunemente e cioè una persona nata biologicamente femmina, che ha una identità percepita maschile e che quindi ha intrapreso un percorso per vedersi riconosciuta tale identità.

Molt* vengono così a sapere per la prima volta dell’esistenza degli “ftm”. Quando però dico di essere genitore, lì vedo proprio i neuroni della persone che ho di fronte andare in tilt, perché quasi nessuno pensa che una persona transessuale possa avere dei bambin*, anzi è assai radicata la convinzione che per una persona transessuale sia proprio impossibile avere figl*.

E’ senz’altro vero che in Italia, una volta iniziato l’iter di transizione, diventa praticamente impossibile avere dei figl*, in quanto la fertilità viene distrutta dalle cure ormonali e dagli interventi chirurgici e che le persone t* si sentano costrette ad abbandonare un eventuale progetto di genitorialità.

Ma c’è l’idea radicata che una persona transessuale non possa mai aver avuto, nel corso di tutta la sua vita, il desiderio e la volontà di avere dei figl*, in quanto “vittima” di un rifiuto e di una repulsione totale verso il proprio corpo “originario”. Chi può immaginare una donna transessuale che, in un determinato momento della sua esistenza, abbia deciso di usare il suo seme ed il suo pene per generare un* bambin* e sia diventata padre o un uomo transessuale che possa aver portato avanti una gravidanza e sia diventato madre?

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#Barcellona: La parola puttana ci dà potere!

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Da Abbatto i Muri:

Un’intervista pubblicata in video e testo su LaVanguardia.com. Traduzione e revisione grazie a Rossella e Claudia del gruppo Traduzioni Militanti a supporto dei/delle sex workers. Buona lettura!

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“La parola puttana ci dà potere”

La prostituta e terapeuta sessuale Conxa Borrell è una delle professioniste che impartiscono i corsi di sesso a pagamento che si stanno tenendo a Barcellona

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Petizione/supporto alla proposta di Amnesty di depenalizzare il sex work

imagesDa Abbatto i Muri:

Petizione a supporto della proposta di Amnesty per la depenalizzazione globale del sex work considerando la penalizzazione del sex work una violazione dei diritti umani. La prima firma è di Meena Saraswathi Seshu che è secretary-general del Sampada Gramin Mahila Sanstha (SANGRAM), organizzazione che si occupa di prevenzione all’HIV/AIDS, di supporto all’organizzazione, il lavoro, la rivendicazione di diritti di fasce della popolazione marginali e discriminate in Maharashtra, India. L’organizzazione comprende e rappresenta anche i/le sex workers, omosessuali e transgender. Potete trovare il testo e il form da compilare per le firme alla petizione che hanno lanciato a partire da QUI.

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A tutti i Paesi si chiede la depenalizzazione completa del sex work

Petizione a cura di sex workers, supporters, persone che sanno quanto sia importante smettere lo stigma e la criminalizzazione dei/delle sex workers.

Noi sosteniamo l’asserzione di Amnesty circa il fatto che gli Stati debbano avere l’obbligo a “riformare le loro leggi e sviluppare e attuare sistemi e politiche in grado di eliminare la discriminazione nei confronti di coloro i quali sono impegnati nel lavoro sessuale“. Amnesty invita gli Stati a “cercare attivamente di rendere più forti i più emarginati nella società, anche attraverso il sostegno del diritto alla libertà di associazione di quelli impegnati nel sex work, nella creazione di quadri di riferimento che garantiscano diritti e accesso appropriato a servizi sanitari di qualità, a condizioni di lavoro sicure e assicurino una lotta contro la discriminazione o l’abuso basati sul sesso, l’orientamento sessuale e/o l’identità di genere o la libertà di espressione “. Questi concetti fanno eco alle voci dei/delle sex workers in tutto il mondo, che sostengono che gli Stati devono assumersi questa responsabilità, devono garantire diritti fondamentali e perciò chiedono loro di adottare misure che aiuteranno a proteggere, rispettare e soddisfare tali diritti per tutti.

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