Ultimamente si è parlato di mastectomia perché una famosa attrice ha voluto farsi operare ai seni per prevenire una malattia che non aveva ancora. Qualche migliaio di dollari e due seni in meno per garantirsi l’immortalità. La prevenzione è essenziale, certo, tant’è che in Italia farsi un test è difficilissimo. Nella mia città la prenotazione ti rimanda all’anno dopo se va tutto bene. Tocca farsi l’esame da un privato. Però a parte tutto c’è il fatto che talvolta il cancro arriva in una età che neppure te l’aspetti. Ed è troppo complicato parlarne perché a farlo deve essere sicuramente chi ha vissuto e vive questo grandissimo problema.
Poi la mia amica mi segnala questo articolo e io penso che ricordo immagini bellissime pubblicate sul nostro blog in cui le donne mostravano con fierezza le cicatrici e rifiutavano qualunque operazione di chirurgia estetica a carattere risarcitorio perché i corpi mutano e accettarne i cambiamenti diventa a volte necessario perfino per fare emergere una sensualità adulta, bella, una nuova sicurezza.
Però rispetto molto anche le donne che hanno voglia di dimenticare e guardarsi vedendo i seni in forma il più possibile simile a quella che già avevano, perché la chirurgia estetica e in questo caso un tatuaggio ti rimandano indietro una immagine di te che ti è più affine. D’altronde siamo qui a fare cultura queer dove raccontiamo che c’è chi è intrappolat* in corpi nei quali a volte non ci si riconosce e un cambio d’abito o una operazione può essere necessaria oppure no ma è un desiderio lecito somigliare quanto più è possibile all’idea che si ha di se’.