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La dignità dell’orango

ArB

Da Intersezioni:

In Animal equality: language and liberation, Joan Dunayer afferma:

“Applicato all’essere umano, il semplice nome di un altro animale diventa insulto: ‘Tu sorcio, puzzola, serpe…’ Perché? Perché le altre specie sono ritenute inferiori.[…] Il linguaggio specista, oltre a supportare una gerarchia arbitraria che vede gli animali umani al vertice, afferma una falsa dicotomia tra animale e umano. Per quanto molte persone odino ammetterlo, SIAMO TUTT* ANIMALI. Ciononostante, l’epiteto ‘animale’ designa una persona che ha compiuto un atto particolarmente brutale (verso un’altra persona). Al contrario, proferiamo le parole ‘pienamente umano’ con un palpito di reverenza. I nostri occhi si appannano di fronte alla nostra peculiare umanità e il nostro autocompiacimento impenna. In tali momenti, dimentichiamo che la gorillità è più pacifica, la gufità più acuta visivamente, e l’apità più ecologicamente benigna. Le altre specie hanno capacità e qualità che a noi mancano, per quanto possiamo analizzare e inventare.”

Di sicuro, l’oranghità ha, tra le proprie caratteristiche peculiari, l’intelligenza e la dignità, caratteristiche che evidentemente mancano a taluni individui che, purtroppo, rappresentano vestigia di grettezza umana delle quali vorrei, con tutta me stessa, poter perdere la memoria.

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Posted in Animalismo/antispecismo, Critica femminista.

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#StigmaKills: Roma, 19 Luglio, protesta contro la violenza sulle #sexworkers

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All’Appello del Comitato Internazionale per i Diritti delle Sex Workers in Europa, (vi inviterei a leggere il Manifesto e la Dichiarazione dei Diritti dei/delle sex workers di tutte le componenti che fanno parte dell’ICRSE) rispondono in tanti/e. Molte sono le città in cui si manifesterà davanti alle ambasciate svedesi e turche (in Francia anche davanti a quella italiana) contro la violenza sulle Sex Workers in memoria di Jasmine e Dora.

Risponde anche Roma, in prima fila il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, assieme a collettivi femministi e gruppi glbtqi, che il 19 Luglio si troveranno davanti l’ambasciata di Svezia (a Piazza Rio de Janeiro, 3) alle ore 11.00 (perché a mezzogiorno l’ambasciata chiude) e alle 13.00 si sposteranno davanti l’ambasciata di Turchia (Piazza della Repubblica, 56).

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Posted in Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, Precarietà, R-esistenze, Sex work.

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Mi hanno salvata da Miss Italia! (che culo!)

Da Abbatto i Muri:

E’ che in effetti siamo irriconoscenti, noi precarie di ogni generazione. E’ che pensavamo che la “scelta di civiltà” fosse propria di un paese in cui non si dovessero fare i salti mortali per campare. Pensavamo che la questione impellente, l’urgenza, non fosse quella delle “donne seminude” che infastidiscono la Boldrini e pensavamo che non esistesse neppure una “immagine vera di noi donne italiane” da difendere perché se poi a dire questa cosa è una signora molto ben vestita che non sembra aver mai patito miseria viene il dubbio che lei, assieme alle altre che l’accompagnano in questa crociata, non hanno la più pallida idea di quale sia l’immagine “vera” delle donne, con carico patriottico di portabandiera o anche no.

Le spiego, Presidente, che i suoi obiettivi non sono i miei, che la mia “urgenza” è riuscire a campare, è avere il diritto di rivendicare quello che mi serve senza ritrovarmi con la fronte spaccata da un manganello se scendo in piazza a chiedere casa, diritti, reddito. La mia urgenza, quella di una delle tante donne “vere” di questa sottospecie di nazione, è quella di preoccuparmi costantemente per il futuro di mi@ figli@ alla quale nessun@ garantisce niente.

Cosa posso dire a quella figli@, cara Signora? Che per confortarla della sua precarietà e della sua mancata autonomia le avete buttato giù un manifesto con un culo seminudo? Le devo dire che ora che Miss Italia non c’è più lei può dormire tranquilla? Ma la chiusura di Miss Italia ci dà forse da mangiare? Realizza per noi nuove opportunità? E quando? E dove?

Se delle ricche signore investono nella teorizzazione di nuove norme entro le quali ci dobbiamo muovere, come se di norme contro le quali combattere non ne avessimo già abbastanza, come e perché questa cosa dovrebbe riguardarmi? Che tipo di vantaggio traggo io dal fatto che mi servite la censura moralista come anestetico sociale mentre i miei problemi urgenti sono altri?

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Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, Personale/Politico, Precarietà, R-esistenze.

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