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Non siamo un’emergenza sociale

Dalla Cooperativa Befree:

IL GOVERNO APPROVA UN DECRETO CONTRO L’AUTODETERMINAZIONE DELLE DONNE

Il decreto varato dal Consiglio dei Ministri l’8 agosto 2013, basato su misure “di emergenza” che niente hanno a che fare con una visione della violenza di genere come fenomeno profondamente radicato e strutturale all’interno della società e del contesto italiano, riduce questo problema per l’ennesima volta ad una questione di ordine pubblico e sicurezza.

Il lavoro che Befree (cooperativa sociale contro la tratta, violenze e discriminazioni) svolge quotidianamente con donne sopravvissute alla violenza di genere e alla tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo ci ha insegnato, al contrario, che la violenza contro le donne ci interroga profondamente sulle relazioni tra i generi, sul potere e le sue dinamiche di sopraffazione; consapevolezza che ci impone di mettere in discussione una cultura che tende a giustificare la violenza di genere, e a sottovalutarne la portata.

Ecco perché una legge che non contempli queste imprescindibili premesse non è una buona legge.

Anzi, è una legge pericolosa, perché intrisa di quegli stessi valori di cui si nutre la violenza di genere che riproducono la visione delle donne come corpi deboli, corpi senza parola, sovradeterminati e incapaci di decidere.

Le donne che si rivolgono ai servizi antiviolenza ci raccontano di un’Italia che non è preparata culturalmente a farsi carico della violenza contro le donne, e a darle il giusto peso. Le leggi che già esistono a tutela delle donne vittime di violenza o di tratta degli esseri umani non vengono applicate a causa di una mentalità, diffusa a più livelli, che tende a sminuire il fenomeno e a colpevolizzare le donne.

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No – I giorni dell’arcobaleno (riflessioni sul Cile)

Da Abbatto i Muri:

La riconciliazione cilena è mai avvenuta? Non c’è stata libertà in nome della verità come nel periodo post apartheid in Sudafrica. La verità è rimasta lì sepolta assieme ai gradi di complicità di tanti personaggi più o meno oscuri con quel dittatore che fu Pinochet. Fu riconciliazione ottenuta, come dice una bella recensione su Carmilla, da un “pensiero liberista che rifiuta la dittatura perché toglie opportunità di mercato“.

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Il genitore a incastro

Da Abbatto i Muri:

Mettiamo caso che una coppia ha cresciuto un figlio. Non importa se siano mamma e papà, mamma e mamma, papà e papà, in ogni caso genitori. Poi si separano e quel figlio viene affidato in maniera prevalente ad uno dei due adulti ché poi in genere è quell@ che decide quali sono i tempi, i modi, i ritmi, le abitudini del figlio. E’ sulla base di quei ritmi, tempi, eccetera che si deciderà quando e come l’altro adulto potrà vedere il bimbo. C’è un primo genitore e poi un altro che è ad incastro, perciò lo chiameremo Genitore-A-Incastro da ora in poi, ché lei/lui si incastra a seconda delle esigenze, si adatta, non già ai tempi del bambino ma a quelli dell’altro adulto.

Un Genitore-A-Incastro, come dice la definizione stessa, si incastra nei buchi rimanenti, è funzionale, ci sei quando mi serve e se non concilia con la mia vita è di disturbo. Che palle organizzarmi per mollare il figlio, stare ad attendere il suo ritorno, perché se resta qui con me è tutto molto più semplice. Davvero lo è molto di più.

Comunque sia è somma di tempi e prove d’incastro per questi genitori giammai pretenziosi, ché la genitorialità è un dovere prima che un diritto, e poi che schifo questi adulti che esigono di stare con i figli per compensare anche la propria esigenza affettiva, l’è tutto un modo adultocentrico, invece l’altra persona, quella che quel figlio lo tiene con se’, sarebbe bambinocentric@ dal primo momento del mattino fino a sera, a ripiegare le sue esigenze su quelle del figliolo, a non centrare la sua esistenza sulla propria, da un lato ci sarebbe un mondo fatato di altruismo e da quell’altro uno di grande egoismo.

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