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Legalità e illegalità: quando si insegna che la legge è “sempre” giusta!

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da Abbatto i Muri:

Riflettevo su questa cosa di cui parla qui il Collettivo BellaQueer di Perugia. A proposito del fatto che viene indotto il gene della legalità con una educazione apposita nelle scuole.

Quando si “educa” alla legalità si omette una verità che invece va detta. Le leggi non nascono in “natura” ma ci sono delle persone che decidono, anche sulla pelle altrui, quali saranno le leggi alle quali tutti noi dovremo obbedire. Scrivono le leggi i più forti e per essere tali fanno di tutto per inquinare quello che per chi è anarchic@ come me risulta un circo: il gioco democratico, così lo chiamano, quello a cui tutti dovrebbero partecipare perché è tanto bello pensare che la maggioranza vince, senza trucchi e senza inganni, e che dunque le leggi rappresentano per davvero la volontà del popolo.

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Non toccate i “nostri” ragazzi. Tanto a “toccarli” ci pensano loro!

toccati

da Abbatto i Muri:

Angela Azzaro mi dice che #IlCorrieredellaPera e #PornoRePubica hanno pubblicato il verbale dell’interrogatorio delle due ragazzine coinvolte nella storia della prostituzione delle minorenni. Sfruttamento per sfruttamento perché non offrire dettagli morbosi alla gente, ancora, per ottenere un po’ di copie in più vendute.

Dappertutto non si fa che parlare di quanto siano inviolabili i corpi di ragazzini e ragazzine. Se ragazzini sempre irretiti da maliarde affamate di sesso o da maniaci pedofili, se ragazzine, invece, un po’ puttanelle la cui vita bisogna moralizzare mettendole alla gogna e umiliandole fino in fondo.

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Posted in AntiAutoritarismi, Corpi/Poteri, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


Davvero la tratta non è connessa alle politiche migratorie? Ulteriori note su un dibattito infinito (e spossante)

nociedi Pietro Saitta

Continuando un appassionato dibattito di questi giorni relativo alla proposta di legge francese che mira a punire i clienti delle prostitute, e citando inoltre molte statistiche, qualcuno ha recentemente sostenuto che “la tratta esiste e non è connessa alle politiche migratorie”.

La questione è certamente interessante e sensata. Ma per rispondere a quest’impegnativa affermazione, occorre chiarire quale siano i presupposti.  Se si parte infatti dalla prospettiva dello Stato e di chi, per così dire, stabilisce i termini del discorso, le conclusioni non possono che essere quelle appena riportate: la tratta esiste!

Ma la questione posta da Laura Agustìn, da me e da una miriade di altri sociologi critici della devianza, è che non è certamente la prospettiva di Stato quella abbracciata da chi intraprende i percorsi di cui discutiamo. Lo Stato, anzi, è il principale antagonista del migrante senza requisiti (con scarsa educazione, con un’educazione non riconosciuta dagli Stati d’arrivo, con precedenti penali, senza contatti o con contatti inadeguati nel paese di destinazione, pressato dai debiti a casa, etc. In una parola, indesiderabile). E se si intende comprendere la scelta di prostituirsi o quelle apparentemente insensate di inserirsi in reti che si promettono fondate sullo sfruttamento, di accettare il debito con i suoi costi personali, etc., è proprio da questa visione speculare allo Stato che occorre partire.

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