Sono le immagini della campagna contro l’immigrazione di una Svizzera sempre più razzista.
Un razzismo consumato sui corpi delle donne. Mediaticamente perfette, magre, più o meno ariane, quasi finte, quelle a sinistra, le svizzere doc. Robuste, tracagnotte, obese, sgraziate, fumatrici, vestite da casalinghe meridionali o da donne rom, più o meno vere, quelle a destra, le straniere. Nel primo caso c’è l’immagine di ordine, bellezza, candore, l’acqua nitida. Nel secondo caso l’acqua assume il colore sporco dell’immigrazione e sembrano le acque del nilo o di uno qualunque dei fiumi in cui le donne si immergono vestite.
Il corpo di una straniera si distinguerebbe dunque per abbigliamento trasandato, come se la povertà fosse una colpa, e per la grassezza. Lo stesso paragone che facevano i nazisti in epoche lontane quando dovevano imporre un razzismo lombrosiano fatto di parole e simboli che non avevano senso.
Quella alla vostra sinistra è una delle immagini che venivano mostrate in accostamento ad immagini di donne bianche dai corpi longilinei, chiari, differenti, per dimostrare l’inferiorità delle donne nere. Ed era solo il primo passo verso una omologazione dei corpi che insiste tutt’ora a colpi di pubblicità e campagne di industrie dell’estetica che sono pienamente complici mentre veicolano modelli femminili unici dei corpi femminili. Mentre tutte le altre si sentono inadeguate, insicure, non meritevoli del risuscitato orgoglio nazionale.
L’italia ha ricominciato a usare con chiarezza questo metro di comunicazione in moltissimi casi. Ne cito uno tra tutti: l’orgoglio della bellissima donna della crocerossa che sfilava davanti al premier, presentata dal quotidiano Libero come il simbolo dell’alternativa concreta al governo prodi.
Ma restiamo in Svizzera, questo luogo apparentemente lindo e perfetto dove l’anno scorso campeggiava per le strade di Zurigo un cartellone con gli immigrati che pescavano documenti da un cesto offerto dalla sinistra, giusto per dire che la sinistra è cattiva a differenza della destra che sarebbe buona. Un rovesciamento di valori, lo stesso che vediamo in Italia, dove la cattiveria e l’egoismo vengono eletti a meriti e l’altruismo o la bontà diventano difetti.
Decisamente in Svizzera, come in gran parte dell’europa più a nord e dell’italia settentrionale, non si respira una buona aria. Pensate soltanto che qualche settimana fa a Zurigo hanno fatto un vero e proprio raduno antifemminista. Partecipato dai misogini italiani, annunciato con proclami come “Kampf gegen den Feminismus, ovvero “guerra contro il femminismo”, a celebrare la reunion di una sedicente associazione antifemminista di un asse svizzero/tedesca, con gli italici alleati in prima fila (nostalgici mussoliniani?), per rappresentare la stessa serie di deliranti questioni che vengono diffuse in italia, america, europa, dai soliti che raccattano uomini disperati, padri separati, per portare avanti campagne contro le donne, campagne negazioniste sulla violenza maschile contro le donne, tesi falsabusiste e il solito copione di proposte legislative a revisione del diritto di famiglia e a restaurazione di privilegi per i maschi a danno di donne e bambini. Il raduno alla fine pare si sia celebrato sullo stile carbonaro con pochissimi presenti, nessuno dei quali ha voluto mostrare la propria faccia a parte l’organizzatore.
Discriminazione razzista e discriminazione contro le donne vanno di pari passo ed è questo quello che avviene in europa e che ci spazzerà via se non reagiamo con impegno e determinazione.
Noi siamo meridionali e di razzismo culturale, anche in rapporto ai nostri corpi, ne abbiamo subito tanto. Eravamo descritte come brutte, nere e pelose. Conta poco che greci e normanni abbiano sparso per il meridione carnagioni chiare, capelli biondissimi e occhi azzurri. Restiamo comunque, e con orgoglio, africane, arabe, straniere, vittime di una annessione geografica e culturale che continua ancora adesso.
Siamo figlie di quel sud che viene usato come discarica e che se si ribella viene massacrato dagli eserciti che vengono inviati dai ministri lombardi. Siamo quelle che indossano con orgoglio taglie più alte della 42 e che vivono la fisicità senza stitichezza e senza complessi. Non fosse per le pubblicità che dicono alle donne meridionali che quei corpi sono sbagliati, che non sono sufficientemente ariani. Non fosse per le campagne politiche, reazionarie e fasciste che usano i corpi delle donne per dare l’idea di un governo corrispondente all’estetica delle sue ministre e deputate.
Non so voi, ma certamente all’immagine che riprende spunto dalla Svizzera che si arricchiva con il lavoro degli immigrati, italiani meridionali tra gli altri, io preferisco l’immagine delle donne che parlano, stanno insieme, fanno sorellanza, si rilassano, con sembianze che somigliano di più a quelle di una vecchia nonna o di una zia. Corpi perennemente offesi che pure vengono usati come stereotipo della donna materna.
Il punto è che un abbraccio morbido è più bello di un abbraccio ariano. Ma soprattutto spiegatemi perchè ultimamente se quattro donne vanno a fare il bagno nude vengono denunciate per atti osceni in luogo pubblico. Se in Italia si parla di decoro, si impone l’allungamento della minigonna e sono crocifisse le donne che vanno in giro svestite, qual è la differenza tra noi e altre donne sottoposte ad altro genere di patriarcati?
Questa estate farò un bagno con la mia nudità africana contro il razzismo. E se mi denunceranno o mi inviteranno a indossare uno dei tanti burqa italiani, dirò che sono gli svizzeri che non sopportano le donne vestite …
Adoro questo articolo, vi seguo sempre ragazze. Non ci conosciamo ma spero ci conosceremo. Mi chiamo Valentina e faccio studi sul genere e la sessualità a Parigi (partendo dalla mia disciplina, che è l’antropologia). Volevo solo dirvi che i vostri scritti hanno il pregio di farmi pensare, mi danno continuamente nuovi spunti di riflessione per le mie ricerche. La donna è il veicolo che i nazisti usano per i loro scopi, sempre. Non mi stupisce che il manifesto rappresenti solo donne. La femminizzazione dello straniero da una parte, (sporco, brutto, malato, selvaggio) e l’inno alla femminilità “tipo” dall’altra, (di femminile ha be poco, è più che altro lo specchio della misoginia maschile) che guarda caso mette in avanti il didietro delle donne, mi scusate l’audacia di questa costruzione grammaticale. Come a dimostrare che le brutte donnacce immigrate sputano. fumano e magari scoreggiano.. vogliamo mettere con questi candidi culi ariani (le modelle magari sono figlie di immigrate pugliesi o calabresi, oppure ragazze dell’est con due lauree costrette a svendersi dato che il mercato non offre loro altro, ma che importa si vede solo il culo!).
Attenzione, perchè questo post potrebbe venire letto, nonostante le migliori intenzioni di chi l’ha scritto (e che comprendo benissimo), come un mettere su fronti opposti donne uguali solo perchè la loro immagine è diversa, così come vogliono certi misogini.
Per il resto, tacendo dell’ignoranza legata a certi discorsi di “razza superiore” degli stessi misogini, io sono una tipica bellezza del vero Nord, anche se Reggio Emilia non è esattamente Stoccolma o Berlino… : capelli lisci e bruno scuro, occhi castano scurissimo, pelle olivastra e un mucchio di peli. Neri!
:-DDDDDD
vorrei sottolineare il fatto che Noi Meridionali siamo famose per la nostra bellezza africana/mediterranea: pella scusa occhi quasi a mandorla capelli lisci neri o castani lucenti.
abbiamo personalità e non siamo solo tante bamboline.
esistono anche ragazze meridionali con occhi azzurri e capelli biondi, ma comunque sono sempre tipiche bellezze del sud u.u
L’importante è che un abbigliamento “discinto” si trovi in televisione, al cinema e ai bordi delle strade. Per il resto, va bene che le donne siano dolci e pudiche.
Ah, naturalmente la storia del “e ma così scelgo di vedere io” o, ancora “le fasce protette” non vale granché, dal momento che ormai la televiisone trasmette questo tipo di abbigliamento sempre e che esistono i cartelloni pubblicitari… eh.
Bah, l’incoerenza.