LadyRadio, che sabato scorso ha dedicato una trasmissione al web sessismo e al maschilismo su facebook, aggiunge un contributo al nostro "Muro del Riso".
Come potete vedere si tratta di turpiloquio e minaccia al sapor partenopeo. E in effetti ci chiedevamo quando avremmo potuto esibire l’orgoglio meridionale dei sessisti delle nostre parti.
Un altro appunto viene da alcune donne che frequentano la pagina Facebook "Femminismo". Pare che fiocchino minacce di denuncia per diffamazione a donne oramai esasperate dal clima da far west che regna sovrano.
Non a caso qualche giorno fa una di noi scriveva che serve un social network amico delle donne.
Ci chiediamo: come è possibile continuare a ragionare di neutralità del web a fronte di questi fenomeni. Come è possibile non considerare il clima da caccia alle streghe che è palpabile su tutto il web.
Abbiamo visto che anche i forum gestiti da donne per donne alla fine non sono esenti da intrusioni di squadristi maschilisti che orientano le discussioni sempre nella stessa direzione (squadristi che non te li vai a cercare… arrivano, esigono di poter insultare e quando glielo impedisci tornano nei loro quartier generali a lanciare strali contro il genere femminile).
Come possiamo immaginare un web women friendly? Come possiamo venirne a capo se non si considera una analisi del web da un punto di vista di genere?
Si tratta di strade virtuali in cui molte persone di sesso etero/maschile ritengono di avere il diritto di poter trattare le donne come oggetti da disprezzare. L’odio è visibile. Impossibile non vederlo. E se questo è quello con cui abbiamo a che fare nelle strade reali allora ben venga il web che rende esplicito tutto ciò ma evitiamo di nascondere il problema sotto il tappeto.
Conosciamo l’opinione di tanti tecnici e appassionati del settore ma chi suggerisce di ignorare, evitare di stare in giro per il web, operare quella o quell’altra micro soluzione tecnica, non fa nulla di diverso da quello che fa qualunque persona che ti dice di metterti una gonna un po’ più lunga, truccarti un po’ meno, uscire in orari adeguati e fare la "brava ragazza", quando sei per la strada reale.
Cosa succede dunque al web? Chi regge la cultura di genere nel web? Di sicuro prima c’erano quasi esclusivamente maschi. Poi sono arrivate le donne. Tante donne. Donne reali, non quelle che erano abituati a vedere nei siti con immagini porno. Donne che le incontri sotto casa, corpi veri, persone in carne ed ossa, con problemi, vita, figli, famiglia, amori, difficoltà, discriminazioni subite nel mondo reale.
E cosa trovano queste donne nel web? Niente di diverso da quello che trovano per la strada. Dov’è dunque la tanto decantata neutralità? Dov’è quel luogo anarchico, dove tutti possono tutto e dove tutte le persone possono essere considerate aventi pari opportunità? Dov’è quel luogo che si diceva avesse abbattuto barriere di sesso, ceto sociale, religione, etnia.
Di una cosa siamo sicure. La barriera di genere non è abbattuta proprio per niente. Anzi le donne si trovano di fronte, spesso, ad un contesto assai peggiore di quanto non sia la realtà che vivi per le strade.
A napoli per la strada possono dirti che sei una brutta zoccola ma alla fine ti guardano negli occhi, diventa più o meno paritario, hai qualche possibilità di difenderti.
Sul web se ti difendi ti minacciano di denuncia per diffamazione. E il clima è di intimidazione generale. Un clima più moralista di quello che esiste per strada.
Quando cammini per la strada in qualche modo sai che se qualcuno ti ferisce non è colpa tua. Quando frequenti il web, nella fattispecie un social network come facebook, sembra quasi che tu debba sentirti in colpa per aver suscitato l’irritazione di chi non tollera la tua presenza.
E se chi progetta, lavora, si occupa di internet non fa caso a queste questioni il web con il quale ci troveremo a che fare sarà un luogo d’agguato per le donne, dove l’insicurezza alimenterà la richiesta di un maggiore controllo, dove la cultura abdicherà alla repressione. Una fotocopia del mondo reale nel web è quanto molti vorrebbero e questo in un certo senso può fare pensare che alcune emergenze siano lasciate a sedimentare per indurre i risultati voluti.
E’ vero che serve un social network women friendly. Serve però anche una strategia culturale comune che non metta all’angolo le donne, sconfitte, piegate, moribonde, rassegnate a tutto ciò.