di Teresa Gennari
Leggo nell’agenda del Manifesto del convegno alla Casa Internazionale delle
donne dal titolo “Ancora un’alba di maltrattamenti e stalking: nuovi
scenari”. Vado quindi sul sito della Casa Internazionale e tra i primi
intereventi in scaletta ne trovo alcuni che mi lasciano allibita. Il primo
intervento sarà della dott.ssa Matone, Capo Gabinetto della min. Carfagna,
che abbiamo avuto modo di ascoltare più e più volte di fronte al plastico
della famosa villetta di Cogne ospite fissa di Bruno Vespa sui delitti di
cronaca più solleticanti nel nostro paese.
A seguire interverrà..il Capo
della Squadra Mobile di Roma, Dott. Vittorio Rizzi, che dovrebbe illustrare
le nuove strategie efficaci (quelle prima non lo erano o non c’erano
proprio?) contro la violenza sulle donne. Ci sarà quindi il Ten Colonnello
dei Carabinieri Giorgio Manzi che illustrerà, bontà sua, le “nuove risposte
ai loro bisogni” dove le bisognose sono le vittime della violenza. Che avrà
mai pensato un tenente colonnello dei bisogni delle vittime di violenza?
Seguiranno workshop con donne in arrivo da tutto il mondo.
L’incontro tra
donne da diverse parti del mondo è qualcosa di prezioso. Quello che non
capisco è come si possa nello stesso luogo difendere il diritto delle donne
a non essere violentate e violate e ospitare CHI tace delle violenze sulle
donne nei CIE (l’ispettore del Cie di Milano è stato denunciato da due
ragazze nigeriane per tentato stupro e non abbiamo sentito nessuna
istituzione preoccuparsi per le due ragazze all’interno dei campi di
internamento per clandestine/i sballottate in giro per l’Italia come
punizione per il loro coraggio) CHI tace sulla ripetuta istigazione al
silenzio da parte dei militi delle due armi quando una donna va a denunciare
uno stupro o le botte subite dal coniuge (ma si sa al centro del loro
pensiero, istituzionale e personale, c’è la salvaguardia in primis della
sacralità della famiglia).
Da Genova in poi i suddetti militi, usi obbedir
tacendo, hanno sempre dimostrato quanto gli piaccia picchiare
lavoratrici/ori,precarie/i e l’hanno sempre fatto con solerzia e cattiveria
come la scorsa settimana con la caccia nei vicoli dietro la Prefettura di
Roma con feriti tra i manifestanti. Chi chiederà conto di queste violenze
al Capo della Squadra Mobile di Roma? Oppure ci interessiamo solo della
violenza di genere e quella sui corpi di chi lavora e protesta e di chi è
senza lavoro e protesta lo stesso non ci interessa. E intanto ieri in Val
Susa altro scempio della democrazia, altre botte sui manifestanti! . Ma noi
con chi parliamo?
da Le Ribellule