A Firenze tira aria di repressione e violazione dei diritti. C’è il movimento di lotta per la casa che fa un sacco di cose buone per tanta gente. Una tra tutte lo sportello legale gratuito per stranieri o comunque persone senza casa. Tempo fa fu sgomberata una loro occupazione nella scuola ottone rosai. Furono perciò costretti ad occupare i locali dell’ex meyer. Quei locali sono diventati la casa di tanti senza casa, famiglie con bambini e bambine e uomini e donne che non hanno alcuna alternativa se non quella di esigere il diritto all’abitare che nessuno concede mai.
Firenze, lo sapete, è famosa per le emergenze sciocche: i lavavetri, i mendicanti, i sex toys a forma di paperelle. Quando è capitato qualche stupro ha coinvolto quasi sempre gente del posto o comunque italiani, perciò non sembra esserci un motivo per cui possa essere messa in atto una persecuzione cruenta – che comunque in modo meno evidente c’e’ – contro gli stranieri.
Da qualche giorno il movimento di lotta per la casa è preso di mira da un signore del pdl, meglio noto come colui che sorvegliava gli ingressi all’ultimo appuntamento cittadino con berlusconi (perchè il capo non voleva in sala nessun dissenziente).
Pochi giorni dopo ecco che si presenta l’occasione tanto attesa: l’occupazione ex meyer diventa teatro di un una tentata violenza sessuale. Due tizi provano a togliere i pantaloni ad una quattordicenne e il padre della ragazza prova a regolare i conti. La rissa attira l’attenzione e così le forze dell’ordine allontanano i due, si accertano che altri sette individui abbiano eseguito un ordine di allontanamento fatto in precedenza e identificano tutti gli altri confermando che la maggioranza è munita di regolare permesso di soggiorno.
Una violenza è una violenza e va condannata in maniera pubblica anche se coinvolge contesti nei quali siamo impegnat* in attività militanti. L’antisessismo dovrebbe essere alla base di ogni iniziativa. Si può sensibilizzare all’antisessismo senza aver bisogno di interferire con le altre culture. Come dire: una occupazione del genere potrebbe essere attraversata da soggetti che diventano punto di riferimento in uno sportello di informazione su sesso, contraccettivi, violenza e affini. E’ un’autocritica innanzitutto perchè nella militanza quello che non si fa dipende principalmente da chi non lo fa e non da chi c’e’ e tenta di fare mille altre cose di eguale importanza. Spero comunque davvero che il movimento di lotta per la casa scriva qualcosa, esprima una presa di distanza netta da fatti di questo genere come è ovvio e faccia intendere in modo palese, con cartelli nei luoghi di occupazione, che il sessismo non è cosa gradita MAI.
Detto ciò, con il massimo delle buone intenzioni, resta da vedere che la questione – stavolta in malafede – viene sfruttata ad arte dal pdl per esigere ancora una volta che si metta fine all’occupazione. Il loro modo di risolvere il problema è radere al suolo le esperienze abitative, gli insediamenti umani, come se disperdendo i soggetti vi sia la minima speranza che il sessismo possa svanire. Intollerabile poi è il fatto che una questione di questo tipo possa essere usata per definire l’ex meyer un luogo di "degrado" la cui vista non può essere tollerata dai cittadini. Bisogna chiedersi che tipo di cittadini e cosa si intende per degrado. L’emergenza abitativa non può essere un problema di chi ha la sfiga di non potersi permettere una casa. C’e’ una responsabilità collettiva che non può essere scavalcata con argomenti razzisti intrisi di pregiudizi e di criminalizzazione di intere etnie.
Come dire: a qualcuno è venuto in mente di portare solidarietà alla ragazza che ha subito il tentativo di violenza? Perchè se è no, non si capisce di cosa stiamo a parlare…