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Padri separati e il pregiudizio contro le donne

Ho avuto modo di leggere un dibattito in rete (su una pagina facebook gestita da padri separati) a proposito degli ultimi due documenti diffusi dall’AIAF contro il ddl 957 su affido condiviso e Pas. QUESTI i documenti.

In relazione alle critiche che l’AIAF riceve non entro nel merito. Piuttosto mi soffermerei sul fatto che i padri separati usano bollare una opinione critica come negativa o non credibile addebitandola ad una o più donne. Come se il fatto che la critica sia pronunciata da persone di sesso femminile fosse di per sè già un fatto che la dequalifica, la sminuisce, la rende vana.

Questo atteggiamento è tipico dei propagandisti a favore dei padri separati, tanto la loro campagna è sorretta da un pregiudizio nei confronti delle donne che lasciano trasparire senza problemi il fatto che una opinione è sbagliata solo perchè l’ha detta una donna. Di contro, secondo loro, ogni opinione può essere corretta se pronunciata da una persona di sesso maschile. Va da se che se un uomo non è d’accordo con loro c’è un’apposito termine che viene usato per categorizzarlo: maschiopentito. Perchè loro intendono essere l’unico modello maschile esistente.

Ciò lascia immaginare che non abbiano argomenti per controbattere e che l’unico argomento che ritengono di voler utilizzare è il pregiudizio, quello che apre la strada alla discriminazione.

E se questo è lo spirito con il quale realizzano la loro comunicazione verrebbe da dire che tutta la loro proposta politica potrebbe essere intrisa dello stesso pregiudizio.

La questione va approfondita perchè è illuminante rispetto alla mentalità con la quale le donne hanno a che fare nel 2011.

C’è un insieme di professionisti di ogni sesso, in questo caso l’AIAF, che pronuncia una opinione e dall’altro lato, in spazi facebook che si occupano frequentemente del tema, si ricerca la cornice “rosa”, finanche le influenze materne, o parentali a vario titolo, dei rappresentanti maschili, tutto per liquidare con pregiudizio un ragionamento critico, ben argomentato, puntualmente motivato, che come è ovvio per chi è intrappolato da ideologie di vario genere diventa un terreno troppo difficile sul quale confrontarsi.

Meglio mantenere il dibattito su livelli da caccia alle streghe, con argomenti che precedono addirittura il Concilio Vaticano II°, dove la donna era peccaminosa e dunque non aveva diritto di parola e se osava pronunciarne qualcuna quella ovviamente non aveva valore nello spazio pubblico che poteva essere occupato soltanto dagli uomini.

Mi correggo: in questo caso il pregiudizio si spinge oltre perchè i padri separati distinguono tra donne alle quali dare retta e quelle che invece no. Indovinate quali sono quelle che considerano attendibili?

Ovviamente quelle che sono d’accordo con loro. Le fidanzate, le seconde mogli, le loro parenti, madri, zie, conoscenti, donne ideologicamente schierate. E sono queste donne che vengono mostrate in pubblico come l’esempio della giustezza femminile. Ovvero quando la donna ha lavato il peccato di Eva e si è fatta Uomo, degna del suo compagno o del suo parente, e in quanto uomo o uoma può avere diritto di parola.

Le donne con una autonomia o comunque con una opinione diversa ai padri separati non piacciono. E per manifestare il basso o nullo gradimento delle opinioni critiche (femminili) è sempre presente un riferimento, un accenno, ad una denuncia, una querela, brandita dai sostenitori dei padri separati come un’arma. Perchè l’opinione critica è inaccettabile se viene da una donna e se tale opinione viene perfino condivisa in pubblico la si considera quasi un atto di vilipendio, un oltraggio, un reato. Quasi che in Italia si possa parlare di tutto meno che di questo argomento. Un tempo la donna che osava parlare in pubblico veniva lapidata. Ipazia, che osò sfidare l’autorità maschile, fu scarnificata, torturata e uccisa.

E a ben vedere dagli sforzi di infaticabili sostenitori della causa essi fanno di tutto per togliere credibilità alle donne anzi per demonizzarle perchè se la donna è il demonio tutto ciò che dice o che fa è sbagliato e se quello che dice o che fa è sbagliato una donna al governo di una città o che occupi ruoli di responsabilità, per esempio, non è affidabile a meno che non si pronunci in loro favore.

La comunicazione di questi soggetti tutto sommato è veramente elementare e viene da chiedersi cosa mai diranno alle loro figlie, se ne hanno, quando queste, alle prime crisi adolescenziali, stabiliranno una distanza tra se’ e il proprio opposto, il maschile, il genitore.

Lei parla e lui dirà: vabbè, l’ha detto una donna e dunque non vale.

In considerazioni di questo tipo possiamo intravedere secoli di misoginia estesa alla negazione del diritto per le donne di esercitare professioni, di trovare un ruolo nella società, di fare tutto quello che vogliono senza essere funzionali a nessuno, restando fedeli a se stesse e rintracciando nei propri intenti la grande capacità di inventare il futuro per se stesse e per gli altri.

Immagino che se un uomo pronunciasse una opinione e una donna dicesse che non vale perchè l’ha detta un maschio parecchi uomini avrebbero qualcosa da ridire. La stessa cosa avverrebbe se si sminuisse l’opinione di un gay, di una lesbica, di uno straniero, di un musulmano, un rom, un ebreo solo perchè gay, lesbica, straniero, musulmano, rom, ebreo.

La parte divertente della questione sta nel fatto che i sostenitori dei padri separati, inclusi i padri separati impegnatissimi, giorno e notte, a dimostrare l’indimostrabile, quando non riescono a sancire l’inaffidabilità di una donna in quanto donna ricorrono all’ulteriore stratagemma: quello che dici non vale perchè sei una femminista. Femminista, nel loro linguaggio diffuso nel web coincide con una parolaccia e a parte la disinformazione che viene fatta con volontaria demonizzazione di una idea di progresso e di conquista dei diritti civili per le donne e per tutte le persone discriminate, quello che è ancora più divertente è vedere le fila delle femministe ingrossarsi sempre di più.

I padri separati arruolano femministe ovunque, ci vedono dappertutto, considerano una pericolosa femminista ogni donna che si pronunci in senso contrario rispetto a loro. Un mondo intero di femministe che a noi piacerebbe tanto conoscere e incontrare perchè se fossimo davvero così tante non ci sarebbe più neanche bisogno di ricordare al mondo che quello che dice una donna vale e merita lo stesso rispetto dell’opinione di chiunque altro.

Noi vorremmo davvero capire il perchè di tanta ostilità nei confronti delle donne ma dato che non comprendiamo ci piacerebbe leggere una discussione che entra nel merito delle proposte politiche invece che essere intrappolata in ideologie medioevali. Perchè una volta di più bisogna pur convincersi che le streghe non esistono, che le donne sono esseri umani che hanno diritto di parola e che sono stimabili e apprezzabili a prescindere dal fatto che siano allineate alle opinioni di una certa area conservatrice maschile.

Le donne non possono essere vilipese in quanto donne perchè questo pregiudizio è alla base di un concetto che in Messico è conosciuto come femminicidio, inteso come quell’insieme di elementi discriminatori che impediscono la piena realizzazione delle donne nella società, ne limitano lo sviluppo, ne compromettono la credibilità e ne limitano le prospettive al punto tale che le donne vengono ritenute un accessorio sociale, suppellettili, oggetti, palliativi sociali privi di autonomi. Ed è l’assassinio di queste donne già uccise socialmente che diventa la conseguenza in una società che resta indifferente rispetto a delitti compiuti da uomini nei confronti delle donne.

Qualunque discriminazione determina le condizioni per una sottomissione, una schiavitù sociale. E le donne sono già sufficientemente schiave per essere banalizzate quando esprimono una libera opinione.

Posted in Misoginie, Pensatoio.